
"Se è vero che nella vita Verlaine coltivò l'illusione della totalità nell'amore e nella fede religiosa, tutt'altra cosa è 'Romanze senza parole', dove l'immedesimazione nella natura e la ricerca di un'armonia tra soggettività e alterità non porta mai a negare la crisi, la pena, la finitudine. Dunque un'immedesimazione cercata non per identificarsi, ma per perdersi. Così in queste raccolte di poesie si può scorgere l'animazione della natura, che si esprime con tanti lievi segni, e che ripropone questa alternanza di appropriazione ed esclusione, di appartenenza ed estraneità" (Dall'Introduzione di Cesare Viviani).
Nel suo poemetto "Beppo", scritto nel 1817, Byron si cimenta per la prima volta con l'ottava rima della poesia comico-satirica italiana, che riutilizzerà nel più tardo Don Juan. Qui la voce narrante racconta la storia di Laura, una dama veneziana il cui marito Beppo è disperso in mare da tre anni. Senza troppi rimpianti, lei si considera ormai vedova e prende come amante e cavalier servente il Conte. Assieme al suo cicisbeo Laura va una festa di carnevale, dove viene ammirata per la sua bellezza da tutti e in modo particolare da un turco. Questi non è altri che il marito il quale è stato fatto prigioniero e ridotto in schiavitù, poi liberato da una banda di pirati a cui si è unito convertendosi all'Islam. Adesso, da uomo ricco, è tornato dalla moglie e al cristianesimo. Senza falsi moralismi o ipocrisie, senza condanne della corruzione morale e della frivola vanità della società veneziana, la vicenda volge al lieto fine.
Una nuova tappa del viaggio mistico e poetico di Arnoldo Mosca Mondadori nei misteri della Rivelazione cristiana. Versi che sono meditazioni: accompagnano il lettore nel profondo della vita religiosa e poetica. Dove il canto, come in un salmo contemporaneo, diventa preghiera, farmaco dell'immortalità.
Apparsa per la prima volta nel 2005, "Due punti" è l'ultima raccolta in versi della poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996. La singolarità di queste poesie risiede nella densità e nello spessore della riflessione sulla vita e sulla morte. Una riflessione che contrassegna tutto il volume e che prende corpo in liriche di straordinaria concretezza ed efficacia.
Trilussa è il poeta dialettale più famoso d'Italia, grazie a un linguaggio romanesco che ha il dono di farsi capire da tutti. La cronaca in versi della vita romana e nazionale, filtrata attraverso una bonaria ironia, si svolge dai Sonetti del 1895 a La gente del 1927, approdando alle "favole" di Lupi e agnelli e Ommini e bestie. Questa poesia divenne interprete della borghesia, che vide riflessi nei versi trilussiani i propri vizi e le proprie debolezze: da Libro n. 9 del 1929 a Acqua e vino del 1945, vicende e costumi della vita italiana furono espressi da Trilussa con affabile arguzia, venata a tratti da una crepuscolare malinconia. Edizione con 12 disegni dell'autore.
Africa come terra madre dell'umanità, come miriadi di donne che, danzando e sudando, tessono la storia del nostro tempo. Africa come popoli in movimento lungo i sentieri del mondo mentre tracciano cammini che ci coinvolgono, malgrado le nostre resistenze. Queste le immagini che ci vengono incontro mentre scorriamo i versi che Elisa Kidané, donna, africana, consacrata, missionaria e comboniana del nostro tempo, ci regala attraverso una raccolta di canti che si dipana, lieve e intensa, come una sequenza di sussurri. Parole che non evocano solo immagini da contemplare, ma realtà umane che coinvolgono mente e cuore, fino ad attraversare le nostre viscere materne. Sì, perché chi racconta, soffre e sogna è una donna, che avvolge di speranza e di tenerezza, ma anche di dolore, i popoli che vivono nel suo cuore.
"Ritorna tra gli amici" è una silloge di ventuno poesie tratte dal "Diario Postumo". In un ideale Simposio, il Poeta riunisce i suoi amici più fedeli per celebrare post mortem, in uno con l'ultima ispiratrice dei suoi versi, il dio Eros che presiede al culto della philia e le conferisce il sigillo dell'immortalità.
I bagliori dell’infanzia, le gioie, i dolori e gli stati di grazia, i segreti che il tempo schiude solo per un attimo: è fatta di questo la poesia di Mencarelli. Come del ricordo di persone e luoghi che gli sono “appartenuti” – se il verbo appartenere fosse adatto al tempo e alla memoria - o che ha incrociato per un attimo cristallizzandoli in immagini labili ma assolute. Intense e appassionate sono le pagine dedicate all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesú di Roma, dove Mencarelli ha lavorato come operaio e di cui ci racconta storie e incontri indimenticabili.
"In 'D'amore e d'ombra' ci troviamo di fronte a poesie dell'anima. L'artista diventa figlio di Icaro, consapevole delle sue ali di pece, 'dei segreti e delle illusioni del volo'. 'Ebbrezza' diventa la parola chiave. Ebbrezza si contrappone a un paesaggio di nebbie, a un cuore "di ghiaccio"; diventa fuga consapevole, esaltazione necessaria per continuare a sperare, per approssimarsi a una felicità che si fa fugace ma che si vuole assaporare fino in fondo. Una poesia, quella di Russo, lontana sia da sperimentalismi e sterili astrazioni che dalle tentazioni della dimensione edonistica di un certo postmoderno, riverso in una continua dispersione dei fatti e nella negazione di un centro. L'Autore mette in atto una forma di resistenza contro le nostre ne-vrosi, attraverso l'esercizio di una lingua classica e suggestiva che si fa custode di un forte io poetico. Le immagini e i suoni che evoca sono, come nei quadri di Hopper, raggi di luce che attraversano una camera vuota".

