
Le quattro lettere dogmatiche che il katholikos armeno Nerses Snorhali (XII sec.) inviò all'imperatore bizantino Manuele Comneno sono la migliore sintesi della cristologia armena. Si segnalano anche come un programma ecumenico ante litteram per l'unità dei cristiani: anticipano di molti secoli le acquisizioni del movimento ecumenico del XX secolo e le prospettive del Concilio Vaticano II sull'unità dei cristiani. Per alcuni aspetti, le intuizioni del patriarca armeno rimangono una profezia che attende ancora di essere compiuta. Il volume propone per la prima volta una traduzione italiana delle lettere, corredata da un apparato di note che aiuta il lettore a orientarsi nelle complesse questioni della cristologia armena e del dibattito teologico tra calcedonesi e non calcedonesi. Testo critico di Azat Bozoyan. Introduzione, Traduzione e Note di Riccardo Pane. Prima edizione mondiale con testo critico e traduzione in lingua moderna.
Gli interrogativi intorno al tema della profezia, in particolare la domanda circa la presenza e l'azione del carisma profetico nei diversi momenti della storia del cristianesimo, non cessano di costituire motivo di interesse. Il fenomeno profetico, considerato vitale al tempo delle origini cristiane, fu sottoposto ad un crescente controllo e condannato ad una inesorabile marginalizzazione? Il paradigma storiografico prevalente alla luce del quale si è sviluppata la ricerca è quello del declino o della "estinzione" della profezia. Esso situa la fase discendente della parabola profetica nel II secolo e la descrive in termini di contrasto tra carisma/istituzione o di sostituzione sociologica della figura profetica. Alla luce di un rinnovato approccio alle fonti e di nuova documentazione presa in considerazione, si rivela oggi indispensabile problematizzare questo modello. Vanno dunque riconsiderate le peculiarità locali, come quelle sirio-antiochena, dell'Asia Minore, romana e cartaginese: rilette le relazioni del profetismo cristiano con quello israelitico-giudaico e con quello greco-romano; riesaminati il tipo di profezia che si esprimeva nei gruppi minoritari e marginali, il ruolo della profezia femminile e dei martiri cristiani, il rapporto tra vescovi e profeti. Frutto della collaborazione di ricercatori napoletani e di alcuni tra i più autorevoli studiosi italiani di cristianesimo antico e giudaismo, focalizzando l'attenzione sui soggetti storici concreti, su singole figure e sui movimenti, il testo apre nuove e interessanti prospettive di ricerca.
Queste pagine non ricostruiscono tanto un segmento dell'infuocato dibattito cristologico che divampa nell'ecumene cristiana tra Oriente e Occidente nel IV secolo, ma ci restituiscono piuttosto l'immagine, vergata con limpido tratto, di un vescovo come Giovanni Crisostomo che attinge ai tesori della sua teologia per sostenere, confortare e guidare la sua comunità. La synkatabasis costituisce un portolano che garantisce una rotta sicura nella navigazione sul frastagliato oceano della produzione crisostomiana. Anche chi non abbia mai avuto dimestichezza con l'opera di Giovanni Crisostomo otterrà grazie a questo libro - scritto con saldezza cognitiva, con limpidità di riflessione, e con chiarezza espositiva - l'illuminazione su un personaggio e il suo ambiente colti nel divenire di una vita cristiana la cui formazione è tutt'altro che lineare in quella seconda metà del IV esposta a suggestioni di ripiego verso il passato o a tentativi di fuga in avanti. La bellezza di questo testo è racchiusa nella sympatheia fra l'autore antico e il suo studioso contemporaneo, sentimento che, senza nulla togliere all'acribia dell'indagine scientifica, dà spessore, colore e voce a una delle figure più alte del cristianesimo delle origini. A questo eminente padre della Chiesa è dedicato questo libro postumo di Carlo Scaglioni, risultato di una ricerca durata tutta la vita.
Il De Civitate Dei, scritto dopo un evento catastrofico come il sacco di Roma, è di grandissimo aiuto nelle innumerevoli e devastanti crisi del presente, soprattutto per comprendere le dicotomie che il sociale ci presenta e che papa Francesco considera decisive per iniziare i processi necessari alla nuova umanità. Inoltre, il capolavoro di Agostino, arrivato a Bergoglio soprattutto tramite il pensiero di E. Przywara, contribuisce a delineare percorsi di discernimento sul ruolo della Chiesa nel XXI secolo, in anni in cui la religione è tornata a contare nella gestione del potere negli Stati e nella geopolitica internazionale. Questo volume presenta un lavoro sui testi di Agostino e contribuisce a rispondere all'appello della Veritatis gaudium per elaborare una teologia volta a individuare un nuovo sviluppo e un nuovo progresso per l'umanità. La postfazione di Fabrizio Mandreoli rilancia lo scritto nell'attuale dibattito teologico e multidisciplinare.
Al tempo di Agostino la sinodalità era la forma ordinaria di Chiesa. Le sue stimolanti testimonianze esprimono una prassi che nel tempo è diventata la modalità usuale di affrontare i nodi disciplinari, pastorali, liturgici e teologici. Gli scritti di Agostino svelano che la prassi sinodale andava oltre le riunioni periodiche dei vescovi; era un modus operandi che traspare dai frequenti scambi di lettere fra i vescovi oppure fra i vescovi e il Vescovo di Roma. Lo spaccato storico analizzato mostra che la sinodalità non è la democrazia bensì la carità che si sparge e si dispiega fra i vari membri della Chiesa; tutti sono in ascolto della voce dello Spirito Santo e del Successore di Pietro, che ne conferma l'autorità. Papa Francesco chiede oggi una ritrovata mentalità sinodale, fatta di ascolto partecipativo e dialogo costruttivo come antidoto per combattere la mentalità clericale, ancora dominante nella Chiesa.
Sant’Agostino d’Ippona fu filosofo, vescovo e teologo. È Padre, Dottore e Santo della Chiesa cattolica.
Universalmente riconosciuto come una di quelle figure che interpellano ogni generazione in modo sempre nuovo, è ritenuto da alcuni il massimo pensatore cristiano del primo millennio e di certo rappresenta ancora oggi una guida sicura verso la ricerca di verità e certezze.
Egli è così profondamente umano, e così sinceramente credibile, perché la sua vita, prima della conversione, non ebbe un andamento del tutto lineare e le sue risposte non furono solo pure e semplici teorie.
La bellezza del pensiero e dell'opera filosofica della Stein è tutta nella sua vita, iniziata, non a caso, in uno Yom Kippur (Giorno dell'Espiazione) del 1891 e conclusasi mirabilmente con la sua offerta in espiazione per il popolo ebraico e per la Chiesa, ad Auschwitz, il 9 agosto del 1942. Parafrasando il libro del Siracide, secondo il quale «un uomo si conosce veramente alla fine», si può dire che un vero filosofo si conosce alla fine, in quanto quest'ultima costituisce il coronamento di una vita e di un pensiero ricolmi di amore per la sapienza.
È vero: troppo tardi abbiamo riconosciuto Rosmini. E per questo ritardo molti non lo hanno potuto neppure conoscere. E la conoscenza, si sa, quando è riconosciuta, può cambiare la vita. Dunque un vuoto che questo libro, tutto fatti e cose, può colmare con la presenza viva, commovente e affabilissima di questo grande uomo che nel cuore fu umile e accessibile, con i suoi doni splendidi, a tutti. Proprio oggi per noi che, seguendo autosufficienti il razionalismo, ci siamo trovati portati al fondo del nichilismo, nella dispersione delle lingue e dei cuori; per noi che avendo ridotto la moralità a moralismo, ci siamo trovati portati all’insensibilità morale e alla sfacciata contromoralità, con un allarme educazione impellente. Proprio oggi, per noi che abbiamo invaso di noi stessi il tempio, svuotando i segni delle realtà teologiche. Questo è un libro-incontro, un libro rivelativo dell’uomo, del sacerdote, del religioso, del filosofo, del santo che SS. Giovanni Paolo II additò alla Chiesa che introduceva nel Terzo Millennio, e che Papa Benedetto XVI decretò di beatificare. Pubblica con professionalità critica e scientifica le quasi 500 testimonianze lasciate dai contemporanei di Antonio Rosmini su di lui, raccolte intorno al 1882 dal rosminiano trentino Francesco Paoli. Questo è il secondo dei tre volumi previsti: dopo le testimonianze dei religiosi ecco quelle dei Trentini, come lui, vicini a lui bambino, ragazzo, universitario, sacerdote; seguiranno infine quelle degli altri ecclesiastici e laici. Un libro “per tutti” e “per ciascuno”, chiunque e comunque sia.
L’autore, don Eduino Menestrina, nato a Merano (Bz) da genitori trentini nel 1947, rosminiano dal 1962, ha fatto gli studi secondari negli aspirantati rosminiani e al collegio Mellerio-Rosmini di Domodossola. Ordinato sacerdote nel 1974, dopo gli studi teologici interni, si laureò in storia e filosofia alla Cattolica di Milano con una tesi sulla liturgia nella catechetica di Rosmini. Fu insegnante di lettere, di storia e filosofia nelle scuole rosminiane di Domodossola,Torino, Rovereto e più a lungo a Stresa come Rettore e Preside. In questa veste fu presente alla riesumazione della salma di Rosmini nel 1997 e alle celebrazioni del Bicentenario della sua nascita. Per l’edizione critica della sue opere curò i Discorsi parrocchiali e sta preparando la Catechetica. Attualmente è rettore del Collegio Missionario A. Rosmini di Roma (Via di Porta Latina, 17).
Un detenuto americano, condannato a un lungo periodo di prigione, scopre meditando sulla regola di San Benedetto, scritta quasi 1500 anni fa’, una via di conversione capace di portargli quella libertà interiore che spesso non si trova nemmeno fra le persone libere. Il libro contiene per tutti (credenti e no), una illustrazione molto speciale della regola benedettina che non è possibile trovare altrove.
James Bishop nasce in un convento vicino a Los Angeles, in California. Cresce cattolico, durante l’adolescenza entra in contatto anche con altre religioni e si concentra sulla meditazione. Lavora per oltre dieci anni in una software house. Bishop fu condannato e imprigionato per gravi reati e fu reintrodotto alla meditazione attraverso la Comunità mondiale per la meditazione cristiana . Si è poi rivolto alla Regola di San Benedetto e ha trovato in essa un modello di vita che gli hanno dato equilibrio e stabilità e lo ha aiutato a curare i suoi disturbi emotivi.
Ama scrivere delle sue esperienze con la meditazione, la sinestesia e la musica, e attualmente sta lavorando a una biografia. Ora è un uomo libero, sia fisicamente che spiritualmente.
Questo libro è rivolto a tutti coloro che sono imprigionati nel mondo moderno - non solo detenuti in carcere ma tutti coloro che combattono con difficoltà personali, emotive e psicologiche.
Basilio, Gregorio di Nissa, Ambrogio, Girolamo, Agostino appartengono a un mondo che appare lontano dai bisogni e dagli interessi della nostra società 'liquida', peraltro dominata dai poteri forti dell'economia e della politica e dai ritmi frenetici delle accelerazioni tecnologiche. Poco importa se i Padri della Chiesa hanno compiuto una grande opera di risemantizzazione delle antiche forme letterarie, retoriche e filosofiche, mantenendo vivo il mondo classico e contribuendo alla formazione della modernità. Il loro 'luogo naturale' non deve essere uno scaffale delle biblioteche dei Seminari, il loro 'confino' un'aula universitaria frequentata da una cerchia molto ristretta di addetti ai lavori. L'idea che dei giovani liceali e universitari possano essere interessati e trovino il tempo per leggere i Padri suona alquanto strana e di controtendenza. Eppure, è questa la strada che l'autore e i suoi collaboratori hanno scelto di percorrere, raccogliendo il guanto di una sfida che si è rivelata di sorprendente vitalità, perché dal dialogo con il pensiero dei Padri sono sorte forti provocazioni e chiavi di lettura propositive per interpretare, vivere e trasformare il nostro tempo.
"'Conosci te stesso, e conoscerai te stesso e Dio': il precetto dell'Apollo delfico, cifra essenziale della sapienza ellenica e cristiana, può essere considerato fondante anche per l'insegnamento eckhartiano. Esso si muove infatti tutto quanto intorno a questi due poli - che sono poi un'unica realtà: anima e Dio. È la traccia che, nel mondo cristiano d'Occidente, porta soprattutto l'impronta agostiniana; ma si può dire che Eckhart, seguendo Agostino - maestro da lui amato e citato più di ogni altro -, sia andato molto oltre Agostino, riapprodando direttamente all'esperienza stessa di Cristo, che è esperienza di identità tra l'anima e Dio. Infatti il domenicano tedesco non insegna a conoscere l'anima e Dio - come se i due fossero oggetti distinti e separati dal soggetto conoscente -, ma a generare il Logos, ovvero a diventare quello che si è - Logos appunto, spirito - e dunque a vivere la vera vita, che è la vita dello spirito. Come in ogni grande maestro, non vi è in Eckhart un conoscere separato dall'essere, dal vivere: si conosce davvero solo quello che si è, e che si fa - il diverso "sapere" è solo ideologia e mistificazione. Perciò non sono essenziali i libri - nemmeno i libri 'sacri': per quanto il domenicano abbia nei confronti della Scrittura tutto il rispetto che un medievale poteva avere, e al commento della Scrittura stessa abbia dedicato buona parte del suo lavoro intellettuale". (dallo scritto di Marco Vannini)
La ricerca presentata in questo volume segnala come le piaghe di Cristo possano aiutare ad esprimere alcuni elementi chiave della visione teologica di San Bonaventura, descrivendo la traiettoria di una rivelazione che dal traboccante cuore divino culmina nell'umiltà sofferente della Croce. Il testo, inoltre, indaga il motivo per cui proprio le stimmate divengano sigillo decisivo dell'esperienza spirituale di Francesco d'Assisi. La prima parte di questa ricerca è riservata all'analisi critica delle fonti bonaventuriane e della Scrittura, la seconda, tesa a individuare il contributo teologico di Bonaventura attorno alle piaghe, è articolata in due sezioni. La prima (descensus) si concentra prevalentemente sulla cristologia di Bonaventura, intendendo così il movimento di rivelazione e redenzione attraverso la kenosi della croce; la seconda (ascensus) si concentra sulle stimmate di Francesco; il titolo, infatti, richiama il percorso di ascesa a Dio che passa attraverso la conformazione a Cristo che Francesco ha compiuto in forma esemplare.