
Don Dolindo in tutti i suoi libri ha sempre parlato degli angeli, anzi sosteneva di essere ispirato a scrivere proprio da uno spirito celeste che diversi suoi biografi hanno identificato con san Raffaele. In un pieghevole distribuito dall’Apostolato Stampa scriveva: “Gli Angeli non ci sono stranieri: essi vivono con noi, stanno a custodia dell’anima nostra. È bello considerare come questi spiriti altissimi si degnano di vigilare le povere creature terrene per renderle glorificazione di Dio ovvero per supplirle quando gli sono infedeli. Nella notte, nel giorno, nella gioia, nel dolore, un Angelo mi accompagna continuamente per impedire che rimanga sterile una natura intelligente e libera e, dopo la Redenzione, per impedire che sia perduto il frutto dei dolori di Gesù”.
Note sull'autore
Marcello Stanzione (Salerno, 1963) è parroco dell’Abbazia di Santa Maria Nova a Campagna (SA). Nel 2002 ha rifondato l’Associazione Cattolica Milizia di San Michele Arcangelo per la diffusione della devozione cristiana agli angeli. Carmine Alvino (Avellino, 1978), avvocato, specializzato in bioetica e deontologia professionale, in diritto dell’internet e delle tecnologie informatiche. Da anni porta avanti uno studio intenso sui Sette Arcangeli, cui ha dedicato diverse pubblicazioni.
Cosa succede quando un sacerdote viene spostato dal suo paesello alla città, «a riposarsi» in una grande parrocchia, sentendosi disarmato di fronte alle sfide del mondo contemporaneo e all'insensibilità di alcuni suoi parrocchiani Carta e penna e inizia una corrispondenza con il suo «caro e buon Gesù» per esprimere i dubbi, ma anche per chiedere consiglio e comprendere dove si nasconde la Verità.
«Come mai è così difficile raccontare le cose belle? E ancor più quelle che profumano di buono? Da un po' di tempo, nella mia mente di giornalista, girava questo pensiero. Forse - rimuginavo - perché, da che mondo è mondo, il bene non fa notizia. Ho voluto raccontare le storie di dieci imprenditori che hanno fatto dell'azienda una famiglia, che sono stati capaci di fare del bene non solo ai propri dipendenti, ma anche a un territorio, talvolta anche in Paesi lontani. "Storie di carne", esempi di un'imprenditoria che fa profitti importanti, mai realizzati calpestando le persone ma, anzi, valorizzandole. Per entrare in ogni storia sono andata sul posto, ho visitato le sedi centrali, ho trascorso del tempo con i fondatori, gli imprenditori, gli amministratori delegati, i collaboratori e i dipendenti; mi sono fatta raccontare dalla viva voce dei protagonisti come sono nate queste realtà e le iniziative di solidarietà e sostenibilità che hanno realizzato in Italia e nel mondo. Mi riesce difficile chiamarle "aziende", perché per quanto grandi, alcune leader a livello mondiale, per me hanno acquisito un nome e un volto, che ha dietro altri volti: genitori, mogli rimaste apparentemente dietro le quinte ma determinanti, collaboratori preziosi nel momento del bisogno. Non sono aziende, sono vite impastate in un'avventura imprenditoriale che dal nulla ha preso il via grazie a un'intuizione, seguita da una passione, messa a frutto da un talento.» (Safiria Leccese)
C’era una volta la scuola in ospedale. E c’è ancora. Come ci sono Sandra, Luca, Anna, Federico e molti altri. Ragazzi che fanno parte di un villaggio di confine, dove si cresce confrontandosi con difficoltà serie, con una malattia da combattere, con il tempo da conquistare. Ragazzi che hanno combattuto una battaglia per la vita nel reparto di Oncologia pediatrica del Gemelli di Roma e l’hanno vinta. E così uno di loro oggi fa il ricercatore, un’altra disegna fumetti, un terzo sta per iscriversi all’università in Danimarca. E così via. Ma quello che conta è che tutti sono qui, a raccontarci la loro vita, le loro “storie di incredibile felicità”.
“Proverete emozioni vere, legate a storie reali. Storie magari non adatte ai social, ma aderenti al sociale. E che ci possono aprire il cuore e la mente”. (Massimo Giletti)
“La vera felicità ha il sapore di una giornata di sole fuori dall’ospedale, di una gita, di una vacanza, di un sorriso e di un sentimento di amore che ti accarezza”. (Benilde Naso Mauri).
La Stazione Trastevere, a Roma, è un luogo d’incontro e di passaggio per decine di migliaia di persone ogni giorno, ma è anche casa per tante donne e tanti uomini che la vita ha portato ad accamparsi in qualche modo nei suoi dintorni. Dietro le barriere che talvolta discriminano, si svela un mondo popolato non di “scarti della società”, ma di famiglie in estrema povertà, di padri senza più lavoro, di figli non desiderati, di ragazze maltrattate in un ambiente ostile, di donne abbandonate alla solitudine. Qui un gruppo della Comunità di Sant’Egidio si dà da fare ogni notte per aiutare queste persone a resistere alle insidie del freddo e dell’abbandono, facendosi compagno di strada di tanti di loro e raccogliendone l’anelito profondo al cambiamento, oltre che le storie. Che non sono semplicemente tragedie, ma vere storie di vita da conoscere, se si vuole consapevolmente sapere.
“Chi vive per la strada coltiva il desiderio di una vita normale. Di una vita meno da soli. Perché la solitudine è un peso in più per chi è fragile e povero”. (Marco Impagliazzo)
Ci sono ancora donne, femmine, che amano i loro maschi.
Li scelgono e si donano, per sempre. Senza riserve. Si aprono alla vita e si ridonano. Tutte preparano da mangiare, molte addirittura cucinano, asciugano lacrime e dispensano consigli non richiesti, perchè vorrebbero salvare il mondo, magari indossando un tacco 12, molte lavorano fuori casa, anche se a volte preferirebbero poter curare i propri figli.
In comune hanno un segreto che si tramanda da generazioni.
Qualcuno le definisce mogli cattoliche tradizionali, ma rischia un errore che il modello 2020 della categoria rispedisce al mittente. Si raccontano Costanza Miriano, Beatrice Bocci, Raffaella Frullone, Benedetta Frigerio, Annalisa Teggi, Paola Belletti, Caterina Giojelli e tante altre che “nella buona e nella cattiva sorte” restano fedeli all’amore.
Sono numerosi gli scrittori che hanno voluto delineare i tratti spirituali e l'attività di John Henry Newman. La vita di questo pensatore e teologo di genio, poeta, predicatore, educatore e modello di santità, attraversa tutto l'Ottocento (dal 1801 al 1890) e le sue opere hanno esercitato e continuano a esercitare un influsso potente. All'interno del cattolicesimo la poliedrica attività di Newman fu sprone costante a un rinnovamento interiore aperto a ogni valore autentico e alieno solo da ogni settarismo e da ogni angustia di spirito. Parlare di una tale personalità senza incorrere in quei difetti ed errori che di solito minacciano e impoveriscono la qualità di una biografia è sicuramente un'impresa ardua.
Storie di vita quotidiana delle mogli, delle figlie, delle donne dei collaboratori di giustizia. Prefazione di Cristina Simonelli.
Perché un poeta finisce col fondare gruppi di liberazione interiore? Perché un filosofo conduce per anni trasmissioni radiofoniche di dialogo con il pubblico? Come mai un uomo sposato, e padre di tre figli, diventa una guida spirituale? E perché poi si impegna nell'agone politico?
La vita di Marco Guzzi ci aiuta a comprendere gli straordinari sconvolgimenti storici e culturali che stiamo vivendo da almeno cinquant'anni.
Un'intera civiltà, infatti, si sta rigenerando, tutti i ruoli e tutte le identità si stanno riformulando. Perciò la ricerca spirituale, la creatività culturale e l'impegno politico tendono a correlarsi tra loro in modalità del tutto inedite.
E questo passaggio, per così faticoso, ci apre a una fase inaudita di bellezza: ogni vita, ogni storia, personale, nazionale o planetaria, può diventare un'opera d'arte.
Fra i giorni dell'anno nessun altro assume un'aria di mistero come il 29 febbraio. C'è e non c'è, a tratti appare e a tratti scompare senza lasciare traccia. Così è anche nell'esperienza dell'amore: per tutti c'è un 29 febbraio del cuore. Il suo ricorrere ciclico ci può aiutare a fare una sorta di veri?ca, di bilancio e di inventario della vita di coppia, da rivalutare magari fra altri 4 anni. L'esserci e il non esserci di questa ventinovesima data ha per tutti ha un senso logico, educativo e terapeutico che vale la pena meditare.
Dagli scritti di Mariachiara emerge una ricchezza interiore e un rapporto fecondo e vivido con il Signore, dal quale lei si lasciava plasmare docilmente. Questo libro è il testamento di una vita vissuta al massimo pur nella sofferenza, esempio di santità. Fino agli ultimi giorni della sua vita, Mariachiara è riuscita ad infondere in tutti coloro che la conoscevano quella pace del cuore che solo Dio può donare.
Il testo nasce da una tesi di licenza con indirizzo in Teologia Spirituale che l'autore ha conseguito nel 2017 presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania. Lo scritto è una lettura teologico-spirituale del diario personale di Suor Maria Giovanna della Croce, monaca carmelitana scalza del monastero di Venezia e fondatrice del monastero di Sant'Agata Li Battiati in provincia di Catania. Il testo è diviso in tre capitoli: nel primo, l'autore, presenta il profilo biografico della religiosa; nel secondo riporta alcuni dei brani più salienti del diario inedito e nel terzo descrive quanto la claustrale ha ricevuto dalla Tradizione cristiana e carmelitana e quanto invece è stato frutto della sua intuizione e della sua esperienza personale.