
Una guida per seguire le orme di Pier Giorgio Frassati, per mettersi dietro ai suoi passi non solo in senso figurato, ma camminando lungo le strade da lui percorse e visitando i luoghi che ha frequentato, amato e reso significativi con la sua presenza dedita e intensa. Ogni tappa dentro e fuori Torino racconta un frammento dell'esistenza di Pier Giorgio, offrendo spunti di spiritualità che coniugano fede, impegno e gioia di vivere. Un percorso per chi desidera conoscere più da vicino la figura del giovane santo torinese, ma anche per chi cerca ispirazione su come vivere una santità quotidiana, concreta, pienamente inserita nel proprio tempo.
«Cristo con gli alpini non è un’opera qualunque. Non è, insomma, un diario, un resoconto, una cronaca, una confessione, ma è un atto di fede gettato nella follia della guerra, un gesto di speranza dedicato a coloro che ormai non ripetevano più questa parola, uno slancio d’amore che replica ai colpi della violenza. Per questo don Carlo porta Cristo al fronte, o meglio lo conduce nella disperazione degli accerchiamenti dove si consumavano le ultime forze. Prosa semplice, piccoli esempi e un cuore immenso fanno di questo libro un documento prezioso.
Le pagine dedicate a Giorgio, il bambino che ha perso tutto e poi muore, sono più eloquenti di tutte le analisi degli storici. Leggendole si capisce perché “tocca alla morte rivelare profonde e arcane somiglianze”.
Riproporre Cristo con gli alpini significa conoscere un po’ di più la guerra e la Russia; queste pagine spiegano l’inizio di un miracolo.»
Dalla prefazione di Armando Torno
Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: "è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato "che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è innanzitutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima", Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo...
Luigi Sturzo non è stato un “costituzionalista di professione” bensì un uomo politico con vasti interessi culturali che ha avuto la ventura di vivere in una posizione pubblica preminente non solo come Segretario nazionale del Partito Popolare negli anni della crisi dello Stato liberale, ma anche, come senatore a vita, nella stagione della affermazione della democrazia costituzionale. La ricognizione critica delle sue posizioni sulla Costituzione repubblicana è stata affrontata da Nicola Antonetti richiamando la profonda concezione sturziana dei nessi tra etica e politica e le ragioni specifiche della lunga polemica contro la «partitocrazia», riprendendo, infine, le sue prospettive per le riforme costituzionali da quella del sistema bicamerale a quella per lo sviluppo di un modello politico degli assetti regionali. Diviene possibile, rivisitando tali posizioni, risalire al costituzionalismo di Sturzo e comprendere l’innovazione apportata alla tradizione del cattolicesimo politico anche attraverso la ripresa di modelli istituzionali propri della cultura anglo-americana.
"Maria Luana è una ragazza straordinariamente normale con tanti sogni e progetti, come tante ragazze della sua età. Si è appena laureata in psicologia e ha una voce meravigliosa. All’età di ventuno anni entra a far parte della grande famiglia Frammenti di Luce, nel coro. Esegue numerosi concerti in Italia, incide cd e dvd come solista. Poi Luana scopre di avere un tumore al seno, un male che la porterà in pochi anni alla morte; un male che segnerà l’ultima parte della sua vita di donna e di credente. In questo libro è raccontata la sua storia. La storia di una ragazza che tra una terapia, una chemio, interventi chirurgici e quasi cento concerti in tutta Italia, ha lottato ma ha anche consegnato la sua vita a Dio. Il sorriso dei giorni migliori e la voglia di vivere non l’hanno mai abbandonata. Completano il volume i suoi quaderni, le sue meditazioni, scritte durante gli esercizi spirituali. Parole che lasciano senza fiato… come la sua voce…. Allegato al volume ci sarà un cd musicale con le canzoni del coro."
Dal 2013 Lazzaroni, grazie alla nuova proprietà, si è potuta riaprire alla grandezza del suo storico nome e del suo famoso successo nel mondo. Ha creduto nel cambiamento non solo fisico, spostandosi dal nord in un'area montuosa del centro Italia, ma anche ideale, lavorando sulla riqualificazione del brand attraverso le proprie risorse umane. Lazzaroni ha puntato sul capitale umano, che fino a quel momento era stato l'anello debole della catena, la parte che maggiormente aveva risentito le inversioni e impennate negative di questa grande famiglia della biscotteria italiana. Da qui dunque la vera sfida dell'educazione al cambiamento e al rinnovamento e la possibilità di ripensare il concetto di lavoro e degli ambienti lavorativi secondo una dinamica di autentica promozione dei singoli soggetti componenti la grande azienda. Da questa visione prospettica e aperta Lazzaroni ha quindi avviato un percorso di studio e di ricerca che prevede la costruzione di un modus pensandi per ogni operatore così che possa sentirsi autonomamente nelle condizioni di interpretare i fenomeni interni al lavoro, progettare l'agire, sostenere e realizzare una diversa cultura del lavoro e un'idea di impresa che si umanizza attraverso la cura e l'attenzione del lavoratore in una visione comunitaria.
Sergio Quinzio (1927-1996), saggista e teologo, si è dedicato per anni allo studio approfondito della Bibbia e alla riflessione sui fondamentali temi cristiani, soprattutto in rapporto alle origini ebraiche e agli esiti moderni della fede.
Articolato in due parti - il primo capitolo ricostruisce il percorso biografico di Quinzio; gli altri tre esaminano invece i temi fondamentali della sua riflessione religiosa - questo saggio si propone come un "invito alla lettura", grazie alla ricostruzione biografica (fondamentale per comprendere le opere cruciali di Quinzio) e l’analisi dei temi fondamentali.
Un testo critico di approfondimento, per la capacità di cogliere i nessi presenti nell’opera di un pensatore non sistematico ed evidenziare i punti di prestito e di contatto di Quinzio con altri filosofi, teologi e letterati, contemporanei e non.
«Vivere è l’arte di una liberazione continua da ogni schiavitù di intelletto e volontà, da ogni ignoranza e vizio. Ed è gioia di crescere ogni giorno di più in libertà di amare.»
L'ultimo libro di p. Fausti, quasi un testamento spirituale.
È la biografia della serva di Dio suor Maddalena Moccia: nacque a Napoli nel 1898 e vi trascorse l'infanzia in una famiglia benestante. Nel 1913 fu mandata nel Collegio delle Suore Orsoline a Roma dove approfondì la sua esperienza di fede fino a maturare la vocazione religiosa. Entrò nella Comunità delle Brigidine a Roma, dove venne accolta come postulante nel 1920: prese il nome di Suor M. Maddalena di Gesù Crocifisso. Il 23 luglio 1921 vestì l'abito religioso, ma già nel settembre si affacciavano i primi sintomi della tubercolosi polmonare che l'avrebbe portata alla morte. Il 20 febbraio 1922 emise i voti perpetui, dopo solo sette mesi di noviziato, e il 20 aprile 1922 spirava a Roma in fama di santità.
«Si laurea in Teologia con una tesi su Ligabue». Così titolava nel marzo 2017 il quotidiano la Repubblica, seguito da decine di segnalazioni sulla stampa cartacea e on line e sui social network. Così l'autore della tesi, uno stupito Lorenzo Galliani, si è trovato al centro di un acceso dibattito pubblico sull'accostamento, per molti irriverente, fra il rocker emiliano e la religione. Eppure Ligabue appare costantemente in dialogo con il cielo e con un Dio dal volto umano, anche quando critica con parole dure la Chiesa: a testimoniarlo decine di citazioni dal suo canzoniere e dalle interviste rilasciate in trentanni di carriera. Prefazione di Matteo Zuppi.
L'opera del card. T. Spidlík rappresenta una visione teologica organica sentita come propria sia dall'Oriente che dall'Occidente cristiano, un vero unicum nella riflessione teologica della seconda metà del ventesimo secolo. Egli è stato riconosciuto infatti uno dei massimi conoscitori della spiritualità dell'Oriente cristiano; ha formulato un pensiero antropologico attuale per la Chiesa, dove al centro è posta la "teologia del cuore", rivalutando la "preghiera del cuore", trattata con un metodo originale, valido per la società odierna. Il tratto peculiare dell'essere persona secondo Spidlík è la capacità di relazioni che favorisce nell'uomo spirituale la propensione al dialogo tra le Chiese e le religioni, e la capacità di "cogliere" i significati spirituali che la divina provvidenza ci lascia in ogni tempo, all'interno delle diverse manifestazioni culturali.
«Sono sempre stato con i tossici, sono cresciuto e invecchiato con loro, non sono mai andato da nessun’altra parte, è più quello che ho ricevuto di quello che ho dato, mi hanno insegnato tutto loro, guai a chi me li porta via…
Sono essi l’imprevisto della mia vita, l’imprevisto, un’eccedenza della realtà, una sovrabbondanza di grazia che ci viene incontro avvolgendoci di meraviglia.
Anche il male e il dolore – in un certo senso – sono una sovrabbondanza, uno straripante bisogno d’amore.
Nel dolore e nella sofferenza vive un mistero da guardare, di fronte al quale inginocchiarsi e chinare il capo».
Silvio Cattarina
Introduzione di Gianfranco Sabbatini
Postfazione di Giorgio Vittadini

