
"il denaro deve servire, non governare". Con una delle sue sintesi omiletiche che ormai abbiamo ben imparato a conoscere e ad apprezzare, Papa Francesco non ha fatto che ribadire, in fondo, il primato dell'umana creatura su tutto quanto è stato creato per essere posto a suo servizio. In che direzione dobbiamo cercare, allora, la forma buona dell'uso del denaro? O, detto altrimenti, che relazione debbono avere l'economia e i sistemi economici in rapporto agli altri poteri e alle altre forze che determinano i sistemi sociali e la vita dei popoli? Quale dovrà essere il contributo specifico dei cristiani nella governance dei processi economici? Che ruolo, in particolare, deve occupare la politica, che così spesso ci appare succube e ancillare rispetto alle leggi del mercato e alle decisioni che esse le impongono? Sono queste alcune delle domande e delle tematiche oggetto dei lavori del Colloquio e alle quali ci si è accostati con un approccio interdisciplinare.
La gioia cristiana è frutto di una relazione, possibile per l'iniziativa di Dio e per la risposta dell'uomo. La gioia del vangelo segnala la presenza del Signore e il nostro dimorare in Lui, che riscatta la tristezza prodotta dal peccato. Papa Francesco ha scelto il registro della gioia per la sua prima Esortazione apostolica. Per rispondere all'esigenza di una riflessione teorico-pratica dei temi posti dal documento e per favorirne una recezione intelligente nella prassi pastorale, il Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis ha tenuto la sua annuale giornata di studio su "Evangelii Gaudium: una lettura teologico-pastorale".
Questo fascicolo di "Lanterne" ha un andamento speciale. Raccoglie testi utili anzitutto a coloro che compongono la Pontificia Università Lateranense l'Università della Diocesi di Roma e del suo Vescovo, che presiedono a tutte le Chiese nella carità. D'altra parte, però, le riflessioni qui raccolte possono essere di qualche utilità anche per tutti coloro che lavorano nelle università, siano esse ecclesiastiche o "laiche".
Il presente volume raccoglie gli atti del grande convegno internazionale sugli archivi dei Padri Conciliari, tenutosi a Roma dal 3 al 5 ottobre 2012. Promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con il "Centro Studi e Ricerche sul Concilio Vaticano II" della Pontificia Università Lateranense, il convegno ha voluto rilanciare la ricerca storica sul concilio a cinquant'anni dall'apertura dei lavori del Vaticano II (1962- 2012), ponendo interrogativi ed aprendo, di conseguenza, nuove piste di ricerca: come i padri conciliari hanno vissuto il concilio? Quale la loro esperienza personale dell'evento? Ed in che misura questa esperienza conciliare ha condizionato il loro modo di concepire la Chiesa ed il loro modo di essere vescovo? Il presente volume ricostruisce gli itinerari di diversi attori del concilio, provenienti dai vari continenti, ed offre validi contributi per reperire il materiale archivistico disponibile (appunti, diari, corrispondenze, lettere pastorali, ecc.).
"La Dichiarazione Nostra Aetate rappresenta uno dei testi più innovativi e dibattuti del Concilio Vaticano II. Con essa, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa ha preso in esame il complesso mondo delle fedi non cristiane, inaugurando e dando fondamento ad una nuova stagione ecclesiale improntata al dialogo interreligioso. Il saggio ricostruisce la genesi testuale del documento e svolge un'analisi interpretativa dei suoi principali nodi concettuali individuandone le premesse nella riflessione teologica preconciliare".
Discutere di Gaudium et spes, a cinquant’anni dalla sua promulgazione, significa riconoscere che la Costituzione conciliare è un paradigma pastorale di metodo per un dialogo tra la chiesa e il mondo che resta sempre “da fare”. Il paradigma offre l’indice di questo dialogo, ma il suo valore non sta nella ripetizione dei contenuti che, assunti a mo’ di affermazioni dottrinali, vanno ripetuti sempre e dovunque (altrimenti, da questo punto di vista Gaudium et spes è inevitabilmente datata), bensì nell’apertura a un lavoro che resta sempre da fare nelle differenti epoche storiche che la chiesa è chiamata a vivere.
Il volume raccoglie due testi: il discorso del Rettore Magnifico per l'inizio dell'anno accademico 2016-2017; e una memoria storica dell'Università Lateranense legata al Magistero di san Giovanni XXIII e del beato Paolo VI. Infatti l'approfondimento dell'identità lateranense e il coerente spirito di appartenenza all'istituzione devono passare attraverso una rivisitazione affettuosa della storia dell'Università e dei "Grandi" che l'hanno pensata.
Descrizione
La Lumen gentium è una delle quattro costituzioni del concilio ecumenico Vaticano II, definita da Giovanni Paolo II «la chiave di volta di tutto il magistero conciliare». Il suo dato originario sta nella costruzione di un’ecclesiologia globale che ha stimolato nei battezzati un’autocomprensione ecclesiale più matura e responsabile. Mistero che nasce dalla Trinità, la Chiesa si incarna storicamente in un popolo che ha la specifica missione di servire la comunione con Dio e tra gli uomini. Questo volume ripercorre la traccia di un convegno organizzato dalla Pontifica Università Lateranense in occasione dei cinquant’anni della costituzione. La data non ha solo valore celebrativo, ma risuona come soglia del discernimento per un atto di ricezione creativa, in grado di offrire percorsi di rilettura, esaminare fasi e luoghi dell’accoglienza del documento, e fare il punto sulla situazione attuale della Chiesa, spinta da papa Francesco verso una dinamica evangelizzatrice.
Biografia
Giovanni Tangorra
È ordinario alla cattedra di ecclesiologia della Pontifica Università Lateranense e membro del comitato scientifico del Centro studi e ricerche del Vaticano II. È anche assistente nazionale del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale). Ha curato vari volumi e pubblicato numerosi articoli. Tra i suoi saggi: Dall’assemblea liturgica alla Chiesa, EDB, Bologna 1999 (con ristampa 2012); La Chiesa secondo il concilio, EDB, Bologna 2007 (con ristampa 2012); Temi di ecclesiologia, Lateran University Press, Città del Vaticano 2014. Per la nostra casa editrice ha curato insieme a R. Nardin: Sacramentum caritatis. Studi e commenti sull’Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI, Lateran University Press, Città del Vaticano 2008. Le sue aree di ricerca includono la sacramentaria, l’antropologia e la letteratura.
Descrizione
Il volume propone qualche esempio di lectio divina sul Vangelo di Matteo. «Si alzò e lo seguì» (Matteo 9,9) è la risposta dell’evangelista all’iniziativa totalmente gratuita di Gesù. Miserando atque eligendo, il Maestro passò accanto a Levi/Matteo, ne ebbe misericordia, e lo chiamò a seguirlo. La medesima esperienza la fece parecchi anni dopo un giovane, di nome Jorge, il futuro Papa Francesco. Forse il testo di Francesco che rappresenta al meglio questa esperienza intensissima della misericordia di Dio è Amoris Laetitia, l’Esortazione apostolica postsinodale firmata il 19 marzo 2016. Per questo ne viene proposto in Appendice qualche commento sull’educazione alla gioia dell’amore.
Biografia
Enrico dal Covolo
Salesiano, è dottore in Lettere classiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e in Teologia e Scienze Patristiche presso l’Institutum Patristicum Augustinianum. Professore emerito di Letteratura cristiana antica greca, il 9 ottobre 2010 è stato consacrato Vescovo titolare di Eraclea.
Dall'elaborazione di questo pensiero è possibile rintracciare i tratti di una filosofia politica che assume il "metodo della libertà" e lo declina nei temi del costituzionalismo, del governo della legge, della sovranità limitata: l'idea di governo come dominio della legge e non degli uomini. Strumenti che possiamo mettere in relazione con i concetti classici della Dottrina sociale della Chiesa, quali la dignità umana, la libertà integrale, individuale ed indivisibile, la conseguente responsabilità della persona e l'ineludibile limitatezza della sua costituzione fisica e morale. Dunque, una filosofia politica che si presenta come una teoria delle istituzioni sociali proiettata verso un rapporto sempre più stretto con la storia del pensiero cattolico e con la sua moderna Dottrina sociale.
Perché i papi da un certo momento hanno scritto encicliche sociali? Prima di allora, la Chiesa non aveva un insegnamento in materia? È la società che rende cattivo l'uomo o viceversa? Per rispondere a queste domande occorre seguire, enciclica dopo enciclica e senza trascurare il Concilio Vaticano II, il tragitto del magistero pontificio rispetto alle problematiche sociali degli ultimi due secoli. Ne emerge un pensiero sempre attuale, capace di interpretare i singoli momenti storici e di proporre risposte che hanno spesso anticipato le migliori acquisizioni della cultura contemporanea. La fraternità e la solidarietà tra i singoli e tra i popoli, la pace come frutto della giustizia, i diritti dell'uomo che precedono gli ordinamenti degli stati, l'equità come fondamento della giustizia e della legalità, il valore del lavoro come occasione per la realizzazione personale e sociale di sé, la sussidiarietà come condizione di una soggettività sociale più ricca, il bene comune invece degli interessi di parte, i diritti educativi della famiglia di fronte allo stato e l'impegno delle religioni a favore della pace perché «solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome» (Francesco), anche grazie al magistero sociale cattolico, sono ideali ormai acquisiti da larga parte dell'umanità, spesso sanciti nelle convenzioni internazionali.
In breve
«Ho sempre creduto che la Chiesa debba fornire grande testimonianza di civiltà, e quindi anche di giustizia e di legalità. Da noi c’è una pratica religiosa anche fervente, ma la vita cristiana rimane nascosta, senza responsabilità sociale. Io chiedevo e chiedo una Chiesa dell’impegno sensibile a tutti i problemi d’umanità.»
«Vorrei che la mia Chiesa oggi fosse sempre più una Chiesa di frontiera, protesa verso i bisogni dell’uomo, non di vertice. Significa stare in mezzo alla gente comune, non essere chiusa tra quattro mura, in una curia dorata, inaccessibile ai più, perché la frontiera è fuori dal tempio. La frontiera – si sa – è sempre stata un luogo esposto, un confine che sta lì per essere attraversato e andare verso nuove terre, luoghi a volte sconosciuti. La frontiera è sempre stata il luogo degli arrivi e delle partenze. È il luogo dell’imprevisto, dell’inedito. È il luogo dell’originale. In definitiva, è la meta agognata, è il luogo dell’uomo sempre nuovo e sempre in attesa di una patria. È questa la Chiesa di frontiera che io sogno di vedere, una Chiesa sempre in cammino e, nello stesso tempo, artigiana della pace: non solo della pace dei cuori, ma anche della pace che passa attraverso l’azione politica». Vescovo di Sessa Aurunca e poi di Caserta, Raffaele Nogaro ha reso servizio per 26 anni in una delle terre più difficili e contraddittorie del nostro paese, la Campania. Con passione, in queste pagine racconta e al tempo stesso denuncia il suo Sud, senza tirarsi indietro di fronte ai temi più scottanti, dall’immigrazione clandestina alla diffusa illegalità, dal recente caos della spazzatura al dramma del lavoro, assente, nero, precario, dal malgoverno della politica collusa con la camorra agli errori e ai silenzi (troppi) della Chiesa.
Indice
Introduzione - 1. «Ero straniero e mi avete accolto» - 2. Una vocazione contrastata - 3. Parroco al Nord, vescovo al Sud - 4. Il catechismo della legalità - 5. La Chiesa di frontiera e la politica - 6. Sempre e comunque no alla guerra - 7. Lo scandalo della povertà - 8. Gli immigrati non sono merce - 9. Come combattere la camorra - 10. Ambiente e salvaguardia del creato - 11. La Chiesa di Cristo - Epilogo Sulla croce senza reciprocità - «Amo la mia gente con le opere di misericordia»

