
Atti del convegno UCID-UNIAPAC dal titolo imprenditori e dirigenti cristiani per il futuro dell'Europa", tenutosi a Milano presso l'Università Cattolica del S.Cuore 1-2/02/2008. " Interessantissimo volume che alla luce dell'ultima Enciclica del Santo Padre Caritas in Veritate", con interventi in chiave economica - cristiana di personaggi come il Card.Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano; Lorenzo Ornaghi, Rettore dell'Università Catt.S.Cuore; Mario Mauro, Vicepresidente del Parlamento Europeo e molti altri. "
Il pontefice Paolo VI, che portò a compimento 1 intuizione giovannea di un nuovo Concilio per la Chiesa universale, il 15 dicembre 1965 affermò: «II Concilio non è un vento effimero e passeggero, come tanti eventi sono nella cronaca della Chiesa e del mondo; è un evento che prolunga i suoi effetti ben oltre il periodo della sua effettiva celebrazione. Deve durare, deve farsi sentire, deve influire sulla vita della Chiesa». L´apporto dei vescovi sardi all´assise conciliare del Vaticano II (1962-1965) si articola in due volumi: il primo raccoglie le fonti; il secondo offrirà uno studio specifico di natura storico-teologico-pastorale sui singoli contributi offerti dai venti presuli isolani (o che in seguito avrebbero lavorato nella Chiesa sarda) durante le quattro sessioni conciliari.
Il presente libro riunisce le fonti in lingua latina e offre una visione omogenea su ambito regionale circa l´apporto offerto dalla Chiesa sarda attraverso cinque dimensioni: fase antepreparatoria (Consilia et vota del 1959); discorsi tenuti in Aula; scritti inviati alla Commissione Centrale sugli argomenti che, di volta in volta, venivano affrontati; sottoscrizioni a interventi proposti in Aula da altri vescovi; lettera collettiva dell´episcopato del febbraio 1962 sul Concilio.
La pubblicazione delle fonti risulta originale in quanto costituisce, insieme a una simile edizione sui vescovi pugliesi edita nel 2007, una novità su ambito nazionale per quanto riguarda una conferenza episcopale regionale. La riflessione dei presuli sardi al Vaticano II non fu né originale né innovativa: essa era simile a quella del restante episcopato italiano che non era abituato a lavorare collegialmente ed era sottoposto a un severo controllo della Curia Romana. Questa esperienza segnò profondamente l´episcopato isolano: i vescovi si lasciarono plasmare dalle idee nuove che affioravano gradualmente, divenendo quasi discepoli dei nuovi maestri dell´ecclesiologia conciliare; inoltre, divennero i primi divulgatori del rinnovamento conciliare aprendo un capitolo nuovo nella storia della Chiesa isolana.
Infine, la presente opera intende offrire agli studiosi uno strumento di lavoro per verificare, a cinquant´anni dalla sua inaugurazione, quanto quell´evento abbia inciso sul tessuto ecclesiale delle diocesi della Sardegna e, nel contempo, stimolare studi interdisciplinari.
Sul concilio Vaticano II esiste un’abbondante bibliografia “dotta”, per addetti ai lavori. Ma è difficile trovare una guida facile e divulgativa, destinata a chi voglia rendersi conto di che cosa è successo al Vaticano II, di quello che eravamo prima e dei cambiamenti avvenuti – insomma delle conseguenze delle principali decisioni prese, dell’influsso avuto dal concilio sul presente.
Questo libro, invece, redatto in forma sintetica e comprensibile a tutti, vuol essere una prima, semplice introduzione al Vaticano II: per chi non l’ha vissuto e per chi – nelle nuove generazioni, ma non solo – desidera avere una informazione essenziale. Queste pagine partono dal presupposto che tante cose spesso date per scontate, per molti non sono né ovvie né conosciute a motivo della distanza culturale esistente fra il tempo del concilio e il nostro tempo: ecco perché capita di sentirsi estranei ai dibattiti in corso sull’evento del Vaticano II, sulla sua interpretazione, sulla sua applicazione.
L’autore accompagna allora in questa scoperta, senza la presunzione di raggiungere l’obiettività assoluta, ma nella certezza di cercarla. Per comprendere meglio il presente alla luce di quell’evento ecclesiale straordinario di mezzo secolo fa. E per ritrovare l’umile fierezza e la gioia unica di essere cristiani anche in questo nostro tempo.
Descrizione dell'opera
Per trovare la felicità dobbiamo metterci in gioco, ogni volta di nuovo, ogni volta nuovi.
Sommario
1. Adagio adagio, verso una fontana. 2. Tre strani pellegrini. 3. Tra la sindrome di Peter Pan e quella di Giona. 4. Passi di un «sì» d'amore. 5. Il sentiero della testimonianza: «seminatori di fiducia e speranza». 6. Il sentiero delle relazioni: i volti. 7. Il sentiero della formazione: sulle tracce di Gesù, Maestro ed Educatore. 8. Coltivatori di sicomori. Per concludere.
Note sull'autore
FRANCESCO CACUCCI (Bari, 26.4.1943), sacerdote dal 1966, è stato parroco, docente di teologia, vescovo ausiliare della sua diocesi (1987-1993), arcivescovo di Otranto (1993-1999). Dal settembre 1999 è arcivescovo di Bari-Bitonto e dal 2005 è presidente del Comitato dei congressi eucaristici nazionali. È inoltre vicepresidente della Conferenza Episcopale Pugliese e membro della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Tra le varie pubblicazioni segnaliamo: Teologia dell'immagine: prospettive attuali, Roma 21971; Il prete nel cinema italiano, Bari 1980; La domenica pasqua settimanale. Per un cammino mistagogico nell'anno liturgico. Ciclo/A, Città del Vaticano 2004. Presso le EDB ha pubblicato: Catechesi liturgia vita. Una proposta pastorale (22000); La mistagogia. Una scelta pastorale (2006); la Via crucis tradizionale Croce di Cristo, mia unica speranza (2006); All'ombra della croce. Via Crucis. Schema biblico. A caratteri grandi (2007).
"Periferia è ogni uomo costretto a vivere ai margini della storia e delle relazioni. Ed è a lui che sentiamo l'urgenza di far arrivare l'annuncio della misericordia di Dio, anche attraverso la testimonianza delle nostre comunità". Ecco allora delineato il percorso: tenendo gli occhi fissi sullo splendore dell'evento di Pentecoste (che spalanca le porte chiuse dalla paura e accende nel cuore di ogni uomo la speranza), ci lasceremo accompagnare dall'esperienza della samaritana; e il suo incontro con Gesù ci aiuterà a vivere i vari tempi dell'anno liturgico.
"Il signore scende fino alla soglia in cui il Regno dei Cieli diventa Regno della terra, e stende le sue mani sulla coppia: uomo e donna".
Alla luce dei due sinodi sulla famiglia, la diocesi di Bari-Bitonto riflette su come coinvolgere la comunità cristiana soprattutto là dove le famiglie vivono una fragilità di relazioni. A tal fine, in questo documento, è stato scelto il baricentro della "giovinezza" e delle relazioni tra generazioni, scegliendo, come riferimento per la riflessione, la storia di Giuseppe e i suoi fratelli.
Il cammino pastorale dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto prende avvio dalla memoria dell’incontro ecumenico per la pace nel Medio Oriente, che ha visto confluire a Bari il 7 luglio scorso papa Francesco e i patriarchi e i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente.
La scelta per l’anno pastorale che sta per avviarsi è quella di tornare alle origini, soffermandosi sul libro degli Atti degli apostoli. «Seguendo il percorso dell’anno liturgico e la scansione annuncio, celebrazione, vita, partiremo dalla Parola annunciata nel libro degli Atti per discernere in essa e tramite essa indicazioni essenziali nell’ambito liturgico e caritativo, con la certezza che ogni comunità saprà svilupparle mediante un’attenta lettura dei segni dei tempi, suggerita e illuminata dallo Spirito».
Sommario
Introduzione. Sguardo d’insieme. I. Una Chiesa in discernimento. II. Una Chiesa in crescita. III. Una Chiesa tra contraddizioni e persecuzioni. IV. Una Chiesa alla luce del Risorto e dello Spirito. V. Una Chiesa sempre in cammino. Conclusione.
Note sull'autore
Francesco Cacucci (Bari, 26.4.1943), sacerdote dal 1966, è stato parroco, docente di teologia, vescovo ausiliare della sua diocesi (1987-1993), arcivescovo di Otranto (1993-1999). Dal settembre 1999 è arcivescovo di Bari-Bitonto. Presso le EDB ha pubblicato: Catechesi liturgia vita. Una proposta pastorale (22000); La mistagogia. Una scelta pastorale (2006); Croce di Cristo, mia unica speranza. Via Crucis. A caratteri grandi (2006); All’ombra della croce. Via Crucis. Schema biblico. A caratteri grandi (2007); Cerca e troverai. Per un impegno educativo vocazionale (2012); Lo Splendore della speranza. Verso le periferie della storia (2013); Rinascere all’amore. Il mistero di Nicodèmo (2014); Con il cuore di Dio. Famiglie in cammino (2016); Di generazione in generazione. Giovani e famiglia (2017).
Con il concilio di Costanza (1414-1418), che pone fine allo scisma d'Occidente, il Concilio afferma la propria identità con la Chiesa, presieduta da Cristo, e dunque la propria superiorità sul papa nei casi di fede, pace e riforma. Con il concilio di Pavia-Siena (1424-1424), la dirompenza di questi principi posti come lex fundamentalis della Chiesa e del postulato dell'infallibilità del Concilio in quanto ispirato dallo Spirito Santo iniziano a emergere, ma sarà solo a Basilea che si riveleranno pienamente, con la dichiarazione da parte del Concilio della propria autonomia come rappresentazione della Chiesa. L'assemblea sostituisce il presidente papale con uno proprio dandosi un'articolazione e una procedura complesse, destinate alla stabilità istituzionale. Allo stesso modo la liturgia si lega sempre più al motivo pneumatologico. La fede nella perfezione del modello elaborato sarà però anche una gabbia. La puntigliosità delle pretese nel processo a Eugenio IV nel 1432-1434, la rottura del 1436-1437, la dogmatizzazione dei decreti di Costanza nel 1439 e il nuovo scisma ne saranno le conseguenze estreme, che riveleranno come tali principi si riducano a strumento di legittimazione del concilio su un piano istituzionale, che ne impedirà lo scioglimento per quasi due decenni. Ma gli infiniti dibattiti rivelarono anche la forza di quei principi: molti elementi sopravviveranno come la liturgia, codificata proprio dai fautori della monarchia papale.
La Chiesa sta celebrando l'Anno della fede. Ho pensato oprtuno allora aiutarvi a rispondere alla seguente domanda: è ragionevole oggi credere? Oppure dobbiamo ritenere che la fede sia ormai un'attitudine che non esce più assolta dal tribunale della ragione?