
Lusso, champagne, party e decine di scarpe tacco 12. La vita di Cassie Cavanagh è al cento per cento glamour. Una casa a Londra, un fidanzato che la ricopre di regali, e un lavoro nella City che le permette di togliersi qualche sfizio. Una vita troppo bella per essere vera.
E infatti quando un giorno Cassie perde il lavoro e subito dopo viene mollata dal fidanzato Dan, che l’ha ripetutamente tradita con una donna più vecchia di lei, il mondo le crolla addosso. Solo un’irrefrenabile pazzia può risollevarle il morale e Cassie non ci pensa due volte, in questi casi il rimedio è uno solo: shopping sfrenato. Purtroppo però bastano poche ore di follia e lei si ritrova irrimediabilmente sul lastrico: conto corrente e carta di credito azzerati.
Ora la strada è davvero in salita e Cassie deve correre ai ripari. Ma come? Trovare un nuovo lavoro durante una crisi economica mondiale non è per nulla semplice. Ci vorrebbe una drastica inversione di rotta per ricominciare tutto da capo. E così, grazie a un manuale strategico per il risparmio, un’amica con delle idee niente affatto glamour, ma decisamente pratiche, e un aggressivo piano Ammazza-crisi, Cassie comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Certo, le vecchie abitudini sono dure a morire e per Cassie passare tutta la giornata inzuppando le scarpe da tennis nel fango per portare a spasso un branco di cani inferociti – il suo nuovo lavoro – non è facile. Ma è un primo passo verso un nuovo stile di vita che le insegnerà a distinguere i veri amici e i veri fidanzati dalle false imitazioni, a riscoprire i suoi più intimi desideri e a ritrovare la felicità, lasciandosi alle spalle una vita che non le apparteneva, senza però rinunciare ai tacchi a spillo.
1704. La pioggia che ha adombrato gli ultimi giorni è appena cessata e le nuvole si sono abbassate, pronte a cospargere di neve ogni angolo delle sue terre. Don Francesco Caracciolo, duca di Martina, non riesce a distogliere lo sguardo dal cielo, intento a pensare al proprio avvenire. Ha ereditato il titolo da poco più di un mese, ma gli ultimi anni di vita di suo padre gli risultano completamente oscuri. Quell’uomo di ferro che non aveva mai perso una battaglia era diventato come un bambino inerme nelle mani di Gaetano Faraone, il suo consigliere, un semplice sarto, indegno della considerazione di un nobile. Faraone aveva persino convinto suo padre ad allontanare da Martina lui, il figlio primogenito, e la moglie, relegandoli in un palazzo ai confini del ducato.
Solo ora, a Francesco è stata confidata la verità su quella storia. Secondo molti, Faraone era riuscito a controllare il suo padrone attraverso una malia, ottenuta grazie all’aiuto di una strega, una donna piegata al volere del demonio che aveva imbavagliato la mente del vecchio e che vorrebbe fare lo stesso con Francesco. Il duca non avrebbe mai creduto di doversi confrontare con quel mondo che ha sempre deriso e considerato un affare da menti semplici, irretite da amuleti e scongiuri. Ma la paura di cadere lui stesso in quella trappola oscura è troppo forte, e Francesco è pronto a tutto per conservare il potere e il controllo di sé, anche a far arrestare persone innocenti, accusate unicamente da voci e da prove inconsistenti.
Solo quando si sarà liberato di tutti i fantasmi del proprio passato, Francesco si renderà conto che i tempi stanno cambiando, che i fuochi delle streghe si stanno spegnendo e che una forza ben più tangibile vuole impossessarsi dei suoi domini e piegare la sua volontà. È la forza degli uomini che vogliono emanciparsi e ottenere, dopo secoli di soprusi, la libertà.
E non basteranno denaro e minacce per fermarla.
Il libro di rime più presente alla nostra tradizione poetica, il registro tormentato di una lunga fedeltà al nome amato di una donna, e insieme alla poesia. Il Canzoniere di Petrarca, "libro dei frammenti", costruito in quarantanni di meditazioni e memorie, è un grande studio poetico della coscienza umana, uno specchio della conoscenza di sé che si acquisisce col tempo, negli anni, fra dolore e speranza. Accompagnando un testo che si offre in forma ammodernata, con traduzione della fonetica antica in grafia moderna, questo nuovo commento mira a evidenziarne gli snodi argomentativi, l'articolazione dei pensieri, nonché la formazione di un immaginario largamente debitore al medioevo spirituale. Osservazioni originali suggeriscono soluzioni a problemi irrisolti, e offrono prospettive nuove di lettura del Canzoniere, il volume offre anche due saggi importanti sul Petrarca di Giosuè Carducci e Gianfranco Contini. Introduzione di Paolo Cherchi.
Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po’ distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l’istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall’affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all’omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta.
Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un’aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima.
Il portoghese Yanez de Gomera e il principe malese Sandokan vedono minacciati i loro beni, le loro stesse vite e quelle dei loro amici quando subiscono l’attacco di una misteriosa forza maligna che si manifesta attraverso una nebbia verde e lascia dietro di sé una scia di cadaveri. I due vecchi pirati libertari sono allora costretti a richiamare a raccolta le Tigri della Malesia per intraprendere quella che si presenta come la più pericolosa delle loro avventure. Una vera e propria discesa agli inferi su un’imbarcazione che porta il nome di La Mentirosa. Ben presto incontreranno Friedrich Engels, il professor Moriarty, sottomarini minacciosi, società segrete cinesi, Rudyard Kipling, i postriboli della Cambogia, gli orangutan del Borneo, trafficanti di schiavi, una sopravvissuta della Comune di Parigi, fondamentalisti islamici, filologi greci, la flotta militare britannica, filosofi stoici, piante carnivore, messaggi cifrati, banchieri filippini alleati di José Martí, spie antimperialiste… Paco Ignacio Taibo II sceglie di scrivere, sotto forma di pastiche, un nuovo, avvincente capitolo della saga salgariana. Un intreccio di avventura, sesso e politica, dove felicemente coesistono lo spirito ribelle e antimperialista del narratore, l’attenzione alla Storia e i grandi modelli del feuilleton ottocentesco.
Non si è mai soli a Kaikurussi, piccolo villaggio del Kerala. C’è sempre un vicino che dispensa consigli, che vuole sapere, che ficca il naso nella vita degli altri, pronto a giudicare e a commentare quello che ha scoperto. Una rete di chiacchiere che potrebbero portare anche il migliore degli uomini a comportarsi male. Ma esiste un uomo migliore di altri a Kaikurussi? È forse Mukundan che, pensionato, torna al paese dei genitori e si trova a combattere con i fantasmi del passato e con gli incubi del presente? O magari è Bhasi il pittore, laureato con il massimo dei voti, ma rassegnato a passare il resto della vita appollaiato su una scala di bambù a dipingere pareti, ascoltare le lamentele dei clienti e curare a modo suo chi ne ha bisogno? Di sicuro non è Achuthan, il padre tiranno di Mukundan, che il figlio, nonostante non sia più un ragazzo e abbia una sua vita, ancora teme, né il ricchissimo Ramakrishnan, intenzionato, nonostante i moltissimi soldi vinti alla lotteria, ad arricchirsi ancora di più calpestando chiunque osi mettersi sulla sua strada.
Toccherà a Mukundan scoprirlo sulla propria pelle, imparando per la prima volta nella vita ad avere fiducia in se stesso, a non lasciarsi condizionare dal giudizio di nessuno, ad aprirsi alle emozioni curandosi solo di chi gli è veramente vicino.
Le ricerche d’archivio di una giovane storica ci catapultano, all’inizio del romanzo, in un piccolo borgo ebreo nella Polonia ottocentesca, Podhoretz, dove Haim Yaacov, ciabattino e violinista, riceve la visita del profeta Elia e diventa rabbino della comunità, osannato da tutti e in grado con il suono del suo violino di guarire gli animi e i malati. Un secolo dopo, i nazisti invadono il paese e solo uno dei discendenti del famoso rabbino violinista riesce a salvarsi, rifugiandosi nel ghetto di Varsavia, dove però viene catturato e deportato ad Auschwitz. Quello che si salva dall’orrore anni dopo è un uomo distrutto, uno scrittore apolide, incapace di superare l’angoscia del sopravvissuto, fino all’incontro con una donna che con il suo amore lo riporterà alla vita.
Intensa saga famigliare, venata di sense of humour e narrata nei toni poetici, lievi e surreali di un racconto chassidico, La stella del mattino è anche un canto funebre per chi non l’ha avuto, fucilato sul ciglio di una fossa comune, ucciso dal tifo o asfissiato nelle camere a gas.
Primo scalatore ad aver salito tutti i quattordici Ottomila, Reinhold Messner ha compiuto alcune fra le sue imprese più straordinarie nelle Alpi, e alle Alpi torna in questo libro di ricordi e di bilanci. Lo spunto è offerto dal tentativo, compiuto nell’estate 2004, di affrontare la parete ovest dell’Ortles lungo la via dei primi salitori: un’esperienza che sarebbe potuta finire in una catastrofe. Messner e i suoi due compagni sbagliano la via e all’improvviso si ritrovano su una parete di roccia verticale di mille metri, al di sotto di un gigantesco tratto di ghiaccio strapiombante. Tornare sui propri passi non è possibile. L’unica opzione è la fuga verso l’alto. A salvare i tre alpinisti nell’imperscrutabile labirinto verticale sarà alla fine l’infallibile istinto di Messner, prezioso tanto nell’ottenere successi clamorosi quanto, e soprattutto, nel saper rinunciare quando è il momento.
La montagna è deve restare, per Messner, l’ambito del pericolo, del rischio, della sfida consapevole: non ha senso cercare di addomesticarla a vantaggio dell’avventura consumistica. Così la si svilisce, questo è il grido appassionato che Messner lancia in Parete Ovest, e la si depriva della sua natura che la rende una risorsa dell’umanità.
"«La montagna incantata è un fedele, complesso, esauriente ritratto della civiltà occidentale dei primi decenni del Novecento e, nella sua incantata fusione di prosa e poesia, di vastità scientifica e di arte raffinata, è il libro, forse, più grandioso che sia stato scritto nella prima metà del secolo.» Con queste parole, un entusiasta Ervino Pocar concludeva l’introduzione all’edizione della Montagna incantata da lui tradotta nel 1965 e salutata come esemplare e capace di trasmettere appieno lo stile e lo spirito dell’opera. Edizione che è stata poi ripresa nella collana degli Scrittori di tutto il mondo nel 1992 e che da allora ha fatto conoscere e apprezzare ai lettori italiani questo Bildungsroman straordinariamente complesso ambientato in un sanatorio svizzero, il celebre Berghof di Davos.
Quando il protagonista, il giovane Hans Castorp, vi arriva, è il tipico tedesco settentrionale, un solido e rispettabile borghese; ha però le sue curiosità spirituali ed è intellettualmente aperto all’avventura. A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero dell’epoca, il suo carattere subisce un’evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia (Behrens e Krokowski), l’amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il proprio equilibrio. Nel mondo della «montagna magica» dove il tempo si dissolve e il ritmo narrativo si snoda in sequenze di ore, giorni, mesi e anni resi tutti indistinti dalla routine quotidiana, egli può liberamente crescere. Paradossalmente (l’umorismo di Mann), dopo essere stato convertito alla vita Castorp tornerà alla pianura per perdersi nell’inutile strage della «grande» guerra.
«Il Graal che egli, anche se non lo trova, intuisce nel suo sogno quasi mortale prima di essere trascinato dalla sua altezza nella catastrofe europea», disse Mann, parlando agli studenti di Princeton nel 1939, alla vigilia di un’altra strage, «è l’idea dell’uomo, la concezione di un’umanità futura, passata attraverso la più profonda conoscenza della malattia e della morte. Il Graal è un mistero, ma tale è anche l’umanità: poiché l’uomo stesso è un mistero, e ogni umanità è fondata sul rispetto del mistero umano... Fate il favore di leggere il libro sotto questo angolo visuale: troverete allora che cosa sia il Graal, il sapere, l’iniziazione, quel 'supremo' che non solo l’ingenuo protagonista, ma anche il libro stesso va cercando.»
Marcello Vinciguerra è un imprenditore agricolo di successo. La sua azienda, ereditata dal padre, è una tra le più importanti d’Italia. Ha una bella moglie, Ludovica, donna sofisticata e complessa, proprietaria di un negozio di arredamento e amante del lusso e del design, vive in una bella casa, conduce una vita – almeno in apparenza – piena di sicurezze. Una sera, però, un servizio televisivo dedicato a un potente boss della camorra fa riaffiorare nella sua memoria un ricordo dell’infanzia. E con il ricordo il dubbio. Quel boss era lo stesso uomo che lui e suo padre incontrarono, tanti anni prima, in mezzo a strani edifici a forma di cilindro? Chi era davvero suo padre? E quale ombra si nasconde nel passato della sua famiglia? L’inquieto affollarsi di queste domande spingono Marcello a una ricerca ossessiva della verità, che in una crescente spirale di avvenimenti – tra cui la scoperta di una misteriosa fotografia risalente ai primi anni Cinquanta e un breve viaggio in un’immaginaria cittadella camorrista – lo porterà a scontrarsi con un mondo inafferrabile e ambiguo, in cui tutti possono essere onesti o collusi, corrotti o corruttori.
Giorgio Nisini è nato a Viterbo nel 1974. Studioso di cinema e letteratura, insegna Sociologia della letteratura all'Università di Roma "La Sapienza”. Il suo primo romanzo, La demolizione del Mammut (Perrone, 2008), ha vinto il Premio Corrado Alvaro Opera Prima ed è arrivato tra i cinque finalisti del Premio Tondelli.
Otto monologhi al femminile. Una suora assatanata, una donna ansiosa e una donna in carriera, una vecchia bisbetica e una vecchia sognante, una giovane irrequieta, un'adolescente crudele e una donna-lupo. Un continuum di irose contumelie, invettive, spasmi amorosi, bamboleggiamenti, sproloqui, pomposo sentenziare, ammiccanti confidenze, vaneggiamenti sessuali, sussurri sognanti, impettite deliberazioni. Uno "spartito" di voci, un'opera unica, fra teatro e racconto. Una folgorazione. Tra un monologo e l'altro, sei poesie e due canzoni.
Quali sono le ventisette azioni dell’uomo civile? Lo scoprirete a Montelfo, il paese più magico e fantastico del mondo. In un romanzo di sfrenata comicità. Stefano Benni monta un grande circo di creature indimenticabili: il Nonno Stregone, Ispido Manidoro, Trincone Carogna, Sofronia e Rasputin, Archimede detto Archivio, Frida Fon, lo gnomo Kinotto, il beato Inclinato, Simona Bellosguardo, il gargaleone e il cinfalepro, Fen il Fenomeno, Piombino, Raffaele Raffica, Alice, don Pinpon e don Mela, Zito Zeppa, la Jole, Gino Saltasù, il sindaco Velluti, Ottavio Talpa, Bubba Bonazzi, Bum Bum Fattanza, Nestorino e Gandolino, Sibilio Settecanal, Tramutone, la Mannara, Giango, i fratelli Sgomberati, Bingo Caccola e Tamara Colibrì, Maria Sandokan, Adelmo il Cupo, Checca e Caco.