
Un romanzo scritto e ambientato durante la Seconda guerra mondiale: un panorama degli eventi bellici, i cui protagonisti sono gli ufficiali tedeschi, esecutori dei progetti nazisti di conquista e di terrore. L'evoluzione spirituale di uno dei protagonisti verso la fede cattolica illustra la tesi di Dobraczynski sulle possibilità di una rinascita morale e religiosa del popolo tedesco, depravato dall'ideologia atea del nazismo.
Ngazan è nata povera e fiera in una bidonville del Carnerun. Ngazan possiede il più bel fondoschiena del quartiere Essos, ma non vuole dedicarsi alla bordellologia, la filiera più produttiva per chi è nata in una bidonville in Africa. Per amore di un giovane francese, accetta di trasferirsi a Parigi. Ma la Ville Lumière non è l'Eldorado. Quando arriva nella capitale, scopre che le signorine nevrotiche e sofisticate degli Champs Élysées e di Saint Germain des Prés hanno fatto della "filiera produttiva" una ragione di vita e che la condizione della donna africana e virtuosa è la stessa ovunque, nella foresta equatoriale o nella giungla urbana occidentale. Ngazan ha con sé la fierezza dei "Signori della Foresta" e le parole di Baudelaire, Flaubert e Zola che ha rubato dai libri della sua amica Principessa. Cosa se ne farà nell'età del contante, del culo e del niente? Il bisogno di autogovernarsi e di decidere il proprio destino muove Ngazan e tanti come lei, a dispetto dei limiti delle realtà tribali e di quelli assurdi delle nostre metropoli.
Ugo, insegnante e scrittore, è sottoposto a trapianto di cuore: donatore è il suo migliore amico morto in un incidente mentre Ugo è in lista d'attesa. L'intervento riesce alla perfezione ma Ugo è vinto da una cupa depressione che gli impedisce di vivere bene. Egli si convince che responsabile sia il cuore del suo amico incapace d'amare. Si chiude nel ricordo e nel rimpianto del proprio vecchio cuore, capace di emozioni intense e forti, ma neppure questo lo aiuta a star meglio. Il finale è sorprendente. Ugo in una estate desolata di solitudine in cui anche la moglie, stanca, lo ha abbandonato, parte per la Sicilia, terra che lui chiama "parente". Lì qualcosa di semplicissimo e straordinario, risolverà il suo destino.
«Petrella naviga nelle acque sordide di un sottomondo dove la sopraffazione è legge.»
Giancarlo De Cataldo
«La lotta tra il male e il male in un frenetico affresco che fa di Napoli l'emblema di un'umanità in disfacimento.»
Nanni Balestrini
«Una scrittura che non concede nulla alla retorica. Le piroette convulse di una vita e di una giovinezza ai ferri corti.»
Grazia Verasani
Sanguetta ha sedici anni, è cresciuto nei Quartieri Spagnoli, spaccia e non ha niente da perdere. Nel carcere di Nisida gli offrono di diventare un informatore dei servizi segreti: non può rifiutare, anche se può costargli la vita. Chimicone ha diciott’anni, studia al liceo Genovesi ed è innamorato di Betta; con lei e con gli amici occupa la scuola e fonderà la Barricata Silenziosa, una cellula eversiva che si prepara alla lotta armata. L’Americano è uno sbirro della DIGOS, gli piacciono la musica leggera, la cocaina e le donne; hanno ammazzato Gomez, suo collega e amico, e cerca vendetta.
Tre personaggi, tre destini che La città perfetta insegue per sei anni, dal 1988 al 1994, in una metropoli dominata dal clan del Sarracino e ferita dalla violenza, dal tradimento e dalla corruzione.
Con realismo crudele e un’accurata ricostruzione storica, ma anche con slancio epico e visionario, Angelo Petrella racconta la sanguinosa guerra tra i clan nei quartieri di Napoli, dopo la scomparsa dei grandi capi storici della camorra. Racconta la crisi del Partito Comunista, racconta la ribellione, la disperazione e la rabbia dei giovani del movimento studentesco, i loro sogni e il loro delirio rivoluzionario. Racconta le complicità tra la malavita, i notabili della politica e le forze dell’ordine. Racconta le trame dei servizi segreti, tra terrorismo, criminalità organizzata e disinformazione. Racconta che (quasi) nessuno è innocente. Soprattutto, racconta le radici del male in un mondo dove tutti si vendono e si comprano.
Nero su nero, La città perfetta è un incalzante romanzo di suspense e intrighi, che affonda nel cuore più oscuro dell’Italia e ci fa scoprire una voce giovane e già autorevole della nostra narrativa.
Per recuperare il rapporto con i figli dopo la morte del marito, Kathrine Dunne organizza una vacanza in barca a vela con i suoi tre figli, ormai allo sbando. La figlia adolescente Carrie soffre di bulimia e attacchi depressivi, tanto che a diciott'anni medita il suicidio. Mark, di sedici, è una specie di bradipo svagato che fuma maijuana dalla mattina alla sera. Il fratello più piccolo, Ernie, parla come un adulto e si abbuffa in continuazione. L'idea della vacanza sembra la scelta migliore. Anche il nuovo, affascinante marito di Kathrine, avvocato di grido e innamoratissimo compagno, sembra d'accordo. Ma l'apparenza inganna, come ben sa Gérard Devoux, ex agente CIA e ora killer professionista, assoldato per eliminare la famiglia Dunne. Nell'ambiente Devoux è soprannominato l'Illusionista, perché la sua specialità è far scomparire le persone. E la vacanza si trasforma in un incubo senza fine.
Lorenzo Teràn è un buon presidente ma abulico. Il capo di Gabinetto è servile, corrotto e sedizioso. Il ministro degli interni è un uomo il cui stile morigerato fa da contraltare a una grande ambizione. Il colto e severo generale Mondragon von Bertrab è il custode di quella fragile stabilità che impedisce al paese di precipitare in una guerra civile, e soprattutto è l'unica persona in grado di tenere a freno il capo della polizia. Il Vecchio dei portici, che dispensa saggezza, nasconde un prigioniero illustre che potrebbe ribaltare gli equilibri politici. Tutti diversi, ma tutti in lotta per lo stesso obiettivo: la successione alla presidenza, conquistare il trono dell'aquila. Solo una donna si ritrae da questa lotta, perché ne è lei stessa la burattinaia. In un paese rimasto all'improvviso senza telefoni, fax, e-mail, computer, rete, satelliti, l'élite politica è costretta a ricorrere alla comunicazione epistolare. Parole che non dovrebbero essere neanche pensate si riversano copiose nero su bianco. Ed è proprio in forma di romanzo epistolare che si snoda una vicenda di corruzione, ambizioni, segreti politici e speranza.
In qualità di cavaliere templare, Will Campbell è stato addestrato a combattere; in qualità di membro della società segreta chiamata Anima Templi, però, è anche un uomo di pace. Quindi la tregua stipulata tra cristiani e musulmani proprio grazie all'Anima Templi, dopo lunghi anni di scontri sanguinari, lo riempie di speranza. Eppure, intorno a lui, si agitano ombre inquietanti: Edoardo, re d'Inghilterra, ha inaspettatamente promesso al papa di mettersi a capo di una nuova crociata e, ad Acri, ultimo caposaldo dello Stato crociato, uno spietato gruppo di mercanti, che devono la loro ricchezza al commercio di schiavi e di armi, sta complottando per riaccendere le ostilità in Terrasanta. Mentre una nuova, atroce guerra sembra ormai inevitabile, Will è combattuto tra il solenne giuramento di templare, l'incarico all'interno dell'Anima Templi e l'amore per Elwen, la donna alla quale vorrebbe donare tutto se stesso e che invece non può neppure avvicinare.
"Il dio delle piccole cose" narra la vicenda di una donna che lascia il marito violento e torna a casa con i suoi due bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Ma nell'India meridionale dei tardi anni Sessanta, una donna divorziata come Ammu si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta; a maggior ragione se commette l'errore imperdonabile di innamorarsi di un paria. Non è dunque una vita facile quella toccata ai due gemelli, legati nel profondo da "un'unica anima siamese". Attraverso lo sguardo di Estha e Rahel, prende forma la storia di un grande amore, in cui si riflette il tema universale dei sentimenti in conflitto con le convenzioni.
"Gli dèi delle cose come stanno" sovrintendono all'opera di Kipling. Già, ma come stanno le cose? Lo scrittore non può che andare di persona - attraverso i personaggi - a scoprirlo nei dettagli. Ad esempio: come si sopravvive schiavi ai remi su una antica galera e che cosa si vede quando il mare raggiunge il parapetto prima di sommergerti? Come ci si sente quando un mostro degli abissi marini, che mai avrebbe dovuto risalire in superficie, ti guarda in faccia, o quando quella che blandamente chiamiamo ispirazione ti penetra, lacerando il tessuto individuale e costringendoti a scrivere una poesia come se fossi Keats? Che cosa significa essere un ragazzo-lupo, "un animale imperfettamente snaturato, soggetto a intermittenza alle imprevedibili reazioni di un'area spirituale non localizzata", che per Mowgli - la figura di fanciullo primordiale più amata della letteratura nasce in uno dei racconti - si trova nella pancia? Distillando l'acre alcol del lavoro, senza timori reverenziali di fronte a "sua maestà il vapore" o all'aglio dello slang, a onde hertziane o putrelle; scomodando metempsicosi e telegrafo senza fili e all'occorrenza un intero consesso di divinità indiane; addentrandosi persine nella giungla arcaica del ciclo, tra "la plebe degli dèi", Kipling, inguaribile Proteo all'apice della vita creativa, non fa che cambiare avventura.
"Mi rendevo conto che c'era un demone in. me che gioiva nel vedere le persone per quello che erano, e sempre di più, sempre di più". Così Fleur Talbot rievoca per noi gli albori del suo talento letterario negli anni del dopoguerra londinese, quando, giovane e "piena di gaudio", scriveva il suo primo libro, Warrender Chase. Insieme a lei partecipiamo alle riunioni dell'Associazione Autobiografica, dove lavora come stenografa alle dipendenze dell'anziano e altezzoso Sir Quentin. I soci leggono al gruppo le proprie memorie, che Fleur, al momento della battitura, arricchirà di dettagli scabrosi. Dal canto suo Sir Quentin si premura di conservare i fascicoli sottochiave per ignoti, forse sordidi, usi futuri. Ma com'è possibile che intanto Sir Quentin vada somigliando sempre più a Warrender Chase"? O è Warrender Chase a precorrere misteriosamente, tappa per tappa, quel che accade a Sir Quentin?
"Non si è mai sazi di queste mitiche figure femminili che montagne di biografie e romanzi hanno di volta in volta esaltato o denigrato, icone avventurose o romantiche, melodrammatiche o futili, raggelate dal tempo. Scorrono adesso tutte insieme, da Caterina de' Medici a Maria Antonietta, dai primi decenni del XVI secolo alla fine del XVIII, gemme della storia e delle storie delle donne, con le loro fortune e sfortune, col potere della loro bellezza e della loro sottomissione, il fervore della loro ambizione o del loro ardore, lo slancio della loro intelligenza o della loro astuzia, nel nuovo libro di Benedetta Craveri; la scrittrice che si muove nelle corti e nei castelli dei Valois e dei Borbone, dei Guisa o dei Lorena con la grazia somma della cultura, della curiosità, del pensiero, della scrittura magnifica" (Natalia Aspesi).
I racconti de "Il migliore dei mondi" descrivono le geometrie delle relazioni famigliari, o di personaggi in conflitto con sé stessi o con il mondo. Nel racconto intitolato "Mamma" un bambino crede che gli insulti dell'amico vogliano realmente suggerire che sua madre è una prostituta... La famiglia di "Mio fratello" non accetta la morte di un figlio e così, il fratello rimasto, per evitare che i genitori soffrano, continua a fare come se fosse ancora vivo: lo sveste, lo mette a letto e lo porta a scuola... In "Vacanze estive" un padre vaga per Barcellona nei luoghi della sua infanzia con nella borsa del supermecato il feto del figlio nato morto. Al centro della raccolta sta il lungo racconto intitolato "Davanti al re di Svezia", la storia di un poeta catalano ossessionato dal Premio Nobel e che vive un oscuro complotto.

