
Agostino attacca il vescovo manicheo Fausto sulle questioni cruciali della controversia: la critica dell'A.T., le interpolazioni del N.T., la nozione di Dio, l'incarnazione. Questo tomo pubblica i primi 19 capitoli.
Secondo tomo. Agostino attacca il vescovo manicheo Fausto sulle questioni cruciali della controversia: la critica dell'Antico Testamento, le interpolazioni del Nuovo Testamento, la nozione di Dio, l'incarnazione.
Il commento ad Abdia fu ultimato verso la fine del 396. Girolamo in gioventù aveva dedicato ad Abdia un altro commento, in cui si privilegiava l'esegesi spirituale; adesso, invece, i suoi interessi per la Bibbia partono dal livello storico-letterale, come dimostra l'uso degli Hexapla. Inoltre, affiorano nel testo allusioni a Cicerone e Orazio e sono menzionati altri autori profani. Girolamo compose il commento a Zaccaria nel 406; anche in esso il ricorso agli Hexapla è considerevole; i suoi modelli sono un perduto commento di Origene e quello, che invece possediamo ancora, di Didimo il Cieco. Girolamo affronta l'esegesi del libro di Zaccaria con una certa soggezione per la sua oscurità; il suo intento principale è quello di risolvere le varie questioni legate a un testo così complesso. L'opera è impreziosita da diverse riprese virgiliane e citazioni di Cicerone e Orazio.
Quando, sul fare del 411, la Chiesa cattolica d'Africa e quella donatista furono convocate in un'assise promossa dall'imperatore Onorio per sanare il secolare scisma africano, giunsero a Cartagine quasi 600 vescovi. La conferenza, svoltasi sotto la guida di un giudice imperiale, il nobile Marcellino, si protrasse per tre intense giornate i cui dibattimenti furono meticolosamente verbalizzati dalla burocrazia statale, giungendo a noi quasi per intero. Raramente si ha la possibilità di osservare gli eventi storici "direttamente", senza la mediazione di chi racconta, ricorda, interpreta, spiega o giudica il passato: in questa preziosa circostanza è viceversa possibile. Il lettore assisterà alla verbalizzazione puntuale di un confronto serrato e denso tra due Chiese che rivendicavano la pienezza della loro dignità storica e teologica, sfidandosi sui più svariati registri: da quello biblico/ermeneutico a quello teologico - ed ecclesiologico in particolar modo -; da quello storico a quello giuridico e processuale. Le fasi decisive di un conflitto che segnò in profondità l'ecclesiologia cattolica si svolgono sotto gli occhi del lettore, senza alcun filtro. A rendere ancor più preziosa questa occasione editoriale vi è l'intervento diretto di Agostino d'Ippona: affermato vescovo cattolico, egli prenderà parte al dibattimento guadagnandosi immediatamente un ruolo di primo piano che, senza alcun dubbio, può essere definito decisivo per le sorti dell'intera conferenza.
If there is one constant in the history of Christianity and especially of the Western Church, it is its deep desire to be connected with its own past. From the perspective of the longue durée, it might even be possible to state that a meditation on Christian origins was a common and widespread response used throughout history in the face of each great moment of crisis within the Church. In those situations, the rhetoric produced by the Church was always aimed at emphasizing a desire to return to these mythical roots, the ideal community, a pure and radical Christianity. The question underlying this book is the way in which this desire for the past provides the occasion to re-live, re-think and re-create Christian origins. More precisely, the crux of our work is to understand how this desire can transform and rewrite the past both in materiality – with restorations of ancient monuments – and in ideas – writing history. In this book, the main focus of attention is dedicated to three key moments, corresponding more or less to three crucial episodes in the history of the Catholic Church in the modern era. The first of these three is the Reformation and subsequent Counter-Reformation, between the sixteenth and seventeenth centuries. Second comes the moment in which the Catholic Church lost its temporal power during the Unification of Italy and the “spiritual” reaction culminating with the First Vatican Council (1869-1870). Lastly is the period before and after the Second Vatican Council (1962-1965), which can be considered the most significant reaction of Catholicism towards modernity.
Contributors: N. Barbolani di Montauto, X. Barral i Altet, N. Bock, V. Cantone, S. Cracolici, A. Di Croce, S. D’Ovidio, I. Foletti, J. Gebhardt, M. Gianandrea, O. Jakubec, J. Klípa, V. Lucherini, F. Malesevic, S. Pierguidi, C. Piva, S. Rosenbergová, M. Santanicchia, E. Scirocco, I. Fiumi Sermattei, A. Tranchina.
Le tesi di anabattisti, nicodemiti e libertini e le risposte di Calvino
Una difesa dell'integrità della Parola di Dio e dell'ortodossia cristiana
Il linguaggio vigoroso, ironico e polemico di Calvino
I testi di Calvino qui proposti rappresentano una tappa significativa nel suo impegno in difesa dell'ortodossia cristiana e dell'integrità della Parola di Dio.
Con un linguaggio vigoroso e ironico, talora assai colorito, Calvino discute e smonta le tesi degli oppositori, contrapponendovi la semplicità potente della Sacra Scrittura.
È il commento di Tommaso al Vangelo secondo Giovanni. Consiste nell'analisi del testo versetto per versetto, analisi compiuta usando in prevalenza le citazioni più belle e profonde degli autori cristiani greci e latini dei primi secoli. È una miniera inesauribile di interpretazioni efficaci del Vangelo. L'edizione è integrale, cioè riporta il testo latino di Tommaso con la traduzione italiana a fronte.
È il commento di Tommaso al Vangelo secondo Giovanni. Consiste nell'analisi del testo versetto per versetto, analisi compiuta usando in prevalenza le citazioni più belle e profonde degli autori cristiani greci e latini dei primi secoli. È una miniera inesauribile di interpretazioni efficaci del Vangelo. L'edizione è integrale, cioè riporta il testo latino di Tommaso con la traduzione italiana a fronte.
Il Dialogo è uno dei capolavori di Caterina da Siena, in cui rivive in tutta la sua immensa forza l'ardore della sua contemplazione e della sua carità. Lei lo detta tra la fine del 1377 e l'ottobre del 1378, in circostanze drammatiche della vita politica ed ecclesiale: Caterina ne è coinvolta ben più di quanto potesse normalmente accadere a una donna del Trecento. Ma nel suo Dialogo si solleva al di sopra di sé e delle contingenze del tempo e sintonizza i propri desideri su quelli di Dio stesso. Gli interrogativi che la realtà quotidiana suscita in lei e intorno a lei, Caterina li pone a Dio stesso, e il suo Dialogo è soprattutto un ascolto attento e una registrazione desiderosa di non perdere nulla di quanto Dio le dava di intendere. E una "scrittura mistica" che non prescinde mai, anche nel linguaggio, dal contesto umano: Caterina «con la mente parlava con il Signore, e con la lingua del corpo parlava con gli uomini», come scrive il suo confessore e biografo Raimondo da Capua. Abitualmente i discepoli di Caterina lo chiamavano il Libro, il titolo Dialogo nasce dal fatto che Raimondo, traducendolo dal volgare in latino per consentirgli una maggiore diffusione, osservò che esso «è strutturato a modo di dialogo fra il Creatore e l'anima ragionevole e pellegrina da lui creata». La struttura di dialogo è stata riscoperta da Giuliana Cavallini. Il volume riproduce l'edizione critica messa a punto dalla stessa Cavallini. A fianco è la traduzione in italiano corrente che aiuta il lettore a scoprire la bellezza e la profondità della prosa cateriniana.
Le lettere, le conferenze e i documenti relativi alle sue opere costituiscono la testimonianza del generarsi del carisma vincenziano della carità. Il piano dell'opera prevede la pubblicazione nella traduzione italiana dei 12 volumi dell'opera omnia pubblicata negli anni 1920-1921 da Pierre Coste.
Il lavoro è l’esito di oltre quindici anni di studi in un ambito disciplinare della ricerca filologica patristica – lo studio della tradizione catenaria – in cui l’autrice, allieva di Sandro Leanza, è da tempo nota specialista. Il testo del commento origeniano al Cantico dei cantici, forse il più interessante tra quelli affrontati dal grande teologo ed esegeta alessandrino del III secolo d.C. e finora conosciuto solo attraverso parziali traduzioni latine, viene ora finalmente presentato in una forma più ampia rispetto a tutte le precedenti edizioni e traduzioni e accompagnato da una dotta introduzione. Nel commento viene spiegato il significato complessivo di ogni passo e sono segnalati i testimoni e il riscontro del contenuto esegetico nelle altre opere di Origene. Largo spazio è anche dedicato alle interpretazioni di autori successivi che dipendono da Origene e consentono, in taluni casi, il recupero del testo originale perduto. Il volume è inoltre corredato di un’aggiornata bibliografia e ricchi indici.
Sommario
Introduzione. Commento al Cantico dei cantici: testo critico e traduzione. Commento. Bibliografia. Indici.
Note sulla curatrice
Maria Antonietta Barbàra, docente di letteratura cristiana antica all’Università di Messina, studia soprattutto l’interpretazione della Bibbia nei Padri della Chiesa greci e la loro fortuna in età bizantina. Oltre a numerosi contributi in riviste scientifiche, ha curato la pubblicazione delle seguenti opere: Thomae de Chaula Bellum Parthicum, Reggio Calabria 1983 (Edizioni di “Historica”, Quaderni 5); Prospero d’Aquitania, La vocazione dei popoli. Introduzione, traduzione e note, Roma 1998 (Città Nuova, Collana di Testi patristici 143); ha pubblicato La tradizione catenaria del commento al Cantico dei cantici di Origene. Edizione critica con osservazioni esplicative dei capitoli 1-6, Messina 2000; Commento di Origene al Cantico dei cantici nella tradizione catenaria. Introduzione, edizione critica, note di commento, indici, Messina 2002. Attualmente ha in preparazione una traduzione con commento delle Complexiones in Epistulas Canonicas di Cassiodoro.
Il volume presenta la traduzione latina del De anima di Aristotele condotta e commentata da san Tommaso d’Aquino, con testo a fronte in italiano. La cura e la traduzione di questo libro è stata condotta da un gruppo di studiosi provenienti dalle Facoltà di Filosofia italiane, statali ed ecclesiastiche, riuniti nel Progetto Tommaso e impegnati da anni nella lettura e nell’esame puntuale delle opere tommasiane, in lingua originale.
Opera della maturità dell’Aquinate (scritta tra il 1268 e il 1270), la Sentencia de anima mostra un Tommaso che sviluppa le teorie metafisiche e antropologiche dell’aristotelismo in modo personale ed originale. La traduzione critica qui pubblicata è dotata di ricchi apparati di introduzioni, lessico e indici, ed è destinata a segnare una tappa importante nella bibliografia tomistica.
L'Autore
Tommaso D’Aquino, profondo indagatore della psiche umana, autore di una originale sintesi di fede e ragione, a confronto con Aristotele, e unanimemente considerato uno dei più grandi pensatori dell’antichità.