
Il ''Timeo'', l'opera più influente, almeno fino all'epoca del Rinascimento, nella storia del pensiero filosofico e teologico dell'Occidente, rappresenta la sintesi più densa del pensiero cosmologico greco. Personaggi diretti del ''Timeo'' - uno degli ultimi dialoghi scritti da Platone - sono Socrate, Crizia (uno dei trenta Tiranni), Ermocrate (famoso generale siracusano) e il pitagorico Timeo che espone i temi fondamentali del dialogo. Al prologo costituito dai discorsi di Socrate e di Crizia, segue il ''Grande discorso cosmologico'' diviso in quattro parti che può essere considerato un vero e proprio trattato di scuola di alta maestria didattica. Il Demiurgo, l'artefice divino, attraverso la mediazione operata tra il mondo intelligibile e il Principio della materia, produce tutte le cose. Da questa mirabile opera scaturiscono la bellezza e l'unità del cosmo, la generazione e la struttura dell'anima, il tempo, i pianeti e le stelle, gli animali e l'uomo. Quest'edizione è stata curata da Giovanni Reale, uno dei maggiori esperti di Platone a livello italiano e internazionale. La sua traduzione si distingue per la terminologia moderna adottata e per la novità delle intitolazioni dei vari paragrafi che scandiscono le parti del dialogo. L'''introduzione'' è una guida sintetica ma precisa al dialogo. Le ''note al testo'' rispondono all'esigenza di chiarire i passi più controversi e difficili.<br> Le ''parole chiave'' rappresentano un valido aiuto per entrare nel nucleo filosofico del dialogo. La ''bibliografia'' raccoglie gli studi sul ''Timeo'' degli ultimi cinquant'anni. Il lettore, in una appendice iconografica, ha a disposizione le figure geometriche di cui parla il dialogo con alcuni disegni di Leonardo da Vinci.<br> Il testo greco a fronte riproduce esattamente l'edizione critica oggi di riferimento (J. Burnet, ''Platonis Opera'', ''Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxonensis''), conservandone la struttura di riga e la numerazione.
Cartesio, consapevole della portata rivoluzionaria del "Discorso sul metodo", lo scrisse in francese, non in latino, per dare al suo pensiero la maggiore possibilità di diffusione, e fece appello alla sola ragione naturale, non all'autorità, per esporre il suo messaggio al vaglio critico di tutti. Dalle riflessioni sulla matematica, in cui fu un geniale inventore, come pure sulle scienze, che praticò da maestro, ricavò quel metodo con cui affrontò l'impresa della ricostruzione filosofica e scientifica. Quest'edizione è curata da Lucia Urbani Ulivi, studiosa di filosofia moderna e contemporanea. Il testo francese a fronte riproduce esattamente l'edizione curata da Charles Adam e Paul Tannery.
Liberato da recenti interpretazioni che lo riducevano ad antesignano della scienza occidentale, Empedocle, recupera la sua indole originaria di poeta, sciamano e "physikòs", ovvero interprete della "physis", che è al tempo stesso origine e squadramento di tutte le cose. Misticismo, sapienza ed empirismo si intrecciano nella figura del sapiente di Agrigento, del V secolo a. C., che si offre come modello di una possibile unione tra pensiero scientifico e folgorazione intuitiva, tra mondo degli dei e mondo degli uomini.
Questo è il primo scritto di Giorgio Colli, che andrà poi a far parte della sua tesi di laurea. "Un'unica soluzione sembra presentarsi al critico: interpretare Platone storicamente, ossia spiegare queste sue apparenti contraddizioni come successive fasi del suo sviluppo". E in queste pagine già risuona il timbro dell'argomentare di Colli, e si delinea un percorso in cui la ricerca teoretica è inseparabile da quella filologico-storica.
Se tutta la vita di Nietzsche ha un aspetto voraginoso, questo vale in misura suprema per l'ultimo periodo della sua attività di scrittore. In una effervescenza creativa senza precedenti, ogni testo annuncia un passaggio irreversibile, come se ciò che egli è stato fino a quel momento si preparasse a manifestarsi in una forma nuova. E parte essenziale di questi testi, che devono essere considerati come un corpo unico, sono le ultime lettere, scritte a Torino in un crescendo di euforia prima di perdersi per sempre nel silenzio. Ogni pagina è retta dallo stesso gesto: l'irrompere di una selvaggia teatralità, il presentarsi sulla scena raccogliendo nella forma più intensa tutto il proprio essere. Fino al culmine dei numinosi "biglietti della follia", inviati ad amici e potenti della terra e firmati "Dioniso" o "il Crocifisso", dove sembra riecheggiare l'intera opera di Nietzsche - e palesarsi una pratica a cui tutto il suo precedente pensiero doveva fatalmente condurre.
Il volume raccoglie una serie di saggi i quali mettono a fuoco, in prospettiva interdisciplinare, il significato del linguaggio umano, e i suoi diversi aspetti, e la sua relazione con l'intelligenza (compresa quella artificiale). Il volume riporta gli atti del seminario di studi su Intelligenza e linguaggio: questioni e prospettive nel dialogo tra scienza e teologia", tenutosi presso la Pontificia Universita Lateranense il 25 2 26 ottobre 2001. Dopo secoli di reciproca incomprensione tra i linguaggi della teologia, della filosofia e delle scienze, sembra oggi maturare la possibilita di cogliere l'unita di fondo dell'atto linguistico, grazie al quale l'uomo esprime il reale; d'altronde anche la struttura e l'intenzionalita del linguaggio paiono riacquistare una centralita da tempo perdura. I contributi qui raccolti indicano una importante strada per comprendere il rapporto fra linguaggio e intelligenza. "

