
Una ricerca filosofica e una sorta di libro-protocollo intorno al concetto e al significato di possibile che ripercorre il lungo cammino storico che porta dall'antichità all'epoca contemporanea. Sono raccolti e commentati testi di filosofi, scrittori e poeti che hanno riflettuto sul senso di quest'idea che afferma la disgiunzione tra essere e non essere, la non contraddizione, la realizzabilità di qualcosa o le condizioni effettive del discorso filosofico. L'a. (1949) studia il pensiero moderno e contemporaneo, in particolare le filosofie di Leibniz e di Heidegger, temi di logica, metafisica e filosofia del linguaggio. Insegna Filosofia del Linguaggio presso l'univ. di Roma Tor Vergata.
Antonio Livi ricostruisce la nozione filosofica di «senso comune» e ne dimostra il valore ai fini della fondazione di una scienza della totalità, che è la metafisica. La filosofia del senso comune precisa lo spazio di razionalità che spetta alla fede. Dello stesso autore nella collana «Sagitta», Lessico della filosofia (pp. 224).
Un bambino si può trasformare in un piccolo filosofo, basta osservarlo con attenzione mentre esplora il mondo. Basta ascoltarlo mentre con le sue prime parole semplici si interroga su ciò che lo circonda. Ogni sua domanda è un modo per dare un significato alle cose, e ne rivela quel lato stupefacente che da adulti purtroppo si dimentica. Un bambino non sa cosa sia la verità eppure la cerca sempre con ostinazione, facendoci riscoprire con i suoi dubbi il piacere e la felicità di quella ricerca. E ci costringe a capovolgere valori e direzioni, a osservare la realtà con uno sguardo diverso, più ingenuo, capace di illuminarla. Perché se il pensiero è l'esercizio continuo della meraviglia allora i veri filosofi sono i bambini. Vittoria Baruffaldi ci mostra, con intelligenza e leggerezza, tutta la gioia di essere madre, lasciando che ogni affanno si dissolva nello stupore degli occhi grandi e curiosi dei nostri figli.
In "Nichilismo ed emancipazione" Gianni Vattimo cerca la via per pensare la politica, l'etica e la giustizia dopo il tramonto della metafisica e la fine delle ideologie, quando non sono più concepibili princìpi immutabili e diventa necessario costruire le leggi attraverso il consenso e la negoziazione. Solo così è possibile sfuggire alla polarizzazione tra un pluralismo che si identifica sempre più con la cultura del supermercato e la ripresa dei fondamentalismi, familistici o etnici, religiosi o comunitaristici.
Che cosa distingue gli esseri viventi dai non viventi? Che cos'è la morte? È sensato averne paura? Esiste in noi qualcosa di immortale? Che cosa da senso alla vita umana? Sono domande fondamentali che ogni essere umano si pone e che stanno da sempre al centro della riflessione filosofica. Dopo aver tracciato un panorama delle diverse concezioni relative al tema della vita e della morte che si sono succedute dall'antichità sino alle filosofie dell'esistenza contemporanee (Rierkegaard, Jaspers, Heidegger, Sartre), il libro affronta la discussione più recente intorno all'etica della vita: da un lato ricostruisce il dibattito tra la filosofia, la biologia e la biomedicina, dall'altro identifica, anche nell'ambito della filosofia analitica contemporanea, le grandi linee del confronto sulle questioni centrali della bioetica: la concezione della vita, del suo inizio e della sua fine.