
A Napoli, tra il 1522 e il 1540, prese forma la Cittadella degli Incurabili, uno dei massimi centri propulsori della riforma religiosa del Cinquecento. A fondarla fu Maria Lorenza Longo, una vedova spagnola che non solo aprì un ospedale per gli indigenti impossibilitati a curarsi dalla «malattia del secolo», la sifilide, ma diede vita anche a una spezieria per sperimentare nuove cure e realizzare farmaci; appoggiò opere di assistenza per i malati mentali, per le famiglie dei condannati a morte, per le prostitute, per le donne incinte. Fondò, infine, l'ordine delle monache Cappuccine. Si ritirò quindi nel monastero da lei voluto, Santa Maria in Gerusalemme, dove ancora oggi le monache ne conservano le spoglie e la memoria. Presentazione di Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli.
"Museo diffuso", "progetto culturale", "via pulchritudinis"... queste locuzioni disegnano Crispino Valenziano, il suo percorso, il suo ministero. In esso l'impegno intellettuale non è mai disgiunto dall'attenzione creativa alle proprie radici, al proprio habitat ecclesiale e culturale. Questa lunga intervista con Marida Nicolaci è una sorta di bilancio sulla soglia dei suoi 90 anni. Vi scorrono tutte le sue "passioni": la Chiesa, la liturgia, l'arte, lo sforzo attuativo del Vaticano II... i rapporti molteplici e variegati con diversi protagonisti del secolo passato e di questo ai suoi inizi. Punto di ripartenza e di svolta l'essere stato presente nell'Aula Conciliare durante i primi tre periodi del Vaticano II. Da qui l'acquisizione di uno stile, di un'attenzione dialogica, di una pazienza ermeneutica di cui si sono avvalsi allievi e colleghi nei luoghi in cui per cinquant'anni ha insegnato. Senza dimenticare i progetti realizzati: l'erezione della Facoltà Teologica di Sicilia, l'Evangeliario delle Chiese d'Italia, i vari restauri della Cattedrale di Cefalù. Un volume in cui vengono ripercorsi sessant'anni di storia della Chiesa italiana, ma non solo, con gli occhi di uno dei suoi protagonisti. Con la schiettezza e la libertà che lo hanno sempre caratterizzato, Valenziano traccia un bilancio di questi anni con lo sguardo rivolto al futuro.
Ha quindici anni, Simone, quando il suo cuore si arresta, una mattina di ottobre alle 7.20, mentre va a scuola in motorino. E' Simo, è caduto. Da solo. Ma perché non si rialza?. Simone vomita, quelli dell'ambulanza spingono e lui convulsamente vomita un liquido rosso, non è sangue, è il succo di arancia rossa bevuto pochi minuti prima, con sua sorella, a colazione. Svegliati, Simone. Ma Simone non si è svegliato ancora. Sono passati 4 anni, da quella mattina di ottobre. E Simone non si è svegliato. Non si sveglierà. Storia di un ragazzo che suonava la chitarra e non amava la scuola. Storia di un ragazzo che aveva mille amici che, quattro anni dopo, continuano a stargli vicino, a parlargli. Non l'hanno dimenticato. Dopo 5 giorni senza vederlo, hanno nostalgia di lui. Continuano a dirgli: Svegliati Simone. Ad accarezzarlo, a fargli sentire le sue musiche preferite. Anzi, un po' meno rock di una volta. Storia di Gloria, la sua mamma che racconta la storia. Che respira (Non la voglio questa vita!) e piange (Non vedo più la città), che ride, lo cambia, lo bacia, non lo lascia andare. Sei un bel ragazzo, Simone. Non morire, Simone. Gloria non lancia messaggi, non fa prediche, non vuole insegnare niente a nessuno. Ma riconosce il miracolo dell'amicizia e della solidarietà cresciute intorno a Simone, che non si sveglia: Come spiegare alla gente che una persona in coma non è morta?
La seconda morte, la seconda vita non è solo la continuazione di "Svegliati Simone", l'intenso esordio autobiografico in cui Gloria Valenti ha raccontato con intensità e sincerità la sua vita con Simone, il figlio adolescente finito nel lungo sonno dello stato vegetativo permanente dopo un devastante arresto cardiaco mentre andava a scuola sul suo motorino. Dopo sette anni della sua vita sospesa, una vita non vita eppure ancora vita, Simone se n'è andato. Il suo cuore si è fermato per la seconda volta, quella definitiva. La sua mamma torna a raccontarlo, a raccontarsi, a dirci la forza inesauribile della vita che continua, nonostante tutto, attraverso il dolore e sempre nuove tappe nella conoscenza di sé e di quelli che ci vogliono bene. Tra l'Argentina e le Mauritius un diario di viaggio dell'anima. Un libro struggente eppure pieno di speranza.
Beppe e Mario sono due ragazzini con la passione per il calcio. Beppe gioca nelle giovanili dell'Alzano Virescit, Mario nella prestigiosa cantera dell'Atalanta. Beppe e Mario sono amici e si sfidano spesso sul rettangolo verde. Passano gli anni e Beppe finisce a giocare nei dilettanti, lascia il calcio e infine la naturale irrequietezza lo porta a laurearsi in filosofia. Mario invece ha dalla sua maggior talento e determinazione nello sfondare; è il capitano della primavera dell'Atalanta e una giovane promessa dalla nazionale, ma a discapito delle apparenze la sua non è una vita facile: in pochi anni ha perso la madre, il padre e il fratello e si è ritrovato da solo a prendersi cura della sorella Maria Carla, affetta da una grave disabilità. Beppe e Mario non si perdono mai veramente di vista, e quando il primo entra in seminario, il secondo va a trovarlo e i due si ritrovano a condividere inquietudini e dubbi, a parlare di fede e del senso della vita. Il 14 aprile 2012 accade l'inaspettato, durante la partita Pescara - Livorno, Mario si accascia al suolo e, nonostante la corsa in ospedale, muore a soli 25 anni. Il dolore di Beppe è enorme, e anche il mondo del calcio è sotto shock. È trascorso qualche anno, Beppe porta sempre il ricordo e l'esempio dell'amico nel cuore. La sua vita è cambiata, il Cammino di Santiago gli ha fatto comprendere che la sua vocazione non è il sacerdozio, gli ha donato Maria Paula e lo ha riportato sui campi da gioco, ad allenare ed educare i ragazzi.
L’esperienza di un uomo che si professa come convertito alla fede cattolica dopo cinquant’anni di deserto spirituale, che sostiene di essere stato convocato direttamente da colei che ama chiamare con il nome di “Mamma dolce Maria”; un uomo che, dal momento della sua conversione, afferma di ricevere dei messaggi espliciti da parte di Gesù, di vivere delle sofferenze correlate alla sua Passione, addirittura di operare, non per propria capacità, bensì per grazia divina per l’intercessione della Madonna alla quale intensamente si affida, delle guarigioni sulle persone malate o sofferenti.
Elisa Salerno (Vicenza, 16 giugno 1873 - 15 febbraio 1957) è impegnata, a cavallo tra due secoli, nella emancipazione culturale e religiosa delle donne. Da autodidatta, diventa un'acuta intellettuale che vota la sua esistenza al riconoscimento della dignità femminile. Da cattolica convinta, denuncia l'antifemminismo della Chiesa, considerandolo una forma di deviazione eretica. Il pensiero di Tommaso d'Aquino, con la sua definizione della donna come mas occasionatus, la cui ragione d'esistere è la procreazione, viene detto dalla Salerno, il cuore, da estirpare, dell'antifemminismo cristiano. Una notevole mole di scritti tra le lettere, articoli e volumi ci restituiscono il suo pensiero e la sua azione in difesa della donna nella Chisa. L'opposizione, l'ostracismo e le misure canoniche - come il divieto di accostarsi all'Eucarestia - di cui fu vittima, ne condannarono la figura all'oblio. Questo volume vuole essere un contributo al risarcimento che la sua memoria attende e un'occasione per far conoscere una donna che, come lei stessa ebbe a dire, aveva avuto la sorte di nascere in anticipo sulla storia.
Attiva a Vicenza nei primi nni del Nocento e impegnata per la parità fra i sessi, Elisa Salerno è giornalista e scrittrice che riassume tutta la sua attività nel definirsi prima cattolici e poi femminista.
La fede e la forte tensione morale la portano a teorizzare un femminismo cristiano elaborato e divulgato attraverso l'intensissima attività di scrittura, spesa tra giornali, saggi e narrazioni, ma anche numerosissime lettere scritte a papi, vescovi e politici, convinta che la condizione della donna potesse cambiare ma solo attraverso una sinergia che coinvolgesse i vertici del potere.
La complessa e affascinante figura di Elisa Salerno è stata oggetto di studio sotto vari profili, suscitando interessa dal punto di vista letterario, storico, pedagogico e giornalistico.
Emma è una giovane ragazza, la sua storia prende il via su un aereo di ritorno dal Brasile. Torna a vivere in Italia dopo quattro anni vissuti lontano. Questi anni se li ricorda come i migliori della sua vita. La vita in Italia è molto diversa, nelle abitudini, nelle amicizie e a scuola. Prova in tutti i modi ad assomigliare alle adolescenti italiane e nascondere il suo passato in Brasile, ma con scarsi risultati. I professori sono severi: se prendi brutti voti, a loro non importa e pensano che sia tu il problema. Dopo alcuni mesi, Emma cade in una sorta di depressione. Nessuno se ne accorge. Non lo vuole dire a nessuno, tanto meno ai suoi genitori. Non vuole farli preoccupare e pensa che loro tanto non possano farci nulla, non possono tornare in Brasile. E così comincia a chiudersi in sé stessa e a non essere più l'Emma allegra, serena e felice di qualche tempo prima. Sente il bisogno di avere qualcosa sotto controllo, dal momento che nulla sembra dipendere da lei: né i trasferimenti né la perdita di amicizie a lei care. Decide quindi di controllare il proprio peso, è la cosa più facile da fare in quel momento. Va avanti così per due anni, finché i genitori si rendono conto che la situazione è diventata grave e che la figlia soffre di anoressia nervosa. Inizia così un percorso doloroso fatto di ricoveri, dottori, psicoterapia, mezze verità, rifiuti, pelle e ossa. Fino al ricovero in una comunità a Bologna. La rinascita non è facile ma Emma ora ci crede, torna ad avere interessi, a socializzare, a ridere, a voler passare tempo con la sua famiglia. Torna a vivere. A sentire i sapori, a guardare il cibo come nutrimento, come piacere, e non come un nemico. Ha lottato per quattro lunghi anni con questa malattia infernale, ora può dire di esserne uscita, e in queste pagine racconta, a mo' di diario, con il contributo della famiglia, degli amici e dei medici che l'hanno seguita, come è tornata ad amarsi, a sconfiggere un mostro che la stava divorando. Perché lei non era, e non è, la sua malattia.
Un giovane israeliano, un giovane palestinese e una ragazza libanese; una giovane armena e un ragazzo originario dell'Azerbaigian. Giovani di oggi, la cui storia è chiamata a fare i conti con un'eredità di guerra e ostilità. Come potranno superare l'odio reciproco che ne ha segnato l'infanzia e l'adolescenza, che ha abitato le rispettive famiglie, che si è diffuso nei loro popoli di appartenenza? Sembra una sfida impossibile al cospetto di conflitti che durano da generazioni. Eppure... Questi giovani hanno scelto di incontrarsi a Rondine e di provare a cambiare l'eredità della guerra. «Scoprire la persona nel proprio nemico» è infatti la scommessa dell'Associazione Rondine Cittadella della Pace. Il suo obiettivo è quello di contribuire a un pianeta privo di scontri armati, diffondendo la propria metodologia affinché ogni persona abbia gli strumenti, in ogni contesto, per gestire i conflitti in modo positivo. Rondine parte proprio da chi la storia sembra aver condannato a essere nemici, li chiama a convivere due anni, impegnandosi in un percorso che assume il conflitto per trasformarlo creativamente. In questo libro Ibrahim, Noam, Sarah, Maria e Agha si raccontano, condividendo le loro storie, svelando se stessi e spiegando come a Rondine queste storie si siano incontrate. Qui, da nemici che erano, sono diventati uomini e donne impegnati insieme per la pace nel mondo, a cominciare dalle loro stesse società. Dall'intreccio di fatti e riflessioni, scopriamo così cos'è il "Metodo Rondine", sorto per abbandonare la categoria culturale del "nemico" e rigenerare l'umano.
Il 4 marzo 2016 un gruppo di guerriglieri armati attacca la casa delle Missionarie della Carità di Aden, in Yemen. Muoiono 16 persone, tra le quali quattro religiose. Don Tom Uzhunnalil, cappellano della casa, viene sequestrato e resterà prigioniero per 18 mesi. Questo libro è la sua autobiografia, dall’infanzia alla chiamata salesiana, fino al racconto dei terribili giorni come ostaggio. Una storia di speranza, di preghiera e infine di salvezza.

