
Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
Ci sono momenti in cui il passato ritorna e diventa impossibile ricacciarlo dove lo avevamo confinato: il tempo resta sospeso e pretende le risposte che gli abbiamo sempre negato. Per Marcella quel momento arriva tardi, quando la sua strada sembrerebbe già segnata: cinquant'anni, una vita tra i banchi di scuola e un figlio ventenne a cui non ha mai voluto raccontare la verità. Ma quel giorno, ad Assisi, quando un uomo si butta ai suoi piedi vaneggiando di un ritardo imperdonabile, Marcella sente che sta parlando proprio a lei. Perché il tempo è una successione di occasioni e a volte anche da un ritardo può scaturire un miracolo. Quando Marcella risale sul pullman con i suoi studenti, avverte come uno squarcio dentro di sé: la stessa sera decide di rivelare al figlio Matteo la vera causa della morte del padre. Sono trascorsi ventitré anni: quella rivelazione è destinata a cambiare la vita di Matteo e a fargli scoprire che la verità non è mai una sola. E che, come ci racconta Marco Baliani, il passato può essere compreso solo con uno sguardo lucido e nello stesso tempo carico di appassionata umanità.
Elmi e corazze di legionari si specchiano nel Tevere. L'Aquila e la Croce sulle insegne romane svettano al richiamo della battaglia. In prima fila, l'imperatore Costantino guida l'assalto dei suoi uomini, devastante. Il nemico è in fuga, ma il fragile ponte di legno non ne regge il peso. Non c'è via di scampo: le acque del fiume si tingono di rosso, chiudendosi su migliaia di cadaveri. È così che Costantino entra a Roma da trionfatore, con la testa del suo avversario Massenzio su una lancia. Ha realizzato l'ambizioso sogno di unificare il maledetto Impero. Ma a tenere tutto il mondo nelle proprie mani mani che hanno impugnato la spada, mani sporche di sangue - si sta soli. E Costantino lo sa bene. La sua sete di potere lo ha spinto a calpestare chiunque, anche chi lo ama, dalla bellissima moglie Fausta al suo mentore Diocleziano, pagando un prezzo altissimo: la sua libertà. Perché nei palazzi del potere e sui campi di battaglia ogni alleanza può rivelarsi fatale e ogni combattimento essere l'ultimo.
L'estate sta per finire a Fjällbacka, la cittadina sulla costa occidentale della Svezia lentamente si svuota della folla di turisti, e per Erica è arrivato il momento di affrontare una scoperta inquietante: nella soffitta di casa, in un baule dove la madre Elsy conservava i suoi oggetti più cari, ha trovato alcuni diari e una medaglia dell'epoca nazista avvolta in una camicina da neonato macchiata di sangue. Pur spaventata dal rischio di rivelazioni che forse sarebbe meglio continuare a ignorare, decide finalmente di interpellare uno storico esperto della seconda guerra mondiale, da cui ottiene però solo risposte molto vaghe. Due giorni dopo, il vecchio professore viene assassinato. Mentre Patrik cerca maldestramente di conciliare il suo congedo di paternità con il desiderio di partecipare alle indagini, Erica s'immerge nelle pagine del diario di Elsy e nel drammatico passato di cui raccontano, cercando di capire chi è ancora disposto a tutto pur di mantenere il segreto su eventi tanto lontani.
La terza parte dell'opera completa di Giovanni Testori, dal 1977 al 1993.
Londra, 2010. Catherine Gehrig, conservatrice e sovrintendente al Museo Swinburne, viene a conoscenza dell'improvvisa morte del suo collega e amante da tredici anni. Lei, l'altra donna di un uomo sposato, non può mostrare in pubblico il suo dolore e deve tenerlo nascosto. Ma l'unica persona a conoscenza del suo segreto, il suo capo, fa in modo che le venga assegnato un progetto speciale lontano da sguardi indiscreti in un annesso del museo. Catherine, di solito controllata e razionale, è ora sconvolta dal dolore, e in questo stato d'animo si dedica al nuovo compito: ricomporre i pezzi di un'anatra meccanica costruita nell'Ottocento su progetto dell'inventore illuminista francese Jacques de Vaucanson, come se fosse un orologio antico. Insomma deve "riportare alla vita" un automa meccanico. Man mano che procede nel ricomporre il puzzle di ingranaggi, Catherine trova una serie di quaderni scritti dal proprietario originario della creatura: un inglese del Diciannovesimo secolo, Henry Brandling, che era andato in Germania per commissionare all'inventore illuminista l'ambizioso progetto, al fine di regalarlo al figlio malato. Ma sarà Catherine, duecento anni dopo, a trovare conforto e stupore di fronte alla storia di Henry. E sarà l'automaton, nella sua meravigliosa, inspiegabile imitazione della vita, a unire due sconosciuti, lontani nel tempo e nello spazio, a tessere insieme due storie d'amore impossibili.
Tutto comincia con Hanania, l'uomo che ha "girato mezzo mondo e superato molte prove". Sotto la sua guida, un piccolo gruppo di "ferventi" ebrei della Galizia polacca, composto da uomini e donne prescelti "non per propria rettitudine, ma solo in virtù della misericordia divina", intraprende il viaggio verso la terra d'Israele - secondo la tradizione diffusa in quelle regioni dal Baal Shem Tov, il fondatore del chassidismo -, lungo un percorso in cui ogni luogo sprigiona una sorta di incanto. Così è per il punto di partenza, Buczacz, cittadina dove "sembra quasi che le stelle siano appese ai tetti delle case"; per Vaslui, con il suo grande mercato di miele e cera; per Bàrlad, con le lapidi nerofumo dei martiri nel cimitero vecchio. E così è soprattutto per Kushta la Grande, ovvero Istanbul, la "città senza eguali al mondo". Ma via via che il viaggio prosegue, non senza disagi, se ne rivela l'autentica dimensione: paesi, oggetti e persone si trasfigurano in un fitto chiaroscuro fantastico, visioni ed eventi arcani (l'apparizione tentatrice di Satana che cerca di dissuadere i pellegrini dal loro proposito, la misteriosa sparizione di Chanania) si susseguono, e ogni tappa sembra comporre un itinerario mistico-simbolico. E ben diverso dall'Eden annunciato, concreto e insieme celeste, appare infine l'approdo - dove la promessa si adempirà solo a prezzo di molte altre prove, e dove "il nulla deve necessariamente precedere l'esistenza".
In questo romanzo W. Somerset Maugham mette in scena, come sempre o quasi, se stesso, ma stavolta nella doppia veste di Strickland, un agente di cambio che per amore della pittura lascia il solido mondo della City per quello assai meno rassicurante di Parigi prima e di Tahiti poi, distruggendo lungo il cammino la vita di due donne, e del suo involontario biografo, un giovane deciso a indagare sugli oscuri, brutali, inaccettabili moventi di ogni vero artista. Celebre per decenni soprattutto come evocazione di Paul Gauguin, questo romanzo oggi ci appare finalmente per quello che è: un'inchiesta conturbante sull'attrazione fisica e totale per il bello, enigma "che in comune con l'universo ha il merito di essere senza risposta".
"Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente". Così comincia il breve, folgorante racconto dell'adolescenza di Bianca: ancora un personaggio, fra i tanti regalatici da Bolaño, che difficilmente dimenticheremo. Rimasti orfani dei genitori, Bianca e suo fratello scivolano a poco a poco in un'esistenza di ottusa marginalità, che li porterà a non uscire quasi più dall'appartamento in cui si sono rinchiusi, e dove passano nottate intere a guardare la televisione. A loro si aggiungeranno due improbabili soggetti, "il bolognese" e "il libico", con i quali la ragazza dividerà a turno, svogliatamente, il letto - senza quasi sapere chi lo sta facendo. Un giorno però entrerà nella loro vita un ex campione mondiale di culturismo, diventato cieco in seguito a un incidente, che tutti chiamano Maciste perché è stato un divo dei film cosiddetti "mitologici". Uno che forse ha dei soldi, che si potrebbero scovare e rubare. Con questo strano essere, che la attrae e la respinge al tempo stesso, Bianca vivrà una storia che, nata sotto il segno della prostituzione e dell'inganno, diventerà invece quanto di più simile a ciò che noi chiamiamo "una storia d'amore".
Un'email all'indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l'impaccio iniziale, tra Emmi Rothner - 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito - e Leo Leike - psicolinguista reduce dall'ennesimo fallimento sentimentale - si instaura un'amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi. Romanzo d'amore epistolare dell'era Internet, il romanzo descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventa virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?
Linda ha trent'anni e la sua vita è bloccata. È divisa tra un marito sposato senza grandi slanci e il fuoco di un amore clandestino che troppo in fretta ha perso calore. È stretta in una quotidianità borghese, in una vita sterile, nella finzione di un'esistenza che obbliga ad anestetizzare le domande, i tormenti, gli "astratti furori". E, improvvisamente, dopo un aborto spontaneo e una furiosa lite con il marito, decide di lasciare tutto. Per abbandonarsi al richiamo di un Sud oscuro, mitico, ancestrale. Non lascia nessuna notizia di sé, getta via telefonino, carte di credito, documenti, e parte verso la Calabria e la Sicilia. Ancora non sa cosa c'è dietro a questa "discesa", dietro al suo bisogno di perdersi, all'impulso di degradarsi, di toccare con mano la sporca e vitale sostanza del mondo. Ma da questa fuga, che presto diventa un viaggio profondo, una sfida con se stessa, nascono incontri sorprendenti - storie di dolore, di solitudine, di violenza, d'inaspettata dolcezza. Linda affronterà il freddo, la fame, la paura e conoscerà la solitudine. Ma, al tempo stesso, troverà solidarietà e ascolto dove non avrebbe mai pensato. Fino all'approdo nella Palermo caotica e incantatrice che fa da sfondo a questa storia di amori senz'amore, di maternità e paternità che si sfiorano. Lontana dal conforto narcotizzante della modernità quotidiana, Linda scoprirà la sua anima segreta nel cuore di una terra dove sopravvive, sia pure in agonia, un selvaggio melodramma senza lacrime e senza retorica.
Una classe d'asilo in visita al Salone del libro di Torino. Una baby-sitter romena appassionata di letteratura. Due coppie di genitori più o meno affannate, più o meno in crisi, più o meno felici nella giungla quotidiana, tra la routine del lavoro e le distrazioni del cuore. E, soprattutto, due bambini: Leone, che si chiama così per davvero, e Orso, che avrebbe un nome meno "feroce" ma non vuole essere da meno del suo amico. Leone e Orso non si conoscono fino a quando, proprio nella stessa mattina di caos e di carta, non si perdono entrambi tra gli stand della Fiera. E mentre le maestre, la tata e i genitori si mettono a cercarli tra i corridoi del Lingotto in un crescendo di preoccupazione, ai due dispersi si aggiunge Giulia, la fidanzatina di Orso. Questo bel "terzetto di evasi", ignorando i richiami, come in una meravigliosa avventura esplora i padiglioni e va alla scoperta delle sorprese che si nascondono tra le pagine dei libri, anche quelli dei grandi, anche quelli "senza figure". Perché i libri, a differenza degli adulti, non hanno mai fretta, non cambiano discorso nelle situazioni delicate, giocano con la fantasia e trovano le parole per ogni emozione. Una favola delicata e divertente che ci racconta quanto fitta è la trama che unisce la vita alla letteratura, quanto la poesia di una pagina può cambiare il senso della nostra piccola grande storia.

