
La riflessione epistemologica di Michael Polanyi può, a buon diritto, annoverarsi come una delle più interessanti ed originali espressioni della cosiddetta "nuova filosofia della scienza". Essa ha la sua espressione più compiuta nella definizione della conoscenza scientifica come "conoscenza personale", che trova nel presente testo tutti gli elementi della futura elaborazione, corredati per di più dalle splendide e rivelative metafore del "golfista" e dello "scassinatore".
Risale al 2000 l'espressione "modernità liquida", coniata dal sociologo Bauman, per descrivere la nostra cultura, il panorama attuale risulta infatti indeterminato e indeterminabile, in continuo riassestamento, mentre flessibilità, espansibilità e riadattabilità sembrano essere le note tipiche dei nostri modelli e codici di comportamento. I saggi del presente volume raccolgono un'esigenza di solidità, a partire da quegli interrogativi - dalla bioetica all'economia - che non possono essere evitati da chi intende proporre alle giovani generazioni un'autentica cultura.
Ernst Jünger e Carl Schmitt, pur avendo fatto parte di quella grande corrente di pensiero anti-moderno che fu la Rivoluzione Conservatrice, hanno avuto come tratto comune quello di aver anticipato le trasformazioni e le pulsioni del nuovo secolo. Questi due grandi pensatori tedeschi si sono lasciati alle spalle, almeno dal punto di vista dell'elaborazione teorica, 'esperienza traumatica dei conflitti mondiali e dei totalitarismi e, sin dal primo dopoguerra, hanno intercettato le degenerazioni e le fughe in avanti della modernità. Lo hanno fatto con stili e vocazioni diversi, pur percorrendo per larghi tratti sentieri paralleli.
Questa raccolta di saggi ed articoli sul transumanesimo si propone di far conoscere al pubblico italiano una nuova “filosofia” di vita che ha come scopo principale quello di migliorare radicalmente, tramite l’applicazione razionale di scienza e tecnologia, le condizioni di vita dell’uomo sul pianeta e di permettere l’esplorazione del cosmo e, più in generale, di modificare in maniera intelligente il proprio habitat per adattarlo al meglio alle proprie necessità evolutive. Il transumanesimo propone di passare da una evoluzione darwiniana legata al “caso e alla necessità” ad una evoluzione consapevole e conscia, sotto la guida maestra della nostra intelligenza e capacità scientifica e tecnologica. Solo così l’umanità potrà rispondere ai grandi problemi che assillano la sua stessa esistenza e la qualità della vita.
Molti oggi sentono di non avere spiragli verso il futuro, il tempo e la vita risultano chiusi, la precarietà è il sentimento di fondo che s'insinua in ogni esperienza. Il nuovo libro del filosofo Roberto Mancini presenta una meditazione sull'utopia e sulla sua attualità. L'utopia va intesa ormai non come la rappresentazione di ciò che è desiderabile ma impossibile, bensì come coscienza di tutto quello che possiamo esprimere all'altezza della nostra autentica umanità e come scelta per il coraggio della dignità che si manifesta quando rifiutiamo ciò che è degradante e falso. Con questo risveglio di autocoscienza umana l'utopia ha a che fare con il cristianesimo, a sua volta rimosso dalla visuale della società contemporanea. Riconoscere il senso dell'universale invito evangelico alla "nuova nascita" significa assumere l'utopia del vivere con amore gratuito e giusto come la via della liberazione dell'esistenza personale e della convivenza nella società.
Nell’opera c’è il rifiuto di ogni sterile nonché scolastica manualistica, a vantaggio di un'impostazione che, superando l'itinerario storico-genetico della filosofa carmelitana, situa la lettura dell'opera più densa della studiosa all'interno di quel processo di purificazione e di offerta dalla Stein resa ad Auschwitz. L'autrice, con originalità e sensibilità femminile, parte dal momento del martirio in cui il silenzio stridente della violenza nazista incontra il silenzio dell'Incommensurabile: il Dio cristiano che l'ebrea Edith ha conosciuto nel lungo e meraviglioso iter della sua non lunga esistenza. Il testo si legge con gusto e dimostra come, pur trattando di filosofia si può esser appassionati -e ciò vale per la Stein come per l'autrice- se si cerca la Verità e se la scienza filosofica si apre, nella densità della Parola, a contenuti più ampi ad orizzonti meno asfittici di quelli in cui la ragione moderna ha confinato il dono del filosofare o in cui lo confinano molti discepoli degeneri di San Tommaso.
Un luogo tra la vita e la morte, tra fiction e realtà. Questo è Lost. Ciò che si trova alle radici stesse del domandare. Perché l'Isola non da risposte, non possiede la verità. Piuttosto, ne incarna l'enigma. E lo fa con una narrazione al contempo complessa e popolare, sfruttando i canali aperti dalla transmedialità, dilatando all'infinito l'orizzonte della partecipazione. La serie tv creata da J.J. Abrams e Damon Lindelof è a tal punto legata alla filosofia che alla filosofia non restano che due scelte. Spiare da dietro il buco della serratura il dispiegarsi di quello che è, a tutti gli effetti, un mondo. Oppure accantonare ogni falso pudore, ed esplorare l'Isola. Simone Ragazzoni sceglie questa seconda via, e s'imbarca a bordo del volo 815 col preciso intento di precipitare insieme a Jack, John, Kate, Hurley, Sayid, Sawyer. E a tutti i fan della serie. Accampato sulla spiaggia o perso nella foresta, l'autore de "La filosofia di Lost" apre botole, progetta mappe, sfida mostri e ridicolizza pregiudizi. Naufrago tra i naufraghi, decide di far abitare al discorso filosofico lo spazio dell'erranza. Qualcuno, certo, storcerà il naso. Ci vuole tempo per sentirsi perduti. L'Isola ce l'ha. La filosofìa anche. E tu?
La filosofia occidentale nasce come negazione dell'Altro. È solo con Emmanuel Lévinas (l906-1995) che l'Altro diventa oggetto di una riflessione "rivoluzionaria". A partire dal suo saggio Totalità e infinito, non è più l'io a comandare. Il confronto con l'alterità è descritto come "epifania del Volto": linguaggio spiazzante e dissonante che mette in crisi il soggetto trionfante. Qualcosa di traumatico irrompe nel suo mondo tranquillo e pacificato che, dall'ordine dell'essere, lo innalza all'ordine della bontà. Il Volto d'altri è presentato come "nudità d'essere" e "vulnerabilità", intese non come debolezza ma come forza e capacità di resistere all'annientamento. Se la Totalità dell'essere è autoreferenzialità e chiusura, l'Infinito, al contrario, è apertura al mistero dell'Altro, che è l'impossedibile e l'inesauribile.
L'esilio è l'evento fondamentale che ha segnato la biografia della filosofa spagnola Maria Zambrano. Nella stretta connessione tra pensare e vivere, esso diviene anche il concetto fondamentale della sua riflessione filosofica, la traccia su cui prende forma un pensiero delirante, capace di svegliarsi e di incontrare la vita con tutto ciò che non entra nella coscienza desta. Pensare l'esilio pone in stato di crisi la razionalità dialettica occidentale: il "carcere del concetto" lascia il posto al linguaggio della nascita. Si apre alla generatività che "concepisce" e mette al mondo il mondo, accogliendo tutto ciò che nasce semplicemente perchè è nato.
Prendendo spunto dall'indirizzo degli esegeti che negli ultimi tempi si mostrano sempre più interessati agli aspetti normativi della Bibbia e del più esteso antico Vicino Oriente, l'autore riflette sulla legge del taglione nella sua formulazione tipica di "occhio per occhio, dente per dente". E offre una lettura aderente al significato letterale dei testi in cui ricorre tale lemma. Non si tratta di un principio di vendetta, ma di riparazione del danno procurato. Le pagine sfatano gli innumerevoli equivoci e pseudo-interpretazioni dell'antigiudaismo cristiano e della stessa cultura laica sedimentatisi nel corso dei secoli.