
I Mechanica appartenenti al Corpus Aristotelicum costituiscono il più antico trattato greco di meccanica che ci sia pervenuto. Essi hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo della scienza antica e moderna, almeno fino a Galileo, che ben conosceva questa opera. Il testo greco è riprodotto secondo l’edizione di Immanuel Bekker, tranne in alcuni punti in cui la curatrice se ne discosta.
Il XIII secolo, il secolo d’oro della Scolastica medievale, che ha visto tra i suoi protagonisti teologi e filosofi del calibro di Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Ruggero Bacone, è anche il secolo in cui la riflessione sui segni assume un ruolo centrale non solo negli ambiti tradizionali delle arti del trivio (grammatica e logica, in particolare), ma anche in altri ambiti da quello teologico a quello medico e della filosofia naturale. Le tradizionali riflessioni sulla teoria del segno che si erano sviluppate da Agostino di Ippona si incontrano con gli spunti che vengono dall’Aristotele della logica nova (Analitici Primi e Secondi, Topici, Confutazioni sofistiche e Retorica), producendo una revisione della definizione e della classificazione dei segni. In diversi ambiti (dalla riflessione grammaticale sulle figure retoriche alla teologia sacramentale o all’angelologia) emerge con grande forza una particolare attenzione all’uso dei segni e del linguaggio che permette di parlare, per la prima volta dopo l’illustre precedente di Anselmo di Aosta, di una vera e propria pragmatica medievale, che si affianca alle originali elaborazioni della semantica e della sintassi grammaticali (in particolare dei Modisti) e della semantica logica della “suppositio” (dei terministi della prima metà del secolo).
Il sistema economico in cui viviamo, a differenza dei regimi del passato, non pretende di essere perfetto: semplicemente nega l'esistenza di alternative. Per la prima volta il potere non manifesta le proprie qualità, ma fa vanto del proprio carattere inevitabile. Il nuovo saggio di Diego Fusaro è un colpo di frusta alla retorica della realtà come situazione immutabile, all'abitudine di prenderne atto anziché costruirne una migliore. Si impone così il principale comandamento del monoteismo del mercato: "non avrai altra società all'infuori di questa!". Il primo compito di una filosofia resistente è quindi ripensare il mondo come storia e come possibilità, creare le condizioni per cui gli uomini si riscoprano appassionati ribelli in cerca di un futuro diverso e migliore. A partire da questo pensiero in rivolta, si può combattere il fanatismo dell'economia: e, di qui, tornare a lottare in vista di una più giusta "città futura", un luogo comune di umanità in cui ciascuno sia ugualmente libero rispetto a tutti gli altri.
"Qualche studente si è talvolta lamentato con me di non trovare nella filosofia risposte definitive, come desiderava. E la stessa cosa mi è stata detta più volte da varie persone, che respingevano la filosofia per le sue contraddizioni. In risposta, io citavo loro un pungente aforisma di Nicolas Gómez Davila: 'la filosofia è proprio l'arte di contraddirsi reciprocamente senza annullarsi'; e, aggiungevo, non solo senza annullarsi, ma arricchendosi dialetticamente proprio in questo contraddirsi. L'uomo può trovare nella filosofia quelle ali che gli permettono di volare molto in alto, e di realizzare, in questo continuo cercare, la sua vera natura." (Giovanni Reale)
Il ''Timeo'', l'opera più influente, almeno fino all'epoca del Rinascimento, nella storia del pensiero filosofico e teologico dell'Occidente, rappresenta la sintesi più densa del pensiero cosmologico greco. Personaggi diretti del ''Timeo'' - uno degli ultimi dialoghi scritti da Platone - sono Socrate, Crizia (uno dei trenta Tiranni), Ermocrate (famoso generale siracusano) e il pitagorico Timeo che espone i temi fondamentali del dialogo. Al prologo costituito dai discorsi di Socrate e di Crizia, segue il ''Grande discorso cosmologico'' diviso in quattro parti che può essere considerato un vero e proprio trattato di scuola di alta maestria didattica. Il Demiurgo, l'artefice divino, attraverso la mediazione operata tra il mondo intelligibile e il Principio della materia, produce tutte le cose. Da questa mirabile opera scaturiscono la bellezza e l'unità del cosmo, la generazione e la struttura dell'anima, il tempo, i pianeti e le stelle, gli animali e l'uomo. Quest'edizione è stata curata da Giovanni Reale, uno dei maggiori esperti di Platone a livello italiano e internazionale. La sua traduzione si distingue per la terminologia moderna adottata e per la novità delle intitolazioni dei vari paragrafi che scandiscono le parti del dialogo. L'''introduzione'' è una guida sintetica ma precisa al dialogo. Le ''note al testo'' rispondono all'esigenza di chiarire i passi più controversi e difficili.<br> Le ''parole chiave'' rappresentano un valido aiuto per entrare nel nucleo filosofico del dialogo. La ''bibliografia'' raccoglie gli studi sul ''Timeo'' degli ultimi cinquant'anni. Il lettore, in una appendice iconografica, ha a disposizione le figure geometriche di cui parla il dialogo con alcuni disegni di Leonardo da Vinci.<br> Il testo greco a fronte riproduce esattamente l'edizione critica oggi di riferimento (J. Burnet, ''Platonis Opera'', ''Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxonensis''), conservandone la struttura di riga e la numerazione.
Liberato da recenti interpretazioni che lo riducevano ad antesignano della scienza occidentale, Empedocle, recupera la sua indole originaria di poeta, sciamano e "physikòs", ovvero interprete della "physis", che è al tempo stesso origine e squadramento di tutte le cose. Misticismo, sapienza ed empirismo si intrecciano nella figura del sapiente di Agrigento, del V secolo a. C., che si offre come modello di una possibile unione tra pensiero scientifico e folgorazione intuitiva, tra mondo degli dei e mondo degli uomini.