
Abilita retorica, chiarezza espositiva, conoscenza degli scritti dei PAdri sono il marchio distintivo della scrittura di Cirillo.
La Raccolta antiariana parigina – per la prima volta tradotta integralmente in italiano – contiene documenti relativi alla controversia ariana (dal 343 al 366 ca.), ritrovati da P. Pithou nel 1590, in un codice del XV secolo di cui non disponiamo più. Si tratta di una collezione di documenti tra i più controversi e discussi per l’attribuzione dei frammenti e la loro collocazione storica: potrebbe essere materiale preparatorio, raccolto in vista di un’opera mai pubblicata, oppure questo dossier potrebbe essere stato stralciato (e in fine integrato) prima della fine del IV secolo dal più ampio Liber adversus Valentem et Ursacium, di cui parla Girolamo e non giunto a noi; con alcune aggiunte, che però risalgono al 366 e quindi difficilmente inserite da Ilario, morto un anno dopo. Nel suo complesso il Dossier, molto importante per la storia delle Chiese nel IV secolo, offre il quadro di un’epoca turbata per la dottrina della fede, ma getta luce anche su alcuni tratti distintivi della personalità di Ilario: l’intuizione veloce delle situazioni, l’amore per la documentazione rigorosa, la fedeltà e il rispetto assoluto dell’ortodossia, la posizione evidentemente filoatanasiana.
In poche parole: Una raccolta di testi ascetici e mistici della tradizione occidentale sull’importanza della preghiera.
La Filocalia (che significa letteralmente “amore per la bellezza”) è una raccolta di testi di ascetica e mistica della Chiesa ortodossa, risalente alla fine del Settecento. Per i lettori occidentali, dotati di una sensibilità diversa, fino a ora mancava però un’analoga selezione di scritti della propria tradizione spirituale. A colmare questo vuoto ecco quest’opera che propone i migliori passi di autori di area monastica occidentale dei primi dodici secoli: questa scelta è stata dettata dalla volontà di mantenere una continuità con il mondo orientale, che entro questi secoli presenta un linguaggio comune a quello occidentale dal punto di vista della ricerca spirituale. Solo il ritorno alla bellezza può infatti dare forma alla nostra vita frenetica e spaesata, facendoci approdare sulle rive di quel mondo di meditazione, introspezione e dialogo con l’Altro che per primi i Padri della Chiesa hanno raggiunto e sperimentato attraverso la preghiera.
La vita dei santi appare spesso lontana e irraggiungibile agli occhi della gente comune, e tutti pensiamo che certe esperienze vadano anche oltre la realtà. In queste Cronache, raccontate con uno stile quasi giornalistico, scopriamo vicende straordinarie accadute in un contesto di assoluta normalità. La vita di san Serafino di Sarov ci sorprende proprio perché ordinaria e nello stesso tempo quasi incredibile: a narrarcela sono gli stessi testimoni che con lui hanno vissuto, in particolare le monache del monastero da lui fondato, spesso intervistate direttamente dall'autore. Presentati per la prima volta in versione integrale al lettore italiano, questi spaccati di vita vissuta, con la loro freschezza e sincerità, hanno contribuito a portare a termine positivamente la causa di canonizzazione di Serafino, proclamato santo dalla Chiesa Ortodossa nel 1903.
È qui presentato in traduzione italiana, con testo greco a fronte, Introduzione e Bibliografia, il primo trattato cristiano di antropologia, scritto intorno al 400 d. C. da Nemesio, vescovo di Emesa (odierna Homs, in Siria). Nemesio intende rivolgersi soprattutto a non cristiani - ebrei e pagani di scuola neoplatonica - illustrando quale sia la natura dell'uomo, creatura posta da Dio ai confini dell'essere, tra divinità e irrazionalità. Ricco di discussioni critiche del platonismo, dell'aristotelismo, delle filosofie ellenistiche e del neoplatonismo, spazia dalla composizione di anima e corpo alla posizione dell'uomo all'interno della natura, dalla provvidenza al libero arbitrio, dalla razionalità alla passionalità. Questo trattato ebbe grande diffusione nel medioevo e in età moderna, grazie anche all'erronea attribuzione a Gregorio di Nissa, che ne favorì una diffusione tale da influenzare profondamente il pensiero antropologico cristiano.
Un ritratto a tutto tondo di una delle maggiori mistiche della Chiesa. L'opera contiene i contributi dei principali studiosi di santa Teresa d'Avila, che affrontano i piu importanti aspetti della sua vita e delle sue opere. Uno strumento indispensabile sia per coloro che vogliono approfondire le loro conoscenze sulla santa, sia per coloro che intendono avvicinarsi per la prima volta.
I saggi raccolti in questo volume, presentati per la prima volta al lettore italiano, sono stati scritti lungo tutto l'arco del Novecento da grandi studiosi di tre generazioni ed appartenenti a differenti ambiti di ricerca, ma ugualmente legati a dibattiti molto attuali. Tutti affrontano, da diverse angolazioni, il problema storiografico del "distacco" del cristianesimo dalle strutture portanti dell'ebraismo, culla entro la quale era nato. Il volume è suddiviso in tre parti: nella prima vengono raggruppali i contributi relativi all'uomo Gesù e al contesto storico, ideologico e politico nel quale si trovò a vivere ed agire in quanto ebreo. La seconda parte raccoglie invece interventi tipicamente esegetici, dedicati alla figura e alla delicata opera missionaria di S. Paolo, primo grande diffusore, interprete e teologo del pensiero cristiano. La terza parte unisce testi dedicati alla travagliata nascita di questa nuova religione da un contesto culturale e antropologico in cui il disfacimento dell'ellenismo e l'incombenza della religione imperiale romana, da un lato, nonché l'influenza reciproca di alcune opzioni "ereticali" e settarie (quali il giudeocristianesimo, lo gnosticismo e il marcionismo), dall'altro, giocarono un ruolo essenziale nello sviluppo, appunto, del cristianesimo e della prima Chiesa e di una cristologia compiutamente "cristiana".
Proseguendo il discorso ideale, iniziato con la pubblicazione, con l'Editrice Domenicana Italiana, del primo volume dal titolo Verità, bellezza e scienza, e del secondo volume, dal titolo Etica, bioetica e politica, e dal sottotitolo, posto in entrambe, Temi di filosofia aristotelico-tomistica, ora, con questo terzo volume, avente lo stesso sottotitolo e per titolo Attualità di San Tommaso, non fa che ribadire lo stesso proposito; cioè, oggi si avverte la necessità di ritornare ai princìpi ispiratori della filosofia aristotelico-tommasiana. Si tratta, però, di un ritorno da effettuare non mediante un appiattimento anacronistico, che farebbe un torto a questa stessa filosofia, ma mediante un ritorno che ripensi i problemi di oggi alla luce di quei princìpi, i quali, quanto più sono conservati nella loro formulazione originaria, tanto più se ne coglie la loro immensa fecondità euristica, profondamente umana, ragionevole e positivamente laica, nel momento stesso in cui sono applicati, come si fa anche in questo terzo volume, ai problemi in cui vive e si dibatte l'uomo moderno. Con questo volume l'Autore intende dimostrare che l'esigenza di tornare in modo particolare all'epistemologia e alla metodologia tommasiana ha dalla sua validi motivi e giustificazioni, perché vede in esse la possibilità per la filosofia e per la teologia di uscire dalle secche in cui da tempo si sono incagliate, dopo aver seguito, e in alcuni casi inseguito, gli orientamenti della filosofia moderna, giunta ormai al capolinea, sebbene continui ad avere ancora i suoi strenui difensori e i suoi santuari. La post-modernità, da tempo iniziata, sta già facendo comprendere che l'uomo ha bisogno di essere aiutato da un pensiero, sia filosofico sia teologico, attento ai problemi reali e non arroccato nei vuoti giochi di parole e negli ossimori, cui la filosofia e la teologia sembra che abbiano affidato le loro ultime carte. L'autore ha voluto soprattuto sottolineare che questo ritorno alla realtà deve essere accompagnato da un'ermeneutica, anch'essa realistica, aperta alla conoscenza oggettiva, che rompa il guscio di una pretesa trascendentalità soggettiva, la cui universalità è solo un pio desiderio dei suoi cultori, allo scopo di leggere, secondo verità e giustizia, sia il grande libro della natura sia tutte quelle immense ricchezze, affidate alla scrittura dai grandi pensatori del passato, presupposti ineliminabili di una communitas dai solidi fondamenti.
"La Guerra giudaica", scritto prima in aramaico poi in greco, narra uno degli eventi più drammatici della storia universale, ambientato in quegli stessi luoghi in cui pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo contro le legioni di Vespasiano e di Tito: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario si susseguono davanti ai nostri occhi, fino al momento in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile. Un'appendice al testo propone i frammenti di un'antica versione russa della Guerra giudaica, dove appare la figura di Gesù Cristo.