
Libro di alta divulgazione frutto di una ricerca condotta sui documenti in latino intorno alla figura di un grande pensatore medievale.
Virtus significa forza, eccellenza. Essa, difficile da acquisire, è indispensabile all’uomo per compiere il bene. Il tema è centrale per la filosofia morale, eppure è stato minimizzato o perfino trascurato dall’etica moderna, che è invece incardinata sull’idea del dovere.
Alcuni autori contemporanei di area anglofona hanno rilanciato la virtù elaborando la cosiddetta Virtue Ethics. Questo saggio ripercorre i temi salienti di quella letteratura (poco conosciuta in Italia)
come, ad esempio: necessità di non enfatizzare il dovere; preservare il ruolo dell’amore; impossibilità di affidarsi alle sole norme per dirimere le questioni morali; importanza delle emozioni e della comunità di appartenenza; esigenza di elaborare l’etica a partire dal soggetto che agisce; funzione dell’arte e dell’imitazione; valenza cruciale della phronesis; virtù come espressione dell’amore.
Questo compendio di storia della filosofia intende presentare, in modo ovviamente sintetico ma cardinale, cioè secondo una struttura teoretica di fondo, sia il pensiero dei singoli autori, sia l'intero percorso storico del pensiero filosofico. Esso si presenta come lo strumento per l'inquadramento essenziale della riflessione di ogni pensatore e delle connessioni teoretiche che attraversano le diverse riflessioni. Il suo fine è quello di aiutare lo studente a possedere una visione sinottica del filosofare nella storia e di accompagnarlo nel lavoro di memorizzazione.
"La sfida di una predica inculturata consiste nel trasmettere la sintesi del messaggio evangelico, non idee o valori slegati. Dove sta la tua sintesi lì sta il tuo cuore" (papa Francesco, Evangelii Gaudium, 143). Non c'è sintesi senza analisi e non c'è analisi senza sintesi, perché la sintesi è il compimento dell'analisi. Un'analisi senza sintesi è distruzione e una sintesi senza analisi è confusione. Alla scuola di Tommaso d'Aquino le due procedure si bilanciano armoniosamente. Ma se a livello dell'analisi il fondamento della speculazione tomista si trova nella dicotomia potenza-atto, a livello di sintesi il fondamento si trova nella idea di ordine. La proposta che qui si presenta è un approfondimento della visione sintetica, individuando nella nozione di causa esemplare, o meglio di exemplar, il fondamento. Con Tommaso e oltre Tommaso questa nozione viene esplorata come struttura originaria del reale.
Scrivere Kirche und Kultur è per Tillich tutt'altro che un esercizio di delimitazione di campi opposti o contigui. In gioco vi è molto di più: il superamento del dualismo tra sacro e profano che sembra bloccare ogni possibilità di dialogo e di integrazione. Tanto più affascinante è la via scelta dall'autore, il quale, senza negare l'esistenza di sacro e di profano, traccia un percorso di (ri)fondazione di una filosofia della cultura adeguata alla temperie teologica del ventesimo secolo. L'oggettivazione di ciò che è per natura paradossale ma che come paradosso, appunto, non può essere affrontato in termini tecnicamente filosofici: questo è il rischio che secondo Tillich occorre prendersi affinché "ovunque l'incondizionatezza del divino faccia breccia".
E' corredata di materiale didattico questa edizione del "Discorso sul metodo" di Cartesio, uno dei testi fondamentali della tradizione filosofica, rappresentante di una vera e propria cesura fra la cultura aristotelico-tomistica e la filosofia moderna, alla quale fornisce un nuovo lessico e un nuovo paradigma ermeneutico. L'opera è arricchita da una introduzione storico-critica, un apparato di note e da una "Guida alla lettura" che accompagna ogni capitolo.
Scritto in esilio fra il 1925 e il 1927, pubblicato in versione francese e quindi nella ritraduzione spagnola dell'autore, "Come si fa un romanzo" è l'opera più profonda e universale di Miguel de Unamuno (1864 - 1936), scrittore e pensatore, la cui attività ha segnato la vita intellettuale spagnola ben oltre la sua scomparsa.
La problematica esistenzialista, l'angosciato chiedersi "Cosa sarà di me dopo la morte?", "Come posso persistere?", si proietta qui nella riflessione sulla creazione letteraria, sullo sdoppiamento fra autore e personaggi, fra scrittore e lettore, e sullo statuto romanzesco dello scrittore, pure lui ente di finzione, creato a capriccio da Dio.
La pagina avvinghia l'esistenza di altri, a partire dal lettore, di ciascun lettore, che viene apostrofato in continuazione, ma anche dai grandi scrittori amati da Unamuno, dall'agiografo a Dante, da Balzac al Mazzini delle lettere d'amore.
Il fatto letterario, lo scrivere e - non di meno - il leggere, è cioè proposto come avventura e come lotta per affermare la propria individualità contro il nulla.
L'opera, in prima traduzione italiana, è accompagnata da una prefazione di Giuseppe Mazzocchi, che ricostruisce la storia del libro, inserendolo nel contesto storico e culturale, rappresentando una dettagliata guida alla lettura.
"Che cos'è la verità?" è la domanda che Ponzio Pilato fece a Gesù e che oggi viene rivolta, nell'ambito di una disputatio tenutasi nella cattedrale di Rouen, a due filosofi francesi contemporanei, ben noti anche al pubblico italiano: Fabrice Hadjadj e Fabrice Midal. Partendo da punti di vista radicalmente diversi, entrambi propongono al lettore interessanti spunti di riflessione su una questione che ha attraversato la storia della filosofia, della religione, della letteratura e dell'arte, e che ciascuno è costretto ad affrontare nel corso della vita. Per Midal la ricerca della verità si inscrive nell'ambito del buddhismo, verso cui il filosofo, di origine ebraica, ha da tempo rivolto il suo interesse (ritrovandone echi suggestivi anche in Rilke e in Monet). Per Hadjadj - pure di origine ebraica, ma convertito al cristianesimo - la ricerca della verità si realizza soprattutto nell'incontro con l'Altro, colto nella sua irriducibile diversità e concretezza, di cui la persona di Cristo è l'espressione folgorante e assoluta.
Questo libro raccoglie i contributi del terzo Forum Edith Stein sul tema del linguaggio.
In questa seconda raccolta si ritrovano gli interventi che si sono maggiormente concentrati sul rapporto tra linguaggio e maturazione religiosa nel pensiero steiniano.
"Viviamo in una confusione linguistica babilonica. Con difficoltà si può usare un'espressione senza, senza dover temere che un altro intenda qualche cosa di assolutamente contrario di quanto si intendeva" (da Essere finito ed Essere eterno).