
Uno tra i massimi curatori italiani di Nietzsche pubblica la sua summa: l'insieme di tutte le introduzioni e fondamentali saggi che ha dedicato al "filosofo col martello" in cinquant'anni di studi. Questa raccolta è l'apice di un lavoro ermeneutico e filologico di insuperato livello: dagli scritti giovanili fino alle opere della maturità, dallo Zarathustra ad Aurora, Giametta copre con un unico arco voltaico il percorso idiosincratico e devastante che ha rivoluzionato la visione del mondo e la tradizione del pensiero.
Questi frammenti catturano il lettore e lo trascinano in un universo personalissimo, affollato di rimandi letterari e filosofici, di immagini lunghe un solo verso, di incanti improvvisi e altrettanto fugaci innamoramenti, di parole e di suoni, di lirismo e ironia in un continuo e apparentemente inesauribile vortice musicale. La lettura di Nietzsche è un'esperienza di immersione totale: la musicalità dei versi, l'evocazione continua di suoni, personaggi, il fascino di un mondo incantato e cristallizzato in un'immagine di nervosa armonia fanno di questo poema sull'ambiguità dell'esistere e su coloro che hanno tragicamente pensato tale ambiguità, un unicum nel panorama culturale italiano.
Questo volume rappresenta una ricostruzione del rapporto tra Nietzsche e Spinoza, calata nelle circostanze storiche in cui i due filosofi hanno vissuto. Una ricostruzione filologicamente completa, che delinea il progressivo passaggio di Nietzsche da una iniziale fase di entusiasmo per il pensiero di Spinoza, basata su una conoscenza di seconda mano delle sue opere, ad una successiva diretta conoscenza che lo precipita in una rabbiosa delusione e lo induce a condannare il suo sistema filosofico come "fenomenologia della tisi" del suo autore.
"La formula 'fine del moderno' - entrata da tempo in uso e oggi forse anche uscitane - suggerisce l'idea, in qualunque modo la si voglia intendere, che del moderno qualcosa è tramontato. Che, poi, si sia definitivamente concluso si può anche discutere, ma non v'è dubbio che Nietzsche si colloca al centro di questo snodo e ne rappresenta il radicale crocevia. Motus in fine velocior, e di questo Nietzsche è conseguenza e insieme manifestazione: non per caso formula la sua filosofia come un annuncio. Per la stessa ragione, costituisce un punto di non ritorno, un inevitabile transito. Ciò dà conto della ragione per cui proprio con Nietzsche venga quasi spontaneo passare al 'dopo Nietzsche'. E lui che suggerisce d'oltrepassarlo. Questo libro non è perciò, né vuole esserlo, una ricostruzione storico-critica del pensiero di Nietzsche, ma piuttosto insiste e si muove lungo quella traiettoria di pensiero, quella curvatura che Nietzsche ha impresso alla filosofia come luogo proprio per sollevare questioni di verità."
Alla vigilia della seconda guerra mondiale uno dei più grandi filosofi del Novecento. Karl Jaspers, viene cacciato dall'Università di Heidelberg. dove insegnava, poiché marito di un'ebrea. Successivamente, seppur in condizioni di libertà vigilata, egli trova il coraggiosi pronunciarsi in due pubbliche conferenze su un tema assai spinoso quale il rapporto tra Nietzsche e il cristianesimo. Jaspers, consapevole del pericolo mortale cui va incontro la civiltà tedesca assoggettata al nazismo, vede quanto l'ideologia nazista può trovare terreno fertile in Nietzsche e, in particolare, nell'interpretazione strumentale della sua teoria del Superuomo. Perciò il suo discorso si concentra preliminarmente sulla necessità di leggere Nietzsche nel contesto generale della sua opera: non si può isolare un frammento nietzschiano e attribuirgli valore assoluto. Jaspers sottolinea il punto nodale della speculazione nietzschiana. Figlio di un pastore protestante. Nietzsche non ha fede nel cristianesimo: dichiara la morte di Dio e annuncia che l'uomo europeo è ormai entrato nell'epoca del nichilismo. Jaspers non si stanca però di ammonire: tanto compiaciuta è la critica nietzschiana al cristianesimo, altrettanto preoccupato è Nietzsche circa il futuro dell'uomo europeo dopo l'avvento del nichilismo. Il Superuomo dev'essere dunque un individuo capace di rinunciare all'illusione di Dio.
Klossowski è riuscito a costruire un libro-labirinto all'interno di un altro, tuttora ingannevolissimo, labirinto: gli scritti di Nietzsche degli ultimi anni, tra la folgorazione dell'"eterno ritorno", il progetto di un'opera che avrebbe dovuto chiamarsi "La volontà di potenza" e gli estremi messaggi dell'"euforia di Torino". Proprio su questo punto si dividono, da sempre, le interpretazioni di Nietzsche: sono anni di progrediente lucidità? o di progrediente follia? Klossowski recide subito questo banalissimo nodo, affermando che tutto il pensiero di Nietzsche "ruota attorno al delirio come attorno al proprio asse". E già questo permette di stabilire una incolmabile distanza fra tale pensiero e la sequenza della filosofia: c'è uno iato che separa sin dall'inizio l'impresa speculativa di Nietzsche dal discorso occidentale - lo iato del caos. Per non perdere mai il contatto con questa singolarità irriducibile di Nietzsche, Klossowski ha scelto la via più ardua, ha deciso di lasciarsi trascinare "dal mormorio, dal respiro, dalle esplosioni di collera e di risa di questa prosa, la più insinuante che si sia mai formata nella lingua tedesca". Così, più che l'articolarsi dei concetti, segue le "fluttuazioni d'intensità" in quella "tonalità dell'anima" che era Nietzsche stesso - e il libro si intesse alle sue pagine come un perpetuo commento, un'eco dove le parole dell'autore stingono su quelle dell'esegeta e viceversa.
In queso volume l'autrice tenta una ricostruzione organica e sistematica del pensiero di Nietsche sparso in aforismi e frammenti. Il lavoro si articola in una prima parte che analizza la volontà di potenza delle sue forme: volontà di potenza come conoscenza, come natura, come società, come individuo e come arte, e una seconda parte dove la volontà di potenza è messa in relazione al pensiero dell'eterno ritorno, perno della filosofia nietzschiana, a partire dal quale solamente è possibile cogliere il significato non solo del nichilismo passivo, ma anche di quello attivo, che è la condizione per inaugurare un tipo d'uomo che sia al di là del modo in cui la filosofia occidentale l'ha finora considerato.
Commentando alcuni passi significativi delle opere di Nietzsche, qui ritradotti, viene proposto un cammino introduttivo, toccando le principali tappe del suo filosofare. I temi della volontà di potenza, dell'oltre-uomo, dell'eterno ritorno sono illustrati secondo una loro interpretazione innovativa, mostrandone la interdipendenza, anche con quelli delle metamorfosi dello spirito e della misteriosità del sé, dell'estasi mistica e dell'interpretazione, del pensiero simbolico e della redenzione dal dolore, del nichilismo contemporaneo e della globalizzazione, della non-violenza di Gesù e della grande politica ecumenica a venire.
Questa grandiosa opera non è né una monografia su Nietzsche, né una semplice interpretazione del suo pensiero e nemmeno la ricostruzione di un capitolo di storia della filosofia. Si tratta di un vasto e serrato confronto che Heidegger ingaggia con Nietzsche, interrogandone i testi al fine di scoprire il filo conduttore che lega in una trama unitaria le sue dottrine fondamentali. Lungo un itinerario che va da Nietzsche a Platone, e da Platone a noi, Heidegger giunge a mostrare che tali dottrine non sono lo stravagante parto della mente ormai malata del pensatore, ma costituiscono l'ineludibile compimento della metafisica occidentale. Al tempo stesso il pensiero di Nietzsche attua un rovesciamento della metafisica e apre interrogativi su una crisi ancora attuale.
«Come Nietzsche aveva riconosciuto in Wagner il suo unico antagonista esistente e con ciò gli aveva tributato il più grande onore, così Heidegger ha dedicato a Nietzsche il suo scritto più articolato che tratti di un pensatore moderno, anche se in questo caso cronicamente inattuale, dandogli il supremo onore di definirlo “l'ultimo metafisico dell'Occidente”. E come Nietzsche si distacca in tutto dagli oppositori di Wagner, così Heidegger non ha molto a che fare con tutte le generazioni di critici e biasimatori di Nietzsche – è molto di più, è l'unico che risponda a Nietzsche».