
Tre racconti inediti sulla nostalgia, l'egoismo e l'illusione di vivere. Il racconto "Un amore in pericolo" fu pubblicato il 22 febbraio del 1936 su "le Figaro littéraire". Irène Némirovsky mise in scena il rammarico delle cose perdute, i momenti felici che sempre, e per sempre, svaniscono. Per Sylvie, in punto di morte, il senso della perdita si tinge d'una interrogazione morale: dove vola il pensiero nell'ora fatale, incerto tra il pentimento e il rimpianto? All'ansietà dolorosa di un lungo amore o alla breve convulsione di un momento di piacere? Il suo dilemma servirà all'autrice tre anni più tardi per l'ossatura del romanzo "Due". Un delicato studio filosofico sulle età della vita è invece lo spartito del secondo racconto, "Un giorno d'estate", in cui Irène Némirovsky abbatte uno scandaglio sull'adagio solipsistico che accompagna e scocca le ore delle vite umane ("Ciascuno vede solo se stesso"), ma devia poi su un piano chimico, biologico, ineluttabile: l'indifferenza universale della natura, l'incessante mormorio dell'esistenza, "Io, io, io". Quello stesso egoismo che sembra ispirare la madre del giovane assassino e il procuratore incaricato di condurne il processo, protagonisti dell'ultimo racconto, L'inizio e la fine, apparso sul settimanale "Gringoire" il 20 dicembre del 1935. Quell'egoismo che nella prima, per paura della morte, scatena una difesa insensata, e al secondo, col mero tramite di una fredda requisitoria, fornisce l'illusione di vivere.
La vita dei tre fratelli norvegesi Eriksen, funestata durante l'infanzia dalla perdita del padre, ha avuto una svolta positiva grazie al sostegno di un istituto di beneficenza che ha provveduto alla loro istruzione. La laurea in ingegneria che Lauritz, Oscar e Sverre hanno conseguito in Germania ha svelato pienamente il loro innato ingegno nonché la passione e l'impegno di Lauritz nella costruzione della ferrovia Bergen-Oslo. Gli ingegneri sono i pionieri del Novecento, il grande secolo delle innovazioni della tecnica, della scienza e della cultura: anche le donne ne sono partecipi come dimostra la bella Ingeborg, intelligente, energica e disinibita, che Lauritz può finalmente sposare perché ha raggiunto quel benessere economico che gli consentirà di superare le barriere imposte dal padre di Ingeborg, il barone von Freital. Grazie a Oscar, Lauritz diventa infatti uno dei principali soci dello studio ingegneristico Lauritzen & Haugen. In Africa Oscar ha costruito linee ferroviarie paragonabili a quelle tedesche e, inaspettatamente, ha fatto anche fortuna. Mosso dall'idea di fuggire da una delusione d'amore, si è svelato in tutta la sua competenza tecnica ed è diventato uno degli uomini più ricchi di Dar es-Salaam. Ma la Belle Epoque è finita: Germania e Inghilterra entrano in guerra e il mondo intero sta per impazzire proprio quando Oscar decide di andare via dall'Africa. Dopo tanti anni trascorsi nel Continente Nero, si trova coinvolto suo malgrado in un conflitto atroce...
Testimonianza lucida e disperata, ritualizzata per vent'anni a ogni anniversario del tragico eccidio di piazza Tian'an men, la raccolta di Elegie di Liu Xiaobo ha l'unitarietà organica di un piccolo poema, sintesi lirica di raro equilibrio tra denuncia e canto. Liu Xiaobo riesce a liberare spirito poetico dai pesanti ceppi della lotta politica, superando i limiti spazio-temporali della Primavera di Pechino, in una rappresentazione che restituisce a piazza Tian'an men e alle sue vittime il senso sacro e universale della storia. Il valore delle Elegie risiede proprio nel rendere omaggio ai protagonisti sconosciuti della tragedia, studenti e cittadini spesso rimasti senza riconoscimento, madri e parenti cui nessun conforto, nessun risarcimento, nemmeno quello del ricordo è stato concesso. È l'urgenza di non dimenticare che spinge Liu Xiaobo a denunciare la "solenne menzogna" del potere e una crudele tradizione di sopraffazione che si annida nella millenaria cultura cinese. Da messaggio politico di resistenza (Liu sta scontando una condanna a otto anni per istigazione alla sovversione del potere dello Stato), la poesia si fa riflessione dolente sulle ragioni della morte e della sofferenza, sul senso di colpa dei sopravvissuti e sulla facile smemoratezza del popolo. A tali sgomente domande sul tradimento delle "anime dei defunti" e sul destino della propria gente, Liu Xiaobo sembra non poter dare risposte definitive... Prefazione del Dalai Lama.
Il Po, anzi Po senza articolo, è il grande fiume, il fiume per eccellenza. Sembra facile collocarlo, leggerlo sulle carte, menzionarne la storia. Invece no. Forse ne sappiamo pochissimo, e conoscerlo significa lasciarlo apparire là dove muore un mondo perché un altro nasca. Paolo Rumiz ci racconta che quando gli argonauti, lui e il suo equipaggio, hanno cominciato a solcarne le acque è andata proprio così: Po visto dal Po è un Dio Serpente, una voce sempre più femminile irruente e umile, arrendevole e solenne, silente fra le sue rive deserte. Paolo Rumiz sa fare del Po un vero protagonista, per la prima volta tutto narrato a fior d'acqua, in un abbandono dei sensi inedito, coinvolgente, che reinterpreta i colori delle terre e dei fondali, i cibi, i vini, i dialetti, gli occhi che lo interrogano, lo sfiorano, lo scrutano. E poi ci sono gli incontri con il "popolo" del fiume, ma anche con personalità legate dall'amore per il fiume come la cacciatrice di luoghi Valentina Scaglia, il raffinato corsaro Paolo Lodigiani, il traghettatore dantesco Angelo Bosio, il collezionista di immagini Alessandro Scillitani, l'amico dei venti Fabio Fiori, l'esploratore Pierluigi Bellavite, lo scrittore Valerio Varesi e l'amico Francesco Guccini. Cominciata come reportage e documentario, l'avventura sul Po è diventata un romanzo, un viaggio interiore, un'avventura scavata nell'immaginazione, carezzata da fantasmi, a due passi dall'anima.
Nella vita da uomo qualunque dell'architetto Pablo Simó c'è una fessura inconfessabile, una crepa che gli tormenta la coscienza: Nelson Jara. Forse era solo un piccolo truffatore, una "canaglia", ma anche Pablo Simó sa di essere una canaglia, nonostante l'apparenza di irreprensibile professionista e buon padre di famiglia. Come una crepa che si allunga e si allarga, tutte le piccole certezze quotidiane di Pablo si sgretolano: una giovane donna che sembra sapere chissà cosa su Jara scatena in lui un'attrazione dirompente, la famiglia va in frantumi, il lavoro diventa insopportabile, e passo dopo passo la tentazione di essere canaglia fino in fondo lo travolge. Ancora una volta Claudia Piñeiro ci narra i piccoli inferni di una variegata umanità, nella monumentale Buenos Aires invasa dal cemento delle speculazioni edilizie dove l'apparenza, più che mai, inganna.
Yuko è in grado di vedere cose che gli altri non vedono, e di indovinare i desideri e i pensieri di chi le sta intorno grazie a una sensibilità fuori dal comune. Compiuti quattordici anni, tutto sembra assumere sfumature misteriose, e il mondo si popola di bizzarre creature. Yuko sta imparando ad assegnare un colore a ogni stato d'animo e a ogni emozione; a insegnarglielo è Kyu, il suo maestro di disegno, che ha il doppio dei suoi anni. Quando dal fusto di una pianta fuoriescono degli strani omini verdi, loro sono gli unici a vederli. Nello stesso istante, Yuko assapora l'incanto sottile del primo amore. Sospesa tra realtà e immaginazione, un'adolescente va incontro alla vita accompagnata dagli affetti più cari, e scopre, giorno dopo giorno, i turbamenti del cuore, la tenerezza dei sentimenti e la difficoltà di diventare grande.
"Tutto ciò che sono" è il romanzo di quattro giovani irriducibili che hanno rischiato la vita per allertare il mondo sul pericolo rappresentato da Hitler. Ruth, i cui ricordi hanno la potenza del sogno, Ernst, il leader-artista, la coscienza di un'epoca, Hans, fragile e combattuto, e soprattutto Dora, Dora Fabian, un'affascinantissima eroina della Resistenza antinazista, fino a oggi del tutto sconosciuta, una donna moderna, libera e consapevole, così coraggiosa da non riuscire a salvare se stessa. La loro storia è l'emblema della lotta per la libertà di amare, di vivere, di immaginarsi un futuro. Un romanzo di amore, sacrificio e tradimento, una storia incalzante, tragicamente vera, attenta ai dettagli, profondamente intrisa di paura, tristezza, rabbia e ricordi avvolti dalla nostalgia.
"Il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, i figli e i genitori, poi ha tentato di suicidarsi, ma invano. L'inchiesta ha rivelato che non era affatto un medico come sosteneva e, cosa ancor più difficile da credere, che non era nient'altro. Da diciott'anni mentiva, e quella menzogna non nascondeva assolutamente nulla. Sul punto di essere scoperto, ha preferito sopprimere le persone il cui sguardo non sarebbe riuscito a sopportare. È stato condannato all'ergastolo. Sono entrato in contatto con lui e ho assistito al processo. Ho cercato di raccontare con precisione, giorno per giorno, quella vita di solitudine, di impostura e di assenza. Di immaginare che cosa passasse per la testa di quell'uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un'autostrada o nei boschi del Giura. Di capire, infine, che cosa, in un'esperienza umana tanto estrema, mi abbia così profondamente turbato - e turbi, credo, ciascuno di noi." (Emmanuel Carrère)
In tutti e tre i racconti che compongono questa raccolta Muriel Spark ci proietta in uno scenario molto diverso da quelli altamente anglici a cui ci ha abituati: l'Africa, dove si trasferì, giovane sposa, nel 1937, rimanendovi suo malgrado, a causa della guerra, fino al 1944. L'Africa nera di un'asfittica colonia inglese popolata di piantatori con velleità letterarie e mogli brille e incarognite che dormono sempre con la pistola sul comodino, "posto feroce" che "tira fuori il lato più crudele" di ciascuno, e dove avvengono quei continui omicidi fra bianchi che tanto incuriosiscono chi, in patria, ne legge placidamente le cronache sul giornale bevendo il tè del mattino. Qui incontriamo la giovane Sybil che, catapultata nell'altro emisfero, vi trova proprio la compagna di scuola che detestava di più; o Daphne, ossessionata dal grido funereo e premonitore dell'Uccello va'-via: giovani donne che guardano con spietato disincanto il malevolo consorzio umano che le circonda.
Certi libri vanno letti al momento giusto, cioè da giovani. "Il ritratto di Dorian Gray" è uno di questi, e lo è per due motivi: perché offre il primo assaggio della corruzione; e perché mette alla prova, inscena una tentazione che vale per un'età, e una soltanto. Dopo, sarebbe una sfida troppo facile, e anzi verrebbe da desiderare, cercare, rincorrere una proposta simile, e anche i suoi effetti collaterali. Può un libro rappresentare una tentazione e portare alla rovina? La risposta è in questo stesso romanzo. Il volume è corredato da esclusivi contenuti extra, spunti e approfondimenti nella cultura contemporanea: film e serie TV, musica, arte, libri, fumetti e graphic novel.
Nato da madre tedesca e padre nigeriano, formato alla Nigerian Military School di Zaria e trapiantato adolescente negli Stati Uniti, lontano da affetti e radici, il narratore Julius, all'ultimo anno di specializzazione in psichiatria, non appartiene a nessun luogo. Quando comincia a vagare per le strade di New York, nell'autunno del 2006, lo fa con il distacco dell'outsider, la profondità dell'intellettuale e l'agio del flàneur. La migrazione degli uccelli è l'occasione per riflettere sul "miracolo dell'immigrazione in natura", ai cartelli che annunciano la chiusura della catena Tower Records fanno da contraltare le meditazioni sulla musica amata, Mahler in testa, e un acquazzone sulla Cinquantatreesima è causa di una precipitosa ritirata nell'American Folk Art Museum e della conseguente fascinazione per la pittura di John Brewster li esposta. Di casualità in intenzione, Julius si muove nelle geografie newyorchesi incontrando persone di ogni classe e cultura, vedendo scorci scolpiti o in mutamento, lasciando che ogni impressione si depositi sul fondo della coscienza e da li, come cerchio in uno stagno, si propaghi ad altri cerchi, ad altre impressioni.
Possiamo spiegare che cos'è l'amore, se siamo noi i primi a non saperlo? La vita di Neill Bassett jr, un matrimonio fallito alle spalle e un presente organizzato in una perfetta routine da single, viene sconvolta il giorno in cui conosce Rachel, la storia di una notte che in modo lento e inesorabile si trasforma in qualcos'altro, e soprattutto quando l'ambizioso programma di intelligenza artificiale al quale lavora, basato sull'utilizzo delle informazioni e dei ricordi contenuti nei meticolosissimi diari del padre, morto suicida quindici anni prima, mostra segni inequivocabili di coscienza, cominciando a dialogare con lui come solo qualcuno che lo conosce fin dalla nascita potrebbe fare. La sua famiglia e la sua esistenza gli appariranno allora sotto una luce del tutto nuova. Il rapporto con il genitore, sempre stato così labile da non lasciargli quasi tracce nella memoria, acquisterà una concretezza e una complicità mai sperimentate prima.

