
Le opere fondamentali del pensiero filosofico di tutti i tempi. In edizione economica, con testo a fronte e nuovi apparati didattici, le traduzioni che hanno definito il linguaggio filosofico italiano del Novecento. Testo originale nell'edizione di Rudolf Kassel. Traduzione e introduzione di Guido Paduano.
Nel nostro tempo i mezzi di comunicazione di massa, sostanzialmente egemonizzati dal potere economico, stanno trasformando la mentalità corrente, la stessa struttura di base della personalità, distruggendo valori e parametri operativi su cui finora si era articolata la civiltà, sia quelli fondativi della cultura tradizionalista sia quelli che hanno ispirato negli ultimi due secoli la cultura democratica e di sinistra. Per quanto ormai si abbia di ciò una conoscenza diffusa, sembra mancare ancora uno studio analitico e sistematico del fenomeno. L'antica Grecia visse, tra V e IV secolo a.C., una rivoluzione analoga, grazie al passaggio da una cultura ancora prevalentemente orale alla cultura fondata sulla comunicazione scritta e sul libro. Il confronto tra i due sistemi fornì a Platone il distacco critico sufficiente per elaborare una vera e propria teoria scientifica dei meccanismi inconsci, ma infallibili, attraverso cui l'affabulazione, nella sua ripetitività consuetudinaria, plasma gli orientamenti psicologici di una comunità.
La rêverie - fantasticheria, immaginazione, abbandono al flusso del sogno a occhi aperti - è uno stato della coscienza che tutti conoscono. Gaston Bachelard, figura emblematica dell'epistemologia francese, la definisce come la materia prima dell'opera letteraria. In questo testo, evocativo e magico, si propone di riesaminare in una nuova prospettiva le immagini poetiche fedelmente amate. Oltre a evidenziare il valore conoscitivo della rêverie, mette in luce il godimento che se ne può trarre. Facendo riferimento ai concetti junghiani di animus e anima, Bachelard affronta il tema dell'idealizzazione dell'essere amato. Dedica un altro capitolo ai ricordi d'infanzia e approfondisce la distinzione tra sogno notturno e rêverie diurna. Conclude sostenendo: "Di quale altra libertà psicologica godiamo oltre a quella di fantasticare? Psicologicamente parlando, è proprio nelle rêveries che siamo degli esseri liberi".
Il volume è articolato in dodici parti dedicate a temi intorno alla nozione di "ambiente", che l'autore preferisce chiamare "entour" (l'intorno). L'intenzione che attraversa queste pagine è quella di abbozzare un'etica capace di ripensare le relazioni che scaturiscono dall'incontro e dall'integrazione fra le diverse culture al di là delle ferite e dei rapporti di potere aperti dalla prima forma di relazione che il mondo moderno ha conosciuto: il colonialismo. Rielaborare, dunque, una nuova tolleranza, una nuova disponibilità che prenda in considerazione il fatto nuovo di questi tempi: che non esistono più, su questo nostro pianeta, "dei centri esclusivi e privilegiati del sapere, delle metropoli della conoscenza".
Rimasto sostanzialmente sconosciuto assieme alla sua poesia per oltre un secolo, Hölderlin si è trovato al centro di una grande attenzione nella stagione che ha assistito alla fine del vecchio ordine europeo, in particolare a partire dal 1914, anno in cui sono stati pubblicati i suoi testi inediti. Un’attenzione che continua ancora oggi e che coinvolge nell’indagine della sua opera un numero sempre maggiore di discipline. Non a caso è autore studiato e citato da papa Francesco.
Il volume offre un’interpretazione di alcune delle poesie di Hölderlin che mettono in luce un progressivo movimento di rottura con le idee fino ad allora dominanti nel panorama della cultura occidentale. Il congedo da quelle idee si può riassumere nella separazione del divino dal mondo e dal linguaggio umano, con il lascito di un silenzio minaccioso. È qui che la narrazione cristiana assume un nuovo significato rispetto alla ricerca di un linguaggio adeguato per nominare il divino. Proprio nel congedo da tutte le idee dominanti e nella ricerca di un nuova modalità espressiva risiede l’attualità dell’opera di Hölderlin.
Sommario Introduzione. I. Le poesie a Hölderlin. 1. «Empio e dissacrato», Hermann Hesse. 2. «... il dio che precorre fuori di quella morte ti spingeva», Rainer Maria Rilke. II. Le poesie di Hölderlin. 3. Quand’ero fanciullo. 4. Il congedo. 5. Ritorno a casa. Ai parenti – mancano i sacri nomi. Epilogo e panoramica. Note.
Note sull'autore Jakob H. Deibl insegna al Dipartimento di «Ricerca sulle basi fondamentali della teologia» della Facoltà cattolica di teologia dell’Università di Vienna.
La "Poetica" è l'opera che fonda ogni riflessione sulla poesia e l'oggetto letterario in Europa. Le sue analisi sulla tragedia e più in generale sulla rappresentazione artistica sono tuttora pertinenti e continuano a nutrire il pensiero poetico contemporaneo. Aristotele riabilita la poesia basandosi sulla rilettura del concetto di mimesis e sul valore catartico dell'esperienza estetica, distinguendosi radicalmente da Platone, che aveva bandito tutte le forme poetiche dalla sua città ideale. A partire dal Medioevo, la "Poetica" ha via via conquistato una posizione preminente e durevole in ogni discorso sull'arte. Ancora nell'epoca romantica ogni seria riflessione critica sulla poesia era una presa di posizione che si misurava con le analisi aristoteliche. Oggi, rimane il testo di riferimento per ogni discorso sulla letteratura e l'estetica.
La Poetica di Aristotele è dedicata quasi interamente alla definizione e all'esame particolareggiato di quella forma dell'arte che è la tragedia. Il saggio introduttivo dell'autore, ricolloca il testo nell'orizzonte del corpus di Aristotele ricostruendone il testo filosofico per troppo tempo accantonato. Le note al testo sono brevi e chiariscono i temini e i concetti più controversi e difficili. Il testo greco a fronte è quello dell'edizione di riferimento a cura di R. Kassel: Aristotelis de arte poetica liber, Oxford, con alcune variazioni.
È un’utopia voler costruire un mondo più solidale? L’immagine della poesia sociale è stata usata da papa Francesco per definire l’attività e l’impegno delle organizzazioni cooperative e dei movimenti popolari, ai quali egli si è rivolto in occasione di tre incontri mondiali. La vita di queste realtà, non riducibile a manifestazioni confinate in specifici contesti geografici, come quello latino-americano, è oggi molto vivace e particolarmente utile per l’aggiornamento sociale della Chiesa e per la ricerca in ambito filosofico e sociologico. Sulla scena pubblica locale e globale si muovono infatti nuove organizzazioni aggreganti che fanno emergere inediti contesti e processi di collaborazione. Esse identificano gruppi, animati da comuni interessi, in grado di promuovere risposte condivise ai bisogni che accomunano persone diverse per ceto, nazione o classe sociale.
Il poema filosofico di Parmenide "Sulla natura" si impone come un punto di riferimento irrinunciabile se si vuole intendere il pensiero occidentale. Da questo testo dipendono, infatti, non solo i filosofi immediatamente successivi, ma perfino Platone e Aristotele. Platone ha addirittura presentato un punto chiave della sua filosofia come una sorta di "parricidio di Parmenide", riconoscendo dunque in lui, in qualche modo, un suo padre spirituale. Di fatto la stessa cosa ha fatto Aristotele nella elaborazione della sua teoria dell'essere. Del poema ci è pervenuto per intero soltanto il prologo, quasi tutta la prima parte, scarsi frammenti della seconda. Ma il pensiero del poema è ricostruibile pressoché per intero.
La rilettura di un classico del pensiero filosofico medievale e la ricostruzione critica della storia della sua redazione, aprono nuove possibilità teoriche al dibattito sul pluralismo. Questo libro nasce dall'interesse per i temi della tolleranza, del pluralismo, dei diritti umani, del multiculturalismo. In questa prospettiva il "Discorso" di Pico della Mirandola offre una posizione teorica, quella della "pluralità delle vie" che costituisce un interessante modello di pluralismo. Testo latino, versione italiana, apparato testuale a cura di Saverio Marchignoli.
Una introduzione organica al pensiero di R. Panikkar. Il singolare filosofo ispano-indiano, teorico del dialogo, che ha gettato ponti di comprensione tra le culture dell'oriente e quelle dell'occidente.