
Un grandioso commentario alla "Repubblica" di Platone, uno dei testi basilari della civiltà europea. Platone aveva immaginato una Città ideale come proiezione ingrandita della psiche umana illuminata dall'Idea del Bene, e aveva fatto corrispondere ogni virtù a una parte precisa dell'anima e della città. Proclo, ultima voce filosofica del mondo pagano, ne offre la versione sistematica neoplatonica: la "Repubblica" è considerata la base dell'etica, così come il Timeo è la base della fisica e il Parmenide è la base della metafisica. Attraverso la lettura cristiana dello Pseudo-Dionigi Aeropagita, il commento di Proclo è entrato subito a far parte della costituzione etica e catechetica della Chiesa cristiana greca delle origini.
Anneo Cornuto, stoico di età neroniana con variegati interessi letterari e filosofici, fu il maestro dei poeti Lucano e Persio: quest'ultimo, alla morte, gli lasciò in eredità la sua biblioteca, con circa settecento libri di Crisippo. L'unica opera dell'autore non frammentaria pervenutaci è il Compendio di teologia greca, un manuale diretto a un giovane allievo e incentrato sull'interpretazione allegorico-etimologica dei miti greci relativi agli dèi e dei loro nomi ed epiteti.
Questo volume riunisce i più importanti saggi che Friedrich A. von Hayek ha dedicato al legame che unisce la competizione e la conoscenza. La raccolta si apre con Economics and Knowledge, che è un punto di riferimento obbligato dell'itinerario hayekiano, l'«evento decisivo» (come lo stesso Hayek ha dichiarato) della sua carriera intellettuale. Il saggio è la più conseguente critica dell'impostazione economica tradizionale. Questa, basata sulla statica concezione dell'equilibrio economico generale, assegna agli attori una condizione di onniscienza o comunque attribuisce loro un'impossibile conoscenza dei dati rilevanti. Ma le cose non stanno così. I singoli attori sanno poco. C'è all'interno della società una divisione della conoscenza. Ed è questo il tema che Hayek approfondisce in The Use of Knowledge in Society, che è tuttora uno dei saggi più citati nelle riviste internazionali. Qui l'autore mostra in quale modo la cooperazione resa possibile dal mercato costituisca uno strumento di mobilitazione della conoscenza che nessun individuo possiede nella sua totalità, perché è dispersa all'interno del sistema sociale e non può essere centralizzata da alcuna autorità. Ne discende, come Hayek spiega in The Meaning of Competition e in Competition as a Discovery Procedure, che la concorrenza non è altro che un procedimento di esplorazione dell'ignoto e di correzione degli errori. Se gli attori sapessero ciò che spesso la teoria attribuisce loro, il processo concorrenziale sarebbe inutile e dannoso. Altri due saggi completano la raccolta. Hayek ha esteso al territorio socio-politico l'applicazione di quanto acquisito in campo economico. E ha acutamente messo a nudo il nesso che lega la presunzione di conoscere alla creazione di un potere totale e perciò distruttore di ogni libertà individuale di scelta.
L'interesse di Heidegger per Aristotele, testimoniato da questo corso universitario che il filosofo tenne nel 1924, si colloca nel periodo cruciale dell'elaborazione dell'analitica ontologico-esistenziale di Essere e tempo. In particolare, nell'analisi della Retorica aristotelica compaiono già, in nuce, alcuni 'concetti fondamentali della filosofia heideggeriana' - come "Dasein" (esserci) , "In-der-Welt-sein" (essere nel mondo) e "Befindlichkeit" (il sentirsi situato, la situatività, e anche la situazione emotiva) - destinati a lasciare un segno indelebile nella filosofia del Novecento. Ma, soprattutto, Heidegger si impegna qui - come raramente in seguito - in una brillante fenomenologia dei "pàthe", delle «passioni», e del ruolo determinante che esse svolgono nella vita e nell'esistenza dell'uomo. La messa in questione del tradizionale privilegio accordato agli atti intellettivi superiori che questo implica suggerisce l'idea che siano costitutivi dell'uomo, allo stesso titolo della ragione, anche gli elementi 'inferiori', quali la sensibilità, le affezioni e le passioni.
Queste lezioni del '29-30 - specie nei loro capitoli conclusivi - ci consentono di cogliere in fieri meglio di qualunque altro testo di Heidegger, come il progetto sistematico di ricondurre ogni genuina questione filosofica alla sua scaturigine e ai suoi presupposti originari nella finitezza dell'essere, cioè all'identità antimetafisica di tempo ed essere, abbia condotto Heidegger sulla via di una scepsi sempre più radicale e affine a quella intrapresa, in tempi diversi e con esiti altrettanto diversi, da Nietzsche. "Concetti fondamentali della metafisica" rappresentano perciò un capitolo essenziale nel cammino che avrebbe portato Heidegger, qualche anno più tardi, a decretare la fine della metafisica.
Il volume riporta l'edizione rinnovata dell'opera del filosofo francese, composta da diversi saggi che tracciano un itinerario verso la filosofia del linguaggio. Di fronte alla sfida della filosofia strutturalista, secondo la quale il linguaggio, prima di essere un processo o un evento, è un sistema situato a livello inconscio, l'ermeneutica tenta di porre il problema della comprensione in rapporto alla spiegazione del testo.
Un classico della filosofia riproposto in una nuova traduzione filologicamente rigorosa, accompagnata da un commento autorevole, chiaro e approfondito. Le confutazioni sofistiche sono il sesto e ultimo trattato delle opere aristoteliche concernenti la logica e la dottrina della scienza che la tradizione ha radunato sotto il titolo di Organon.
Grande classico della filosofia della scienza e della filosofia tout court, "Congetture e confutazioni" testimonia della vastità degli interessi di Popper e dell'insostituibile ruolo da lui svolto nella cultura del Novecento. Accanto alle pagine dedicate a temi filosofici tradizionali, connessi con la teoria della conoscenza e la dialettica, e a questioni specifiche di filosofia della scienza, vi sono riflessioni in cui l'analisi storica costituisce l'occasione per riesaminare alcuni nodi della filosofia delle scienze sociali e della filosofia politica. È qui che giunge a compiuta elaborazione il celeberrimo concetto popperiano di "falsificazione di una teoria" come criterio di demarcazione tra scienza e non scienza. Un'opera che consente di capire come, pur fra discussioni talora vivaci, Popper costituisca un punto di riferimento essenziale per ogni visione non dogmatica della conoscenza umana.