
In "una prospettiva storiografica veramente nuova, nella quale molti aspetti e motivi della drammatica vicenda filosofica e umana del Bruno trovano finalmente una collocazione più esatta, una vera e propria storia dell'ermetismo, al di là della stessa esperienza bruniana, sino agli anni di Campanella e oltre, alle origini di tendenze filosofiche, movimenti religiosi e ideologie politiche che continuarono a operare anche nella nuova realtà dell'Europa seicentesca e settecentesca". (Cesare Vasoli)
La Storia dell'ermeneutica rappresenta la prima ricostruzione esaustiva dello sviluppo storico dell'ermeneutica. L'autore non solo discute pensatori come Platone, Vico, Dilthey, Nietzsche, Heidegger, Gadamer, Habermas, e Derrida, ma prende in considerazione anche il contributo di figure collocate al di fuori del canone contemporaneo dei maîtres à penser, dai filosofi della Riforma, agli interpreti biblici dell'illuminismo tedesco fino ai pensatori contemporanei. I primi due capitoli sono dedicati alla storia dell'arte dell'interpretazione, dalle sue origini greco-antiche come tecnica di trasmissione dei messaggi divini da parte di poeti e oracoli, fino al diciannovesimo secolo, epoca caratterizzata da una rinnovata consapevolezza del problema della tradizione e dall'influenza del positivismo sulla teoria della intero relazione. Nei tre capitoli successivi, Ferraris esamina il processo di universalizzazione della sfera della interpretazione avviato da Heidegger, lo sviluppo dell'ermeneutica filosofica con Gadamer e Derrida, e il rapporto tra ermeneutica e epistemologia, da un lato, e scienze umane, dall'altro. Si tratta di uno strumento per i filosofi e per gli studiosi di discipline quali la teoria della letteratura, la storia delle idee e delle religioni, la storia e le scienze sociali. Allo stesso tempo, la presentazione chiara e concisa dello sviluppo storico dell'ermeneutica fa di questo manuale un eccellente strumento in corsi introduttivi e avanzati.
Si tratta di due scritti in forma di orazione", uno di metafisica e uno di metodo filosofico. Con testo latino a fronte. "
Anneo Cornuto, stoico di età neroniana con variegati interessi letterari e filosofici, fu il maestro dei poeti Lucano e Persio: quest'ultimo, alla morte, gli lasciò in eredità la sua biblioteca, con circa settecento libri di Crisippo. L'unica opera dell'autore non frammentaria pervenutaci è il Compendio di teologia greca, un manuale diretto a un giovane allievo e incentrato sull'interpretazione allegorico-etimologica dei miti greci relativi agli dèi e dei loro nomi ed epiteti.
Il "Visnu Purana" è un poema enciclopedico tra i più amati e letti non solo in India, ma in tutto il mondo. Un testo per chiunque voglia capire la cultura vedica, la sua spiritualità, la sua storia e la sua mitologia. Presentato in forma di dialogo tra Parasara e il suo allievo Maitreya, nel "Visnu Purana" a si trovano riferimenti alla visione del divino (maschile e femminile) e a conoscenze scientifiche avanzate sul cosmo e sulla Terra. A conclusione dell'opera, un capitolo profetico è dedicato alla nostra era, ultima del ciclo conosciuto come Età Oscura, e rispecchia con incredibile verosimiglianza il degrado del tempo presente.
Fin da piccoli abbiamo imparato che 2+2=4, probabilmente senza mai chiederci di che cosa stiamo parlando. Esiste davvero il "2"? E, se sì, che oggetto è e "dove" si trova? Quanto le nostre intuizioni preteoriche sull'esistenza siano incerte lo si può verificare prendendo in considerazione molte asserzioni ordinarie, non solo scientifiche. Impariamo, ad esempio, che "Enea fuggì da Troia portando il vecchio padre Anchise sulle spalle", ma se Enea non esiste di che cosa stiamo parlando? Ci verrebbe da dire che "Enea" è il nome di un'idea poetica, ma pensarci bene, un'idea che cos'è? L'ontologia cerca di dotarci di qualche strumento per riflettere, in modo meno ingenuo, su problemi di questo tipo. Con questo libro, Paolo Valore ci offre una guida allo studio dell'ontologia pensata appositamente per un pubblico di profani. L'idea di questo volume è quella di raccogliere gli strumenti concettuali di base, senza eccessive preoccupazioni di ricostruzione storica o genetica, e di mostrarne le applicazioni possibili mediante esemplificazioni e problemi aperti.
Karl Löwith (1897-1973) è stata una delle figure più significative del panorama intellettuale del XX secolo. Formatosi alla scuola di Husserl e Heidegger, nella Germania inquieta del primo dopoguerra, dedicò le sue prime indagini - oltre che alla rielaborazione delle tematiche fenomenologiche - al confronto con Hegel, Kierkegaard, Marx, Weber e soprattutto Nietzsche e Burckhardt, nel tentativo di aprire una strada di fronte alla radicale disumanizzazione portata dal nichilismo moderno e dallo stesso avvento del nazismo. A questa prima fase seguì la celebre polemica contro i surrogati secolari della fede cristiana e contro il "nichilismo cosmologico" cui saremmo condannati in un mondo reso assurdo e senza senso dalla "morte di Dio". Per Löwith se il Dio biblico diviene non più credibile, è alla nozione precristiana di natura che occorre, invece, di nuovo volgersi: anche l'uomo e la sua soggettività devono tornare ad appartenere all'ordine naturale del mondo. È precisamente tra Dio e nulla che Löwith, "al di là" di Nietzsche, ha cercato una strada praticabile. Franceschelli ripercorre l'intero arco di questa intensa avventura del pensiero: dagli esordi degli anni venti ai saggi sul buddismo, su Spinoza e Valéry. La lezione di Karl Löwith emerge qui in tutta la sua ricchezza e attualità: un salutare e sobrio affrancamento dall'orizzonte metafisico, che consente di fronteggiare le sfide teoriche - e pratiche - del disincanto moderno.
La metafisica è spesso presentata come se costituisse un discorso chiuso, completo. Sarà per questa ragione che non si la considera importante per la vita, che è complessa, esitante. La metafisica sarà fantascienza, oppio per la ragione? Essa corrisponde però a una vera esigenza della ragione umana. Non sarà l'esigenza di possedere una verità ultima in cui tutti i problemi dell'esistenza troveranno la loro soluzione, ma una necessità che appartiene intrinsecamente all'intelletto. L'intelletto umano non si soddisfa di qualsiasi ragione, lotta contro ogni rischio d'illusione, desidera una soddisfazione che sia proporzionata alle sue possibilità. Il libro si divide in due parti. La prima, una sorta di cammino ascendente, interpreta la figura che, nella filosofia del linguaggio, si chiama "analogia". La seconda parte, un cammino discende, esamina la sequenza del trascendentali proposta da Tommaso d'Aquino, interpretata integrando gli sforzi della filosofia dei nostri tempi.