
Questo libro di poesie e preghiere è stato pubblicato in occasione dell'ordinazione sacerdotale di Carmelo Mezzasalma. Dice la Bibbia che il sacerdote è "colui che fa conoscere Dio": questa definizione si confà perfettamente all'autore, poeta di spiritualità che esprime il desiderio profondo dell'uomo in esilio sulla terra che si dà da fare ricongiungersi al Padreterno e comunicare agli altri il meglio della sua esperienza.
Il poeta siciliano Giovanni Occhipinti sviluppa in versi la sua partecipe meditazione intorno al tema del dolore che vive in sé e percepisce intorno a sé. Al centro della sua poesia ci sono le storie spesso tragiche dei migranti, il nomadismo acceso dei bisognosi, di quanti fuggono arroganza e superbia del prossimo, di quanti subiscono la brutalità di una insostenibile violenza maturata nei territori d'un Sud sempre più compromesso, in un filo conduttore che lega anime e storie e popoli diversi. Di essi rimangono tracce, frammenti, appunto,in cui Giovanni Occhipinti si rispecchia, trasbordando la sua anima in quella del 'fratello'. "Io sono te", narra, "la tua persona, / la tua pena la tua mente / incisa nella pietra?", tentando di leggere il nucleo incandescente di vita e morte, l'arcana circolarità che tutto avvolge e coinvolge, il poeta rivolge a Dio il suo grido e la suasofferta interrogazione.
Il poeta Tino Di Cicco, in questa sua nuova opera poetica, scandisce la sua ricerca espressiva seguendo gli itinerari, a lui familiari, della via artistica e mistica. Procedendo, dunque, sul filo del pericolo e del rischio, mentre l'appassionata interrogazione del poeta si inoltra in territori sconosciuti e liminari, dove lo strepito della volgarità non arriva, nel ritmo alternato dell'ascolto e dell'invocazione, sospesa e in attesa di risposta, di un "tu" inseguito e cercato nel tempo liberato della poesia: "se talvolta disperato / ti chiamo / tu rispondimi con la poesia / fammi come l`erba / come l`acqua. Toglimi la parola degli uomini / se il mondo facilmente mi umilia / tu concedimi l'amore".
In questa sua seconda prova poetica, dopo il libro di esordio ("Quando il cuore è steso al sole. Poesie 1993-2009", Edizioni Feeria 2010), Carlo Brogi affina la sua tavolozza espressiva nella tensione che muove il suo sguardo di compassione verso il mondo e i suoi contemporanei, con cui si sente solidale, manifestando così, al contempo, una diversa visione dell'orizzonte disincantato del reale, in una prospettiva critica, ma anche di luce e di speranza, nel duplice ascolto del grido che sale dall'anonimato del mondo "liquido" e dallo spirito più vivo della fede: "... e in fine vedo / una Presenza amica che mai cede / ell'ostinata fedeltà al suo nome / che è l'Amore".
Il linguaggio della poesia apre una via privilegiata per introdurci nel mistero del Natale. La poesia, infatti, partecipa dell'agire libero e gratuito di Dio, che ha un senso ma non uno scopo immediato. Con l'evento dell'incarnazione di Cristo, che contempliamo nelle feste natalizie, creazione e redenzione giungono a un punto di confluenza: il mondo non è semplicemente lo scenario della storia della salvezza, ma è toccato e coinvolto dalla grazia trasfigurante di Cristo, per arrivare a manifestare Dio che "sarà tutto in tutte le cose" (1Cor 15,28). La poesia ci può aiutare molto a contemplare il mistero del Natale se è vero che proprio il linguaggio della creatività poetica riesce a condensare nella bellezza la nuova creazione inaugurata dall'avvento del Dio-con-noi.
Come il vento la gioia del Padre ha infranto le palpebre chiuse del nostro sguardo: tu sei ora la voce del lieto giorno, l'onda che irriga i giardini inariditi, la sorgente le cui acque scorreranno eternamente. Tu hai spento il fuoco della morte e noi abitiamo ormai il tuo Amore, il suo segreto.
Liriche di una disarmante semplicità che esprimono una fede non meno genuina. Una teologia di immediata comprensione che mette in filo diretto la ragione e il cuore. C'è anche l'incanto per l'universo espressione del creatore e la visione più allargata al mondo contemporaneo.
Cosa farebbe l'uomo che si ritrovasse ad affrontare da solo le domande che gli rosicchiano l'animo? Il raglio del somaro non è altro che il grido, dal profondo del cuore, di chi vive, giorno dopo giorno, il dilemma del Signore che si svela e si nasconde, lungo tutto il pellegrinare dell'uomo verso l'eternità. Un grido che può essere ora di gioia, ora di delusione, di paura, di angoscia, di felicità, di sgomento, di affanno, di speranza, di vittoria, di disperazione o di liberazione. Tutto questo è il riflesso dello stato d'animo dell'uomo in cerca delle risposte esistenziali che lo tormentano da sempre e che, nella sua ricerca, ora inciampa e grida: L'ignoranza è il mio sapere. Gli errori sono la mia verità. I difetti sono la mia ricchezza.
L'amore non è una moda e così nemmeno le poesie d'amore, tanto è vero che alle poesie di Prévert - autore che ha servito l'amore per mezzo secolo, facendo da sottofondo con i suoi temi a celebri film e canzoni - fa da introduzione Piero Pelù dei Litfiba, apparentemente così lontano nel tempo e nel carattere dei sentimenti da un romantico poeta d'amore. Ma questo è il punto: Prévert non è antico, non è sentimentale, non è decadente. Prévert è vivissimo come un adolescente di oggi: "amo più le tue labbra dei tuoi libri" ha scritto, e infatti dietro ogni suo verso c'è una ragazza inquieta, piena di desiderio, alla quale ogni bacio sembra eterno, ma che è subito pronta a tradire. Nonostante Prévert possa sembrare a tratti classico, i suoi versi prefigurano la liberazione sessuale delle nuove generazioni, quella in cui l'amore vince l'invidia dei vecchi, l'indignazione dei benpensanti e perfino la miseria e la guerra.
Inclassificabile e sorprendente nella sua intensità, il genio poetico della Dickinson ha affascinato da sempre tutti gli amanti della poesia. Le sua parole sono distillati limpidi e potentissimi di sentimenti e riflessioni che ruotano attorno all'amore, l'eternità, la morte, la natura, la poesia stessa. Il libro presenta una scelta operata con cura e passione da uno studioso e traduttore di poesia, poeta egli stesso: Nicola Gardini.