
Il costituzionalismo rigido ha cambiato profondamente la natura del diritto e della democrazia, imponendo alla politica limiti e vincoli sostanziali, a garanzia dei diritti fondamentali costituzionalmente stabiliti. Oggi l'intero edificio della democrazia costituzionale è aggredito, come modello teorico e come progetto politico, dall'asimmetria tra il carattere globale dei poteri economici e finanziari e i confini ancora statali del diritto e della democrazia; dall'abdicazione al ruolo di governo della politica, tanto impotente e subordinata ai mercati quanto onnipotente nei confronti dei soggetti deboli e dei loro diritti; dal generale sviluppo dell'illegalità o peggio dall'assenza di regole sui poteri, sia pubblici che privati. L'espansione del costituzionalismo e la costruzione delle sue garanzie all'altezza dei nuovi poteri economici globali è perciò il compito principale della politica e la sola alternativa razionale a un futuro di disordini, di violenze, di disuguaglianze e devastazioni ambientali, oltre che di involuzioni autoritarie e antidemocratiche.
Se il pensiero filosofico contemporaneo ha decretato la morte della metafisica, è ancora possibile un discorso etico? Due secoli dopo la "Fondazione della metafisica dei costumi" di Kant, Habermas riflette sulla ragione pratica in vista di quella che potremmo definire la 'fondazione post-metafisica dei costumi'.
Da quando è apparso nel 1677, il capolavoro di Spinoza ha sempre suscitato reazioni forti. Dopo il clamore di scandalo sollevato ai suoi tempi, e la presenza continuata lungo il secolo dei Lumi, oggi "Etica" esercita ancora un largo fascino, per la combinazione delle tesi metafisiche più ardite con un messaggio di liberazione laica. Panteismo e determinismo, ossia naturalizzazione di Dio e della mente umana, in alternativa alla trascendenza del divino e all'antropocentrismo. Ma anche la denuncia critica dei pregiudizi, una morale antiascetica, e l'appello appassionato per l'ideale dell'«uomo libero». Questa nuova traduzione, curata e introdotta da Sergio Landucci, è condotta sull'edizione che è ancora di riferimento: il volume II degli "Opera di Spinoza" a cura di Cari Gebhardt, Heidelberg 1925. Accoglie però diverse modifiche al testo nel frattempo proposte e altre ne avanza essa stessa.
In questi anni abbiamo assistito a una esplosione delle disuguaglianze senza precedenti nella storia. Un fenomeno che non solo è in contrasto con il principio di uguaglianza formulato in tutte le Costituzioni e le carte internazionali dei diritti, ma che mette in pericolo anche il futuro della democrazia e dello stesso sviluppo economico. In queste pagine, scritte da uno dei più autorevoli filosofi del diritto, il progetto dell'uguaglianza viene presentato come la base di una rifondazione della politica, sia dall'alto che dal basso: dall'alto, come programma riformatore, attraverso l'introduzione di limiti e vincoli ai poteri economici e finanziari, a garanzia sia dei diritti di libertà che dei diritti sociali; dal basso, come motore della mobilitazione e della partecipazione politica, essendo l'uguaglianza nei diritti fondamentali un fattore di ricomposizione unitaria e solidale dei processi di disgregazione sociale prodotti dal dominio incontrastato dei mercati. Questa nuova edizione è stata ampiamente aggiornata con i più recenti dati relativi alle crescenti disuguaglianze economiche globali e in Italia, alle discriminazioni razziste, alla riduzione delle garanzie dei diritti sociali e del lavoro.
Una selezione dei testi indispensabili per comprendere l’Enciclopedia e i conflitti a cui essa dette luogo, ma anche i temi generali di argomento filosofico, morale, religioso, estetico, scientifico che conservano intatta la loro attualità. L’antologia, presentata, tradotta e annotata dallo storico della filosofia Paolo Casini, include gli articoli più significativi e gli autori più notevoli.
Claudio Cesa, uno dei più importanti studiosi di Hegel, ha chiamato a raccolta i maggiori studiosi del filosofo che, seguendo un metodo rigorosamente storico, ne analizzano e ne descrivono in modo sistematico e completo il pensiero. Un libro per tutti coloro che vogliono accostarsi alla sua riflessione filosofica, utile per chi voglia studiarlo.
Un'esposizione critica del pensiero di Wittgenstein può difficilmente essere organizzata 'per libri'. Egli pubblicò un solo libro e la produzione successiva al 1929 è un unico grande work in progress. Ma non è facile nemmeno organizzarla 'per temi', dato che non abbiamo a che fare con un pensatore sistematico o comunque orientato a disporre i suoi pensieri secondo partizioni tradizionali - logica, metafisica, etica, filosofia di questo e di quello. L'articolazione che si è scelta ha lo scopo di dare autonomia e unità ai singoli contributi, illuminando al tempo stesso la maggior parte degli argomenti della riflessione di Wittgenstein.
Alva Noë affronta il problema della coscienza proponendo una soluzione sorprendente: abbandonare il paradigma che da duecento anni confina la mente all’interno del cervello.
Noë difende l’idea per cui, piuttosto che qualcosa che accade dentro di noi, la coscienza è qualcosa che noi facciamo, è definita dal nostro interagire con il mondo che ci circonda. Un testo provocatorio, che costringerà a riconsiderare la natura della coscienza e, più in generale, la natura della relazione mente-mondo.
L'autore
Alva Noë è professore di Filosofia all’Università della California a Berkeley, dove è anche membro dell’Institute of Cognitive and Brain Science.
Il pensiero slavo ha incarnato, forse come nessun altro, l’idea della "fine di tutte le cose" come un fatto attuale, che può avere un senso preciso riferito all’oggi. È il tema dell’apocalisse. Ma non si intende qui soltanto l’Apocalisse di San Giovanni e il suo particolare radicamento nella cultura del popolo slavo. Si tratta di un’idea più generale: l’apocalisse filtrata dalla sensibilità slava è una forma dell’immaginario artistico che suggerisce come la speranza più grande si incarni attraverso una messa tra parentesi delle cose di quaggiù. Questa miscellanea di studi affronta l’idea filosofica, letteraria ed estetica di "apocalisse" attraverso alcuni esempi-chiave nelle arti e nel pensiero del mondo russo e slavo del XIX e del XX secolo. Dalla filosofia al romanzo, dalla poesia alle arti figurative, senza tralasciare il teatro, il cinema e la musica, nell’intero mondo culturale di quei popoli è presente una riflessione specifica sulla "fine della storia" e la "fine del presente" come condizioni stesse di un’immagine di redenzione del mondo. Comprendere quest’idea significa comprendere una parte essenziale della cultura slava, la quale, per quanto variegata possa apparire, sembra convergere su questo specifico mito in una maniera sorprendente.
"Nomi propri" è un libro d'incontri. I quattordici saggi che lo compongono sono le tappe di un cammino ideale, compiuto insieme ai filosofi, gli scrittori e i poeti con i quali Emmanuel Lévinas ha voluto aprire uno spazio di condivisione e di confronto. Potrebbe forse bastare questo a indicarne l'importanza nell'opera di un autore che ha riconosciuto nella relazione con l'altro il fondamento e il fine della riflessione filosofica. Ma qui non si tratta soltanto di rendere omaggio a Paul Celan, marcare una distanza con Kierkegaard o dialogare con Derrida. Piuttosto, l'incontro diventa occasione per definire le coordinate di una ricerca che qui si rivela, con chiarezza cristallina, in tutti i suoi temi portanti: l'affermazione del primato dell'etica, la critica della metafisica occidentale, il valore del linguaggio poetico che, al di là dei contenuti, è veicolo dell'inesprimibile e strumento di contatto con l'altro. Scrivendo sulla decifrazione dell'alterità in Proust, la lettura del sentimento in Jean Wahl e la teoria della conoscenza di Martin Buber - per limitarci ad alcuni esempi - Lévinas mette così alla prova il proprio pensiero e ne disegna la sintesi.
Carl Schmitt è il più celebre e controverso rappresentante in epoca recente della Teologia politica, vale a dire di una Teoria politica che pretende di fondarsi sulla fede nella Rivelazione divina. Una pretesa che questo libro prende sul serio, andando alla ricerca del nucleo religioso che dà unità e coerenza alla sua labirintica opera. Lontana dall’indignazione morale quanto dall’ammirazione apologetica, questa interpretazione ha infiammato un dibattito da sempre acceso sul suo pensiero. Ma è in vista di una fondazione filosofica e non teologica della vita politica che al suo nome assegna un posto paradigmatico nella tradizione di un concetto che ritorna inesorabilmente d’attualità.
Grazie all’analisi del pensiero che si fonda sulla Rivelazione può delinearsi per differenza quello fondato al contrario sulla Ragione. All’opposta autorità riconosciuta come sovrana corrispondono antitetiche comprensioni di sé. Un pensiero che si sottragga al confronto con tale distinzione rischia di presupporre in maniera inconsapevole un senso della vita e della storia analogo a quello teologico, quand’anche nell’epoca della secolarizzazione escluda dalla sfera pubblica ogni religione o si opponga all’obbedienza della politica ai comandamenti di una Rivelazione.
Come confutazione della controparte prende forma questa logica del riconoscimento della propria identità per mezzo della determinazione del proprio nemico, profilandosi come soluzione all’insuperabile contrapposizione dialettica una più chiara conoscenza di sé.
È sulla distinzione tra Teologia politica e Filosofia politica che si fonda una differenza tra opposti modi di vivere esposta nei quattro capitoli di questo volume, che porta a conclusione quella critica della Teologia politica avviata dal precedente libro su Carl Schmitt e Leo Strauss al servizio di una fondazione della Filosofi a politica.
In dieci capitoli che si sviluppano nella forma di un dialogo, Robert Spaemann descrive episodi, esperienze ed incontri che lo hanno durevolmente segnato. Dialoghi ed episodi formano così un libro nel quale Robert Spaemann racconta le tappe della sua vita e il proprio itinerario intellettuale. Elementi biografici e filosofici si mescolano, e il racconto - come è tipico per questi e per molti altri dialoghi con Robert Spaemann - si allarga fino a sfociare in un nuovo pensare. Ne è derivato un panorama di immagini e di pensieri dalle tappe di vita, ritratti, discussioni e posizioni, che farà gioire chi già conosce Spaemann, ma terrà pure viva l'attenzione di ogni altro lettore che ancora non lo abbia incontrato. I due interessi della ragione, un testo che in nuce ripropone il pensiero di Robert Spaemann degli ultimi anni, costituisce il punto conclusivo e l'ultimo atto di questa concisa biografia intellettuale in forma di dialogo.