
"Prima del silenzio". Una notte d'inverno, la strada ghiacciata, neve tutt'intorno, un'auto sbanda, si schianta contro un albero, il guidatore è gravemente ferito. Aveva appuntamento con lo sconosciuto che poche ore prima aveva rapito suo figlio Sven, mentre era fuori casa con il fratello maggiore. Adesso tutto è inutile: l'uomo sa che sta per morire. E sa che anche suo figlio morirà. "Dopo il silenzio". Da ventitré anni lo psichiatra Jan Forstner vive con l'angoscia della scomparsa del fratellino. Tutto ciò che gli resta è un registratore che Jan aveva portato con sé la notte in cui erano usciti insieme e dove sono incise le ultime parole di Sven: "Quando torniamo a casa?" E poi il silenzio. E gli incubi che da quella notte non hanno smesso di tormentarlo. La notte in cui il padre è morto in un incidente d'auto. La vita di Jan si riassume tutta in quella notte: ha studiato psichiatria come suo padre, si è specializzato in criminologia e ora è tornato al punto di partenza: alla Waldklinik, la clinica dove lavorava il padre e dove adesso lavorerà anche lui. Vorrebbe ricominciare a vivere, lasciarsi alle spalle l'incubo, ma quando una paziente della clinica si suicida. Jan si trova coinvolto in un'indagine che svelerà un segreto atroce rimasto sepolto per ventitré anni...
La 'O' di Giotto, il naso storto di Michelangelo, le invenzioni di Leonardo da Vinci, il caratteraccio di Piero di Cosimo, l'ossessione alchimistica del Parmigianino: sono solo alcuni frammenti di quel grande specchio dell'arte italiana del Rinascimento (e non solo) che è "Le Vite de' più eccellenti architetti, pittori e scultori" di Giorgio Vasari. Al di là del suo indubbio valore storiografico, "Le Vite" è una commedia umana in cui cronaca e leggenda, pettegolezzo e memoria si intrecciano dando vita alla più vasta ed esaltante epopea narrativa incentrata sulla figura dell'artista. Dietro le opere d'arte, spesso capolavori celeberrimi, Vasari sa rintracciare il profilo degli uomini che le hanno realizzate, con le loro ambizioni, ossessioni, passioni, bizzarrie di carattere. La bellezza delle Vite come libro da leggere e godere era rimasta fino a oggi inaccessibile a causa della distanza storica che ci separa dalla lingua in cui l'opera di Vasari è scritta, quel toscano di base fiorentina che difficilmente si lascia avvicinare da un lettore ordinario. Marco Cavalli colma finalmente questa distanza presentando in questo volume la traduzione in italiano moderno di ventuno biografie vasariane scelte tra le più belle per vivacità narrativa e precisione miniaturistica del dettaglio.
Ora è quasi esclusivamente conosciuto come l'autore della trilogia best-seller, ma nella sua professione di giornalista Stieg Larsson è stato un instancabile crociato per la democrazia e l'uguaglianza. Come reporter e caporedattore del giornale Expo ha studiato i movimenti di estrema destra sia in Svezia che a livello internazionale. "La voce e la furia" raccoglie per la prima volta i suoi saggi e articoli sull'estremismo di destra e il razzismo, sulla violenza contro le donne, sull'omofobia e i delitti d'onore. I suoi scritti più importanti illustrano la grandezza della sua attività giornalistica e politica sulle questioni che a lui stavano a cuore e a cui ha dedicato la vita. Nonostante le minacce di morte e le difficoltà economiche, Larsson non ha mai smesso di lottare per scrivere seguendo i suoi principi più saldi, è stato proprio l'impegno per queste tematiche che ha dato ai suoi romanzi quella loro forza esplosiva. Lui sapeva che i suoi thriller erano buoni, tanto da affermare con una certa spavalderia che sarebbero stati la sua pensione, ma nessuno avrebbe potuto immaginate un successo mondiale così grande. Non vi è dubbio che la storia di Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist abbia messo in ombra il resto della sua scrittura. Questo libro vuole ricordare anche l'altra faccia di Stieg Larsson: da un lato aiutare i lettori a capire meglio cos'ha voluto esprimere con la trilogia Millennium, che non può essere separata dal suo impegno contro il razzismo.
Schegge dappertutto, rumori di macchine e motori, scomparsa del paesaggio umano. Ecco il "disastro" con cui si misurano due nomi tra i più grandi della cultura russa del Novecento. La civiltà delle macchine, la disgregazione del mondo e le avanguardie. La svolta avvenne nel 1914, con la mostra di Picasso a Mosca. Le avanguardie russe annunciavano un mondo nuovo, quello dell'uomo liberato dalla schiavitù del lavoro capitalista cui corrispondeva una liberazione spirituale incarnata dall'artista come prototipo dell'uomo nuovo. Picasso, esponendo le sue opere cubiste a Mosca, mostrava in realtà un mondo in frantumi, dove anche l'uomo usciva malconcio, privato del suo volto e della sua consistenza. La velocità e le scoperte scientifiche vincevano la tirannia del tempo, ma smontavano dall'interno lo stesso materialismo storico, quello che profetizzava la realizzazione di una società armoniosa e trasparente, sul modello del paradiso terrestre; a essere liquidato era anche il pensiero religioso dell'ortodossia, che al centro di tutto poneva la divinizzazione dell'uomo. Berdjaev e Bulgakov scrissero i due saggi raccolti in questo libro poco tempo dopo aver visitato la mostra di Picasso, e nella loro riflessione la "crisi dell'arte" è irrimediabilmente la crisi della rappresentazione del volto umano e la "perdita del centro" che ne deriva. Due saggi che anticipano la critica della modernità, come è stata sviluppata lungo il Novecento, da un pensiero che da Sedlmayr arriva fino a Clair.
Ben e Rose hanno un sogno in comune: avere una vita completamente diversa da quella che si ritrovano. Ben vorrebbe riunirsi al padre che non ha mai incontrato. Rose colleziona articoli di giornale e foto di una misteriosa attrice che sogna di conoscere. Quando entrambi trovano un pezzettino di puzzle che potrebbe aiutarli a ricostruire il quadro delle loro vite, partono alla ricerca di quello che hanno perso. Due storie lontane cinquant'anni, una raccontata in parole, l'altra in immagini, procedono parallele per poi incontrarsi in maniera inaspettata, in un gioco di simmetrie. Età di lettura: da 12 anni.
"A Napoli, chissà perché, la Madonna è più amata di Gesù e forse anche dello stesso san Gennaro. Dalle mie parti dire: Tosse 'a Madonna!' è come esclamare: 'Lo volesse il cielo!', significa rivolgersi al personaggio più importante del paradiso e non c'è napoletano che non abbia pronunciato questa frase almeno un centinaio di volte nel corso della vita. Sono convinto che Lei, la Madonna, dall'alto dei cieli, la capisca benissimo e che si dia sempre un gran da fare ogni volta che qualcuno di noi la invoca. Tosse 'a Madonna!' è infatti nel medesimo tempo una dichiarazione di fede e una richiesta di aiuto." A Napoli, e forse anche nel resto d'Italia, la Madonna è qualcosa di più di una figura religiosa: entra nel linguaggio e nella cultura di tutti i giorni, viene invocata per ogni situazione sacra o profana ('A Madonna v'accumpagna, Lassa fa' a' Madonna), le si rivolgono speranza e gratitudine. Dopo "Tutti santi me compreso", Luciano De Crescenzo racconta alla sua maniera la madre di Gesù, fra ricostruzione storica e risvolti folcloristici. Le differenze fra la Maria dei Vangeli canonici e quella dei Vangeli apocrifi. I ricordi personali, dalla Madonna di Pompei a quella del Carmine. Le Madonne che appaiono (Fatima, Lourdes) e quelle che piangono. La Madonna nera e quella incinta, quella dei madonnari e quella della 'ndrangheta... Questo libro è un omaggio ironico e affettuoso da parte di un grande autore che si definisce 'non credente ma sperante'."