
Siamo a Vienna negli anni Trenta. Hitler e Stalin si stanno dividendo l'Europa. Gli ebrei, come giocattoli nella bufera, vedono scompigliarsi le loro vite. Questa è la storia di quattro amici viennesi che dopo l'invasione nazista dell'Austria devono decidere della propria esistenza. Un racconto dal vero, dove i fatti e i nomi sono rigorosamenti reali e ogni riferimento è necessariamente voluto (pp. 112).
Daniele Hoenigsberg è nato a New York nel 1970 e ha studiato a Londra, dove si è laureato in Filosofia e Scienze della comunicazione con specializzazione in musica alla Middlesex University e alla City University. Vive e lavora a Roma.
Kasper Krone, 42 anni, è il discendente di un'antica famiglia circense tedesca, della quale ha replicato i fasti. Silenzioso e schivo, ha poche passioni: il poker, i suoi allievi della scuola di circo e la musica di Bach. E proprio per la musica Kasper ha un orecchio incredibile, dono di cui da sempre fa segreto tesoro per ascoltare non solo la sua amatissima musica ma anche, all'insaputa degli altri, i sussurri più riposti del mondo che lo circonda. Grande era stata la sua sorpresa nello scoprire che la taciturna Klara Maria, giunta da lui anni prima come allieva, condivideva questo suo incredibile dono. Anche per questo non riesce a darsi pace il giorno in cui la bambina, di appena dieci anni, sparisce in circostanze misteriose. Comincia così un'indagine che si dipana tra le vie di Copenaghen e nei meandri dei gesti e dei suoni, ora suadenti ora ingannevoli, degli uomini.
"Ho trovato una porta per uscire dalla prigione, una porta che si apre verso la libertà. Scrivo queste pagine per mostrartela." Comincia così il nuovo romanzo di Peter Hoeg. La prigione è ovviamente una metafora, è la vita che non viviamo ma da cui ci lasciamo vivere. A raccontare è Peter, un quattordicenne appassionato di calcio, che vive a Fino, piccola isola di fantasia nell'arcipelago danese, posta nel mezzo del Mare delle Possibilità. Peter è figlio del pastore dell'unica chiesa e la madre è organista, ma i suoi non sono due genitori normali, e ogni tanto, senza preavviso, spariscono nel nulla. Conoscendo la loro tendenza a truffare il prossimo, quando scompaiono per l'ennesima volta lasciandosi alle spalle poche tracce, Peter decide di battere sul tempo la polizia e parte alla ricerca dei genitori per impedire che si mettano definitivamente nei guai, condannando i figli all'orfanotrofio. Con lui ci sono anche il fratello maggiore Hans, che sembra "nato con ottocento anni di ritardo" tanto il suo animo è cavalleresco, la sorella Tute, incantatrice dalla memoria prodigiosa, e il cane Basker III, tutto sommato il più normale della compagnia. Una vicenda e un romanzo sorprendenti, dal ritmo incalzante, dove i ruoli sono continuamente rovesciati: in una fuga rocambolesca i piccoli inseguitori diventano a loro volta inseguiti.
Quando una rapina a mano armata a un casinò di Atlantic City finisce in un bagno di sangue, con uno dei rapinatori ferito e in fuga, all'uomo che ha organizzato il colpo non rimane che rivolgersi a Jack Delton. Pochi sanno che lui è esistito, e ancora meno immaginano che è ancora vivo. Perché Jack è quello che nel gergo si definisce un'"ombra": un uomo senza identità, che ripulisce le scene dei crimini senza lasciare la minima traccia di sé. Un mestiere da autentici professionisti, spesso rischioso. Ma mai come questa volta. Perché questa volta c'è di mezzo I'FBI, e soprattutto perché c'è chi vuole approfittare dell'occasione per regolare conti antichi, e far davvero sparire l'ombra, una volta per tutte.
Un padre, Jachin-Boaz, che disegna mappe preziose per tutte le esigenze. Un figlio, Boaz-Jachin, che vuole una mappa con almeno una zona vuota, ed è proprio la mappa che il padre non può dargli. Un leone, in un mondo dove tutti i leoni sono ormai scomparsi. Con questi tre elementi Russell Hoban ha costruito un romanzo - una favola? una parabola? un'allegoria? - che ha ricordato ai critici le grandi opere di Tolkien e di C.S. Lewis.
Tutto comincia con un testamento. Al momento di spartire l'eredità fra i quattro figli, una coppia di anziani decide di lasciare le due case al mare alle due figlie minori, mentre Bård e Bergljot, il fratello e la sorella maggiori, vengono tagliati fuori. Se Bård vive questo gesto come un'ultima ingiustizia, Bergljot aveva già messo una croce sull'idea di una possibile eredità, avendo troncato i rapporti con la famiglia ventitré anni prima. Cosa spinge una donna a una scelta così crudele? Bård e Bergljot non hanno avuto la stessa infanzia delle loro sorelle. Bård e Bergljot condividono il più doloroso dei segreti. Il confronto attorno alla divisione dell'eredità sarà l'occasione per rompere il silenzio, per raccontare la storia che i familiari per anni hanno rifiutato di sentire. Per dividere con loro l'eredità - o il fardello - che hanno ricevuto dalla famiglia. Per dire l'indicibile.
Polemico e critico, intenso e ironico, Hitchens intesse una meditazione arguta su cosa significhi pensare, vivere, opporsi. Nelle sue 19 lettere immaginarie a uno studente, esplora l'intera gamma di posizioni contrarie, dalla dissidenza all'anticonformismo, dal radicalismo alla ribellione, introducendo le nuove generazioni alle figure che lo hanno ispirato. Senza tempo e nel tempo, questo "minimanifesto" che eleva il dissenso a strumento del progresso e della democrazia raccoglie tutte le pulsioni di un autentico ribelle.
Adan ed Eva sono due dodicenni di Amsterdam: lei appartiene alla ricca borghesia ebraica, lui è musulmano di origine marocchina e vive con la numerosa famiglia nel quartiere ad alto tasso d'immigrazione di Slotermeer. Sono compagni di scuola e faticano ad ambientarsi: lei è grassottella, goffa e poco attraente, lui è povero. Dall'incontro di due solitudini nasce un'amicizia osteggiata dalle famiglie, che tra incomprensioni culturali e incidenti religiosi degenera in catastrofe. Quando Adan viene cacciato di casa ed Eva iscritta a un collegio in Svizzera, i due ragazzi tentano insieme la fuga. Ma nelle loro famiglie si scatena il panico e la città è sull'orlo della sommossa. Una cruda favola moderna, un apologo morale che sottolinea i pericoli del fanatismo religioso, le difficoltà e forse l'impossibilità della convivenza.
Nella piccola e bizzarra scuola Muhammadiyah di Belitung, un'isola dell'arcipelago indonesiano, è sempre mancato di tutto: pezzi di tetto, gessetti, il bagno, compassi, matite, cartine e perfino i soldi per pagare i maestri. Ma i bambini no, non sono mai mancati. Fino alla mattina del primo giorno di scuola in cui Bu Mus, la nuova insegnante appena quindicenne, si trova a fare i conti con un decreto governativo che fissa a dieci allievi il limite minimo per la sopravvivenza della (pericolante) struttura. E i ragazzini radunati davanti all'ingresso? Sono solo nove. Pak Harfan, il preside, ha già abbandonato ogni speranza quando all'orizzonte compare il faccione sorridente di Harun, un ragazzo lento a imparare ma veloce a conquistare l'amicizia di tutti. Comincia così l'avventura dei Laskar Pelangi, i guerrieri dell'arcobaleno, piccoli grandi sognatori pieni di speranza nel futuro. C'è Mahar, l'artista della classe, e Lintang, il piccolo genio con il pallino dei numeri e della geometria, A Kiong con la testa a barattolo, Trapani, irriducibile mammone, e Sahara, che non sa dire bugie. Attorno a loro, una natura magica e selvaggia, piena di pericoli e di meraviglie. Tra disavventure e piccoli trionfi, coccodrilli sacri e mucche vagabonde, maestre bambine e saggi sciamani, insieme alla voglia di crescere sbocciano anche i primi, timidi amori.

