
"Ci vuole un poeta per rompere il silenzio e la disperazione, per dire l'indicibile verità. La Walker annuncia ciò che non ci è più concesso fare, ciò che non permetterà più che succeda". Howard Zinn. L'autrice de "Il colore viola" (1984), militante per i diritti civili, ci offre una testimonianza dai territori dell'orrore mo-derno, Ruanda, Congo Orientale e Striscia di Gaza, perché la carneficina abbia fine e la voce della libertà trovi ascolto.
"La Preghiera per chiedere a Dio il buon uso delle malattie (1648) dovrebbe toccare il cuore della gente di questo secolo, nel quale non c'è casa che non sia stata visitata dal dolore, di questi nostri tempi, nei quali, in mezzo alla cupidigia, e in modo che, a memoria d'uomo, per numero di moltitudini compromesse e accavallarsi di rivolgimenti, non ha riscontro, si son fatti largo l'eroismo e la rassegnazione, di questi anni, nei quali son così visibili, la fralezza e la maestà dell'uomo. La malattia di Pascal era atroce. Più di dieci anni, non gli lasciò requie. Non fu mai udito lamentarsi. [...] Quale umiltà sarà pari a quella di Pascal? Quando, l'esempio del supplizio del Golgota, ha tratto da abissi d'anima umana più prona adorazione e più consapevole?" Giuseppe Ungaretti.
Praga, primi decenni del Novecento. Quando nell'agiata famiglia borghese del piccolo Hugo irrompe la bellissima Erna, sua futura istitutrice, il torpore di un'adolescenza troppo protetta si dissolve di colpo e, fra emozioni e turbamenti fino ad allora sconosciuti, Hugo comincia a esplorare il mondo. L'infatuazione lo porta a idealizzare tutto ciò che circonda Erna, compresi i suoi amanti, dei quali si fa ingenuo complice. E, anche se Hugo dovrà accettare il distacco da lei quando le rischiose trame d'amore della ragazza lo porteranno a scontrarsi con le norme di un ordine borghese, quell'incontro avrà lasciato in lui un segno indelebile.
Joe ha nel cuore la nostalgia della terra di suo padre, che faceva L'agricoltore. Partito dal Nebraska per una vacanza nella Repubblica Dominicana, Joe viene accolto dalla magia del "cafecito", una tazzina di caffè nero, denso, forte che lo ammalia e lo attira nelle montagne dell'interno. Qui incontra Miguel, che produce i chicchi fragranti, senza concimi chimici, rispettando l'ambiente. Ma l'amore per la terra e per il caffè costa ai piccoli coltivatori la povertà e il rischio di soccombere alle grandi compagnie. Il "cafecito" cambia la vita di Joe: non solo una bevanda, ma un rituale magico dal profumo inebriante, un momento unico e perfetto di intimità che lo aiuta a ritrovare l'armonia con la terra e il suo posto in un mondo da difendere con il lavoro delle mani, con La parola scritta, con la comunione di tutto ciò che è prezioso. Per affrontare le sfide della vita, una tazzina dopo l'altra. Età di lettura: da 12 anni.
“Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” - Umberto Eco
«Il ricordo è un modo di incontrarsi» affermava Gibran e questa frase è molto più vera a Natale, quando i momenti delle feste passate tornano a galla e riempiono il cuore. I testi di questo quarto libretto della collana Natale ieri e oggi vogliono proprio ricordare (cioè ridare al cuore) il senso della festa.
Con Matilde Serao compiamo un viaggio dove tutto è iniziato: con il suo piglio giornalistico, infatti, Serao descrive Betlemme, la grotta del presepe e il villaggio di Ain Kerem. Le rimembranze di un suo viaggio in Palestina diventano per noi testimonianza di un Natale che non c’è più.
Ne L’orango Giulio Laurenti ci guida in un viaggio più intimo in cui nel presepe, come tipica rappresentazione che allestiamo nelle nostre case, figura anche un orango, personaggio insolito, che rappresenta lo spartiacque tra l’infanzia e l’età adulta.
I due racconti sono introdotti dalla poesia Febbre di Vittoria Aganoor Pompilj che, ancora una volta, si muove nel vasto orizzonte dei ricordi natalizi.
Lo spirito natalizio può assumere le forme più diverse, nel tempo e nello spazio, e rispondere a differenti nomi. In questo volumetto ne sono accostate non a caso differenti interpretazioni lontane cronologicamente (quella di Luigi Pirandello risalente agli sgoccioli dell'Ottocento, quella contemporanea di Laura Bonelli, le quattro Cantilene di Emilio De Marchi dal sapore antico) ma accomunate da un'idea del Natale molto umana: c'è l'amore per la tradizione della festa e il desiderio segreto di distaccarsene, ci sono aspirazioni profane e ravvedimento spirituale, c'è un tocco di furbizia popolare, ma soprattutto aleggia un senso di calore semplice, che non richiede spiegazione, come quello che emana da un presepe di quartiere con il cielo di cartapesta.
L'epopea dei trevisani che arrivarono a Sydney dopo essere sopravvissuti agli imbrogli di un marchese francese, ai tagliatori di teste, al tormento di 368 giorni di viaggio, per fondare infine la nostalgica Cea Venessia. Gian Antonio Stella (con questo nuovo libro uscito in prima edizione nella collana delle Grandi Firme del Corriere della Sera) ci trasporta con la passione della scrittura e la forza dei documenti in un viaggio fatto di tragedie e avventure, grandi speranze e feroci disillusioni. Un racconto che si fa romanzo della nostra storia e che apre uno spaccato duro, e toccante su un passato dimenticato, del quale non possiamo fare a meno per comprendere le radici dell'Italia di oggi.

