
Il volume presenta tutte le opere del grande filosofo, a eccezione della "Grammatica ebraica", ritenuta dai più intraducibile. Scritti talvolta in olandese ma soprattutto in latino, i suoi trattati rappresentano uno dei caposaldi della filosofia occidentale: oltre all"'Etica" i lettori potranno così leggere, ciascuno con un'esaustiva introduzione e ricche note, il "Breve trattato", il "Trattato sull'emendazione dell'intelletto", i "Principi della filosofia di Cartesio" con l'appendice delle "Riflessioni metafisiche", il "Trattato teolofico-politico" e il "Trattato politico". Di tutti i testi si danno nuove traduzioni, condotte con assoluta coerenza terminologica. Completano il volume le "Lettere" che, suddivise per corrispondenti, contribuiscono a mettere in rilievo discussioni connesse alla genesi di specifiche opere.
Il volume presenta tutte le opere del grande filosofo, a eccezione della "Grammatica ebraica", ritenuta dai più intraducibile. Scritti talvolta in olandese ma soprattutto in latino, i suoi trattati rappresentano uno dei caposaldi della filosofia occidentale: oltre all"'Etica" i lettori potranno così leggere, ciascuno con un'esaustiva introduzione e ricche note, il "Breve trattato", il "Trattato sull'emendazione dell'intelletto", i "Principi della filosofia di Cartesio" con l'appendice delle "Riflessioni metafisiche", il "Trattato teolofico-politico" e il "Trattato politico". Di tutti i testi si danno nuove traduzioni, condotte con assoluta coerenza terminologica. Completano il volume le "Lettere" che, suddivise per corrispondenti, contribuiscono a mettere in rilievo discussioni connesse alla genesi di specifiche opere.
Un classico del pensiero moderno. Raccolti da Carlo Renouvier e commentati da Augusto Del Noce, questi sono gli scritti postumi del filosofo francese (1814-1862) dai quali emerge la sua insuperata riflessione sulla libertà (La ricerca di una prima verità, II problema della scienza, Indicazioni dell'idea del libero arbitrio...). Un pensiero oggi più che mai attuale. Con la postfazione di Giuseppe Riconda.
Le "Opere" di Bertrando Spaventa (1817-1883) furono raccolte originariamente da Giovanni Gentile, che si preoccupò di selezionarle ed editarle, considerandole un'esposizione completa e magistrale del pensiero hegeliano, capace di mostrare il processo segreto di una nuova intuizione del mondo. A partire da quel nucleo metafisico che è il tentativo di risolvere la natura nello spirito, Spaventa ripensò la propria epoca ad ogni livello. In questi scritti si possono trovare e riscoprire l'esigenza di una nuova concezione della politica, la necessità di instaurare un rapporto più originario con la scienza e l'intima compenetrazione di filosofia e storia. Per essere all'altezza della modernità, secondo Spaventa, non è più possibile intendere la verità come Giove addormentato sul monte Ida, per cui ci si deve avvicinare di soppiatto e frugargli nelle tasche per sorprenderne le confidenze e i segreti, per poi scrivere e pubblicare testi; la verità non si trova all'esterno, ma deve essere autenticamente prodotta dal pensiero. Pubblicate in tre tomi nel 1972, le opere di Spaventa vengono qui riproposte in un unico volume, con un nuovo saggio introduttivo e nuovi apparati a cura di Francesco Valagussa e una nuova postfazione di Vincenzo Vitiello.
Teodonco Moretti-Costanzi (1912-1995) è stato un filosofo mistico, che ha formulato il concetto ultimo di tutto il suo filosofare nell'identità di cristianesimo e filosofia, da non intendere come una "confessalizzazione" della filosofia e tantomeno come una "demitizzazione" del cristianesimo, bensì come il riconoscimento del loro comune appartenere al livello più alto della coscienza, alla sapienza, nel quale soltanto si dischiude adeguatamente la "verità" che sostanzia allo stesso modo la "fede sapiente" e la "rivelazione filosofo".
Charles Sanders Peirce (1839-1914) è uno dei filosofi che più ha influito sugli stili di pensiero e sui modi di interrogarsi della contemporaneità. Peirce è al contempo padre della semiotica, maestro dell'epistemologia, della logica formale e autore di un originale disegno ontologico e metafisico. Questo libro contiene i quarantacinque testi di Peirce più importanti e decisivi. Ciascuno dei quattro volumi, dedicati nell'ordine a semiotica, epistemologia, logica, metafisica, ha completezza rappresentativa del suo argomento e può essere studiato a sé, grazie a un complesso apparato di introduzioni, commenti e note.
«La Sezione prima degli Opera Omnia di Henri de Lubac si sostanzia di quattro scritti che, sotto il titolo Luomo davanti a Dio, sono ricondotti dallo stesso Autore a questo ordine: 1. Sulle vie di Dio; 2. Il dramma dell'umanesimo ateo; 3. Vroudhon e il Cristianesimo; 4. Paradossi e Nuovi Paradossi. L'intento non è stato quello di una proposizione cronologica, ma dell'articolazione dei nuclei tematici del lavoro e della riflessione teologici e storico-teologici dell'Autore. [...] Dovessimo trovare, per quanto ci è dato osservare, un centro, non sistematico ma genetico, a questo plesso di opere, attorno a cui far gravitare l'impegno circoscritto di questa produzione letteraria, lo vedremmo in quel dialogo "disarmato" tra due ventenni, un gesuita o meglio aspirante gesuita e un neo-insegnante non credente, nelle trincee della Grande Guerra. Ci pare che il fatto, insistentemente ricordato dal teologo, conferisca l'intensità al titolo stesso scelto per la sezione e alla sua problematicità. E ci pare che esso sia ciò che concretamente segna il fuoco o l'anima dell'impegno intellettuale di de Lubac, almeno per questa sezione. [...] "La critica dell'idea di Dio in Proudhon - sottolinea de Lubac -, non porta come in Comte o in Feuerbach, a mettere l'uomo al posto di Dio [...] la religione di Proudhon non è incentrata sull'Umanità, ma sulla Giustizia. Se il problema di Dio, per certi riguardi, rimane in sospeso, la giustizia si impone assolutamente alla coscienza." La Giustizia per Proudhon è definita in tanti modi, ma è così definibile perché gode di una "pienezza che non si può definire che religiosa"» (Dall'Introduzione di Costante Marabelli alla Sezione prima dell'Opera Omnia)
Costante è stata l'attenzione di Guardini per le opere d'arte nella loro valenza storico-metafisica. Basti qui ricordare le interpretazioni di Dante, Dostoewskij, Mörike, Hölderlin, Rilke: ormai dei classici dell'ermeneutica contemporanea. In questo breve saggio Guardini traccia i lineamenti della sua estetica: il costituirsi della forma artistica, le immagini, il senso, il nesso tra etica e bellezza, il rapporto con la realtà al di là degli equivoci del realismo. Un'estetica che proprio nel riconoscimento dell'autonomia ontologica dell'opera d'arte - «ha sì un senso ma non uno scopo [...] Non mira a nulla, ma significa; non vuole nulla, ma è» ne disvela il coté teologico: «quel carattere religioso insito nella struttura dell'opera d'arte in quanto tale; nel suo rinvio al futuro, a quel "futuro" puro e semplice che non può più essere fondato a partire dal mondo. Ogni autentica opera d'arte è essenzialmente "escatologica" e proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà».
C'era una volta la metafisica, regina delle scienze. Dall'alto della sua autorevolezza dispensava principi e metodo, certezze scientifiche e rigore di ricerca alle altre scienze. Il suo primato durò a lungo: da Platone a Aristotele, dall'età ellenistica e romana fino al medioevo, raggiungendo il suo vertice con l'actus essendi di Tommaso d'Aquino. Ma già con Tommaso, e soprattutto con Enrico di Gand, Scoto, Ockham, iniziarono i problemi. Prima è emerso il soggetto con la mutevolezza della soggettività, che si oppone alla certezza immutabile dell'oggetto. E questo emergere del soggetto, attraverso il cogito ergo sum di Cartesio, ha condotto ad affermare la soggettività assoluta dell'Idealismo. Poi, è stata la crisi dell'oggetto della metafisica: la caduta degli astri dalla fisica ha segnato la mancanza di un ponte per il passaggio "scientifico" dalla fisica alla metafisica e a Dio. Mentre la riduzione dell'essere da predicato reale a pensato-possibile (Kant, Leibniz, Wolff...) toglieva alla metafisica la concretezza di scienza del reale, riducendola a parte della logica. Heidegger ha riproposto con forza il problema dell'essere nei termini radicali della differenza ontologica - cioè della distinzione tra l'essere e l'essente -, e come problema dell'uomo e per l'uomo, da ripensare passando attraverso l'uomo: analisi ontologica della soggettività, che a sua volta permettesse di rifondare la metafisica (ontologia fondamentale).