
In un'epoca contraddistinta dall'esigenza di conoscenza effettiva e specialistica, ma purtroppo inquinata da troppe conoscenze presunte e generiche, sembra oggi più che mai necessario rivolgersi allo strumento epistemologico della riflessione filosofica. Dunque, cosa significa "conoscere", e perché dobbiamo conoscere? Ci sono conoscenze effettivamente possibili? Hanno senso i giudizi estetici sul bello e sul brutto, e i giudizi etici sul bene e sul male? Le credenze religiose assurgono allo status di conoscenza? Che tipo di sapere è il sapere scientifico? Quali intrecci riescono davvero a instaurarsi tra estetica, religione, scienza ed etica? Queste le domande a cui rispondono alcuni dei più autorevoli filosofi contemporanei: Maurizio Ferraris, Giulio Giorello, Christopher Hughes, Eugenio Lecaldano e Nicla Vassallo. Un'analisi delle esperienze conoscitive essenziali, che traccia una mappa del percorso dell'essere umano, alla ricerca di un'approfondita concezione di sé, del mondo che lo circonda e della propria esistenza.
La crisi ambientale, pur nella sua estrema gravità, ci ha fatto prendere coscienza del comune destino di tutti gli esseri che vivono sul nostro pianeta, ricordandoci il rispetto che a ciascuno di essi è dovuto. In questo senso, essa può costituire un'occasione straordinaria, sia per reimpostare in modo corretto il rapporto tra uomo e natura, in particolare, attraverso il superamento della mentalità meccanicistica e dell'antropocentrismo sfrenato, che hanno dominato in questi ultimi secoli, sia per riprogettare in termini nuovi il rapporto tra uomo e uomo e tra stato e stato. Il superamento della crisi ambientale implica infatti profonde trasformazioni a ogni livello: economico, politico, sociale, scientifico, tecnologico, culturale. Proprio per questi suoi tratti, l'ecologia rivela una valenza fortemente utopica, di progetto per una società più giusta e prospera. I saggi di questo volume propongono principi e norme etiche che, oltre a provocare un cambiamento nei comportamenti quotidiani di ciascuno di noi, implicano anche un mutamento della prassi sociale nella sua globalità.
Da una fortunata rubrica de "Il Sole 24Ore" alle librerie italiane. Massarenti ripete che la sua è un'operazione che vorrebbe "sgonfiare" i concetti un po' tronfi (e incomprensibili) dei filosofi di professione. Ecco quindi una raccolta di voci che, tratte da temi, eventi, figure dall'esperienza quotidiana più minuta o da singoli fatti politici e declinate in senso morale, sono in grado di comporre un ideale dizionario filosofico a partire dalla realtà quotidiana; una ridefinizione attenta di grandi idee morali e sociali (la felicità, la libertà, la ricchezza), che raccolte in un unico volume, e affidate alla coscienza e intelligenza del lettore, compongono un manuale per ragionare più lucidamente e quindi vivere un po' meglio.
La comparazione è un'attività fondamentale della mente umana: seleziona rendendo possibile l'apprendimento del nuovo e creando schemi di rappresentazione sempre in movimento. La varietà dell'approccio metodologico comparativo è infinita, ma l'individuazione del tipo di comparazione adottata dalle varie discipline è determinante per comprendere la portata, oltre che i limiti, dei molteplici studi comparatistici. L'epistemologia della comparazione è dunque fondamentalmente dialettica: in virtù di essa la negazione del Sé in rapporto all'altro è un percorso privilegiato che consente di pervenire alla conoscenza più perfetta di Sé, dell'Altro e della loro relazione, che viene creata nell'atto stesso della comparazione, promettendo possibili trasformazioni.
La filosofia è oggi chiamata a un compito antico: quello di affiancarsi alle terapie del disagio diffuso, anzi di precederle in una relazione non medicalizzata e dunque non terapeutica. Ma cosa potrà significare in questo caso "cura" e ci sarà davvero uno spazio sociale per una simile pratica filosofica? Questo libro analizza luci e ombre del fenomeno: non si tratta di rifiutare la consulenza filosofica ma di evitare il rischio di una banalizzazione della filosofia stessa, producendo invece uno sprone verso l'esercizio pratico e la concretezza, il che non è certo poco.
Se non sapessimo fare elenchi non potremmo ordinare il mondo, conoscere la Natura, il passato e il presente, contare, fare delle scelte. Ma se dovessimo fare elenchi completi la gente si addormenterebbe, i discorsi si farebbero infiniti e noiosi. La mente umana ha inventato un piccolo marchingno, che consiste, fatte le prime considerazioni, nel dire "e così via, eccetera". In questo libro il filosofo Derrida si diverte a spiegare quanto è stato importante, per il pensiero filosofico di tutti i tempi, avere a disposizione questa congiunzione.
Non un trattato sulla verità (de veritate) ma un discorso ex veritate, che raggiunge l’esistenza dalla verità, perché la verità che non può non interessare l’uomo è quella che lo interpella come esistenza. La verità che lo chiama a esistere, non semplicemente a vivere, o a essere. La valenza di queste tre parole deve essere approfondita nella loro correlazione, ciascuna rappresenta infatti un enigma per il pensiero. La chiave interpretativa è allora l’interrogazione della verità, che attraverso tali parole si esprime ma insieme non evita di farsi equivocare. Perché s’intende non come una verità maiuscola, assoluta, che domina l’essere e il tempo, bensì minuscola, perché si fa solo nei discorsi degli uomini, tuttavia capace di convocarli e tenerli a colloquio gli uni con gli altri.
Un saggio sul senso di gratuita che ogni uomo avverte di fronte al dono. Il senso di gratuita che ogni uomo avverte di fronte al dono, ha la sua origine nella irrefutabile gratuita dell'esistenza in ogni suo aspetto e comparsa, dal linguaggio all'uso delle cose, dal pensiero dell'esserci a quello del futuro, dall'esaltazione di gioia al dolore del male. Non c'e cosa che possa sfuggire alla rivelazione del suo dono, perche non c'e cosa che possa apparire senza senso. La consapevolezza di questo fatto porta l'uomo al rendimento di grazie, come alla piu profonda e insuperabile confessione di se e delle cose, come anche al migliore gesto di apprezzamento dell'esperienza intera. L'aria positiva e fiduciosa, che domina il presente saggio, si deve principalmente a una riflessione sul fenomeno delle culture storiche o tradizionali, che mostrano tutte un senso complessivamente gratuito e salvifico dell'esistenza.
L' angoscia assale l'individuo, lasciandolo solo con sè stesso, nelle situazioni più disparate : quando deve decidere del proprio futuro scegliendo tra molteplici possibilità, ma anche quando è costretto a fare i conti con i suoi limiti e le sue colpe, con le insidie della vita, con i momenti di solitudine, con la coscienza del proprio destino caduco. Il presente volume scandaglia il ruolo centrale che questa "parola-chiave" della filosofia ha avuto non solo nei grandi rappresentanti della tradizione esistenzialistica ma anche in ambito psicoanalitico e teologico, nonché nella discussione sulla aggressività umana e sulle potenzialità distruttive della tecnocrazia.
In fondo al vaso di Pandora, dice il mito, c'è la speranza che, talvolta, illudendo, può deludere. Dai tornanti della riflessione filosofica e da quelli dell'impegno politico, questo dialogo conduce alla conclusione che solo un amore maturo e, dunque parziale e non paranoico, rispettoso della vita e non sprezzante, può fondare, in questo tempo, una speranza che non si rovesci nel suo contrario.