
Un allegro fascicolo a colori per accompagnare i bambini nel cammino verso la nascita di Gesù e la sua manifestazione, con un itinerario che va dalla prima domenica di Avvento all’Epifania. Per ogni domenica e festa vengono presentati: un breve passo biblico, una narrazione che aiuta a comprenderne il significato nella vita di un bambino, uno “zoom” sul concetto chiave, e la sezione «Gioca e crea» che propone un gioco e un'attività da costruire.
Sussidio in preparazione al Natale per i bambini, dalla prima domenica di Avvento all’Epifania. Per ogni domenica o festa si propone il vangelo in forma ridotta, illustrato e spiegato a misura di bambino, giochi e attività a tema natalizio.
Un aiuto prezioso per i catechisti, e un’occasione preziosa per prepararsi al Natale in famiglia. Rivista trimestrale n. 4/2019 - Anno IV
Arriva il Natale! Per prepararsi al meglio alla nascita di Gesù bambino ecco un coloratissimo calendario d’Avvento classico, con le finestrelle per ogni giorno del mese di dicembre, ma con una importante novità: dietro ad ogni porticina, oltre ad un disegno appropriato, si nasconde un breve testo dedicato al presepe. La mamme legge al bambino un testo che prepara all’arrivo del Natale e stabilisce così una relazione tra genitori e figli dedicata al significato del Natale cristiano. Un aiuto ad attendere e a vivere l’esperienza del Natale nel suo significato più vero e profondamente cristiano.
Il nuovo calendario d’avvento con le finestrelle, realizzato con un Gusto moderno e Gradevole.
Destinatari
Famiglie Ragazzi
Gli autori Irene Guerrieri, architetto e progettista editoriale oltre che illustratrice, vanta una lunga esperienza di produzione e progettazione di libri fustellati cartonati e pop-up per i migliori marchi italiani, come La Coccinella, ed europei. Il suo lavoro si è poi evoluto anche nella progettazione di giocattoli e accessori (Mattel,Thun, Sevi,Trudi e Haba).
Attraverso simboli, immagini e personaggi, che i piccoli possono leggere facilmente, viene ricostruito lo scenario per una preparazione semplice ma intensa dei bambini al Natale. Una preparazione che non si limita a suscitare emozioni e sentimenti ma aiuta il bambino/a ad assumere impegni che, quali piccoli sassi, costruiscano la strada verso Betlemme.
Che cosa permette che 145mila italiani (e altri, nel mondo) spendano gratis una fetta di un loro sabato per chiedere ad altri di donare qualcosa ai poveri, incontrando milioni di concretissimi «sì»? E che cosa ha in sé di così potente un gesto capace di coinvolgere tutti e dappertutto, dagli alpini in congedo agli ultras degli stadi, dai detenuti agli immigrati, e famiglie, studenti, pensionati... un popolo, insomma?
La generosità, certo. Ce n’è una quantità enorme, in un fatto come la Colletta Alimentare del 25 novembre. E sarebbe già qualcosa da guardare con meraviglia, perché quando è così imponente e diffusa non può essere ridotta a un fatto sentimentale, a una ventata spuria di ottimismo tra i soliti pensieri neri sul futuro, i tempi «che non sono più quelli di una volta», i giovani d’oggi eccetera. Dopo un fatto così, certi giudizi andrebbero corretti, approfonditi, rimessi a fuoco.
Ma non basta. C’è di più, da scavare e capire. Perché al di là dell’aspetto - pur importantissimo - del “fare del bene”, un avvenimento come la Colletta è un’occasione enorme per una presa di coscienza. Se non si volta pagina in fretta per passare ad altro (fosse anche un’altra buona iniziativa: Natale è vicino...), può farci capire qualcosa di decisivo su chi siamo e di cosa abbiamo bisogno, come persone e come popolo. Siamo poveri, mendicanti di tutto perché fatti di un desiderio senza fine. E abbiamo bisogno di condividere la vita con i poveri, per non smarrire noi stessi.
È in momenti come questi che emerge con più nettezza la struttura dell’uomo, che ci si rende conto di come davvero il mendicante sia «il protagonista della storia» (lo ha ricordato anche papa Francesco tempo fa) e la carità «la legge della vita», per usare un’altra espressione cara a don Giussani. Ed è vivendo momenti del genere con consapevolezza, accorgendosi di cosa sta succedendo e senza dare nulla per scontato - neanche se si tratta di qualcosa a cui si partecipa da anni (la Colletta era alla ventunesima edizione) -, che si può riscoprire come certi gesti siano «espressione di un’origine» che non va persa di vista, come ha detto don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, nei giorni scorsi: «Sgorgano dalla fede» e aiutano ad approfondire la fede.
È per questo che dedichiamo il “Primo Piano” alla Colletta Alimentare e ad altri gesti simili, perché aiutano a imparare la «legge della vita». Gesti antichi, come le Tende di Natale di Avsi che ormai hanno una tradizione radicata. O nuovissimi, come l’evento nato in Romania da chi ha spalancato mente e cuore all’ennesimo regalo che papa Francesco ha fatto alla Chiesa: la Giornata mondiale dei poveri, il 19 novembre. Accoglierli, ha ricordato il Pontefice nel suo messaggio, è mettersi davanti a «maestri che ci aiutano a vivere la fede», perché «ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell’essenziale». Abbiamo bisogno di farlo. Per essere noi stessi.
Tracce n.11, Dicembre 2020
Il soffio di Dio
01.12.2020
C’è una frase di don Giussani che torna spesso, nelle conversazioni e nel lavoro comune delle ultime settimane. Segno di quanto abbia colpito chi l’ha sentita ripetere alla Giornata d’inizio anno di CL (vedi l’ultimo numero di Tracce), ma pure del fatto che la riconosciamo familiare, la vediamo accadere nelle nostre vite. «Il Signore opera anche a soffi». Non si impone con gesti clamorosi: suggerisce, invita, sollecita. Si propone alla nostra disponibilità ad assecondare i fatti che Lui opera. Alla nostra libertà.
Se ci pensiamo bene, pure il Natale è così. Un bimbo, inerme. Venuto al mondo in un angolo sperduto di quel mondo, una provincia marginale e sconosciuta dell’Impero. Meno di un soffio, nella storia. Eppure, è ciò che l’ha cambiata per sempre. Perché rende possibile viverla.
Senza l’Incarnazione, se Dio non fosse presente nella realtà, la vita sarebbe semplicemente impossibile. Si potrebbero, forse, reggerne certi urti – per qualche tempo, e solo per i temperamenti più forti –; ma il respiro della nostra libertà non potrebbe mai allargarsi sotto quegli urti, la pienezza della nostra umanità non potrebbe mai fiorire fino in fondo. Perché sarebbe impossibile vivere fino in fondo ciò di cui siamo fatti: il rapporto con il Mistero, con il Padre. Senza il Figlio – che vive di quello, che è venuto per incarnare, e quindi mostrare a tutti, quel legame decisivo con il Padre – non potremmo mai, a nostra volta, concepirci come figli. O meglio, magari potremmo riconoscerlo teoricamente, in qualche raro soprassalto di una ragione che sembra farsi sempre più fiacca – è un’evidenza che non mi faccio da me, che in questo istante sono generato da qualcun altro che mi vuole –; ma non basterebbe per viverlo, per affrontare la realtà partendo da quella evidenza, mantenendola nella coda dell’occhio e dello sguardo.
«Caro cardo salutis», la salvezza della nostra stessa carne è nell’Incarnazione, dice un’altra espressione, più antica, sentita spesso negli ultimi tempi. Ma serve un’Incarnazione presente, che ci raggiunge ora. Fatti e testimoni che ci sollecitano oggi alla stessa disponibilità, docile e stupita, dei primi, di quei pastori che hanno dato credito a quel misteriosissimo «soffio di Dio».
La vita è piena di testimoni così. Qualche piccolo esempio lo trovate anche nelle prossime pagine. Sono la Sua carne, Dio con noi. Buon Natale!
Originale Novena natalizia pensata per i giovani. Per ogni giorno: un Salmo e una Lettura biblica; Block-notes: un appunto spirituale per iniziare la meditazione; Post-it: un breve messaggio che accompagna l'intera giornata; I-pod: suggerimento musicale per... "pregare due volte"; Blue tooth: una preghiera per riallacciare i contatti con il Signore. Al termine della Novena, una Veglia per la notte di Natale.
Cinque Veglie di preghiera e di riflessione per l'Avvento, da utilizzare nei gruppi parrocchiali. Le tematiche sono varie, ma sempre orientate al mistero che si vuole celebrare. La struttura varia da una Veglia all'altra, ma non mancano mai brani biblici portanti, testi di riflessione di consolidati autori, e "segni" attorno al quale la Veglia si concentra con un chiaro messaggio da custodire e portare nel cuore.
Sempre più spesso, a Natale manca il protagonista. Quel Gesù di Nazareth, volto di Dio, che ha segnato la storia. Quella nascita che ci fa impallidire, la notizia di un Dio che diventa accessibile, incontrabile, che si fa bambino, non è più il centro del Natale. Natale, ormai, è diventata una festa di compleanno senza il festeggiato, che tristezza! È giunto il momento di riprenderci il Natale.
Una novena di Natale con riflessioni attualizzate per una chiesa della nuova evangelizzazione. Una proposta per celebrare l'attesa del Natale attraverso i presepi di Dio, di Maria, dei magi, dei bambini, di Gerusalemme-Gerico, dei poveri, di una chiesa che guarda oltre, della chiesa del presepe.
Destinatari
Tutti
Autore
ANTONIO RUCCIA (Modugno, Bari), sacerdote dell'archidiocesi di Bari-Bitonto, ha studiato teologia pastorale presso la Pontificia Università Lateranense. Dal 2008 è direttore della Caritas dicocesana di Bari-Bitonto. Attualmente insegna teologia pastorale presso la Facoltà teologica pugliese di Bari e la Pontificia Facolta Urbaniana di Roma. Ha all'attivo già numerose pubblicazioni di carattere liturgico-pastorale. MIMMA SCALERA (York, Toronto, Canada), suora delle Adoratrici del sangue di Cristo, è laureata in scienze politiche presso l'Univeristà di Bari e attualmente è docente di diritto ed economia presso due istituti di scuola secondaria superiore di Bari. È impegnata nell'animazione giovanile e membro del Consiglio nazionale dell'AGIDAE (Associazione gestori istituti dipendenti dall'autorità ecclesiastica).