
Nel pensiero di Antonio Rosmini, la teoria dell'atto creativo rappresenta la risposta più articolata e suggestiva al problema della fondazione della molteplicità degli enti in rapporto all'Essere assoluto. TI rivelarsi della natura divina quale eterno Dar-Si sempre in atto come dono di sé nella circuminsessio trinitaria esprime la costituzione interna dell'Essere assoluto e fonda lo stesso atto creativo. È possibile intravedere una sorta di rinvio analogico tra il procedere delle persone divine nel Mistero Trinitario e la derivazione del mondo nell' atto creativo: l'Essere infinito è il suo stesso comunicarsi, un eterno atto che tende sempre all' altro per la pienezza diffusiva del suo amore. A questo tema di capitale importanza nella filosofia e nella teologia cristiana, Rosmini applica tutto il suo straordinario talento speculativo, giungendo a un' ontologia dell' atto creativo di grande interesse e originalità, ricostruita nel presente saggio con particolare attenzione alle valenze filosofiche delle argomentazioni.
E' possibile una filosofia cristiana? E l'interrogativo che attraversa il pensiero e l'opera di Gilson e Maritain, interrogativo al quale rispondono positivamente. Entrambi infatti sono convinti della intelligibilità dell'essere, della possibilità per la mente umana di approdare all'Assoluto, ma il modo di questo approccio è formulato diversamente nei due pensatori. Mauro Grosso affronta l'argomento prendendo in esame le opere dedicate dai due pensatori al problema e la corrispondenza (di cui non esiste traduzione italiana) che essi si scambiarono nel corso di 50 anni (1923-1973). Lo studio è strutturato in 3 parti: nella prima, viene ricostruito il pensiero di Etienne Gilson circa la possibilità della nozione di filosofia cristiana; nella seconda sono ripercorse le riflessioni condotte da Jacques Maritain sulla stessa questione; nella terza sezione sono confrontate le posizioni dei due filosofi.
«Compiutasi l'ubriacatura moderna, costituita soprattutto da filosofie antropologicamente elogiative, sin dal XX secolo, l'uomo ha ripreso a essere un enigma a se stesso. L'indagine filosofica torna ad essere di importanza fondamentale per l'autocomprensione dell'uomo e per porre ancora una volta le domande ultime sull'esistenza […]. Davanti all'uomo di oggi si pone insomma il problema del criterio, dell'orientamento delle sue scelte, della verità del suo agire e del suo pensare, in ultima analisi il problema del fondamento, delle radici della sua dignità» (dall'Introduzione). È qui che la filosofia diventa religione e l'antropologia assume anch'essa una valenza religiosa. In questo ambito Guardini ha dato un contributo decisivo all'autocomprensione dell'uomo del XX secolo. Lo studio, dopo aver mostrato nel primo capitolo la centralità del tema antropologico nel suo pensiero e nella sua opera, mostra nei due capitoli successivi il tentativo di Guardini di “risalire” dalle manifestazioni della persona umana al fondamento metafisico e religioso. Gli ultimi tre capitoli sono dedicati al-la sua cristologia e alla delineazione dell'io cristiano.
La lettura dell'opera di Hans Urs von Balthasar offre innumerevoli spunti per approfondire e rileggere gli autori del passato e del presente; la sua visione, percorrendo gli spazi e i tempi della storia del pensiero, getta una luce unitaria sulla realtà e sull'uomo. In questo saggio l'autore, mettendo in luce aspetti meno frequentati del pensiero di Balthasar, si rivolge alla sua filosofia e alle fonti che l'hanno ispirata, cercando di indagare alcune zone della sua vasta opera per porre in risalto gli elementi filosofici alla base di tutta la sua riflessione. La filosofia di Balthasar si muove sulla soglia tra finito e infinito e vive, per così dire, nella differenza tra il determinato e l'indeterminabile, tra il conosciuto e l'inconoscibile, tra l'essere e il nulla; sulla soglia l'uomo conosce, senza però incasellare ed esaurire l'essere nelle proprie capacità.Balthasar parla all'uomo del suo tempo e cerca di raggiungerlo là dove vive, nelle sue esigenze e nelle sue domande inquietanti. Egli è stato un pensatore profondamente universale, e perciò genuinamente "cattolico", nel senso di un autore che guarda all'universalità della verità e che, per questo, si apre seriamente al dialogo e, nella sua inesausta apertura al futuro, non ha mai tralasciato il proprio legame con la tradizione.
Uno studio teologico e filosofico che attinge alle recenti teorie linguistiche, per una prospettiva di etica della comunicazione.
Per Maritain, gli angeli sono esseri liberi e persone create, che come la creatura umana portano in se la possibilità di peccato, poiché Dio non può fare una creatura naturalmente impeccabile, che si tratti dell'angelo o dell'uomo. Il peccato dell'angelo, secondo Maritain, mostra la libertà dell'angelo nel suo stato originale senza le passioni che oscurano l'intelligenza degli esseri umani. Esso è dovuto al fatto che "Il peccato dell'angelo non presuppone come tale né ignoranza né errore nel funzionamento dell'intelligenza e ci mostra pertanto il tremendo potere e, per dirlo così, infinitamente proprio, nell'esercizio del libero arbitrio. Questo può scegliere il male in piena luce, per un puro atto della volontà e senza che l'intelligenza sia vittima di nessun errore previo. Il peccato dell'angelo consiste nel chiedere e amare una cosa buona in se stessa, ma in modo disordinato".
Fisionomia e finalità delle istituzioni accademiche cristiane. Pillay, Rettore della Liverpool Hope University attingendo alla sua esperienza delinea con vivacità, la concezione di università cristiana nel pensiero di Newmann. Promotore e primo rettore dell'Università Cattolica di Dublino, John Henry Newman (1801-1890), con il suo pensiero sulla natura dell'istituzione accademica cristiana e sul concetto di "educazione liberale" che vi si deve impartire, determinò buona parte dello sviluppo delle Università Cattoliche nei decenni successivi. Nel suo pensiero il fine di una istituzione accademica cristiana è: formare personalità mature, frutto di un percorso formativo che coniuga responsabilità civica e un profondo senso di giustizia sociale. Mentre alcune università possono prefiggersi esclusivamente il compito di produrre specialisti nei diversi campi e ritengono che il loro ruolo principale consista nell'educare alla competenza nelle varie discipline, la fondazione cristiana ha tra le sue finalità quella di dare un contributo al progresso umano e culturale della società.
Opera rara e dal carattere eccezionalmente singolare, l'incompiuto commento alla Introduzione del Vangelo di Giovanni e considerato uno dei piu splendidi monumenti della teologia rosminiana.
Una nuova edizione critica in formato tascabile ed economico dell'opera piu nota del filosofo roveretano Rosmini, messa all'indice per ragioni politiche nel 1849. Quest'opera di rosmini puntua lizza, con straordinaria lungimiranza, i mali che gravano sulla chiesa, tra i quali l'ins ufficiente partecipazione del popolo alla liturgia, la medioepiscopali e nell'amministraz ione dei beni ecclesiastici e costituisce una attenta analisi filosofica e politica del pensiero e delle vicende europee del primo ottocento. C onclude l'opera una ricostruz ione della vicenda compositiva e delle prime edizioni dell'
Viene qui pubblicato con criteri aggiornati il Racconto di un pellegrino, l'autobiografia di S. Ignazio di Loyola. È un testo pilota della spiritualità cristiana. In esso Gesù è visto dal fondatore dei gesuiti come sole da cui egli attinge costantemente energia salvifica per sé e per molti altri. Ignazio percorre i luoghi del suo pellegrinaggio terreno, a partire da quelli della Terra Santa consacrati da Cristo, con gli occhi fissi a questo suo sole, unicamente intento a realizzare la più profonda unione al mistero del Verbo incarnato operante nella storia dell'uomo. È così che, attraversando gradi di esperienza (di scrittura) via via più centrati, il Pellegrino passerà a vivere dalla periferia della sua persona, con i suoi difetti di natura e di cultura, alla pienezza di quella ricca affettività, maturata nell'amicizia con Cristo, per cui si disse del Loyola che aveva il cuore più grande del mondo.
Composti nel 1522 in spagnolo in una stesura non definitiva, trascritti poi in latino e pubblicati nel 1548 a Roma, gli Esercizi spirituali rappresentano la "chiave di volta" della spiritualità di Ignazio di Loyola. Tale pratica infatti, anteriore ad Ignazio, fu elaborata per la prima volta da lui in forma sistematica: sotto la guida di un direttore, l'esercitante dovrà vivere in silenzio e solitudine per un mese. La prima settimana è centrata sull'esame di coscienza; la seconda e la terza, sulla contemplazione dei misteri e della passione di Cristo; nell'ultima settimana l'esercitante giunge infine ad una vita di unione con Dio. Nata dall'esperienza diretta di Ignazio di Loyola che percorse infatti egli stesso le tappe sulle quali è strutturato il suo metodo -, l'opera è, prima che una composizione letteraria, il cammino e il progetto di un uomo. Un "classico" della storia della spiritualità.
Oggi come non mai la comunitarietà della Chiesa è messa in crisi. È proprio ciò a rendere attualissime le pagine bonhoefferiane. Il testo, infatti, offre un ritratto della vita cristiana appassionata e vibrante perché realmente comunitaria. Una vita fondata sulla preghiera comune quotidiana (anche e soprattutto in famiglia), sulla necessità di riferirsi a Cristo e non a noi stessi come criterio unico delle relazioni, sul bisogno di condividere le parole del Vangelo per non sentirci soli nel mondo, sull'accoglienza del perdono (e della confessione del peccato) come conseguenza dell'accettazione del fatto che siamo fragili e non possiamo salvarci da soli. Un classico della spiritualità e della teologia del XX secolo.

