
Amore che si dona fino in fondo: così potremmo definire la vita di Madeleine Delbrêl. La sua notorietà è nata soprattutto grazie al suo apostolato nella periferia di Parigi nel secolo scorso, in tempi difficilissimi per la classe operaia, sfruttata e relegata ad una povertà totale, e per l'umanità intera, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Ha saputo vivere in ascolto costante degli emarginati, rendendosi una di loro. Il suo agire missionario è avvenuto "dall'interno", perché ha vissuto la periferia con tutte le sue sofferenze e ha saputo accogliere il dolore della gente che in lei vedeva una luce, un riferimento, una sorella con la porta di casa sempre aperta e con il Vangelo ben incarnato nel suo stile. (Dalla Introduzione).
La storia di Francesca è una di quelle che non si dimenticano. La sua dolcezza, il suo candore, il suo amore per gli altri, hanno lasciato un segno profondo nella vita di coloro che l'hanno incontrata.
Volata in cielo improvvisamente a dodici anni, ha continuato a vivere nel cuore di tanta gente che, pur non avendola mai conosciuta, ne hanno diffuso la testimonianza nel mondo intero.
Queste pagine raccontano la storia, la fede semplice e la gioia contagiosa di una bambina davvero speciale.
Il libro è arricchito da numerosi frammenti tratti dai suoi diari e da un ricco apparato fotografico.
Chiara Corbella Petrillo nelle parole di chi l'ha conosciuta. "Per arrivare al Signore non devi correre né camminare troppo piano: devi avere un passo costante, continuo e soprattutto sul presente; perché la stanchezza viene se pensi al passato e al futuro, mentre se cammini pensando soltanto al piccolo passo possibile che tu ora puoi fare, a un certo punto arrivi alla meta e dici: 'Sono già arrivata! Incredibile, Signore, ti ringrazio!'"
«Questo testo è stato scritto da Maria Letizia dopo la scomparsa della figlia Marianna, avvenuta il 18 agosto 2010, ed è una testimonianza vibrante del percorso fatto con Dio, con se stessa e con la Chiesa, nella ricerca di una parola che dia significato alla realtà forse più insensata che esista per un genitore: la perdita di un figlio, una sofferenza umanamente e spiritualmente inspiegabile.
Al cuore che ascolta, che attende, che non scappa e umilmente si accosta alla propria ferita e la cura con la mitezza, l’invocazione, l’amicizia, con la Parola di Gesù e la sua misericordia, può accadere – e così è stato per Maria Letizia – di entrare in un territorio nuovo e scoprire che la notte è punteggiata di minuscole stelle che orientano il cammino. E in questo scritto ce lo racconta, senza sconti, senza ipocrisie, con il realismo di una madre così innamorata della figlia da non poter credere al destino irreparabile di una morte senza appello».
Tullio Contiero voleva "sprovincializzare l'università". Don Contiero (1929-2006) non ha beneficiato della ribalta mediatica di altri preti di frontiera, ma per generazioni di universitari è stato punto di riferimento, a Bologna e non solo. Ha scosso una moltitudine di giovani e li ha pungolati all'impegno a favore dei poveri: quelli della loro città non meno di quelli del Sud del mondo, vittima dell'Occidente. Li ha provocati a toccare con mano la realtà: dal 1968, ogni anno, per quarant'anni, ha guidato goliardi e dottorini in visita all'Africa. Allo stesso modo in cui, nella Roma del dopoguerra, aveva trascinato nelle borgate i liceali di buona famiglia.
Samuel Ruiz García (1924-2011) è stato una eccezionale figura di vescovo vicino alla sua gente. Gli indios chiapanechi del Messico lo hanno "insignito" del loro titolo più onorifico - "tatic", padre - e nominato "portavoce a vita dei popoli indigeni". Pastore per cinquant'anni della diocesi di San Cristóbal de las Casas, il suo cammino s'intrecciò, dal 1994, con quello del nonviolento esercito zapatista del subcomandante Marcos. Fu allora che salì alla ribalta internazionale anche il nome di don Samuel. Il libro ne ricostruisce la biografia, inquadrandola nella plurisecolare e silenziosa resistenza degli indigeni messicani e nella scia degli uomini di chiesa che presero le difese delle popolazioni locali. Come quel fra Bartolomé de las Casas, autore della "Brevissima relazione della distruzione delle Indie", di cui Tatic fu successore nella stessa sede episcopale.
Queste sono pagine preziose per serbare memoria e confermare una scelta di servizio fraterno rivolto a chi è più solo e fragile
La Cittadella don Milani. Rocca e Barbiana.
La Pro Civitate Christiana di Assisi e quella canonica sul Monte Giovi, nel Mugello toscano. I fili sono documentati: fatti di pensiero, di consonanze e di testimonianze intrecciate.
L'attenzione. della Pro Civitate per la brezza di Barbiana si manifesta quando questa non è ancora vento impetuoso che spinge a rinnovare la scuola, a discutere il sociale, t smuovere la politica, a scuotere la Chiesa: i tempo della speranza conciliare incrocia, nella Cittadella cristiana di Assisi, l'ansia e le pratiche positive di quanti iniziano a far propria la profezia di don Lorenzo e se ne fanno banditori concreti. Ma le parole ricondotte alle pagine di questo libro non raccontano solamente una storia trascorsa. La interrogano, semmai; la dicono di nuovo guardando a quanto ancora quella vicenda sta generando nel presente per aprire, senza posa, con determinazione spazi di futuro.
Qui si raccolgono copioni teatrali da e su don Lorenzo Milani - e il teatro pesa: smuove per via di emozione - presentati in Assisi nel remoto 1969 nel 2023; qui la conversazione col primo bambino che vide e venne visto da don Lorenzo a Barbiana rimbalza tra la memoria e il presente, tra i ricordi e l'attività intensa sviluppata nel corso di un anno dedicato al centenario della nascita del priore in cui s'è raccolta una quantità inattesa di iniziative: molte avviate da tempo, altre inventate da poco, spesso avendo la Fondazione che di don Lorenzo reca il nome come sostegno o affiancatrice. Della Fondazione quel bambino è ora presidente.
Tra presente e futuro queste pagine si pongono come uno strumento di discernimento e di lavoro.
La storia della scoperta di Dio amore, una folgorazione che rivoluziona la vita di Ignazio Spatola, contadino del siracusano.
La storia di Ginetta Calliari che ha lasciato l'Italia per il Brasile dove ha iniziato la Comunità dei Focolari.
Chiarettina così Chiara Lubich era solita chiamare Renata Borlone (1930-1990). Un nome che dice la luce che spargeva attorno a s, attingendo alla Fonte della nuova corrente evangelica nata a Trento nel secondo dopoguerra. Sfogliando le pagine dellautobiografia ripercorriamo il sottile filo doro che si dipana dalla scoperta dellamore di Dio alla scelta di consacrarsi a Lui e il suo impegno nel Movimento dei Focolari in Italia, in Spagna, Belgio, Svizzera e poi nella cittadella internazionale di Loppiano (FI).
La vita e l'opera di Giovanni Muzi, esemplare figura di sacerdote e di arcivescovo, hanno lasciato un'impronta significativa nella storia della Chiesa cattolica italiana a cavallo fra Sette e Ottocento.