
La storia della spiritualità è costellata di episodi in cui la preghiera diventa poesia e dà accesso, anche quando rifiuta ogni coinvolgimento religioso, a una dimensione spirituale propria dell'uomo. Questo libro si propone di indagare il rapporto tra spiritualità e poesia, soprattutto contemporanea, accostando la fenomenologia della parola umana alla rivelazione cristiana del Dio-Logos e descrivendo la dinamica della scrittura e della lettura, che più volte affiora anche nella Bibbia, attraverso l'immagine ricorrente di un rotolo da dissigillare, da interpretare e persino da mangiare. Il volume si concentra infine sul tema dell'ispirazione, termine comune all'esperienza sia del poeta che del mistico. Un breve «laboratorio» è dedicato anche all'opera di Giorgio Caproni, in particolare alla raccolta "Il Franco cacciatore", segnalando l'affiorare della questione di Dio dal cuore stesso dell'atto poetico.
L'ultimo viaggio di Simone Martini, da Avignone alla natia Siena, ma anche un viaggio alla riscoperta del mondo, un percorso di purificazione, iniziatico e sapienziale. Un itinerario della mente che riesce a cogliere insieme il minuscolo seme che genera la vita e l'insondabile maestà del cosmo, lo scorrere del tempo e la vertigine dell'eternità.
Il volume, ristampa della settima edizione, ospita le raccolte poetiche pubblicate da Sandro Penna. In bilico tra un'espressione panica e solare dell'io e una regressione nell'infelicità e nel mistero, Penna "trascrive direttamente dal vissuto, riducendo a pochi suoni inimitabili una tastiera letteraria fatta di combinazioni miracolose di grazia visiva, pennello impressionista, traduzione greca, stile narrativo, canzonetta sentimentale..." La prefazione è curata da Cesare Garboli.
"Ciò che Biagio Marin canta costantemente e inconsciamente è la tensione generatrice", ha scritto Pier Paolo Pasolini. La sua poesia, ha aggiunto Claudio Magris, costituisce "una risposta consapevolmente radicale alla crisi della lirica moderna". L'opera di Marin si muove tra questi due poli: un'autenticità istantaneamente comunicativa e una raffinata coscienza delle lacerazioni del nostro tempo; suo fulcro e chiave è un linguaggio che si sottrae a ogni compromesso, proteso verso quella "vita vera" di cui la lirica moderna constata e denuncia l'esilio. Il dialetto si cristallizza in una lingua poetica immediata, elementare, progressivamente assimilata a oggetti e orizzonti drasticamente semplificati.
Siamo già oltre il Novecento. Scritte negli ultimi anni di quel secolo queste poesie, di un autore già riconoscibilissimo e ancor giovane, testimoniano il brivido di metamorfosi dall'età dell'inquietudine e del dramma a una nuova, aurorale, seppur non meno tormentosa, epoca di rinascita.
Con Red Rover di Susan Stewart, Jaca Book propone una voce della grande poesia statunitense rinascente. La situazione poetica del secondo Novecento registra, in tutto l'Occidente, e in particolare negli USA, una caduta minimalistica: poesia frammentaria, quotidiana, secondaria rispetto alla vita. In America, come in Europa, resistono grandi voci a mantenere il filo di una poesia assoluta e metafisica. Assoluta in quanto capace di una visione universale; metafisica in senso eliotiano, non speculazione astratta, ma al contrario la forza di rendere evidente l'invisibile nel visibile e nel concreto, svelando. I maestri americani del primo Novecento sono tra i principali fondatori di questa linea: Eliot, Pound, Hart Crane. Susan Stewart, nata nel 1952, riprende quella lezione alta e metamorfica, baluginante e cosmica, con una potenza lucida e pregnante: i suoi versi interrogano e mettono a nudo il mondo, similmente ai migliori lirici americani di oggi, Charles Simic e Charles Wright, e attingendo alla tradizione metafisica europea che da Dante Alighieri a John Donne corre a Eliot.
La poesia italiana degli ultimi cinquant'anni circa è una pianta lussureggiante e in gran parte "misteriosa" nel senso che i suoi frutti non sono stati assaggiati dal grande pubblico. Questa antologia è una scelta delle migliori poesie pubblicate dal 1960 a oggi, offerte al lettore con un agile commento.
La grande, profonda e gioiosa umanità di don Andrea Santoro emerge con freschezza affascinante nei suoi scritti, soprattutto in quelli autobiografici, alcuni pubblicati, come Lettere dalla Turchia e Diario di Terra Santa. Le preghiere che ci ha lasciato, in particolare dal 1977 al 2004, diffondono l'intenso profumo della sua fede appassionata e del suo amore ardente. Il simbolo del fiore che spunta a sorpresa in un terreno morto com'è il deserto - adottato dal titolo di questa raccolta - è l'emblema perfetto per rappresentare la testimonianza di una vita il cui programma è tutto racchiuso in questo aforisma luminoso: "Rallegrarmi per un fiore piuttosto che disperarmi per un inverno". Gianfranco Ravasi "Le preghiere di don Andrea Santoro".
Pubblicato nel 1923, Il Profeta viene da subito accolto – con grande favore di critica e di pubblico – come un libro di saggezza e, ancora oggi, continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. In quest’opera allegorica, che schiude al lettore il significato spirituale dell’esistenza, Gibran è stato capace di parlare a intere generazioni attraverso la voce di Almustafà l’eletto, che nel rispondere alle domande dei suoi seguaci esplora i grandi temi della vita: l’amore, l’amicizia, la bellezza, la gioia e il dolore. L’opera di Gibran è qui presentata in una nuova veste, frutto delle ricerche di Dalton Hilu Einhorn che, quando nel 2017 ha ottenuto l’accesso agli archivi Gibran/Haskell, ha ritrovato oltre centocinquanta scritti inediti tra poesie in prosa, aforismi, detti e tre capitoli degli Dei della terra non inclusi nell’edizione definitiva. Un tesoro inaspettato che possiede la stessa scrittura lirica, la stessa forza evocativa e la stessa profondità del grande classico del poeta libanese.
La religiosità ha costituito uno degli aspetti che più intensamente ha segnato la vita di Gabriela Mistral fin dalla sua infanzia. Le poesie qui raccolte sono il frutto della traduzione del volume Poesía Religiosa curato da Pedro Pablo Zegers Blanchet e testimoniano il rapporto con la religione della poetessa cilena - Premio Nobel per la Letteratura 1945 - e il suo rapporto con la figura di Gesù.
Forse mai come in questi ultimi decenni l'umanità è stata chiamata a trasformazioni tanto radicali che sembrano dissolvere strutture mentali e concettuali millenarie. Questo turbine epocale sta in realtà predisponendo l'intera umanità a un vero e proprio salto evolutivo, a una sorta di rinascita. Ecco perché oggi più che mai è indispensabile elaborare un Dizionario della lingua inaudita, per dare un senso nuovo alle parole, sottraendole all'usura crescente e alla loro diffusissima mistificazione. Questa riformulazione non può che essere poetica, frammentaria, aforistica, in quanto il nuovo io, che sta iniziando a parlare in noi la sua lingua inaudita, non è ancora definito, ma cresce lentamente, si forma pensiero dopo pensiero. Il testo presenta più di 220 voci chiave del pensiero di Guzzi: da amore a benedizione, da cambiamento a discernimento, da fake news a globalizzazione, da meditazione a rivoluzione, da salvezza a vocazione.
L'identità, la perdita, la memoria e il cambiamento sono i fili, a volte tangibili a volte più impalpabili, che legano il corpus di poesie di "Luminose cose morte" di Ada Limón, finalista al National Book Award nel 2015. Suddivisa in quattro parti, la raccolta traccia il percorso biografico ed emotivo dell'autrice, ancorandolo a eventi e trasformazioni che brillano lungo le pagine come punti cardinali mischiati alla rinfusa, eppure in grado di orientarci in quella mappa instabile che è il divenire della vita. La morte di un genitore, il trasferimento in un luogo rurale e selvatico, il congedo dalla vita giovane, l'amore e la prepotenza della natura sono alcuni dei temi che scandiscono la ricerca espressiva e lessicale di Ada Limón. Una ricerca tesa in avanti, che si fa affilata e straziante come una freccia, oppure armonica, spavalda e generosa come un cavallo, capace di trovare un palpitante equilibrio tra introspezione e osservazione, tra sofferenza e desiderio, tra ironia e lucidità.

