
"Lascia perdere chi ti porta a mala strada!". Era questa l'esortazione che don Puglisi ripeteva senza stancarsi ai ragazzi del quartiere Brancaccio di Palermo, persuaso che solo a partire dalle giovani generazioni si sarebbe potuta estirpare la gramigna della mafia. Nato a Palermo nel 1937, don Puglisi venne ordinato sacerdote nel 1960. E proprio in quella Palermo insanguinata dagli omicidi e dagli attentati, padre Pino, così lo chiamavano i siciliani, prese coscienza della forza criminale delle logiche mafiose, capaci di condizionare non solo le menti, ma anche le strutture politiche ed economiche. Il coraggioso sacerdote cercò di aprire varchi nel muro di omertà e connivenza che proteggeva il potere mafioso, e moltiplicò il suo impegno nel campo educativo, consapevole che le indagini e gli arresti non erano sufficienti a estirpare il male se non era aggredito anche nelle sue radici sociali e culturali. Il libro di Mario Lancisi ricostruisce il cammino esistenziale e spirituale di don Puglisi fino a quel tragico 15 settembre 1993, giorno in cui venne ucciso allo scoccare del suo 56° compleanno. Il percorso è quasi un diario, toccante e documentato, arricchito dalle testimonianze di chi ha conosciuto e voluto bene a questo prete, beatificato dalla Chiesa come martire del Vangelo, un prete che interferiva come dovrebbe interferire nella vita di tutti la voce della coscienza e un autentico desiderio di giustizia. Prefazione di don Luigi Ciotti.
Don Lorenzo Milani (1923-1967), sacerdote ed educatore, è stato il fondatore della scuola di Sant'Andrea di Barbiana, il primo tentativo di istruzione a tempo pieno espressamente rivolta alle classi popolari. A lungo frainteso e ostacolato dalle autorità scolastiche e religiose, don Milani è stato una delle personalità più significative del dibattito culturale del dopoguerra e la sua vita rappresenta per molti una testimonianza di scelta radicale in favore degli ultimi. I progetti di riforma scolastica e il tema della libertà di coscienza, anche nei confronti del servizio militare, compaiono in molte sue opere. Sulla base di documenti editi e inediti, di testimonianze e interviste ai suoi allievi ancora oggi viventi, viene ricostruita la parabola umana e spirituale di un grande protagonista del Novecento.
Questa inchiesta è un viaggio nell'Italia dei veleni e delle morti per inquinamento ambientale attraverso le denunce di preti e cittadini coraggiosi. In nome della natura da salvare e del Creato da custodire come istanza civile, prima ancora che religiosa, culturale e politica. L'itinerario - da Sud verso Nord - prende le mosse dalla Sicilia e risale in Campania, Puglia, Toscana, Veneto e Piemonte: dall'inquinamento del petrolchimico a quello dei rifiuti, da quello dell'acciaio a quello dell'amianto e dei pesticidi. I sacerdoti incontrati da Mario Lancisi sono uomini semplici, ma di grande statura: caparbi nella denuncia e miti nello stile, attenti alle persone e tuttavia capaci di tenere testa ai potenti di turno; soprattutto ispirati dalla Laudato si', la grande enciclica di papa Francesco, che nel 2015 ha aperto la nuova stagione della "ecologia integrale". Sullo sfondo di questo viaggio contemporaneo si staglia il flagello della pandemia, le cui origini incerte sono oggetto di discussione fra pareri e tesi differenti: c'è forse un nesso causa-effetto tra inquinamento e coronavirus? Forse. I "preti verdi" non si sbilanciano. Preme loro soprattutto richiamare l'attenzione sulla dicotomia irrisolta tra salute e lavoro, che in molti casi - dall'Italsider all'Eternit, dai rifiuti industriali alla cementificazione selvaggia - pone la domanda cruciale: viene prima la borsa o la vita?
«Mi ero imbattuto in don Milani per una bocciatura. Da figlio di mezzadri mi ero ritrovato a frequentare il liceo classico e l'impatto fu duro. Finché sei povero tra i poveri non provi infatti il senso odioso della discriminazione di classe, ma quando i tuoi compagni di banco sono figli di avvocati, notai, medici, allora provi sulla tua pelle il classismo, l'emarginazione. Fui così respinto. Qualcuno mi suggerì di leggere Lettera a una professoressa. Questa esprimeva tutto quello che io sentivo dentro ma non sapevo tirare fuori. La grande lezione di don Milani: se un povero possiede la parola è come se possedesse la fionda usata da Davide contro Golia. Da allora mi sono appassionato a don Milani. Ho scritto articoli e libri per un'esigenza interiore forte e ribelle di condividere con altri la mia scoperta. La mia passione. Come una buona notizia, vangelo, annuncio che un nuovo mondo è possibile». Da massimo esperto del priore di Barbiana, Mario Lancisi ce ne dà il ritratto definitivo a cent'anni dalla nascita (1923-2023), attingendo a nuove lettere, scritti e testimonianze, e soprattutto tenendo conto della piena "riabilitazione" di papa Francesco. Emerge così il ritratto di un prete e un maestro straordinari, forse di un grande santo. Sicuramente di un profeta religioso e civile. E disobbediente. Uno che per rovesciare il mondo antico, gli egoismi individuali e sociali, le logiche del potere disobbedì in forza di un'obbedienza salda al Vangelo.
Scomodo, moderno, di sinistra: queste alcune delle etichette affibbiate a padre David Maria Turoldo. Che, sappiamo, le detestava. Personalità fra le più importanti della Chiesa del Novecento, fu uomo di fede e di poesia capace di parlare a credenti e non credenti. Mario Lancisi, autore di biografie di successo nonché tra i massimi studiosi e conoscitori della storia ecclesiale del post-Concilio, riscostruisce in questo libro la parabola esistenziale di una delle figure più amate e discusse della Chiesa e cultura italiana. Una corposa biografia che con passione narrativa descrive e svela i passaggi più cruciali, con abbondante mole di aneddoti poco noti, documenti inediti e nuove testimonianze.
Biografia di Bartolo Longo che ne approfondisce anche lo sfondo storico, sociale e antropologico del suo tempo. Questo libro nasce da un lungo travaglio di studi e di riflessioni sulla vita di Bartolo Longo durante gli anni giovani della sua formazione etico-sociale, verso la chiamata, che lo portera alla fondazione del Santuario della Madonna di Pompei e alle iniziative sociali per gli orfani ed i figli dei carcerati. L'opera di Lamura non approfondisce soltanto la figura psicologica del protagonista, ma anche lo sfondo storico, sociale, antropologico del suo tempo. L'autore segue il travagliato cammino di Bartolo Longo verso l'equilibrio interiore, dalla sua infanzia in famiglia ed in collegio fino alla sua avventura universitaria a Napoli.
Anche la Famiglia Paolina ha una storia di promesse e di avvenimenti compiuti da Dio; una storia che ci radica in un passato e che ci garantisce un presente e un futuro, a condizione di esserne consapevoli e di accettarla in tutte le sue implicazioni. Questa storia fa capo al beato don Giacomo Alberione e si snoda con altri anelli, in generazioni successive: il beato don Timoteo Giaccardo, primo sacerdote della Società San Paolo; i venerabili Maggiorino Vigolungo, aspirante della Società San Paolo, e Andrea Borello, discepolo del Divin Maestro; la venerabile suor Tecla Merlo, Superiora e prima Maestra delle Figlie di san Paolo; la venerabile Madre Scolastica Rivata, prima Superiora delle Pie Discepole del Divin Maestro; il venerabile can. Francesco Chiesa, direttore spirituale di don Alberione e formatore di anime. A questi possiamo ora aggiungere il servo di Dio don Bernardo Antonini, membro dell'Istituto "Gesù Sacerdote", il cui processo diocesano per la beatificazione e canonizzazione è stato concluso a livello diocesano. Questa corona di germogli, cresciuti attorno alla figura del beato Alberione, come i patriarchi ebrei attorno alla figura di Abramo, sono testimoni della presenza operante di Dio e della sua perenne provvidenza, modelli di vita e segni profetici di ciò che Dio vuole continuare a realizzare nel terzo millennio.
Il testo, attingendo ai vangeli dell'infanzia di Matteo e Luca, nonché alla Lettera apostolica "Patris Corde" di papa Francesco, cerca di "dare voce" al personaggio più silenzioso e discreto del vangelo, nonostante la sua altissima missione di essere posto a custodia del Figlio di Dio: Giuseppe di Nazareth, "uomo giusto", un giovane che sogna il futuro realizzato nel lavoro di carpentiere, affiancato dalla sua donna, Myriam. Il progetto di Dio sconvolge i suoi piani e lo mette in atteggiamento di faticosa ricerca e discernimento, con i relativi dubbi e interrogativi che sorgono nel suo animo. La sua esperienza si gioca su diversi fronti: davanti a Dio, cui vuole essere fedele; davanti a se stesso in quanto uomo; davanti alla sua promessa sposa "trovata" incinta; davanti alla Legge e alla tradizione del suo popolo; davanti a Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo; e non ultimo davanti alla storia dell'umanità, che in Gesù di Nazareth riconosce il suo Messia. Quale sarà la sua scelta?
Nel 1963, un bambino di circa 5 anni di età si allontanò all’improvviso dal sicuro e tranquillo rifugio della sua casa, una piccola, modesta abitazione situata nella frazione Croce Malloni del comune di Nocera Superiore, vicino Salerno, e si avventurò da solo sulla strada di sampietrini che conduceva verso l’incrocio tra le vie San Clemente e Croce Malloni. Un richiamo forte e potente sembrava aver catturato la sua mente e la sua volontà, il corpo avanzava lesto e deciso, come se una forza misteriosa lo spingesse e guidasse in quel solitario e periglioso cammino. Era certo che, al termine del suo breve viaggio, avrebbe incontrato qualcuno. Così fu, in effetti. Quando si ritrovò all’altezza dell’incrocio, lo vide subito: un uomo con il corpo quasi nudo, addossato alle pareti di un edificio, le braccia spalancate, i piedi incrociati, lo sguardo segnato dalla tragedia della sofferenza e dell’abbandono. Lo osservò per lunghi, interminabili istanti, incerto sul da farsi, poi, quando incrociò i suoi occhi, fuggì via in preda al terrore, e ritornò a nascondersi nel tranquillo mondo della sua infanzia. Rimase nascosto per più di cinquanta anni, incolpevole e ignaro, finché un ciclone non si abbatté sulla sua vita, e lo fece precipitare nell’abisso delle tenebre e della disperazione. Sarà l’Amore della donna, che lo condurrà lentamente, un passo dopo l’altro, attraverso un sofferto travaglio interiore durato sei lunghissimi anni, a comprendere cosa realmente accadde quel remoto giorno della sua vita, quale fosse il destino che lo attendeva, e la missione che la vita gli aveva assegnato.
Questo Diario spirituale quale mezzo di conoscenza di sé e di Dio, che conserva la sua attualità fra i differenti metodi consigliati nell'accompagnamento spirituale, è stato tenuto da padre J.-M. Lagrange lungo tutta la vita. È un testo edito per la prima volta e contribuisce a chiarire il lavoro d'esegeta di padre Lagrange.
Di lui il cardinale Carlo Maria Martini ha detto:
«Ho sempre guardato con gratitudine a questa figura di studioso e di figlio devoto della Chiesa, e sono lieto di sapere che egli era anche un uomo fervente, un uomo la cui preghiera era fuoco. Ritengo che il padre Lagrange sia come l'iniziatore di tutta la rinascita cattolica degli studi biblici. Il pensare che all'inizio ci sia stato un santo ci conforta nel vivere questi studi con l'attitudine di San Girolamo e degli altri esegeti santi, che hanno cercato nella Scrittura il volto di Dio».