
Uno studio su tre Autori che, a diverso titolo, occupano un posto di grande rilevanza nella filosofia della religione e teologia moderne. Paul Tillich ha osservato che il conflitto tra autonomia ed eteronomia e la chiave per comprendere teologicamente lo sviluppo del pensiero sia greco sia moderno e molti altri problemi della storia spirituale dell'umanita". In questo volume esso funge da paradigma ermeneutico per delineare un percorso critico all'interno della filosofia della religione e della teologia protestante moderna che passa attraverso l'opera di Ernst Troeltsch, Rudolf Otto e Karl Barth. Il volume ripercorre, cosi, un tratto del cammino che va dall'affermazione del principio moderno di autonomia in filosofia della religione, alla sua crisi e quindi alla nascita di una rinnovata forma di eteronomia che connota l'epoca post-moderna. "
Di fronte all'attenzione della filosofia per la ragione, il sentimento ha finito per essere l'altra faccia, invisibile, della luna. Nondimeno, indagare il modo in cui si è parlato del sentimento aiuta a comprendere i modelli di ragione e ad avviarne un rinnovamento. Il sentimento sembra dominare la sfera privata, la ragione quella pubblica. Ma alla filosofia non potrebbe toccare il compito di riconciliare l'infranto?
Libertà e potere politico: questi i temi nodali che il grande filosofo americano affronta in questo libro. Conciliando le analisi sul linguaggio e la mente, che lo hanno consacrato sulla scena internazionale, agli ultimi progressi della ricerca nel campo della neurobiologia e delle scienze cognitive, Searle approfondisce ulteriormente la sua teoria della coscienza e dell'intenzionalità arrivando a porsi un interrogativo cruciale: quale dev'essere la natura fisica della mente affinché la libertà sia possibile?
Un'analisi della progressiva e profonda crisi "dei valori che ha segnato la società occidentale degli ultimi secoli. Esaminando il pensiero di grandi intellettuali della modernità - da Baudelaire a Valéry, da Spengler a Camus, da Nietzsche a Heidegger, a Derrida -, l'autore riflette sulla perdita traumatica dell'orizzonte di senso che segue all'affermazione della nuova civiltà borghese, incentrata sul progresso tecnologico-scientifico, e ne indaga gli effetti a livello sociale, filosofico e letterario. A emergere con forza è una tradizione intellettuale nichilista, in cui siamo tuttora immersi e che mette in discussione la possibilità di proporre valori assoluti come metro interpretativo. La tendenza culturale dominante diviene così il relativismo, in bilico tra il rischio di accettazione passiva e omologante di tutte le idee e la speranza di apertura autentica alla negoziazione e al dialogo.
Invecchiare è disdicevole, morire inaccettabile. La morte è diventata un pensiero da respingere, la medicina ha il dovere di annientarla. Come un nemico, quello più tremendo. Il senso di sconfitta verso la fine diventa allora insopportabile. Il libro di Marina Sozzi aiuta a toglierci questo peso, a rendere più leggera la vita, ripensando e accettando la morte come un evento naturale, che ci appartiene. Abbiamo "diritto" a morire bene e come vogliamo, ad alleviare il dolore fisico nostro e degli altri, contrastando la paura del distacco, accettando di essere fragili senza soffrirne. Anzi, con la consapevolezza che la ricetta principale della felicità risiede proprio nell'accettazione della fine, che rende unico ogni singolo attimo.
Un bambino si può trasformare in un piccolo filosofo, basta osservarlo con attenzione mentre esplora il mondo. Basta ascoltarlo mentre con le sue prime parole semplici si interroga su ciò che lo circonda. Ogni sua domanda è un modo per dare un significato alle cose, e ne rivela quel lato stupefacente che da adulti purtroppo si dimentica. Un bambino non sa cosa sia la verità eppure la cerca sempre con ostinazione, facendoci riscoprire con i suoi dubbi il piacere e la felicità di quella ricerca. E ci costringe a capovolgere valori e direzioni, a osservare la realtà con uno sguardo diverso, più ingenuo, capace di illuminarla. Perché se il pensiero è l'esercizio continuo della meraviglia allora i veri filosofi sono i bambini. Vittoria Baruffaldi ci mostra, con intelligenza e leggerezza, tutta la gioia di essere madre, lasciando che ogni affanno si dissolva nello stupore degli occhi grandi e curiosi dei nostri figli.
In "Nichilismo ed emancipazione" Gianni Vattimo cerca la via per pensare la politica, l'etica e la giustizia dopo il tramonto della metafisica e la fine delle ideologie, quando non sono più concepibili princìpi immutabili e diventa necessario costruire le leggi attraverso il consenso e la negoziazione. Solo così è possibile sfuggire alla polarizzazione tra un pluralismo che si identifica sempre più con la cultura del supermercato e la ripresa dei fondamentalismi, familistici o etnici, religiosi o comunitaristici.
Che cosa distingue gli esseri viventi dai non viventi? Che cos'è la morte? È sensato averne paura? Esiste in noi qualcosa di immortale? Che cosa da senso alla vita umana? Sono domande fondamentali che ogni essere umano si pone e che stanno da sempre al centro della riflessione filosofica. Dopo aver tracciato un panorama delle diverse concezioni relative al tema della vita e della morte che si sono succedute dall'antichità sino alle filosofie dell'esistenza contemporanee (Rierkegaard, Jaspers, Heidegger, Sartre), il libro affronta la discussione più recente intorno all'etica della vita: da un lato ricostruisce il dibattito tra la filosofia, la biologia e la biomedicina, dall'altro identifica, anche nell'ambito della filosofia analitica contemporanea, le grandi linee del confronto sulle questioni centrali della bioetica: la concezione della vita, del suo inizio e della sua fine.
Cos'è l'anima? Dove si trova? Da dove viene? Sin dalle origini della sua esistenza l'uomo ha tentato di rispondere nei modi più diversi a tali interrogativi, nell'ambito di una riflessione sull'anima che ci accompagna da sempre. Scrivere una storia del concetto di anima, come si propongono queste pagine, significa cercare i punti di contatto tra posizioni molto diverse, quando non opposte. L'anima infatti non è mai stata un oggetto univoco, ben definito, semplice, evidente. Il libro si addentra in modo rigoroso nella pluralità di senso che è intrinseca al concetto e che è espressione di una varietà e di una ricchezza sorprendenti. Infatti, trasformandosi continuamente, l'anima ha sempre fatto ritorno dopo ogni dichiarazione di morte, di volta in volta trasfigurata da nuove idee o da rinnovate polemiche, ma capace di adeguarsi a ognuna di esse.
I miti più famosi dei dialoghi platonici, quei miti che - come scriveva Aristotele - suscitano stupore e meraviglia in chi legge. Il suggestivo racconto del volo dell'anima verso il mondo iperuranio nel "Fedro"; quello ancor più celebre dell'uomo nella caverna della "Repubblica"; l'evocativa ricostruzione dell'origine del cosmo nel "Timeo"; il racconto dell'uomo lacerato alla ricerca della propria metà perduta nel "Simposio. La premessa, a cura di Mario Vegetti, illustra il valore e il significato di questa scelta antologica.
Insieme al Tractatus e alle Ricerche filosofiche di Wittgenstein, "Come fare cose con le parole" è uno dei testi che hanno maggiormente influenzato la filosofia del linguaggio nel Novecento. Ricco di forza polemica e di intuizioni geniali, il lavoro di Austin ha segnato una svolta dalla concezione del linguaggio inteso come descrizione del mondo a quella del linguaggio come azione. La sua teoria costituisce ancora oggi uno strumento di classificazione e comprensione non solo per filosofi e linguisti, ma anche per gli studiosi di tante discipline: dalla giurisprudenza all'intelligenza artificiale, dalla sociologia alla teoria della letteratura.