
"... Osservo i miei commensali con maggiore attenzione, e mi accorgo che non mi sono per niente estranei, anzi, li conosco benissimo. Vedo tra i tanti il mio amato Socrate, Platone, Epicuro, san Tommaso, Pascal, Friedrich Nietzsche e addirittura Totò. Eccomi qua, ospite di un vero e proprio simposio insieme ai filosofi che ho sempre amato. A quanto pare, il tema prescelto per la serata è la felicità. Ora, che sia un sogno oppure no, se avete un po' di tempo, vi racconto a modo mio cos'è la felicità per ognuno di questi filosofi." Attingendo al pensiero dei suoi "amici" filosofi, De Crescenzo prova a spiegare non solo cosa sia la felicità, ma qual è il segreto, ammesso che esista, per riuscire a vivere relativamente bene. "Stammi felice" è una lezione in cui l'autore, senza prendersi troppo sul serio, sa indicarci una via magari più vicina di quanto pensiamo.
Commissioni che finanziano i propri membri, bioeticisti che sognano la "morale unica", politiche della ricerca dettate dal Vaticano. Staminalia racconta la storia di come un dibattito filosofico, morale e scientifico male impostato abbia finito per determinare a valanga scelte sbagliate, irrazionali, dannose. Questo accade in Italia, ma il libro è anche un resoconto appassionato e puntuale di un intero ambito cruciale ed entusiasmante della ricerca, da cui è lecito aspettarsi la rivoluzione medica del XXI secolo e che proprio per questo ha scatenato ovunque rivalità e lotte di potere basate su false contrapposizioni: come quella tra la ricerca sulle staminali embrionali, considerata inutile oltre che immorale da Bush e dal Vaticano, e le staminali adulte, cellule "etiche" che farebbero "miracoli". Peccato che il miracolismo in medicina si riveli sempre crudele verso i pazienti, che speranzosi si fanno curare prima che la ricerca abbia fatto i passi necessari. Così in nome della "sacralità dell'embrione", fondata su tesi filosofiche fragilissime, si sono moltiplicate le sofferenze umane nel mondo e ci si è inventati persino una "via italiana per la ricerca sulle staminali" (che avrebbe caratteristiche di superiore eticità perché concentrata solo sulle staminali adulte e non su quelle embrionali derivate dalla blastocisti, da alcuni considerata persona). Un caso esemplare di come non si deve, e non si può, condurre la ricerca scientifica in un paese moderno.
Il "Visnu Purana" è un poema enciclopedico tra i più amati e letti non solo in India, ma in tutto il mondo. Un testo per chiunque voglia capire la cultura vedica, la sua spiritualità, la sua storia e la sua mitologia. Presentato in forma di dialogo tra Parasara e il suo allievo Maitreya, nel "Visnu Purana" a si trovano riferimenti alla visione del divino (maschile e femminile) e a conoscenze scientifiche avanzate sul cosmo e sulla Terra. A conclusione dell'opera, un capitolo profetico è dedicato alla nostra era, ultima del ciclo conosciuto come Età Oscura, e rispecchia con incredibile verosimiglianza il degrado del tempo presente.
L'uso scientifico dei termini implica che abbiamo eliminato i "fumi della fantasia" e trovato l'esatta correlazione fra termini e concetti. Chiarezza, distinguibilità e precisione sono gli ideali - e le condizioni dell'intelligibilità scientifica. I termini sono espressioni visibili e udibili dei concetti, e un concetto è un "medium quo", un mezzo con e attraverso il quale significhiamo la cosa reale. Ma questo non è tutto e non è certo l'aspetto più importante del linguaggio, dell'uomo e della realtà. Ridurre il linguaggio a mezzo, l'uomo a un sistema di informazioni e la realtà a una rete globale di comunicazioni è un impoverimento del linguaggio, dell'uomo e della realtà. Panikkar mette in discussione l'equivalenza fra parola e termine e rivendica il potere creativo della parola, che si rinnova e si arricchisce ogni volta che è pronunciata, rinnovando e arricchendo chi la pronuncia. Il termine è solo l'ombra della parola: se si identifica la parola come termine la si inchioda a un significato specifico e relativo, impedendole di volare nel ciclo della coscienza umana.
Un classico del pensiero filosofico contemporaneo, sia per il significato epocale degli interrogativi estetici, religiosi e filosofici che pone, sia per il suo originale carattere teoretico. Bloch affronta in queste pagine la dimensione utopica del pensiero, delineando una "ontologia del non ancora" segnata dal marxismo e dalle avanguardie artistiche del Novecento. Dall'incontro con il sé al valore dell'ornamento, dalla filosofia della musica alla forma "incostruibile" dei problemi, si sviluppa una sorprendente concezione della storia contemporanea. E chiamando a raccolta gli antichi maestri, da Kant a Marx, da Schelling a Hòlderlin, individua nella forza della tradizione una possibilità ancora tutta da realizzare.
"Lo spirito c'è" è un itinerario interpretativo della filosofia di Bruaire. Le sue opere offrono l'occasione di affrontare e discutere la domanda metafisica fondamentale circa l'essere. Approccio all'autore e discussione sui contenuti s'intrecciano in modo tale che non si può separare un filo dall'altro a meno di perdere il disegno complessivo. Quest'ultimo, infatti, prende il suo spunto dallo sviluppo diacronico dei testi dell'autore che esordisce nel 1964 con l'Affirmation de Dieu e si compie nel 1983 con la pubblicazione dell'Être et l'esprit. In questo lasso di tempo, il pensiero di Bruaire è cresciuto in una direzione ben precisa che è stata formalizzata come transizione dall'apologetica alla filosofia del dono. Questo passaggio, che può essere letto, a tratti come svolta, altrove come maturazione, non è una mera vicenda biografica ma appartiene a quella che si può chiamare l'esistenza filosofica di Bruaire. Il saggio tenta di descriverla in diversi modi individuandone i cammini, le progressioni, le regressioni, le contraddizioni stimolanti mantenendo, al centro dell'argomentazione, la categoria dello spirito.
Al di là delle immagini più diverse applicate nella storia a Spinoza, dall'eretico maledetto al mistico benedetto e al santo laico, questo libro si propone di illustrarne la vita e il pensiero a partire dalla composita e difficile comunità giudaica di Amsterdam, dai gruppi innovatori degli arminiani e cartesiani d'Olanda, dal retroterra della cultura iberica e dell'umanesimo classico. Le opere del filosofo vengono ripercorse nella successione cronologica attraverso i punti salienti, le strutture argomentative, le strategie di comunicazione. La sintesi dei temi e problemi principali si apre a un'ampia panoramica dell'influenza di Spinoza, ben oltre la filosofia, fino alla psicanalisi e alla letteratura. In rapidi e sicuri tratti il lettore è messo a confronto con un pensiero che, nella sua tensione oltre il contingente, non si allontana dalla storia e continua a suscitare riflessioni critiche. L'autore, professore all'"École normale supérieure des Lettres et sciences humaines" di Lione, ha promosso con energia la ricerca e gli studi su Spinoza.
Il Trattato teologico-politico è notoriamente una pietra miliare della teoria politica democratica come anche della storia dell'interpretazione della Bibbia. E questo perché nel Trattato, per la prima volta nella cultura occidentale, la Bibbia e con essa la religione e la teologia non fungono più da criterio d'indagine ma rientrano fra i dati da spiegare: il passo compiuto da Baruch Spinoza segna la nascita del metodo storico-critico. Illustrando tutta una serie di interessantissimi testi contemporanei al Trattato, al pari di questo animati dalla problematica di chi o che cosa sia l'"interprete" della Scrittura, Samuel Preus mostra in che cosa consista l'originalità e il significato dell'opera di Spinoza per lo studio dei testi biblici. Alla luce del suo contesto, il modo di argomentare di Spinoza si rivela un potente ed efficace antidoto speculativo alla teocrazia, e lo studio storico sia degli scritti sia dei contenuti della Bibbia consente di cogliere le implicazioni politiche della conoscenza del passato, anche biblico.
L'Ethica, l'opera di Spinoza che così profondamente ha segnato il pensiero contemporaneo, fu pubblicata postuma dai "suoi amici" proprio così come era stata lasciata per la stampa dallo stesso autore. Non è lecito chiedersi, una volta constatata la presenza di alcuni passaggi "anomali" nell'opera spinoziana, se gli stessi amici, dopo la scomparsa di Spinoza, siano intervenuti sul testo che il filosofo aveva apprestato. In altre parole, l'Ethica di Spinoza è a tutti gli effetti l'Ethica di Spinosa. Questi gli interrogativi sui quali si concentra il volume di Di Vona, scrutando l'uso delle categorie di Spinoza e sciogliendo le ambiguità mediante un'acuta analisi concettuale dei testi e un'indagine storico-filologica del pensiero spinoziano.