
Nella Calabria di inizio Novecento, terra di padroni e contadini, di palazzi e catapecchie, martoriata dalla miseria e dall'emigrazione, fiorisce a Longobardi, tra Paola e Amantea, in provincia di Cosenza, Elisa Miceli. Nata nel 1904 da una famiglia di notabili, educata a Roma ma con un forte richiamo ai bisogni umani, sociali e religiosi della sua gente, donna Lisetta si connota per una forte personalità, sintesi di differenti carismi. Coadiuvata nell'opera di apostolato dal fratello sacerdote don Francesco (don Ciccio), fondò le Catechiste rurali e fu promotrice dei circoli di Azione Cattolica e della Settimana campestre. Amante dell'arte e, a suo modo, artista, seppe coniugare l'amore per il Creatore con quello per le creature puntando sì su azioni concrete, ispirate alla pietas cristiana, ma anche sulla forza emancipatrice, derivante da percorsi di formazione che liberano da situazioni di subalternità. L'incisiva azione nel tessuto sociale e umano di una parte della Calabria marginale e l'attività pionieristica in ambito politico e sociale (fu eletta vice-sindaco nel 1946, quando ancora alle donne erano riservati i soliti e tradizionali spazi e compiti familiari) la rendono esempio di dedizione e voce autorevole nel difficile dopoguerra. Per la sua forza morale e religiosa fu soprannominata «l'intrepida». Personaggio affascinante e moderno, vissuto in un'epoca che stentava ancora a trovare il giusto equilibrio tra tradizione e cambiamento.
Elia è un profeta solitario. Irrompe nella storia del regno di Acab come campione del vero Dio. Difende la moralità dei giusti d'Israele condannando il re Acab, che assassina Nabot per impossessarsi della sua vigna. Opera prodigi per aiutare i poveri e sfugge i violenti. E si stacca dalla terra in modo prodigioso, aureolandosi di mistero.
Il 26 novembre lo YadVashem di Gerusalemme ha assegnato al cardinale Elia della Costa,Arcivescovo di Firenze, durante i terribili anni della Seconda Guerra Mondiale, il titolo di “Giusto tra le nazioni” per aver salvato con la sua opera centinaia di ebrei dalla deportazione.
Lo YadVashem è il memoriale ufficiale con cui Israele ricorda gli ebrei morti durante l’Olocausto perpetrato dalla Germania nazista. Presso il museo esiste un giardino, il Giardino dei Giusti, dove sono onorati i “Giusti tra le nazioni”, uomini e donne che, spesso a rischio della vita, salvarono dallo sterminio degli ebrei.
Tra i Giusti tra le nazioni si possono citare: Oskar Schindler e la moglie Emilie, Dietrich Bonhoeffer, Giorgio Perlasca, don Arturo Paoli, il cardinale Pietro Palazzini, Carlo Angela (padre di Piero Angela) e Mons. Giuseppe Placido Nicolini
«Elia Dalla Costa,Arcivescovo di Firenze e Cardinale di Santa Romana Chiesa: questo gigante dell’anima, pontefice ad un tempo umile e maestoso, principe quanto schivo d’onori altrettanto venerando e manifestamente elevato al disopra delle debolezze morali che possono attaccare anche i grandi e i potenti. La sua figura solenne, ieratica, illuminante, fa abbassare gli sguardi e piegare le ginocchia e per questo lo sentiamo presente in continuata benedizione con l’aureola dei Santi».
Eleonora Duse (1858-1924) è stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, studiatissima eppure ancora misteriosa. Il suo stile era tanto lontano dalla norma che talvolta gli spettatori, vedendola in scena, rimanevano sconcertati e diffidenti - per poi innamorarsene. Fu anche direttrice di compagnia e capocomica, creatrice di spettacoli e non solo di interpretazioni. Insieme a Pirandello, è stata forse l'artista più grande e innovativa del teatro italiano. E tuttavia resta da decifrare il segreto della sua presa sul pubblico, della sua tecnica, del suo fascino, e resta da capire quale fosse il suo progetto, e quali i bisogni, le strategie, e le ferite da cui faceva nascere i suoi spettacoli. Eleonora Duse ha trasformato il senso stesso del fare teatro, dandogliene uno nuovo: non più cultura, o piacere, o arte, ma scossa, profondo sconvolgimento esistenziale. Una rivoluzione silenziosa, che questo libro indaga attraverso documenti, lettere, storie, testimonianze, racconti, e attraverso le immagini - i ritratti in studio, i disegni, le caricature - anch'esse indizi di un percorso da scoprire.
Questo libro racconta la vita di Eleonora Cantamessa, dottoressa ginecologa di Trescore Balneario (Bg), uccisa dopo essersi fermata a soccorrere un uomo ferito per strada. Un libro sulla carità e il perdono.
Elena Hoehn è una donna tedesca che scelse l’Italia e divenne protagonista della nostra storia. Durante la guerra nascose in casa sua Giovanni Frignani, l’ufficiale dei Carabinieri che arrestò Mussolini, prima che egli venisse scoperto e incluso nell’elenco delle persone destinate alle Fosse Ardeatine.
L’altro elemento fondamentale nella sua vita è l’incontro con Chiara Lubich agli albori del Movimento dei Focolari. Con la giovane maestra trentina l’intesa è immediata e perfetta. Elena partecipa alla vita del movimento, ascolta, consiglia e segue la fondatrice, intesse con lei una fitta corrispondenza, ne assimila il carisma.
Un libro tra storia e spiritualità, un invito alla speranza in tempi difficili.
Armando Droghetti è nato nel 1938 a Loreto. Funzionario del Ministero delle Finanze, ha conosciuto il Movimento dei Focolari nel 1959, mentre era allievo ufficiale a Foligno. Si è dedicato al movimento stando vari anni in Friuli Venezia Giulia, nella ex Jugoslavia negli anni di Tito,poi inToscana,Umbria (dove ha conosciuto Elena Hoehn), Marche, Sicilia, Calabria e Malta. Dal 2001 risiede al Centro del Movimento dei Focolari di Rocca di Papa.
«In qualità di Gran Cancelliere del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo è per me un vero piacere presentare questo volume in cui si raccoglie quanto avvenuto nell'Atto Accademico in onore del Prof. Elmar Salmann, O.S.B., in occasione del suo 75° genetliaco. Quello che ho potuto comprendere di lui, seppur indirettamente, è la sua grande capacità empatica di entrare in relazione con i suoi interlocutori anche in università, in cui, alla parte più squisitamente accademica, ha sempre unito un'attitudine ed una qualità primariamente monastica: l'approccio sapienziale alla vita; non solo a quella di fede, ma alla vita e all'esistenza in generale. A questo si aggiunge la sua grande capacità di spaziare tra le varie discipline e di entrare in quelle che sono le pieghe delle emozioni umane, le uniche capaci di muovere l'essere umano ad una decisione vera, profonda, duratura e perseverante. Sono certo che la lettura del volume risulterà utile a chiunque vi si accosti, sapendo che ciascuno di noi in modo personale ed unico è chiamato a riscoprire nella sua chiamata la voce leggera di Dio». (Rev.mo P. Gregory J. Polan, O.S.B.)
Don Guerrino Zalla, morto a 65 anni nel 2006, soprannominato dagli amici El Guera, ha lasciato un'impronta indelebile di uomo e di sacerdote nei tanti paesi del Trentino (da Roverè della Luna, Lizzana a Folgaria, da Brancolino/Noarna/Sasso a Mollaro) dove ha seminato il Vangelo, il "suo" vangelo esigente e coerente, sperimentato tra gli operai, attento ai poveri della sua terra e del mondo, impegnato per la giustizia sociale e per la pace. E per una Chiesa aperta ai drammi e alle speranze degli uomini. Dall'infanzia nell'alta Val di Sole all'ordinazione sacerdotale nella Trento del pre-Sessantotto, dalle battaglie per la concretizzazione del Concilio Vaticano II al lavoro in fabbrica durante la stagione calda delle lotte sindacali, fino all'esperienza di "cassintegrato parroco" e alla passione generosa nei "Beati i costruttori di pace" e nel "Tam tam per Korogocho" (la baraccopoli dove ha vissuto padre Zanotelli), El Guera è stato un uomo di frontiera e di utopia, "che non è altro, diceva, che il nome laico della speranza". In questo libro il suo ritratto, costruito attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto e amato, anche nel suo essere sempre "fuori dalle righe": libero, e ribelle nella fedeltà alla sua missione. Con la prefazione di don Marcello Farina e la postfazione di p. Alex Zanotelli.
Giunto in Bolivia nel 1975, all’età di 23 anni, come missionario laico, Pietro Gamba abbraccia la causa dei più poveri. Dopo alcuni anni, e dopo aver visto troppi malati morire (specie bambini), decide di fare qualcosa di concreto. Senza aver fatto studi superiori adeguati alla sfida, comincia a studiare medicina e diventa medico. Tornato in Bolivia da dottore, realizza l’ospedale che ancora oggi cura i campesinos ad Anzaldo, nel distretto di Cochabamba, altrimenti destinati a un futuro precario. Da qui numerose vicende spirituali, umane e sociali: sotto la dittatura militare, a contatto con la povertà estrema, nello sforzo di farsi accettare da gente naturalmente diffidente e timorosa di dover patire delusioni e altro sfruttamento.
Lo straniero un po’ “matto” si rivela un uomo che ama con ostinazione e vede lontano, per il bene di tutti.Una storia vera, la storia di una volontà di bene più forte di ogni ostacolo, raccontata con la grinta dell’avventura e con l’entusiasmo dell’opera di chi porta speranza dove c’è desolazione e miseria, ma anche tanta dignità umana.
Prefazione di Stefano Accorsi.
Giuseppe Capograssi (1889-1956), professore di filosofia del diritto e membro della prima Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, si interroga nei suoi scritti sulla natura dell'autorità e sulla rivoluzione che l'annuncio cristiano ha operato su questo concetto che non si associa più solo all'idea di potere o di forza, ma anche a quella di "servizio della verità".
Può un ragazzo quindicenne insegnare a degli educatori? Non solo può, ma deve. Carlo Acutis ci provoca con la sua normalità e, al tempo stesso, con la sua straordinaria originalità. Ci invita a guardare il Cielo, sapendo che ogni ragazzo della sua età nasconde un desiderio di infinito. Un agile strumento per la preghiera e la meditazione degli educatori che hanno soprattutto a che fare con i preadolescenti e gli adolescenti. Dieci appuntamenti ispirati alla spiritualità del santo adolescente: per accompagnare gli educatori a riflettere sul proprio servizio; per lasciarsi provocare dalla sua testimonianza di vita; per affrontare domande reali, quelle che educatori e ragazzi si pongono ogni giorno, forse senza troppe differenze fra loro; per assumere impegni concreti alla scuola di Carlo Acutis: "non io ma Dio".
Testimone vivente della radicalità del Vangelo e del messaggio del Concilio, Eduardo Francisco Pironio, ultimogenito di 23 figli, nacque in una famiglia molto religiosa di immigrati friulani in Argentina. Il suo stile, la sua coerenza e la sua fede furono elementi di distinzione che lo resero ben presto, come pastore, stretto collaboratore di papa Paolo VI e di Giovanni Paolo II, in particolare a servizio dei religiosi e dei laici.
Una comune spiritualità e impostazione pastorale lo legarono anche al futuro papa Francesco, quando era ancora cardinale, il quale diceva di lui: «Quando doveva dare qualcosa, un consiglio, o altro, lo faceva con tutto il cuore».
Chiude il volume una ricca sezione fotografica a colori.