
Il presente saggio risponde all'appello del Santo Padre Benedetto XVI (discorso alla Curia Roma, 22 dicembre 2005),riguardante la necessità di una adeguata comprensione del Concilio Ecumenico Vaticana II, secondo un'ermeneutica della riforma nella continuità, offrendo una guida alla lettura dei testi conciliari relativi al rapporto tra la Chiesa e l'arte, con particolare riferimento al cap. VII della
Constítuzione Sacrosantum Concilíum.
L'intenzione è stata quella di ritornare alla fonte conciliare per riscoprire con oggettività, quello che è stato realmente proposto in relazione all'annuncio del Vangelo all'uomo contemporaneo attraverso la via pulchritudinis.
La Chiesa da moltissimo tempo si occupa di formazione al sacerdozio e di quella che oggi comunemente è denominata formazione permanente, tematica che è continuamente al centro di nuove sfide da affrontare. In questo ambito non è sufficiente, infatti, una preparazione puramente accademico-culturale per diventare o meglio ancora "essere" sacerdote secondo il cuore di Dio; come non basta la sola attenzione alla spiritualità, seppur forte e profonda. Il libro è diviso in due parti: la prima più speculativa, affonda le sue radici nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis; la seconda contiene utilissimi spunti più sapienziali, che offrono la possibilità di vedere maggiormente incarnata, l'idea di una formazione permanente, che passa, si trasmette e si vive nella vita di ogni giorno, tramite strumenti essenziali come ad esempio la lectio divina e l'approfondimento della Parola di Dio, anche in vista dell'omiletica.
Il volume raccoglie i lavori della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 2001 ("Il vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo"). L'Assemblea del Sinodo esprime un momento insigne del del processo sinodale, che ha una lunga preparazione e un articolato seguito. La presente pubblicazione permette di seguire l'iter dal momento dell'annuncio del tema, con relativi preliminari, fino all'Esortazione Apostolica Postsinodale "Pastoris gregis".
A 50 anni dall'apertura dei lavori del Concilio Vaticano II, la questione dell'ermeneutica conciliare suscita ancora un profondo dibattito fra gli storici e i teologi.
“Vogliamo focalizzare la nostra attenzione su tematiche importanti - e tanto più impegnative, quando si considera l’emergenza di questo particolare momento storico -: tematiche come la cooperazione e i regimi internazionali; la crisi globale ed etica; le regole della governance internazionale e della giustizia sociale; nonché il ruolo della sussidiarietà, della solidarietà e delle istituzioni democratiche. Lo faremo, avendo sempre come punto di riferimento quell’ideale di civitas delineato dal papa Benedetto XVI nella sua più recente enciclica. Di fatto, sempre di più la Caritas in veritate viene proposta come una grande pista per elaborare “la terza via”, o meglio una via nuova, che articoli un rapporto più umano e umanizzante tra i cittadini e le istituzioni…”
(dalla prefazione di S.E. Mons. Enrico dal Covolo)
Biografia
Flavio Felice è Professore ordinario di Dottrine economiche e politiche alla Pontificia Università Lateranense e presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton. È autore di diversi libri. Con la Lateran University Press ha pubblicato: Persona, impresa e mercato. L’economia sociale di mercato nella prospettiva del pensiero sociale cattolico (2010); Economia e persona. L’economia civile nel contesto teorico dell’economia sociale di mercato (2009).
Johann Spitzer è Professore a contratto di Globalizzazione e sviluppo dei paesi poveri presso la Pontificia Università Lateranense. È stato Chairman dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) per la Piccola e Media Azienda. Inoltre, è stato direttore generale dell’industria e consigliere di ministri in Perù, dove ha svolto diverse attività nel campo dello sviluppo economico e delle negoziazioni di trattati di commercio internazionale. Ha lavorato a progetti di sviluppo con la Banca Mondiale, CAF, BID, ONUDI e agenzie di cooperazione.
Autore
Nicola Ciola. Professore Ordinario di Cristologia e Decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Uni¬versità Lateranense. È Membro della Pontifi¬cia Accademia di Teologia e Socio dell’Acca¬demia Fulgina di Lettere Scienze e Arti. Con la Pontificia Università Lateranense ha pubblicato: Paradosso e mistero in Henri de Lu¬bac (1980); Studio bibliografico sulla cristologia in Italia (1984); Il dibattito ecclesiologico in Italia. Uno studio bibliografico (1986); La Dei Verbum trent’anni dopo. Miscellanea in onore di Padre Umberto Betti (PUL-Piemme, 1995); Spirito, eschaton e storia (Mursia-Pul, 1998). È anche autore dei seguenti volumi: Intro¬duzione alla cristologia, Queriniana, Brescia (1986, ²1991); Gesù Cristo nostra speranza. Saggio di escatologia in prospettiva trinitaria, EDB, Bologna (1988, 42008) in collabora¬zione con M. Bordoni; La crisi del teocentri¬smo trinitario nel Novecento Teologico, Deho¬niane, Roma (1993); Credo la vita nel mon¬do che verrà, San Paolo, Cinisello Balsamo (1995); Teologia trinitaria. Storia – metodo – prospettive, EDB, ²2000; Cristologia e Tri¬nità, Borla, Roma (²2010); Gesù Cristo Figlio di Dio. I. Vicenda storica e sviluppi della tradi¬zione ecclesiale, Borla, Roma (2012).
Commento
Il presente volume intende riflettere sull’im¬pulso che alcuni documenti del Concilio Va¬ticano II hanno dato al rinnovamento della teologia contemporanea. Si divide in due par¬ti. Nella prima vengono presentati alcuni sag¬gi che ruotano attorno a tre poli: Cristo, l’uo¬mo e la chiesa. Essi rappresentano il centro di tutto l’insegnamento del Vaticano II. È stata proprio la natura della celebrazione del Con¬cilio (dimensione pastorale) insieme alla novità del suo insegnamento, ad operare un ripensa¬mento profondo delle prospettive dottrinali. La presente riflessione non poteva però, non tenere conto del più recente dibattito intor¬no all’ermeneutica del Vaticano II. L’interesse per l’interpretazione del Vaticano II è presente prevalentemente nella seconda parte di que¬sto lavoro dove si trovano contributi a più mani, quasi dei piccoli segmenti di storia del rinnovamento del metodo teologico, ricostru¬ibili tendendo conto, questa volta, sì, anche della ricezione dell’evento conciliare. Si tratta del risultato di interessi di studio dell’autore e di giovani studiosi che hanno indagato sulle fonti, per comprendere la genesi e gli sviluppi di alcuni testi: in particolare l’Optatam totius, la Dei Verbum (attraverso il sodalizio Florit- Betti), la Gaudium et Spes. Da tutto l’insie¬me del materiale offerto in questo volume, si evince come l’evento conciliare sia stato dav¬vero l’epicentro del rinnovamento del metodo teologico della teologia contemporanea.
Il tema del pellegrinaggio cristiano viene affrontato per via introduttoria e nella sua qualità di azione ecclesiale pastoralmente rilevante. Una prospettiva che aiuta a comprendere in che senso la ripresa del pellegrinaggio sia connessa al fenomeno della mobilità post-moderna e come possa, perciò, costituire uno strumento e un ambito della Nuova evangelizzazione, da indagare anche con metodo teologico-pastorale.
Biografia
Paolo Asolan
È professore di Teologia pastorale fondamentale e speciale alla Pontificia Università Lateranense (Pontifico Istituto Pastorale Redemptor Hominis e ISSR Ecclesia Mater). Pellegrino, membro della Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia, Cappellano del Capitolo romano della medesima Confraternita. Con la Lateran University Press ha pubblicato: Perché Dio entri nel mondo (2011); con Tiago Freitas ha curato il volume di Sergio Lanza Opus Lateranum (2012).
Negli ultimissimi anni, le continue fratture internazionali e le persistenti minacce facilitano il riemergere del significato più profondo del vocabolo "pace". D'altra parte, se anche oggi riscontriamo una "deficienza strutturale" nell'ordine internazionale e nella sua governance, non possiamo credere di poterla colmare con costruzioni artificiose. Gli autori che hanno contributo al volume hanno accettato una sfida importante. Ciascuno ha accolto l'invito di fare fino in fondo il proprio mestiere, lasciandosi interpellare dai tentativi di soluzione delle situazioni problematiche portati in dote dai propri interlocutori. L'economista, il sociologo, il politologo, il giurista e il teologo non hanno avanzato la pretesa di invadere il campo altrui, né tanto meno si sono chiusi nel proprio labirinto disciplinare. Hanno accettato la sfida del confronto critico, tipico dell'approccio transdisciplinare. Un approccio che non giustappone in modo asettico le questioni etiche a quelle socio-politiche né sostituisce, confondendole, le une alle altre. Quanto, piuttosto, un approccio tipicamente sturziano alle questioni socio-politiche che attraversa le singole discipline, nel loro oggetto comune, l'homo agens, e lega tra loro le questioni ritenute rilevanti sulla base di una prospettiva antropologica dichiarata: la centralità ontologica, metodologica e morale della persona.
"Da queste pagine emerge la passione di Mons. dal Covolo per l'educazione delle nuove generazioni, vocazione che egli ha sempre vissuto e alla quale è sempre rimasto fedele nella molteplicità dei ministeri che ha esercitato." (dalla Presentazione)
Il Concilio Vaticano II ha rappresentato una tappa significativa nella storia della Chiesa e rappresenta tuttora, a quasi cinquant'anni dalla sua conclusione, un punto di riferimento non solo nel campo della proposta magisteriale, ma anche nel campo dell'investigazione teologica. La Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum è da ritenersi fra i documenti centrali del Concilio. Il presente lavoro intende da una parte evidenziare un aspetto della ricca tematica della rivelazione, riguardante la sua fase trasmissiva legata alla vicenda ecclesiale nel suo storico snodarsi; dall'altra parte intende mettere a fuoco la novità del Vaticano II rispetto a precedenti impostazioni teologiche, che limitavano il problema della trasmissione della rivelazione all'indagine circa l'uguaglianza o la disuguaglianza contenutistica delle "fonti" della rivelazione, la Tradizione e la Scrittura. Il presente volume offre, in una prima parte, un bilancio dei rapporti fra Tradizione e Scrittura così come si sono andati configurando nella storia del pensiero teologico fino al Vaticano I. Una seconda parte ricostruisce analiticamente l'ampio e travagliato dibattito su questo tema all'interno dell'iter conciliare del Vaticano II. E una terza parte colloca il tema dei rapporti fra Tradizione e Scrittura nel più ampio orizzonte del cammino della Parola di Dio nel tempo della Chiesa.
Perché i papi, a un certo punto della storia, hanno cominciato a scrivere encicliche sociali? Prima di allora, la Chiesa non aveva un suo insegnamento in materia? È la società che rende cattivo l'uomo, o viceversa? Per rispondere a queste domande, occorre seguire, enciclica dopo enciclica e senza trascurare il Concilio Vaticano II, il tragitto del magistero pontificio rispetto alle problematiche sociali degli ultimi due secoli: ne emerge un pensiero sempre attuale, capace di interpretare i singoli momenti storici e di proporre risposte che hanno spesso anticipato le migliori acquisizioni della cultura contemporanea. L'ideale della fraternità e solidarietà tra i singoli e tra i popoli, la pace come frutto della giustizia, i diritti dell'uomo che precedono gli ordinamenti positivi degli stati, l'equità come fondamento della giustizia e della legalità, il valore del lavoro come occasione per la realizzazione di sé in senso personale e sociale, la sussidiarietà orizzontale come condizione di una soggettività sociale più ricca, il prevalere del bene comune rispetto agli interessi di parte, i diritti educativi della famiglia di fronte allo stato e l'impegno delle religioni a favore della pace perché "non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio" (Benedetto XVI): questi ideali fanno ormai parte del patrimonio etico di gran parte dell'umanità e sono spesso sanciti nelle convenzioni internazionali.
"La Provvidenza mi ha permesso di partecipare a tutte le sessioni dell'assemblea. Sono profondamente convinto che il Vaticano II ha dotato la Chiesa della nostra epoca del linguaggio autentico dello Spirito Santo, che dobbiamo seguire, incarnandolo nella vita sia comunitaria sia individuale, secondo la vocazione di ciascuno e il 'grado del dono' ricevuto. Questo riguarda ogni cristiano, ogni religioso, ogni prete, ogni vescovo e per conseguenza il vescovo di Roma, successore di Pietro. Ne ero convinto il 16 ottobre 1978. Mi sono affidato allo Spirito Santo che si è rivolto alla Chiesa e al mondo attuale anche oggi e cerco, secondo le mie forze, di professare e di realizzare ciò che credo." (Giovanni Paolo II)