
Abate di Mont-des-Cats e poi eremita, padre spirituale dal grande irradiamento, André Louf (1929-2010) è uno di quei maestri il cui lascito è un sapere “trascrizione di un’esperienza”. La presente biografia svela la figura luminosa e complessa di questo talentuoso “pittore dell’interiorità”, raccontandone l’itinerario esistenziale a partire da fonti inedite, in particolare il diario spirituale, dove il monaco espone, senza artifici, dubbi e aspirazioni, desideri e contraddizioni, sofferenze e slanci. Un racconto appassionante dal quale emergono i temi che caratterizzeranno il suo ricco magistero e il suo fecondo ministero, quelli che hanno segnato le grandi svolte della sua vita: la scoperta dell’uomo interiore, le tappe della vita spirituale, la frantumazione del cuore, l’incontro con la misericordia, la via dell’umiltà e della tenerezza…
Charles Wright (Paris 1981), storico di formazione, giornalista, è stato novizio in un monastero cistercense e ha poi avuto accesso agli archivi personali di André Louf.
La presente Festschrift, pensata dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce per omaggiare il prof. B. Estrada nel suo 70° compleanno, raccoglie venti contributi in lingua inglese, spagnola e italiana, frutto del lavoro di studiosi appartenenti a diverse istituzioni accademiche internazionali. Il volume, articolato in due parti, è stato ideato seguendo le due principali aree di ricerca che hanno contrassegnato il lavoro accademico del prof. Estrada: i Vangeli insieme agli Atti degli Apostoli e l'epistolario paolino. La Parte Prima raccoglie undici studi di L. Sánchez Navarro, V. Balaguer, E. Manicardi, I. Galdeano, J. C. Ossandón Widow, M. Orsatti, C. Jodar Estrella, C. Broccardo e M. Stroppa, L. García Ureña, P. N. Anderson e del compianto M. A. Tábet. La Parte Seconda, dedicata all'epistolario paolino, consta di nove studi di D. A. Hagner, J. L. Caballero, F. Bianchini, A. Pitta, J. Chapa, E. González, J. M. Granados Rojas e G. De Virgilio.
diario della beata elisabetta canori mora-sposa e madre (1774-1825) in questo tempo di crisi generale dei valori familiari, la testimonianza di vita e il messaggio di elisabetta canori mora, sposa e madre di famiglia, ci vengono offerti come un regalo di dio-trinita alla sua chiesa. E' un documento unico nel suo genere, dal quale veniamo a conoscere in profondita le meraviglie operate da dio nell'anima della sua ser va elisabetta a beneficio della chiesa e della societa. Notiamo che non si tratta d 'una persona segregata dal mo ndo, nh d'una celibe, nh d'u na vedova, nh d'una religiosa chiusa nel chiostro, ma di una sposa e madre di famiglia romana, che appartiene ad una famiglia nobile e ricca, e che, in seguito, per rovesci di fortuna, a cui non fu estraneo il marito cristoforo, e`ridotta in estrema poverta. Amore, croce e risurrezione furono le tappe per le quali la fece passare il compagno che dio le aveva dato. Amore, che conservr fedelmente, contro tutto e tutti. Croce, che si addossr a causa della presenza dell amante. Risurrezione, che poth godere solo al termine della sua vita, con la conversione del marito.
Descrizione dell'opera
Arrestato nel 1949, recluso per quindici anni nelle carceri della Romania, poi continuamente sorvegliato e pedinato dai servizi di sicurezza fino al 1989, il vescovo greco-cattolico Ioan Ploscaru ha pagato con l'accusa di "tradimento della patria" e di "spionaggio" il rifiuto di passare alla Chiesa ortodossa.
Siamo alla fine della seconda guerra mondiale e la Romania "liberata" dai sovietici entra, con il governo di Petru Groza, in un periodo buio e di sofferenza. Nelle carceri comuniste e nelle colonie di lavori forzati vengono perseguitati e sterminati cittadini romeni di diverse confessioni, alcuni per motivi strettamente politici, altri - come i vescovi e i fedeli greco-cattolici, dichiarati fuori legge nel 1948 - a causa del credo e dell'appartenenza alla Chiesa di Roma.
Le pagine lucide e dolenti di Ploscaru, lontane da qualunque concessione al rancore e segnate dalla compostezza di un uomo che ha deciso serenamente di non patteggiare con la propria coscienza, sono state composte tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Novanta e pubblicate in Romania nel 1993. Tradotte ora per la prima volta in italiano, esse offrono al tempo stesso il diario di una sofferenza personale, la testimonianza di una Chiesa costretta alla clandestinità e la triste conferma che il Novecento è stato anche il secolo del martirio delle élites intellettuali e degli uomini di fede.
Sommario
Prefazione (V. Bercea). Nota all'edizione italiana (G. Munarini). Premessa. La situazione della diocesi rumena-unita di Lugoj prima del 1948. Tensione generale. Gli eventi precipitano. Il pellegrinaggio a Scăiuş. Preghiere di giorno e di notte. Comincia il Terrore. I vescovi sono costretti ad andare in pensione. Il congresso di Cluj. L'arresto del vescovo Ioan Bălan. L'occupazione della cattedrale. Altri eventi. La grande croce. La consacrazione. La riorganizzazione della Chiesa. Le pressioni sui fedeli. L'arresto. Presso la «Securitate» di Lugoj. Alla «Securitate» di Timişoara. Metodi di coercizione. Gli interrogatori continuano. A Bucarest, nel Ministero degli Interni. Jilava. Sighet, prigione di sterminio. Il vescovo Ioan Suciu. Vita di prigione. Nella solitudine della cella 43. La morte del vescovo Anton Durcovici. Il vescovo martire Valeriu Traian Frenţiu. Amici di solitudine. Qualche parola su Iuliu Maniu. Meditazioni in rima. La fine del vescovo Ioan Suciu. Altri avvenimenti. Convivenza con il generale Ilcuş. Tutto ha una fine e un nuovo inizio. Il vescovo martire Tit Liviu Chinezu. Di nuovo in cammino. Ricondotto alla «Securitate» di Timişoara. Libertà provvisoria. Tentativi di riattivare la Chiesa. L'attività clandestina. Il secondo arresto. Di nuovo interrogatori a Timişoara. Altri eventi. Il processo di Timişoara. Alla «Securitate» di Cluj. Di nuovo al Ministero degli Interni. A Malmaison. Il processo al tribunale militare di Bucarest. A Uranus. À la maison mère. La prigione di Gherla. Al penitenziario di Piteşti. Ancora a Timişoara. Il vescovo Ioan Bălan. La prigione di Dej. Dej, carcere di sterminio. Di nuovo indagini. La seconda «visita» a Gherla. La «nera». Il vescovo Alexandru Rusu. La rieducazione. Di nuovo a Zarka. Facchino al mobilificio. Processi di smascheramento. La liberazione. A Lugoj, continuamente sorvegliato. Una nuova perquisizione. Appendice. Breve storia della Chiesa romena unita.
Note sull'autore
IOAN PLOSCARU (1911-1998), ordinato sacerdote greco-cattolico nel 1933 e consacrato vescovo nel 1948, aveva studiato nel Seminario Pedagogico Universitario di Clu, in Romania, e si era perfezionato negli studi teologici a Strasburgo, in Francia. È autore di numerosi scritti di carattere didattico, memorialistico e di letteratura spirituale.
"Nella prefazione a 'Loaves and Fishes' (Pani e pesci), alla domanda «Che cos'è "The Catholic Worker"?», Dorothy Day rispondeva: «Prima di tutto, si tratta di un mensile di otto pagine in formato tabloid. Si occupa di questioni quali il lavoro e gli uomini, i problemi della povertà e dell'indigenza - e la relazione dell'uomo con i suoi fratelli e con Dio. Nel cercare di far emergere il nostro amore per i fratelli parliamo e scriviamo molto delle opere di misericordia come della forma più diretta di azione. "Azione diretta» è uno slogan da vecchi radicali. [...] Oggi, per il movimento pacifista, azione diretta significa salire sui sottomarini armati con i missili Polaris, andare a Mosca ed entrare con le navi nelle aree dove si conducono test nucleari. Peter Maurin, il cofondatore di "The Catholic Worker", ripeteva senza posa che le opere di misericordia sono la forma più diretta di azione che ci sia. "Ma la verità va ribadita ogni 20 anni", aggiungeva». Queste parole sono state scritte nel 1963, nel pieno della Guerra Fredda, e all'epoca «The Catholic Worker» usciva da trent'anni. Più di cinquant'anni dopo il mondo è cambiato, ma molto è rimasto identico. La divisione fra ricchi e poveri, la sfida della guerra e della violenza proseguono invariate; e invariati sono rimasti anche gli imperativi del Discorso della Montagna, la visione del regno di Dio, e l'ideale di Peter Maurin e dei direttori di «The Catholic Worker» di «creare una società in cui sarà più facile essere buoni». Il messaggio di «The Catholic Worker», a oltre ottant'anni dalla sua fondazione e a più di trenta dalla morte di Dorothy Day, rimane attuale e rilevante come un tempo. Merita di essere ribadito. (Robert Ellsberg)
Biografia di Teresio Olivelli: alpino, partigiano martire. Scritto da Mons. Paolo Rizzi, postulatore della causa di beatificazione, unisce al rigore scientifico l'agilita di lettura con testi e documenti inediti. Luminosa figura di partigiano cattolico, ha ricevuto la ricompensa militare alla memoria e la medaglia d'oro della Resistenza. Aveva studiato a Mortara e a Vigevano concludendo i suoi studi al Collegio Ghisileri di Pavia, di cui divenne il piu giovane rettore. Durante il regime divenne segretario dell'Istituto di Cultura fascista. Parti volontario per il fronte russo. Nel 1943 fu fatto prigioniero dai tedeschi e rinchiuso prima a Innsbruck e poi in altri campi, evade da quello di Markt Pongau e raggiunge Udine, da dove riparte per Brescia per collaborare alla costituzione delle Fiamme Verdi" e fonda il giornale Il Ribelle. Nuovamente arrestato e trasferito a Gries, Flossenburg, in Baviera e infine a Hersbruck, si prende cura dei suoi compagni di prigionia, tenta di alleggerirne le sofferenze, di curarne le ferite, di aiutarli a sopravvivere. "
Erik Peterson è stato un grande teologo del 900, rimasto tuttavia più noto che letto. La gamma dei suoi ambiti di ricerca è vastissima, varia dall'archeologia alla patristica, dalla storia della Chiesa all'agiografia, dalla mistica alla liturgia e ancora dal diritto canonico all'esegesi neotestamentaria. Lo stesso Benedetto XVI è un attento conoscitore dei suoi studi. Quest'opera, che costituisce il settimo volume della collana Itineraria, curata dalla Pontificia Accademia Teologica, raccoglie gli studi prodotti in occasione del 50° anniversario della morte del teologo e risulta di particolare interesse per gli studiosi di teologia e gli studenti delle facoltà teologiche.
I testi raccolti in questo volume offrono una sintesi dei valori, delle intuizioni e delle considerazioni più significative della vasta produzione scritta di Alfredo Carlo Moro. Essi segnano l'itinerario di maturazione della sua cultura, spaziando dal tema dei minori a quello della famiglia, dalla giustizia alla laicità, in un intreccio fecondo e consapevole della sua biografia con la storia del Novecento. Ne emerge la testimonianza viva ed attuale dell'impegno di un protagonista della giurisprudenza, della società e della Chiesa italiana, che ha vissuto nella storia accogliendo la modernità come occasione di crescita e restando sempre coerente ai principi della Costituzione e all'insegnamento del Concilio.
La figura di Paolo VI appare in qualche misura sbiadita rispetto a quelle di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. Eppure il suo fu un pontificato importante, potremmo dire nodale nella storia della Chiesa e dell'umanità. Per coglierne appieno il significato e il valore Yves Chiron ripercorre in questo volume tutta la vita del sacerdote bresciano: dagli anni della formazione, al ruolo svolto come assistente ecclesiastico della FUCI (la Federazione Universitaria Cattolica) e poi come membro autorevole della Segreteria di Stato vaticana (nel periodo terribile del secondo conflitto mondiale), alla nomina ad arcivescovo di Milano e infine ai quindici anni in cui fu papa, soprattutto dedicati alla complessa gestione del Concilio Vaticano II e della lunga e a tratti drammatica fase post-conciliare. Un'attenzione particolare è dedicata ai grandi viaggi compiuti in Terra Santa, in Asia, nelle Americhe (i primi di un pontefice); ai tentativi di riavvicinamento con i "fratelli lontani" e in particolare con la Chiesa ortodossa; all'ascolto attento e molto sofferto delle voci dissonanti e critiche che si levavano nel mondo e che attaccavano la Chiesa e il suo magistero. Il risultato è il ritratto a tutto tondo e ricco di sfumature (costruito a partire dai documenti disponibili e dalle testimonianze inedite di collaboratori e contemporanei "informati dei fatti") di un intellettuale profondo, di un grande uomo di fede, di un sensibile interprete dei drammi e delle ansie della contemporaneità.
Un ufficiale di cavalleria sempre pronto all'azione, un esploratore brillante, nonché scienziato, una vocazione ostinatamente ricercata, un'anima assetata di solitudine e di assoluto aperta all'universale, un eminente esperto del mondo tuareg, un prete dal sacerdozio atipico, desideroso di fraternità, ardente di fuoco missionario... Tanti aspetti si sovrappongono, si mescolano, si completano in Charles de Foucauld. Questa biografia esaustiva, costruita a partire dai suoi scritti e dalle ricerche più recenti della causa di canonizzazione, restituisce gli avvenimenti di un'esistenza fuori dal comune. Ricca di dettagli inediti, fedele alle fonti, traccia un ritratto di questa personalità stupenda. L'autore, per la sua conoscenza intima e ineguagliata dei documenti originali, ci consegna un'opera per scoprire il vero Charles de Foucauld.
L’‘apocalisse’ come interpretazione della storia e strumento politico, e la necessità del governo mondiale, furono le istanze di Tommaso Campanella.
La vocazione filosofica gli aprì la strada alla riflessione politica, che gli costò la carcerazione più che ventennale, per un preteso disegno di congiura anti-spagnola, fino alla riconquistata libertà, prima nel seguito infido di papa Urbano VIII, e poi nella Francia di Richelieu. Mentre la storiografia ha nei suoi confronti enormi meriti: pazienti edizioni di opere, decisive scoperte di inediti, illustrazione puntuale di documenti, precisazione di fonti. Nel dibattito interpretativo predomina l’accusa di ‘ambiguità’ che ritiene inconciliabili il Campanella machiavellico ‘ateo devoto’, e il cattolico medievalizzante; il cospiratore e il cortigiano.
In questo profilo biografico l’autore individua un filo conduttore nell’insofferenza verso il disordine del mondo, inteso come falsità, sperequazione, spreco, carestia, malattia, conflitto, e il programma di porvi rimedio una volta per tutte, attraverso un governo universale, risposta politica a quella prima globalizzazione, che parve essere a fine Cinquecento un mondo più unito da navigazione, economia e diffusione della fede cristiana, ma pieno di ingiustizia.
Campanella individuò nel cristianesimo e nella Chiesa cattolica, l’ideologia e la guida di questa trasformazione; mentre l’allarme per l’imminente apocalisse, suonato da calamità naturali e segni celesti, avrebbe dovuto persuadere dell’urgenza della trasformazione, dettarne i ritmi emergenziali, imporne le misure straordinarie: un linguaggio che in fondo ci è oggi piuttosto familiare.
Il testo qui pubblicato, noto anche come i Commentari della Cina, è il resoconto dell’avventurosa penetrazione, fra il 1582 e il 1610, della prima missione cristiana in Cina che abbia lasciato traccia durevole. Esso fu scritto da Matteo Ricci (Macerata 1552-Pechino 1610), il principale artefice dell’impresa, nell’ultimo scorcio della sua vita, e completato da Nicholas Trigault con alcune informazioni tratte da appunti ricciani e con la narrazione della morte dell’autore e delle trattative per la sua sepoltura in terra cinese.
Il primo libro contiene una descrizione sistematica e dettagliata della vita, usi, abitudini e istituzioni della Cina dell’epoca, tanto da rendere l’opera per secoli la fonte principale attraverso cui l’Europa ha attinto notizie su quell’impero. Nei libri successivi si ha quindi la narrazione dell’impresa, con le sue fasi per lungo tempo alterne e il coronamento con l’ingresso e la fondazione di una missione a Pechino. Si vede bene quanti pochi mezzi materiali i missionari abbiano avuto a disposizione, ma anche lo spiegamento di forze intellettuali e culturali, l’acume diplomatico, e spesso l’astuzia, con cui essi supplirono a tale mancanza. Al di là degli espedienti più noti – l’apprendimento tempestivo del cinese, il travestimento da bonzi, poi da letterati confuciani –, i gesuiti mirarono in primo luogo a mostrare l’ampiezza e la profondità dei risultati raggiunti dalla cultura in Occidente. Lasciando inizialmente a margine la dottrina, Matteo Ricci – reduce dalla più avanzata formazione scientifica che un uomo della seconda metà del ’500 potesse avere – si curò principalmente della traduzione in cinese dei libri di Euclide, della stesura di opere a carattere morale-filosofico, della costruzione di strumenti per la misurazione terrestre e astronomica, dell’edizione di mappamondi, dell’introduzione di nuovi criteri calendaristici; soprattutto della costruzione di orologi – perizia grazie alla quale, innanzi tutto, furono accettati alla corte di Pechino. Dall’altro lato, egli approfondì la conoscenza dei maggiori classici cinesi e delle diverse “religioni” diffuse nel territorio, per potersi confrontare ad armi pari su qualsiasi questione gli venisse posta. Il suo atteggiamento aperto e sensibile ai problemi della comunicazione con una cultura totalmente “altra” può essere una delle cause per cui, almeno fino all’inizio del ’900, il nome di Ricci è stato singolarmente dimenticato e la sua opera ascritta senza troppi scrupoli a Nicholas Trigault, che peraltro l’aveva resa disponibile in una propria versione latina.
Il testo, oltre alla sua efficacia narrativa, alla forza dello stile che unisce in modo sorprendente la concreta secchezza del giudizio con la vastità della prospettiva culturale, e lo iscrive a pieno titolo nella tradizione di classici come Erodoto, Tacito o Tito Livio, è soprattutto il resoconto dell’impatto fra due tradizioni millenarie il cui esito è ancora tutto da interpretare e i cui insegnamenti potrebbero costituire una guida preziosa nel crescente disorientamento determinato dalle odierne figure dell’estraneità.

