
"Trasformare le difficoltà in opportunità o, se si preferisce, discernere le energie di resurrezione che ogni passione vissuta alla sequela di Gesù Cristo contiene in sé: è di fronte a una sfida di questo tipo che si trova la Chiesa nel mondo contemporaneo. Condizione indispensabile per affrontare la difficile impresa di fare della crisi il punto di appoggio per un balzo innanzi è lo studio e la conoscenza della situazione, anche da un punto di vista sociologico e storico. Per questo il lavoro di Luca Diotallevi si rivela oltremodo prezioso, perché accetta di scavare nei meandri della crisi e di studiarne le componenti a partire da tre prospettive complementari: le difficoltà del ministero presbiterale, la fine di un mondo cristiano, la vicenda del laicato cattolico in Italia. Una disamina lucida, e a tratti anche tagliente, che non sfocia mai in cinismo o rassegnazione, ma anzi lascia sempre emergere la solidarietà, la comunione e l'amore che l'autore nutre per la Chiesa e il desiderio che possa ritrovare un'immagine e un'identità maggiormente conforme alle esigenze del Vangelo." (Enzo Bianchi)
Gli scritti raccolti in questo volume riguardano il ruolo dei laici nella comunità ecclesiale e sono stati ispirati (e provocati) dal Concilio Vaticano II. Nonostante l'alta qualità della dottrina conciliare sul laicato, la sua traduzione nella storia è stata finora inadeguata. Di più: si è creato uno iato tra gli alti principi teologici e la loro applicazione timida e senza nerbo. Di qui la necessità di riprendere la lezione del Vaticano II cogliendone la radicalità, senza edulcorazioni o estenuazioni. Questa raccolta di pensieri non vuole essere un cahier de doléance intriso di pessimismo, ma costituire piuttosto un invito alla meditazione e alla discussione. Vuole essere la testimonianza affettuosa e pacata, talvolta dolente, di un laico cristiano qualunque.
"Questo libro permetterà di comprendere più a fondo il disegno globale della vita e dell'opera di Paolo vi come arcivescovo e come pontefice. Una persona profondamente credente, umile, disponibile e attenta al dialogo, sempre desiderosa di aiutare e timorosa di disturbare altri, una persona che ebbe il dono di una grande perseveranza nelle prove. Sono certo che l'esempio della sua vita, descritto in questo volume, aiuterà molti a mettere in luce nella propria esistenza quel primato della santità di cui ci ha parlato così efficacemente Giovanni Paolo II nella sua ultima Lettera Novo Millennio Ineunte. Così la testimonianza cristiana passa da una generazione all'altra portando frutti di vangelo vissuto." (dalla Presentazione del Card. Carlo Maria Martini)
"Cristo è veramente presente in anima, corpo e divinità nel mistero eucaristico che Paolo vi intende sottolineare quale Mistero della fede della Chiesa. Questa enciclica presenta l'Eucaristia quale tesoro prezioso da conoscere, custodire e annunciare". (dall'introduzione di Ettore Malnati)
L'intera Dottrina Sociale della Chiesa può, più o meno adeguatamente, essere interpretata, da un lato, come un grande movimento in difesa della persona e un baluardo contro le pretese dello Stato assoluto, dall'altro, come una tensione verso il bene comune e un'invocazione alla realizzazione di una giustizia sociale il cui attore principale (se non spesso unico) sembra essere indicato proprio nel medesimo Stato. Questo testo vuole presentare i principi fondamentali su cui poggia l'insegnamento sociale della Chiesa senza, tuttavia, nascondere limiti e contraddizioni in cui spesso incorre il magistero ecclesiastico. Con onestà intellettuale, il credente fa, perciò, bene a ricordare le parole di Wilhelm Ropke: "Un economismo sordo alle esigenze morali è nefasto, ma non è meno nefasto un moralismo ignorante in fatto di economia".
L'autore, condividendo con il lettore l'esperienza di corrispondente in diretta dai lavori, ci fa rivivere le sequenze di giornate intense e imprevedibili - non sempre entusiasmanti, spesso illuminate dagli interventi di Papa Francesco - dei due Sinodi dedicati alla famiglia, quello straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015. Il lavoro di Franco Ferrari - scrive Andrea Grillo nell'Introduzione - ci permette di ricostruire un cammino; già oggi, infatti, noi rischieremmo di dimenticare "come si è arrivati" al testo di Amoris Laetitia. Utile risulta, per questo, il ritornare ai singoli passi che l'hanno preparata, ostacolata, accompagnata e purificata. Un cammino nel quale i Vescovi stessi si sono sentiti "cambiati" dagli scambi sinodali. Appare chiaro il valore di questo "diario" che, con i dati della cronaca dà un contributo originale e prezioso, attestando non solo l'atto di un Pontefice, ma il non facile assenso di una Assemblea episcopale; non solo la paro la di un capo, ma il dialogo di un corpo; non solo la grande dottrina della giustizia, ma anche la più grande sapienza della misericordia.
I saggi qui raccolti, dove l'ecclesiologia, la teologia cattolica e ortodossa, la liturgia, il diritto canonico e la storia vanno a comporre una bella sinfonia, ricercata in ambito accademico e assolutamente nuova nel suo ripresentarsi, vogliono offrire il loro contributo nella ricerca, inserendosi, attraverso l'avventura del "pensare insieme", nella riflessione teologica postconciliare dell'essere laico e laica, per riscoprire, alla luce del loro peculiare carisma, una più vera e autentica partecipazione attiva alla vita della Chiesa. Il dibattito sulla partecipazione laicale all'interno della compagine ecclesiale ha caratterizzato la riflessione ecclesiologica postconciliare, a partire dagli stessi documenti magisteriali del Vaticano II. Un grande passo in avanti è rappresentato dal far emergere la loro specifica vocazione e partecipazione attiva nella Chiesa, senza ricorrere al binomio clero-laici. La domanda importante non verterà allora sullo specifico del laico, ma su quali siano le relazioni proprie dei laici e quali siano quelle proprie del ministero ordinato.
Due voci, quelle di Rafael Luciani e di Serena Noceti, che affrontano la "sinodalità2, un concetto astratto che deve essere costantemente ribadito, soprattutto in vista del sinodo dei vescovi. Due voci che rivelano due visioni intersecanti della sinodalità, che è soprattutto uno stile, un habitus, un modus vivendi et operandi: lo stile di un popolo che Dio raccoglie e invia come corpo ecclesiale di Cristo e tempio dello Spirito Santo. La sinodalità è una dimensione costitutiva e costituente della vita e della missione della Chiesa che deve essere recuperata e che richiede la costante revisione degli stili di vita, delle pratiche di discernimento e delle strutture di governo. Una conversione di mentalità che implica il ripensamento dei rapporti di autorità e di uguaglianza, e quindi il passaggio a un nuovo modo di procedere ecclesiale che si fonda sulla base che comprende tutti i fedeli che compongono il popolo di Dio.
La fraternità e la sinodalità, scollegate dalle loro radici evangeliche, possono diventare l'emblema di una semplice organizzazione umanitaria volta al recupero di un vago sentimento associativo. La comunità cristiana non deve fondarsi solo su di un "generico" sentimento di sorellanza o fratellanza, ma sull'annuncio che Cristo stesso ha fatto ai suoi di donare totalmente la propria vita agli altri. In questo modo anche le finalità della sinodalità non possono ridursi a una riflessione meramente strutturale sulla Chiesa, basate sulle decisioni di una maggioranza (come nei governi rappresentativi) a scapito di una minoranza, ma si fonda unicamente su un costante processo di conversione. Un volume a più mani per approfondire un tema di grande attualità.

