
Dopo un lungo periodo di oblio, da alcuni decenni l'ontologia è ritornata al centro della riflessione filosofica, da una parte riappropriandosi delle analisi che precedenti generazioni di filosofi avevano mostrato, dall'altra cercando di non rifare gli stessi errori e di far avanzare gli studi verso nuove frontiere. I saggi qui raccolti - di Roberto Poli, Angela Ales Bello, Simona Bertolini, Ferdinando Luigi Marcolungo, Francesco Totaro, Riccardo Manzotti, Carlo Scognamiglio, Giuseppe D'Anna, Cristina Travanini, Patrizia Manganaro, Antonio Pieretti, Claudia Stancati, Timothy Tambassi, Aurelio Rizzacasa, Gianfranco Basti e Claudio Gnoli - offrono una panoramica dei lavori ontologici attualmente condotti in Italia, a testimonianza della diffusione e dell'interesse che i temi dell'ontologia stanno incontrando, presentando prospettive innovative e riaprendo dibattiti che sembravano definitivamente chiusi.
Da sempre l’umanità ha inventato rappresentazioni di Dei. Ma l’invenzione non è mai solo un prodotto della fantasia. L’inventare è sempre anche un trovare. Persino le più improbabili invenzioni sono costruite con spezzoni di ciò che si è trovato nell’esperienza effettiva. Che cosa c’è nella stessa esperienza che spinge a concepire qualcosa di “trascendente” che in teoria dovrebbe essere il contrario dell’esperienza? Questo libro delinea una prospettiva ispirata dall’insegnamento di Husserl e di Merleau-Ponty, ma anche di Hegel, di Deleuze e di Pareyson: autori certo non omologabili fra loro ma che in vario modo inducono a pensare il “trascendente” quale proprietà essenziale dell’esperienza, e non come l’“al di fuori” di essa. Giacché l’esperienza è il vissuto del tempo: essa riguarda gli eventi, che non sono semplici fatti perché l’apparire in superficie del fatto lascia trasparire uno sfondo inesauribile il cui spessore dipende dall’intenzione dell’osservatore di andarci a fondo. Il vissuto – in trasparenza – dello sfondo compreso nell’evento, la percezione della sua proprietà “trascendente”, suscita la costruzione di immagini che diventano, fra l’altro, le invenzioni di Dio. L’esperienza dell’evento è l’origine non religiosa della religione.
ALDO MAGRIS è professore di Filosofia teoretica all’Università di Trieste. Presso la Morcelliana ha pubblicato: Il manicheismo. Antologia dei testi (2000); La filosofia ellenistica. Scuole, dottrine e interazioni col mondo giudaico (2001); Nietzsche (2003); Il mito del Giardino di ‘Eden (2008); Trattati antichi sul destino (2009); La logica del pensiero gnostico (2011, 2a ed. riveduta e ampliata); Destino, provvidenza, predestinazione. Dal mondo antico al cristianesimo (2016, 2a ed. riveduta). Ha inoltre curato il volume Confutazione di tutte le eresie di Ippolito (20162).
«Ebrea, filosofa, suora e martire: una vittima emblematica tra le migliaia accomunate da una morte massificata; [...] una vittima consapevole di ciò che rappresentava»: così viene introdotta la biografia dell'intellettuale, uccisa dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz, canonizzata nel 1998 e nominata «patrona d'Europa» da Giovanni Paolo ii. Ebrea di nascita, ma atea, allieva e assistente di Husserl, convertita attraverso la letteratura cristiana, chiese il battesimo dopo la lettura dell'autobiografia di Teresa d'Avila: divenne monaca carmelitana a Colonia e ad Echt in Olanda, dove fu catturata. In questa emblematica vicenda si trovano impulsi solo oggi considerabili nella loro azione profonda: il legame tra ebraismo e cristianesimo; l'impegnata frequentazione dei problemi del pensiero novecentesco; una visione anticipatrice della questione femminile. L'ultimo esito è un'immersione nell'esistenza, ispirata alla mistica vicinanza della scientia Crucis, che esalta il paradosso di Gesù: la salvezza mediante la sofferenza vicaria. Gerl-Falkovitz conduce il lettore attraverso le vicissitudini e le opere filosofiche e mistiche della santa; facendo emergere le tensioni tra ebraismo e cristianesimo, scienza rigorosa e intensità religiosa, dedizione al sacrificio e intelligenza spregiudicata, pensiero esigente e umiltà.
È questo un volume denso di significato sul ruolo dell'intellettuale nel nostro tempo. "Da Seir mi si grida 'Sentinella a che punto è la notte?'" (Is 21, 11). In pieno tempo del disincanto, di fronte al crollo delle grandi certezze, bisogna raccogliere la sfida di un'età senza profeti, per diventare come la sentinella, attenta a scrutare i segni del futuro. Rimane salda in alcuni degli autori qui presi in esame - E. Stein, M. Buber, A. Gramsci - la coscienza di una vocazione intellettuale da compiere per una rinnovata comprensione e azione sulla realtà; mentre altri esprimono con voci accorate H. Arendt, E. Wiesel, A. Heller, J. Hersch - l'inquietudine e la dura pazienza dell'attesa, propria della sentinella di Seir, di fronte alle ideologie totalitarie e alle tragedie che hanno insanguinato il Novecento.
La personalità di Emmanuel Mounier (1905-1950) è ormai considerata di prima grandezza nella storia civile e religiosa del Novecento, sia per l’apporto teorico offerto al movimento personalista, sia per le forti sollecitazioni che dal suo pensiero religioso sono venute al movimento di idee che ha preparato il Concilio Vaticano II. Questo volume, frutto di una lunga ricerca, mette a fuoco alcuni degli aspetti centrali del pensiero mounieriano, con particolare riferimento al suo progetto di una “società personalista e comunitaria” che ponga al suo centro l’uomo e l’umano, contro il rischio ricorrente della deriva tecnocratica e consumistica di un Occidente troppo spesso dimentico delle sue radici.
Giorgio Campanini, per lunghi anni professore di Storia delle dottrine politiche (Università di Parma), di Etica sociale (Università di Lugano) e di Teologia del laicato (Pontificia Università Lateranense), conclude con questa monografia il suo “ lungo viaggio” attorno a Mounier, avviato nel 1968 con un volume (La rivoluzione cristiana. Il pensiero politico di E. Mounier, Morcelliana, Brescia) e continuato con una serie di studi, incentrati soprattutto sulla proposta politica del personalismo. A questa proposta è stata presentata una particolare attenzione – in relazione al rapporto fra politica e morale e fra cristianesimo e storia – nel volume Testimoni nel mondo. Per una spiritualità della politica (2010), pubblicato dalle Edizioni Studium.
L’Autore delinea il quadro complessivo dei temi della logica, evidenziando i principali nessi teoretici che avvicinano questa materia ad altri ambiti di studio. Dopo una ricostruzione essenziale dell’intero percorso storico (dalle origini aristoteliche e stoiche alle grandi sintesi medievali, fino agli sviluppi più recenti), il testo allarga l’attenzione alle questioni relative al linguaggio e all’argomentazione che appaiono strettamente legate alle tematiche più propriamente logiche. Avviato così allo studio di questa fondamentale disciplina, lo studente, potrà inoltre avvalersi di diversi supporti presenti nel manuale, quali:
• sintesi dei contenuti di ciascuna sezione
Il Lessico ha il pregio di selezionare e approfondire i concetti-temi fondamentali della filosofia della storia, evidenziandone i reciproci legami. Si tratta di uno strumento efficace che soccorre chi intende entrare nell'universo semantico del trittico tempo/storia/storiografia, fonte di coscienza culturale e di orientamenti etici. In definitiva, risulterà prezioso a quanti si accingono a "pensare" la narrazione del tempo e dei suoi eventi nel duplice quadro teoretico e culturale. Del primo quadro, il teoretico, sono le voci: certezza storica, comprensione storica, conoscenza storica, filosofia della storia, metodo della filosofia della storia, senso della storia ecc. Del secondo, il culturale, sono le voci: epoca, eterno ritorno, narrazione, nazionalismo, nazione, passato, periodizzazione, progresso ecc. La riflessione sulla storia può dirigersi verso il superamento di una visione frammentaria, al di là cioè del semplice accumulo di esperienze ripetute nel tempo da individui e comunità. In sostanza, questo Lessico intende contrastare il tentativo di alcune derive del post-modernismo di screditare l'idea stessa della praticabilità di una filosofia della storia e, superando il pregiudizio anti-realistico e anti-metafisico, il rischio della perdita d'identità e lo smarrimento di sicuri orientamenti trascendenti.
"Il mondo come volontà e rappresentazione resta ancora oggi la testimonianza appassionante e illuminante di una crisi intellettuale e morale che è ben lontana dall'essere risolta; e chi lo legge con occhio storico può ben riconoscervi uno dei documenti essenziali per comprendere l'origine e il significato di talune idee che sono ancora operanti nella filosofia contemporanea, pronte, comunque, a riemergere ogni volta che la storia sembra deludere o sconfiggere". (Dall'Introduzione di Cesare Vasoli)
Progettata nel 1785, ma pubblicata solo nel 1797 dopo lunga elaborazione, "La metafisica dei costumi" fornisce la trattazione più sistematica e definitiva del pensiero politico e giuridico di Kant. Il ritardo con cui il «sistema della metafisica tanto della natura quanto dei costumi», condotto secondo 'esigenze critiche', andò alle stampe, fu dovuto da un lato all'insoddisfazione dell'autore per alcune parti dell'opera e dall'altro alle difficoltà frapposte dalla censura prussiana. Le due parti dell'opera comparvero dapprima separatamente: i 'Princìpi metafisici della Dottrina del diritto', nel gennaio del 1797; i 'Princìpi metafisici della Dottrina della virtù'.