
Il dolore e la malattia di una persona cara sono esperienze estreme che spesso costringono chi le affronta a rimettere in discussione le proprie certezze, a cercare nuove forme di comunicazione e di relazione. Fulvio De Nigris ha perso un figlio dopo un lungo coma. Un'attesa che ha rifiutato di subire passivamente, e che ha vissuto giorno per giorno nel tentativo di reagire, scegliendo di accompagnare il figlio in un difficile cammino e di tornare a sentirlo vicino nell'apparente lontananza dello stato vegetativo. Quel gesto ora prosegue nell'attività della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, un centro di riabilitazione e ricerca creato per promuovere un nuovo modello di assistenza; per contrapporre la cultura della cura alla prassi dell'abbandono; per insegnare a riconoscere la vita anche dove sembra essere assente. Prefazione di Alessandro Bergonzoni. Postfazione di Davide Rondoni.
A sei anni Sheila non parlava, non piangeva e i suoi occhi erano pieni di odio. Abbandonata sull'autostrada dalla madre in fuga coll'amante, picchiata dal padre alcolizzato, Sheila è assegnata a una classe di bambini irrecuperabili dopo aver tentato di bruciare vivo un bambino di tre anni. Per tutti, ma non per la sua insegnante Torey Hayden, Sheila è persa. Torey ha colto in lei la scintilla del genio.
La mediazione familiare in carcere è una possibilità, uno “strumento” che permette all’intero nucleo familiare del reo di gestire e vivere al meglio i nuovi equilibri che si sono generati dopo la detenzione. Secondo alcuni studi, un recluso che ha conservato i legami familiari rischia in percentuale tre volte meno la recidiva rispetto a un detenuto i cui legami familiari sono stati spezzati.
Questo volume intende offrire un modello di presa in carico totale della persona rea, coinvolta in un percorso di reinserimento sociale affettivo e genitoriale. L’ottica è quella di contenere il più possibile le recidive di reato, operando in rete con istituzioni e associazioni. Il progetto Mediamoci, sviluppato in seno all’associazione “Il Girasole” Onlus, è un interessante esempio di questa sinergia.
«Questo volume agile, che non tedia e non mira a colpire, contiene tanta vita. Si narra infatti del carcere – non omettendo i suoi aspetti dolorosi e contraddittori – e si racconta di esistenze intricate e sofferenti, si dicono le tappe articolate e le fatiche intense del lavoro relazionale con l’approccio della mediazione familiare.» Dalla postfazione di Silvia Landra
L'esperienza dei genitori di un bambino con la Sindrome di Down: pagine cariche di emozioni, impregnate di esperienze vissute sulla propria pelle e condivise con estrema sincerita e semplicita. Questo libro parlera non solo a chi gia vive una esperienza simile, ma a chiunque voglia afferrare il senso profondo della vita, a partire dalla scoperta dell'Amore che avvolge tutti. In queste pagine, Ross e Jennifer Porter condividono le loro riflessioni e soprattutto la loro esperienza personale e di coppia, quello che Dio ha insegnato loro riguardo alla vita grazie a John Michael, loro figlio primogenito, che ha la Sindrome di Down. Questo libro, scritto in chiave molto personale e quindi particolarmente significativo, e una preziosa testimonianza che offre ispirazione e incoraggiamento non solo a genitori, parenti e amici di persone con particolari necessita, ma a chiunque voglia approfondire il proprio cammino di fede, nella speranza e nell'amore. In ultima analisi, infatti, questo libro e una storia di vita inserita nella storia piu profonda di tutte, quella dell'amore di Dio che abbraccia tutti e ciascuno.
"I vecchi sono numeri. Numeri che ci fanno paura, come quell'uno su tre che riguarda la percentuale di anziani che abiteranno il nostro paese di qui ai prossimi anni. I vecchi non si vedono: nei piccoli paesi capita ancora di incontrarli al braccio di una badante dalle braccia larghe. Nelle città, qualora si avventurassero fuori di casa, vengono superati in corsa, con una scrollata di spalle e uno sbuffo di insofferenza. I vecchi non esistono: appaiono di rado in televisione, specie se di sesso femminile. O meglio, si vedono a volte quelle rare e preziose donne impossibili da ignorare, come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Quanto alle altre, a volte si mimetizzano fra ospiti e comparse sotto i cinquantacinque anni (la soglia di apparizione televisiva per le donne) fingendo di esserne coetanee, o accettando di recitare l'antico ruolo della megera. I vecchi non vendono, non piacciono, non hanno appeal: su quotidiani e telegiornali appaiono soltanto quando sono vittime di una truffa o di un colpo di calore. O quando, se donne, osano innamorarsi di un uomo più giovane. Se concepiscono dopo i sessant'anni, sono la vergogna del loro sesso. Dura, comunque, poco: una copertina, un articolo nelle pagine interne la settimana successiva, un trafiletto, e tutto è dimenticato. I vecchi danno fastidio. È sempre stato così: ma adesso, e soprattutto nel nostro paese, avviene qualcosa di diverso. C'è una sola generazione. Quella dei cinquanta-sessantenni." (dall'introduzione)
Contenuto
Storia di una madre vissuta accanto al figlio Leonardo, autistico. La vita di un bambino diverso, che non parla, si agita, a volte urla e distrugge ciò che trova accanto a sé. Le vicissitudini per trovare un medico, uno specialista, uno psichiatra che aiuti in questa impresa immane. Una storia difficile che si conclude con un bilancio: «Ho fatto per Leonardo tutto quello che dovevo fare?».
Destinatari
Tutti, in particolar modo coloro che vivono esperienze di autismo.
Autore
Sandra Lupi Macrì è nata a Rovigo nel 1936, ma è vissuta sempre a Padova. Laureata in lettere classiche, ha insegnato per molti anni al liceo classico «Tito Livio». Nel 1998, con alcuni genitori dei CEOD (Centri educativi occupazionali diurni per disabili) e della Fondazione IRPEA (Istituti riuniti padovani di educazione e assistenza) ha sentito la necessità di costituire tra le famiglie un’Associazione familiari disabili di cui è presidente.
È tutto da buttare il mondo diverso di chi vive di espedienti, si vende per un po' di soldi o cerca di tirare avanti il più possibile una vita già condannata dalla droga o dalla «peste del ventesimo secolo»? Chiara Amirante e i suoi amici non la pensano così. Anche a contatto con i drammi e le storie quotidiane di un'umanità che la società "normale" tende ad espellere o a recintare, può accendersi una luce, e la vita può trovare un senso e diventare dono. Un libro positivo e limpido che parla di cose che accadono tutti i giorni in tante «Stazioni Termini» di tutto il mondo.
Nuovi orizzonti: una dimensione di vita diversa, che passa per la decisione di dedicare la propria esistenza agli altri, agli ultimi. Con spontaneità la giovane autrice ci racconta come il suo folle progetto è divenuto realtà, superando problemi di ogni genere. Una storia attuale, che sorprende per la normalità con cui è vissuta una scelta che a qualcuno potrebbe suonare come una rinuncia, e che costituisce l'ideale completamento di Stazione Termini, il libro che ha fatto conoscere l'autrice al grande pubblico.
Nuovi orizzonti: una dimensione di vita diversa, che passa per la decisione di dedicare la propria esistenza agli altri, agli ultimi. Con spontaneità la giovane autrice ci racconta come il suo folle progetto è divenuto realtà, superando problemi di ogni genere. Una storia attuale, che sorprende per la normalità con cui è vissuta una scelta che a qualcuno potrebbe suonare come una rinuncia, e che costituisce l'ideale completamento di Stazione Termini, il libro che ha fatto conoscere l'autrice al grande pubblico.
Supportando il discorso teorico con l'ascolto di testimonianze emblematiche, il libro porta in primo piano gli interrogativi morali, l'esigenza di giustizia, la domanda di senso che la condizione disabile evoca in tutti. Accostandosi ai disabili in quanto persone, mette in luce ciò che l'handicap dice a proposito della condizione umana universale, segnata tanto da una dignità inestimabile quanto da una ineluttabile vulnerabilità.