
In questo saggio sono racchiuse quattro conferenze tenute da Quine all'Università di Stanford. L'interesse di queste conferenze sta nel loro riaffrontare, alla luce della scienza e dell'epistemologia degli ultimi due secoli, il caratteristico problema kantiano: "Come sono possibili i giudizi sintetici a priori?" Poiché Quine,a differenza di Kant, considera l'uomo come un animale nel mondo fisico, cambia non solo la risposta, ma anche la formulazione del problema, che diventa: "Come è possibile una teoria scientifica sul mondo esterno e sulle altrui menti partendo dalle sporadiche attivazioni dei nostri recettori sensoriali?"
Nel Breviario, come ben scrive Vittorio Mathieu, "Martinetti segue l'uomo nel suo elevarsi dal cieco impulso al dominio razionale di sé in cui consiste la vera libertà... La sfiducia nel valore della vita non può essere superata che con la contemplazione dell'Eterno e la convinzione che l'uomo è destinato a trovare il suo riposo in qualcosa che è al di sopra dell'umanità stessa". Ma attenzione: la "religiosità" in cui Martinetti ripone il valore della vita non ha a che fare con nessuna delle religioni confessionali verso le quali, e in particolare verso il cattolicesimo, nutriva fortissima avversione. È piuttosto una forma di mistico panteismo che aspira a liberarsi dalle particolarità contingenti per rientrare nell'unità del tutto.
"... Osservo i miei commensali con maggiore attenzione, e mi accorgo che non mi sono per niente estranei, anzi, li conosco benissimo. Vedo tra i tanti il mio amato Socrate, Platone, Epicuro, san Tommaso, Pascal, Friedrich Nietzsche e addirittura Totò. Eccomi qua, ospite di un vero e proprio simposio insieme ai filosofi che ho sempre amato. A quanto pare, il tema prescelto per la serata è la felicità. Ora, che sia un sogno oppure no, se avete un po' di tempo, vi racconto a modo mio cos'è la felicità per ognuno di questi filosofi." Attingendo al pensiero dei suoi "amici" filosofi, De Crescenzo prova a spiegare non solo cosa sia la felicità, ma qual è il segreto, ammesso che esista, per riuscire a vivere relativamente bene. "Stammi felice" è una lezione in cui l'autore, senza prendersi troppo sul serio, sa indicarci una via magari più vicina di quanto pensiamo.
Testo complesso e radicale, Essere e tempo (1927) non è solo il libro cui si deve principalmente la fama di Martin Heidegger, maestro dell'esistenzialismo, ma è soprattutto una delle opere più importanti della filosofia del Novecento: si propone infatti una reimpostazione di tutta la ricerca filosofica, dalla nascita stessa della filosofia fino al tempo presente. Poiché la domanda sull'essere è tipica dell'uomo e solo l'uomo se la pone, si tratta per Heidegger di analizzare in primo luogo l'"esserci" dell'uomo, con l'effetto di approdare a una riconcettualizzazione dell'intero lessico ereditato dalla tradizione filosofica, da Platone a Hegel.
Jürgen Habermas affronta in questo saggio il tema controverso dell'ingegneria genetica e cerca di rispondere alla "controdomanda" suscitata dagli sviluppi della genetica: può la filosofia intromettersi nel dibattito senza rinunciare alle convinzioni del pensiero postmetafisico?
Il saggio esplora alcuni temi della cultura medievale che ruotano intorno al concetto di finzione: una serie di prese di posizione tra anima e corpo, tra sensibilità e intelletto che mettono alla prova le filosofie aristoteliche e platoniche con gli argomenti della fede. La finzione poetica era rifiutata e, allo stesso tempo, esaltata: i Padri della Chiesa condannavano le "lacrime false" con parole di fuoco, ma soccombevano alle dolcezze della poesia latina classica. La "fictio iuris", procedimento del diritto romano, è ripresa dal diritto canonico, mentre la figura della "persona ficta" consentirà a Giovanni XXII di interpretare la regola di san Francesco contro la "lettera" e di attribuire all'ordine la possibilità di possedere beni materiali.
E' un'opera di ispirazione antimonarchica. Possiamo dire del Contratto sociale ciò che il suo autore diceva del Principe di Machiavelli: è il libro dei repubblicani. Rifiutando la sovranità ai re, ripetendo ch'essa deve appartenere al popolo e non può che appartenere ad esso, Rousseau si pronuncia apertamente per la democrazia. Certo non è una democrazia nel senso ristretto in cui l'intende nel Contratto sociale, ossia come governo diretto dal popolo, ma in quel senso largo che la parola assume nella Lettre à d'Alembert: una democrazia è uno Stato dove i sudditi e il sovrano sono gli stessi uomini considerati sotto diversi rapporti" (dal saggio introduttivo).
Finalmente, in questo libro, a parlare di morte non sono medici, politici, cardinali: ma filosofi. La morte moderna, ospedalizzata e tecnologica, ci è stata sottratta. L'esperienza della morte non appartiene piú, come la percepivamo una volta, agli eventi naturali della vita. E abbiamo bisogno allora di fermarci a pensare.
Nelle sei interviste di questo libro, la filosofia riprende la parola. Aldo Schiavone descrive un futuro in cui si sceglierà come, quando e se morire, Giovanni Reale invoca la giusta misura dei Greci, Remo Bodei giunge ad ammettere eutanasia ed eugenetica, Roberta De Monticelli intreccia morte e libertà, Vito Mancuso traccia una terza via tra indisponibilità della vita e autodeterminazione dell'individuo, Emanuele Severino giunge alla vertigine di negare la negazione e ad affermare l'eternità dell'uomo.
Se non ritorneremo a concepire la morte, finiremo per dimenticarci di essere vivi.
Difficile collocare criticamente la figura di Walter Benjamin: la sua originalità di pensatore e la sua opera - saggi teoretici, aforismi, impressioni di viaggio, ricordi - trascendono la storia, la filosofia o la letteratura nella loro accezione corrente. Questa antologia, pubblicata per la prima volta nel 1962 da Einaudi, raccoglie i testi più rappresentativi, dai saggi filosofici "Per la critica della violenza", "Destino e carattere", "Sulla facoltà mimetica", a quelli più letterari su Baudelaire, Kafka e Goethe: tutti scritti rivelatori di una particolare forma di saggismo in cui le "affermazioni sulla vita" non possono prescindere dall'analisi di un determinato "paesaggio culturale" (il saggio sulle "Affinità elettive" diventa un trattato sull'amore e sul matrimonio nell'epoca moderna); e che mettono in luce le risorse di un laboratorio di pensiero tra i più fervidi e originali del Novecento.
La filosofia è un'attività naturale. Ci accompagna in ogni nostro gesto e decisione. Se esistesse un contapassi filosofico, ci direbbe che c'è filosofia anche nella scelta di uno spazzolino da denti, di un cibo o di una vacanza, nel tragitto che affrontiamo per raggiungere il posto di lavoro e nella cerchia di amici che decidiamo di frequentare. Il problema dunque non è "se filosofare", bensì "quanto e come filosofare". Ognuno di noi lo fa tutti i giorni, sebbene non consapevolmente e con metodo. Ciascuno ha un identikit filosofico che lascia le sue tracce in ogni circostanza che ci troviamo a vivere: qual è il vostro? Scopritelo grazie alle schede di autovalutazione che l'autrice vi propone. Con esempi tratti dalla realtà, e accompagnati dagli insegnamenti dei grandi maestri del pensiero, emergerà la vostra filosofia di vita dominante, e non potrete più fare a meno di esercitare la mente in senso filosofico e trarne vantaggio. La filosofia infatti è riflessione, consolazione, speranza, perfino gioco. Ci insegna a controllare i nostri impulsi e a calmare le angosce; ci porta a conoscerci meglio, diventare più forti, dominare il nostro orizzonte mentale e affinare le nostre capacità spirituali e intellettuali. Ci guida al rispetto della nostra umanità e di quella degli altri, a saperci adattare ai fatti e agli eventi, e a interpretarli rettamente. E infine ci insegna che tra le tante scelte a nostra disposizione ce n'è sempre una "più giusta".
La tragedia, Giobbe, Auschwitz, la violenza e la sofferenza. Il libro affronta il tema del male che abita l'esistenza umana, individuale e collettiva, attraverso l'analisi di eventi storico-sociali e attraverso l'analisi del "male di vivere" anche nella forma che assume in opere letterarie, filosofiche e artistiche.
Il volume raccoglie nove saggi pubblicati tra il 1999 e il 2001. Habermas analizza i temi dell'attualità politica nelle prospettive metodologiche e normative della ragione comunicativa. I vari "passaggi" - i processi di trasformazione politica e culturale - vengono descritti nella prospettiva realistica dell'osservatore che smaschera con disincanto i condizionamenti empirici e sociologici della democrazia; nella prospettiva etico-culturale del cittadino tedesco ed europeo che s'interroga sulle responsabilità del passato nazista e sulle possibilità del federalismo continentale; nella prospettiva etico-religiosa di chi sottolinea l'implicazione reciproca tra l'idea illuministica di tolleranza e l'eredità biblica dell'Alleanza.

