
Questo volume presenta i materiali delle conversazioni di Ivan Illich con David Cayley, negli anni 1997-1999. Nei suoi 22 capitoli, altrettante voci della riflessione illiciana vengono sviscerate dapprima nella forma monologante dell'autotestimonianza, poi in quella dialogica dell'intervista. Ne deriva un resoconto completo e coraggioso anche di ciò che Illich non ha mai trovato l'occasione o la forza di mettere per iscritto, e che ora, sul limitare della vita, egli affida all'amico-interlocutore alla stregua di proprio "testamento". Gli ormai storici contributi di questo autore straordinario alla critica delle moderne istituzioni, si tratti della scuola o della sanità, del libro o del sesso, acquistano così uno spessore nuovo, conferito loro dalla lunga e coerente esperienza umana qui rievocata, così come da una sottostante meditazione teologica, liturgica, ecclesiologica, in precedenza mai emersa con tanta chiarezza. Prefazione di Charles Taylor.
Una toccante testimonianza di un sopravvissuto allo scoppio della bomba atomica su Nagasaki, il dottor Takashi Nagai, battezzato con il nome di Paolo dopo la sua conversione al cristianesimo. Nonostante la perdita della moglie, uccisa dall’esplosione della bomba e la scoperta di avere pochi anni di vita a causa di una leucemia Nagai, non smise di assistere i suoi pazienti. Questo è il suo testamento spirituale indirizzato ai figli Makoto e Kayano perché si sentissero meno soli e potessero avere una guida e un riferimento morale dopo la sua scomparsa. Con un linguaggio colmo di affetto e tenerezza, il dottor Nagai testimonia la sua fede in Dio, mai venuta meno di fronte ai tragici fatti che hanno sopraffatto la sua vita, e trasmette valori come l’umanità, la solidarietà e il rispetto verso il prossimo.
La figura del monaco egiziano Matta el Meskin (1919-2006) rappresenta un punto di riferimento importante per cogliere le energie spirituali e di fede custodite dalla Chiesa copta, comunità dalle origini apostoliche. Queste pagine intendono presentare la sua aspirazione a un cristianesimo autentico e radicale, sulle orme degli antichi padri del deserto, la cui missione è predicare il Vangelo e curarsi della salvezza dell'uomo, anche a costo di entrare in attrito con i responsabili della Chiesa. L'autobiografia e altri suoi scritti, qui per la prima volta tradotti, svelano il ruolo della Chiesa copta nell'Egitto contemporaneo, e assurgono a modello di spiritualità interreligiosa nel contesto di un mondo arabo divenuto fulcro di cambiamenti. Il volume nasce dall'impegno della Comunità di Sant'Egidio per il dialogo fra le diverse religioni e confessioni, fra credenti e non credenti, e dall'attenzione per la storia delle radici cristiane nel Medio Oriente.
Giuseppe Benedetto Dusmet (1818-1894), sacerdote dell'ordine benedettino nativo di Palermo, fu particolarmente caro alla città di Catania, di cui fu arcivescovo dal 1867 fino al giorno della sua morte, che avvenne il 4 aprile del 1894. Negli anni del suo episcopato fu una vera e propria guida spirituale e pastorale per la città, distinguendosi per il grande coraggio e l'immensa carità con cui seppe sostenere il popolo nell'affrontare le numerose calamità (eruzioni dell'Etna, terremoti, alluvioni ed epidemie) che flagellarono in quel periodo Catania e tutta la Sicilia. Nel 1931 l'allora arcivescovo di Catania, Carmelo Patanè, iniziò la causa per la sua beatificazione. Il 15 luglio 1965 papa Paolo VI lo proclamò venerabile, e infine il 25 settembre 1988 fu proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II. In quell'occasione la salma, ancora intatta, fu ricomposta in un'urna e posta sotto l'altare della Vergine nella Cattedrale etnea. La presente pubblicazione non è una semplice biografia del Card. Dusmet, ma ripercorre anche le tracce della sua presenza nella città di Catania. L'autore descrive infatti alcuni luoghi particolarmente legati alla vita del Cardinale, quali la Chiesa di Pedara, dove ha frequentato l'oratorio, l'Abbazia di Santa Flavia in Caltanissetta e quella dei Santi Severino e Sossio, dove fu Priore, la Cattedrale di Catania dove fu esposta la salma in occasione della Beatificazione. Completano il volume numerose riproduzioni a colori.
Due autentici figli di don Orione, vittime della guerra civile spagnola (1936). Coed. Elledici - Velar.
Hanno testimoniato la loro fede fino all'accettazione della morte, nell'Uganda del 1918.
Vissuti in pieno Ottocento, genitori di Santa Teresa di Lisieux, la loro vita fu la testimonianza di una quotidianità vissuta alla presenza di Dio
Giuseppe Toniolo. Società e cultura tra Ottocento e Novecento a cura di Daniele Menozzi. Sezione monografica: D. Menozzi, I nodi di un percorso; J. De Maeyer - H. Moeys, Toniolo e il movimento cattolico internazionale; G. Formigoni, Toniolo nelle reti transnazionali del cattolicesimo sociale. Spunti di discussione; G. Vian, Toniolo e il modernismo; M. Gronchi, Toniolo e il modernismo. Tra persone e idee, con obbedienza e libertà; P. Nello, Toniolo e la questione della democrazia nel suo tempo; S. Cassese, Giuseppe Toniolo e la democrazia; L. Cerasi, Il corporativismo "normale". Giuseppe Toniolo, tra medievalismo, laburismo cattolico e riforma dello Stato; A. Cardini, Giuseppe Toniolo, la questione sociale e l'"organizzazione corporativa" della scuola italiana in economia; S. Zamagni, Giuseppe Toniolo. Un economista in anticipo sul suo tempo e perciò misconosciuto; A. Nuvolari, Giuseppe Toniolo economista; R. Bichi, Toniolo e gli studi di Sociologia; M. Colasanto, L'attualità di Giuseppe Toniolo, o dell'esigenza di un recupero di storicità; E. Rossi, A mo' di conclusione. Toniolo, il pensiero per l'azione.
Zwingli teologo umanista
I temi della Riforma secondo Zwingli
La teologia del Patto e le sue implicazioni socio-politiche
Sullo sfondo della storia della città di Zurigo e della Confederazione elvetica nel xvi secolo, la vita, il pensiero teologico nonché l'impegno politico che condusse Zwingli, teologo umanista e Riformatore di grande originalità, alla morte sul campo di battaglia.
Dalla quarta di copertina
Sullo sfondo della storia della città di Zurigo e della Confederazione elvetica nel XVI secolo, Sergio Ronchi delinea la vita, il pensiero teologico e l'impegno politico che condussero Zwingli alla morte sul campo di battaglia.
Ne emerge una figura di grande originalità: non un umanista teologo, bensì un teologo che pensa l'evangelo con metodi umanistici.
Teso alla fedeltà verso la parola scritta e all'annuncio di Gesù Cristo, Zwingli – il più politico dei Riformatori – propone i temi della Riforma da una angolazione assolutamente propria.
Rigorosamente cristocentrico, il suo pensiero non concede nulla all'uomo: Cristo è la guida dell'umanità tutta, da lui dipende ogni cosa, compresa l'armonia sociale.
Carmelo vive una vita normale, con le attese e la voglia di vivere tipiche di un ragazzo di sedici anni. Inaspettata giunge una malattia che lo costringe su una sedia a rotelle e fa crollare ogni sua speranza. Si apre, come una voragine, un periodo di buio e di solitudine durato due lunghi anni.
Un viaggio a Lourdes e l’amicizia con alcuni ragazzi di Gioventù Studentesca segnano l’inizio di un nuovo cammino in cui, giorno per giorno, Carmelo si abbandona al volere di Dio fino a scoprire il compito che gli è assegnato: dare testimonianza di fede, di speranza e di carità. Il suo sguardo positivo sulla realtà attrae coloro che lo incontrano: stare con lui è una festa.
A distanza di venticinque anni dalla morte, la sua vita e la sua vocazione continuano ad attrarre. In lui si vede la santità come “perfezione umana” che non dipende dalle circostanze, ma dall’amore a Cristo.
«Desidero consigliarlo a tutti: sia a coloro che cercano sostegno e alimento per la propria fede; sia alle persone che dal cristianesimo si sentono lontane, ma che sono in cerca di un senso e di un fondamento per la loro vita».
Dalla prefazione di Massimo Camisasca
Come può un neocattolico vivere la fede nel mondo contemporaneo?
Tornato alla fede cristiana, Alessandro Meluzzi si pone da alcuni anni un ingombrante interrogativo che si staglia con urgenza nell’orizzonte cattolico: si può essere cristiani nel 2010? E può il contenitore della Chiesa cattolica di oggi accogliere la fede che ci è stata trasmessa dai nostri padri? Non sono questioni scontate. E altrettanto poco scontate le risposte. «Perché da persone formate fra gli anni ’70 e ’90 – sostiene il celebre psichiatra e opinionista televisivo – abbiamo la mente colma di preconcetti e sovrastrutture figlie della postmodernità che fanno sembrare talvolta il cattolicesimo anacronistico». Per essere davvero cattolico devo dissimulare – si chiede Meluzzi – o magari vivere con imbarazzo una labile identità che riduce la fede a un fatto privato o intimo per stare al passo con i tempi? O non è piuttosto tempo di profezia e testimonianza scomoda e faticosa?
Le riflessioni conducono tutte a una sola domanda: che ne è della fede tradizionale in questo inizio di terzo millennio? Come si è trasformato quel sentimento universale di fratellanza e di solidarietà che ha saputo infondere tante energie nelle civiltà e nei popoli dell’Occidente? E soprattutto ha offerto un incontro personale e comunitario con Cristo? C’è un intimo desiderio nell’autore: quello di percepire nuovamente il soffio dello Spirito Santo nella Storia.
Autobiografia di Dorothy Day, celebre attivista e pacifista americana, che racconta come sia passata dall'ateismo fino ad abbracciare convintamente la fede cattolica. Il libro è anche uno spaccato del mondo culturale e sociale dell'America del primo Novecento, pervasa da movimenti sociali di rivendicazione dei diritti umani universali.

