
1799. Mentre la Francia è sconvolta dalle violenze inflitte dal governo rivoluzionario, Napoleone medita un grandioso e folle progetto: muovendo il suo esercito verso la Terra Santa, mira a creare uno stato ebraico e a proclamarsene sovrano. A questo scopo si serve di una misteriosa e profetica lettera di cui è venuto in possesso. Ma c'è un uomo deciso a fermarlo ad ogni costo: Antoine de Phélippeaux. Un tempo compagno d'arme di Napoleone, si allea con gli inglesi per contrastare l'uomo che sta diventando una minaccia per la Francia e per tutta l'Europa.
Una nuova impresa chiama a gran voce Conan il druido. Si racconta che il relitto di una nave incastonato tra i ghiacci celi nelle proprie stive un tesoro dal valore inestimabile, inghiottito dalle acque scure dei mari del Nord insieme a tutto l'equipaggio. Ora tra i Lochlann, le genti scandinave, in molti bramano il possesso di quel bottino, primo tra tutti re Hargar, che intende servirsene per difendere il trono. E così i suoi sudditi, che, stanchi dei continui soprusi, vedono in quelle ricchezze la chiave della loro libertà. Reclutato dai ribelli affinchè sostenga la loro causa, Conan, con l'appoggio di un gruppo di fedelissimi e noncurante delle insidie che lo attendono, si metterà sulle tracce della nave misteriosa e del suo prezioso carico, appagando ancora una volta il suo innato spirito di avventura.
È stato costretto a nascondersi tra le tribù ancora libere della Colchide. Costretto a diventare bandito per sfuggire a chi vuole la sua morte e quella di suo figlio. Costretto a combattere e razziare, un’ombra, un animale selvaggio, forse solo una leggenda. Valerio il medico, il gladiatore, l’uomo che sa come ridare la vita e come toglierla, ora è il ribelle che odia i romani e che Domiziano, il crudele figlio dell’imperatore, brama di vedere morto.
In quegli stessi anni, violenti e tormentati, suo fratello Antonio Primo è a Roma per sovrintendere i lavori della più grandiosa opera che l’impero abbia mai immaginato: l’Anfiteatro Flavio, il futuro Colosseo, un gigantesco cantiere che coinvolge migliaia di maestranze, materiali, macchine, impianti idraulici, la costruzione prodigio che richiama visitatori da ogni angolo d’Europa. Solo il carisma di Antonio, ha sentenziato Vespasiano, può guidare quell’esercito di uomini alla realizzazione di una simile impresa.
Poi verranno i giochi, le feste, i mortali combattimenti di uomini e fiere, i cento giorni memorabili della trionfale inaugurazione.
Imperatori si avvicenderanno. Eserciti si scontreranno. E due fratelli si ritroveranno: Valerio il ribelle e il comandante Antonio Primo, due soldati che credono nell’onore, impegnati su fronti opposti.
Una spedizione scientifica si è trasformata in un affascinante diario di viaggio. Di questo ci racconta un Libro inconsueto, da scoprire pagina dopo pagina. Sergio Ghione (Venezia, 1949) è medico e ricercatore presso l'Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa. Ha una passione per la geografia e in particolare per le isole. Insieme a tre etologi e biologi marini un giorno di aprile del 1997 è partito per Ascensione, l'isola delle tartarughe.
Due amici scrittori, una giornalista ficcanaso, la storia di una clamorosa burla, un apologo sulla fama, sulla scrittura, sul pettegolezzo e sulle verità che andrebbero tenute nascoste. La trama: Fanny Tarrant è una giornalista pettegola e scorretta che con la sua penna ha inferto un colpo mortale alla carriera di Adrian, sceneggiatore di successo. Quest'ultimo, furibondo, si rivolge all'amico scrittore Sam e gli propone di diventare lo strumento della sua vendetta: Sam lascerà che Fanny lo intervisti, e approfitterà dell'occasione per distruggerla. Sam accetta, ma niente va secondo i piani e la trappola finirà per avere conseguenze imprevedibili per i tre protagonisti.
Con abili esercizi di stile Lauzi crea un giallo surreale e pieno di brio, per quanto venato da un malinconico sense of humour. Aboliti tempo e spazio, gli strambi e simpatici personaggi si rendono conto che chi li ha inventati, il Narratore, non ha la più pallida idea del loro destino, e decidono così di entrare d'autorità nella trama, nel tentativo di darle una forma. Bruno Lauzi, nato all'Asmara nel '37 ma cresciuto a Genova, è ritenuto con Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco uno dei fondatori della cosiddetta "Scuola genovese".
Due uomini sono sepolti vicini nel cimitero di Montparnasse: uno è stato un banchiere e il Presidente della comunità ebraica di Parigi, l'altro è stato un artista. Il primo era severo, intransigente, affascinante; l'altro era esuberante, dissipatore, bohémien. Sono, rispettivamente, il padre del narratore e Roland Topor, pittore, scultore e scrittore. Due uomini agli antipodi per scelte di vita, caratteri, ambizioni. Ora la morte li fa giacere e li costringe a parlarsi, come mai sarebbe stato possibile in vita. E' questa l'originale finzione che consente a Elkann di raccontare il proprio padre, i suoi rigori, i moralismi, il disprezzo per tutto ciò che non è convenzione e intraprendenza di gran borghese. Ma anche di allestire un sottile confronto con un uomo apparentemente diversissimo, un artista. Topor è un personaggio che lo incuriosisce. Per questo cerca chi l'ha conosciuto, parla con gli editori che l'hanno pubblicato, con le donne che l'hanno amato, con Nicolas, il figlio che sta calcando le orme paterne, anche lui pittore, ma più mite, forse ancora alla ricerca di uno spazio che la gioiosa esuberanza del genitore non abbia riempito. E mentre il narratore insegue ricordi, fantasmi e realtà, i due uomini - distesi nelle loro tombe ma chiacchierando come se fossero in un bistrot - si raccontano. E finiscono per confessarsi differenze e idiosincrasie ma anche, insospettabilmente, alcune affinità.
"'Diario arabo' è stato dettato dal contingente, giorno per giorno, ma l'interesse dei lettori è continuato anche dopo la guerra del Golfo. Evidentemente sono riuscito ad andare "dentro la notizia" sì da collocare i vari capitoli del diario in una dimensione non effimera. E ciò nel tentativo di spiegare "l'alterità, la mobilità del diverso". La crisi, annosa e amara, del Medio Oriente che coinvolge due grandi popoli di Dio (il palestinese, l'israeliano), ansiosi di vivere sereni in una stessa piccola terra, non è più reclusa nella geografia politica. Si è mondializzata. E i segni imperiosi della Cultura che nel Corano sono profondi ci suggeriscono la necessità di una metamorfosi disperatamente difficile." (Igor Man)
La vita di un paese sulle rive di un lago, raccontata attraverso le storie dei suoi abitanti e le loro improbabili avventure che si trasformano in epopee intorno al tavolo dell'unico bar, tra sigarette e ricordi, parole e liquori, fantasmi e visioni di terre promesse. C'è chi ha cercato fortuna in America, chi ha combattuto guerre nascosto in una cantina, chi si è improvvisato rapinatore guardando una pistola "made in China", chi è finito in manicomio circondato da angeli coi camici bianchi, chi ha aspettato inutilmente l'arrivo di un meccanico che gli riparasse gli ingranaggi di un sogno inceppato... Davide Van de Sfroos è in realtà Davide Bernasconi, nato a Monza nel 1965.
Leopoldo, critico d'arte e giornalista nomade, incontra a Roma in Piazza del Popolo Nina, una modella italo-irlandese che conosce da tempo ma di cui sa pochissimo. È l'inizio di una passione dapprima sotterranea, poi sempre più intensa. Su un'isola greca, il loro idillio viene interrotto dal ritorno di Taddeo, l'ex fidanzato di Nina. Dopo una lunga separazione, Leopoldo e Nina si incontrano a Tangeri, dove lei gli confessa di essere incinta, ma di non sapere se di lui o di Taddeo. Incerta sui propri sentimenti, la donna finirà per trasferirsi a Venezia con Gerard, fotografo gay.

