
Parks ci guida attraverso una bizzarra galleria con titoli come "Adulterio", "Fedeltà", "Destino", ciascuno dei quali è già un romanzo e un trattatello sul tema designato. Temi eterni, come eterni sono i casi della vita. Così dal calcio ai fantasmi, dagli dei ai premi letterari, dai tormenti del cuore e del sesso alla gita aziendale, attraverso ogni episodio in sé compiuto ma sempre con un occhio rivolto al tutto, questi strani ibridi finiscono per disegnare un complesso autoritratto dello stesso scrittore, qui presente, oltre che nei panni del narratore, come ironica spalla dei protagonisti.
Un romanzo di avventure intellettuali e picaresche attraverso le follie del boom economico e le metamorfosi della società e del paesaggio, delle illusioni e dei caratteri. Notti senza fine di giovani che discutono dei loro autori e dei loro amori fino all'alba, progettando grandi opere letterarie, teatrali e musicali. Affetti, utopia, irrisioni e rivolte contro un oppressivo establishment culturale e politico. Ma anche la verve della café society, quando Roma era una capitale cosmopolita e "passavano tutti di qui" e le donne erano "molto più belle e più intelligenti e spiritose e anche più alte degli uomini corrispondenti". E che cosa significa aver vent'anni e molti desideri, nell'Italia di Petronio, di D'Annunzio e di sempre...
Il volume è una raccolta di scritti di Ceronetti che, accanto a fulminee perlustrazioni nei cunicoli del passato (i grandi amori che l'autore torna regolarmente a visitare: Bosch, i catari, Munch, Sade, Lucrezio, Céline), presenta testi che affrontano alcuni temi su cui la polemica è ancor oggi rovente: l'aborto e la scuola, la violenza e l'eutanasia.
Poeta afflitto dalla miseria e dalla noia, Ottavio di Saint-Vincent vive nella perenne attesa di qualcosa cui egli stesso non sa dare il nome, e solo questa irragionevole ma pervicace attesa lo trattiene dal suicidio. Ma il destino può assumere strane forme: quella, ad esempio di una duchessa ricchissima che, per sfuggire a sua volta alla noia, decide di raccogliere "un giovane povero, un uomo disperato", magari "ubriaco, addormentato, incosciente", e di elevarlo temporaneamente al rango di duca e suo sposo. E può poi accadere che la finzione generi una finzione ulteriore non a tutti gradita, forse neppure al suo rigoroso interprete, che si trova prigioniero di qualcosa che aveva fino ad allora fuggito: la costrizione.
Gentiluomo erudito, eccentrico ed esteta, Robert Byron scrisse opere innovative sulla civiltà bizantina e sull'architettura islamica. Si sa che per un vero viaggiatore esiste un epicentro dell'attrazione e questo sta ad alcune migliaia di chilometri nell'Asia centrale fra l'Afghanistan, l'altopiano iranico e quella terra di sogni che si chiamò Oxiana, semideserta, ma popolata dal ricordo di un antico, verdissimo paradiso. Verso l'Oxiana si può procedere sulle orme di Alessandro o di Marco Polo, ma è più divertente seguire quelle di Byron, partendo da Venezia, porta di ogni Oriente e poi risalire verso il cuore dell'Asia da Cipro alla Palestina alla Siria e così via.
La storia di una donna ebrea "dorata, violetta e bella" e della ragnatela di eventi che comincia a tessersi intorno a lei in un luogo e in un momento che sono un compendio alle atrocità: Varsavia, primavera del 1943.
Questi racconti si ispirano a fatti realmente accaduti, vicende autobiografiche, riflessioni personali che toccano temi come l'amicizia, l'amore, l'aborto, l'emigrazione, l'ecologia. Racconti autobiografici in cui costante e`il riferimento alle bellezze della natura e alla speranza, compagna discreta nel cammino dell'uomo. Vera pr otagonista e`la vita, col suo strascico prezioso di sogni, passioni, rimpianti, emozioni. La vita intesa come dono inestimabile, non solo nelle sue fulgide vette della gioia, ma anche negli imperscrutabili abissi del dolore; fiore che sboccia nelle incantevoli valli del silenzio, o in ameni giardini

