
Il testo intende offrire in breve e con uno stile discorsivo un'immagine della filosofia a coloro che nella loro formazione non hanno mai avuto l'occasione di studiarla direttamente. Per far questo i sei capitoli ripercorrono le principali tappe storiche della filosofia (origini, antichità, tarda antichità e medioevo, modernità, età contemporanea, prospettive future), scegliendo alcune figure più rappresentative e mostrando come tale itinerario metta sempre più in evidenza un compito cruciale: la difesa della realtà dell'uomo. Il carattere del testo lo rende un'alternativa sia alle introduzioni semplicemente storiche che facilmente disorientano, sia a quelle propriamente "teoretiche" che spesso suppongono una lettura aprioristica della storia della filosofia.
Analisi approfondita del concetto di "intenzione", di quanto e come influisca nel determinare un'azione. Il saggio occupa un posto di primissimo piano nel campo dell'etica contemporanea. Questo testo, pubblicato per la prima volta in italiano, è stato definito da alcuni come il più importante trattato sull'azione dopo Aristotele. Rappresenta uno dei capolavori della filosofia anglosassone del ventesimo secolo ed ha ormai acquisito lo statuto di un classico del pensiero filosofico. Le conclusioni a cui perviene la Anscombe in questo libro hanno schiuso un'intero panorama di indagine filosofica, oggi comunemente noto come teoria dell'azione.
La Metafisica è l'opera più famosa di Aristotele. Si tratta degli appunti che Aristotele preparava per le sue lezioni all'interno del Peripato. Lo Stagirita pone qui i problemi fondamentali sull'essere e sul perché del divenire ricercandone le cause e i principi primi.
Un filosofo e un fisico a confronto. La verità, secondo Krishnamurti, è un territorio senza sentieri tracciati. Qualcosa che l'uomo può raggiungere solo attraverso l'osservazione, e non con l'introspezione analitica. Ma che cos'è, poi, la verità? Che ruolo occupa nella vita dell'uomo? Conflitti individuali e collettivi e la possibilità di superarli: di questo il filosofo discute con David Bohm, uno dei più grandi fisici del nostro secolo.
"Non è esistito forse nessun periodo in cui, più che nel romanticismo, attraverso l'estetica i motivi dell'esperienza artistica sono divenuti momenti della speculazione filosofica, e i momenti della speculazione filosofica momenti dell'esperienza artistica. Pensiero e arte agiscono e interagiscono continuamente l'uno sull'altra e tutti gli aspetti della vita spirituale cospirano a una profonda unità di cultura il cui centro, realmente vivente e operante, è costituito dalla filosofia. Via via che questa connessione fra arte e filosofia si fa più intima, l'estetica diviene sempre più ampia, sistematica e filosoficamente profonda, tendendo a divenire essa stessa il centro della filosofia: ciò proprio quando l'arte, intimamente fusa con la filosofia, diviene il centro di raccordo dei vari aspetti della cultura. Sull'orizzonte della cultura romantica passano vari valori spirituali: filosofia, morale, scienza della natura, arte, religione, poi di nuovo filosofia; e l'arte, tanto l'arte figurativa quanto, e soprattutto, la poesia e la prosa d'arte, si atteggia variamente in questi passaggi, acquista sempre nuove esperienze, finché alla fine è così piena, così matura e carica di significati culturali, che può per un momento dominare la scena a scapito della stessa filosofia. E questo è appunto il momento che, nel piano dell'estetica, ha avuto come massimo esponente Friedrich Schelling." (Dalla Postfazione di Giulio Preti)
Il processo cosmico, come processo di realizzazione del vero e del buono nella forma concreta del bello, è un processo estetico. Iniziato dalla natura, tale processo prosegue attraverso l'opera dell'uomo. La bellezza prodotta dall'arte, al pari di ogni altra bellezza, non è né mera materialità né mera soggettività, ma "luce materializzata" e "materia illuminata". L'arte ha dunque la funzione di contribuire attraverso la bellezza alla piena realizzazione del processo cosmico; tuttavia, tale realizzazione è più prefigurata e profeticamente anticipata che non compiuta: luogo di intersezione tra il cielo e la terra, il bello che ci è dato dall'arte apre la via verso la bellezza futura, simile in questo all'altro facitore di ponti, l'amore.
I valori non negoziabili della legge naturale difesi e spiegati con fare divertente. Il politico di estrazione levantina, lo psicologo presenzialista del tubo catodico, il cattedratico corsivista d'eccezione su tabloid nazionali e non, e altri simili maitres a penser, hanno ormai persuaso i piu' di un fatto strano e inquietante. Il fatto e' il seguente: il sostantivo diritto" deve essere applicato ad una serie di atti che invece di recare felicita' all'uomo lo deprimono e lo umiliano. "Diritti" come quello di non sapere che faccia avrebbe avuto il figlio soppresso nel ventre della madre, o di farsi uccidere grazie ad una firmetta a pie' di pagina sul proprio testamento biologico, o di mandare a fondo un matrimonio quando i fiori sull'altare sono ancora freschi, regalano drammi e ferite laceranti a molti. Un diritto invece e' un qualcosa di buono che appaga l'uomo in profondita'. Lo gratifica perche' lo realizza. "
La fiducia genera futuro, amplia la realtà, trasforma l'inevitabile in imprevedibile, dà credito a una possibilità, è condizione di un bene condiviso.
Ma oggi vive sotto l'assedio del rischio, della paura, del sospetto e fatica a spalancare finestre sull'avvenire, sospesa tra accuse di ingenuità o di neutralità.
Una deriva senza uscita?
Un saggio a più mani, una piccola spilla per poter riannodare i legami, per investire ripartendo dalla fiducia.
Nel testo, frutto di un investimento convinto nel dialogo interdisciplinare, competenze ed esperienze sociologiche, economiche, giuridiche e filosofiche convergono nella costruzione di ragioni di speranza; così le voci di Baldassare Pastore, Monica Martinelli, Stefano e Vera Zamagni s'incontrano per aiutare a tessere reti di convivenza, responsabilità e apertura generativa verso il futuro attraverso quella corda invisibile e intangibile che è la fiducia.
In questo saggio breve scritto immediatamente dopo la fine delle ostilità e la sconfitta dell'Impero tedesco - l'unico lavoro rimasto inedito in Italia dello scrittore tedesco - Jünger analizza con una prosa ispirata e toccante l'esperienza e le conseguenze materiali e spirituali del disastro della Prima guerra mondiale, tema che segnerà in modo indelebile la produzione letteraria e filosofica dello scrittore e filosofo tedesco. Ne "La battaglia come esperienza interiore" Jünger riporta l'esperienza terribile della guerra di trincea, luogo dove rivivono gli istinti e le stesse pulsioni ferine che hanno dominato i nostri avi - la stessa volontà di sopraffare e di conquistare. Il vero uomo e il vero soldato è però capace di comprenderle e di dominarle, arricchendo l'esperienza con il senso dell'onore e del rispetto per il nemico. L'artista, lo scrittore, il genio di Jünger è anche capace, oltre a tutto questo, di trasformare tali sensazioni ed esperienze in pura epica, permettendoci di comprendere l'orrore nelle sue molteplici sfaccettature.

