
"Avremo sempre Parigi," dice Humphrey Bogart a Ingrid Bergman in Casablanca. È il fascino della capitale francese, con il suo eterno romanticismo. Ma essere all'altezza del mito non è facile. È ciò che imparano, loro malgrado, Guillaume - guida turistica professionista e aspirante scrittore - e gli altri impiegati dell'agenzia di viaggi i love paris, sull'orlo del fallimento. Il motivo? La sindrome di Parigi, una sorta di depressione che colpisce i turisti stranieri quando si accorgono che la città che avevano tanto idealizzato non corrisponde alle loro aspettative. Parigi può essere un posto che fa paura e a volte i parigini sono davvero scostanti, nessuno lo sa meglio di Guillaume, che nella Ville Lumière ha visto i propri sogni spegnersi uno dopo l'altro. A salvarlo, solo un gruppo ristretto di amici, tra cui la ribelle ed eccentrica Edie. Quando la ragazza annuncia di volersi trasferire a New York, a Guillaume crolla il mondo addosso. Edie decide di tentare un'estrema mossa per salvare i love paris prima della partenza: convincere una celebre blogger giapponese che Parigi ha davvero un cuore magico e pulsante, mettendo in scena per lei una vera e propria Vie en rose. E per romanzare la realtà, quale complice migliore di Guillaume? Mentre l'impavido manipolo di amici trasforma la città in un teatro a cielo aperto, Guillaume scoprirà che, così come un vecchio amico può ancora sorprenderci, anche Parigi ha sempre qualche asso nella manica.
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull'Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l'aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all'aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d'obbligo al Musée d'Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.
"Se è vero che nella vita Verlaine coltivò l'illusione della totalità nell'amore e nella fede religiosa, tutt'altra cosa è 'Romanze senza parole', dove l'immedesimazione nella natura e la ricerca di un'armonia tra soggettività e alterità non porta mai a negare la crisi, la pena, la finitudine. Dunque un'immedesimazione cercata non per identificarsi, ma per perdersi. Così in queste raccolte di poesie si può scorgere l'animazione della natura, che si esprime con tanti lievi segni, e che ripropone questa alternanza di appropriazione ed esclusione, di appartenenza ed estraneità." (Dall'Introduzione di Cesare Viviani)
Verlaine nasce poeta ma, nonostante questo aspetto predominante della creazione letteraria, fin dagli inizi della sua carriera si è rivolto anche alla prosa. "Histoires comme ça" è una raccolta di novelle che verrà pubblicata soltanto nelle opere postume del 1903: si tratta di racconti che si sviluppano sul filo dell'autobiografia e della fiction, popolati da personaggi reali, ma anche provenienti dal mondo delle favole e della tradizione letteraria precedente. In questi scritti Verlaine dimostra non soltanto di sapersi muovere all'interno dello spazio testuale della novella, ma anche di riuscire a inserire questi racconti in una cornice solida e coerente.
Travancore, Costa di Malabar, 1900. Una ragazzina di dodici anni cerca di prendere sonno tra le braccia di sua madre. Domani lascerà la casa in cui è cresciuta per andare sposa all'uomo cui è stata promessa. Colui che diventerà suo marito, il nuovo padrone della sua vita, ha trent'anni di più, è vedovo, con un figlio ancora bambino. La piccola sposa va incontro al suo futuro così come è stato deciso da altri, come hanno fatto sua madre e la madre di sua madre prima di lei. «Il giorno più brutto nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio. Poi, se Dio vuole, le cose migliorano» le viene detto. Il vedovo è un buon partito, come loro è parte di quell'antichissima comunità di cristiani convertiti da san Tommaso diciotto secoli prima, e per qualche strano motivo accetta una moglie senza una rupia di dote, anche se si mormora che la sua stirpe sia afflitta da una strana maledizione: in ogni generazione almeno una persona muore affogata. E in quello che oggi si chiama Kerala l'acqua è ovunque, plasma la terra in una trina di laghi e lagune, accompagna col suo canto sommesso le esistenze, si nutre dei monsoni, collega tutto nel tempo e nello spazio. La sposa viene accolta con affetto nella nuova casa e, nell'arco della sua lunga, straordinaria vita, conosce la gioia di un grande amore, patisce il dolore di infinite perdite, assiste a cambiamenti epocali. La sua famiglia si espanderà e si ritirerà con le nascite e le morti. Finché arriverà una nipote che porterà il suo nome, studierà medicina e giungerà a una scoperta sconvolgente.
La notte in cui Marion e Shiva vengono al mondo, le rose della direttrice Hirst sbocciano a incorniciare le finestre dell'ospedale di Missing, Addis Abeba. Rose rosse come il sangue che suor Mary Joseph, nella sala operatoria 3, sta perdendo a fiotti mentre cerca di dare alla luce i suoi gemelli, troppo sangue. Tutto è cominciato sette anni prima, quando una giovane indiana con gli occhi profondi raggiunge l'ospedale in cerca del dottor Stone, chirurgo apprezzatissimo ma uomo impenetrabile, armata soltanto dei suoi voti a Dio. Da quel momento, a ogni operazione, suor Mary Joseph si lava le mani e si piazza di fronte a lui manovrando divaricatori e passando bisturi senza che il dottore debba pronunciare una sola parola. E a ogni operazione l'intesa fra loro cresce. La stessa intesa - quasi telepatica - che ora lega i gemelli, due maschietti che miracolosamente sopravvivono alla madre, morta di parto, e al padre che, sconvolto, fugge abbandonandoli. I bambini crescono nell'ospedale, fra l'autoclave che sibila come un drago e le cure di medici e infermiere che vi lavorano. Entrambi si appassionano alla medicina, entrambi alla stessa donna: per questo Marion, sconfitto, lascerà l'Etiopia scossa da fermenti rivoluzionari per un poverissimo ospedale nel Bronx. Niente al mondo sembra poter ricucire la ferita senza perdono che si è aperta tra i fratelli. Niente, se non l'incontro improvviso con un padre mai conosciuto. Nel racconto di una terra in cui il mito sembra emergere naturalmente dal quotidiano e di una famiglia che condensa in sé l'intera esperienza umana, Verghese intreccia i fili della sua trama guidato dal desiderio «di mettere a nudo le anime, oltre che i corpi, dei personaggi» (The New York Times). Secondo Shiva, vivere significa richiudere squarci. È una metafora adatta alla nostra professione. Ma esiste un altro tipo di squarcio: la ferita che divide una famiglia. A volte si apre al momento della nascita, a volte più tardi. Stiamo tutti aggiustando quello che si è rotto. Nessun chirurgo può guarire la ferita che divide due fratelli. Ma là dove falliscono la seta e l'acciaio, riuscirà una storia.
Che cosa fa di una moglie un'amante indimenticabile? Per Kate, fare l'amore con suo marito non è che un lontano ricordo, anche se lui pare non essersi accorto della differenza. Il ruolo di genitori sembra assorbire ogni energia, ma forse c'è un modo per riaccendere la passione che un tempo infiammava le loro notti. Che cosa fa di un uomo l'amore della tua vita? Per Sarah, l'unico modo per sentirsi a casa è quello di attraversare la giungla africana, tra un fiume da guadare e una vita da salvare, mentre l'uomo dei suoi sogni è a migliaia di chilometri da lei. Non lo vede da anni, ma non fa che pensare a lui. Forse, però, c'è un modo per poterlo riconquistare. Che cosa fa di una donna una buona madre? Per Jo, da sempre devota solo a se stessa e al lavoro, "maternità" è una parola dal significato oscuro, inafferrabile. Ma quando una bambina, rimasta improvvisamente orfana, entra per caso nella sua vita, Jo è costretta a confrontarsi con le sue paure e con le barricate che ha innalzato intorno al suo cuore impedendo a chiunque di avvicinarsi. Kate, Jo e Sarah non potrebbero essere più diverse, ma in comune hanno Rachel, un'amica davvero speciale, che le conosce nel profondo e che trasformerà le loro vite per sempre.
Dario Vergassola racconta una stona divertente e malinconica ambientata nella provincia italiana a lui tanto cara. Le vicende hanno luogo nella periferia di La Spezia al bar Pavone, i cui frequentatori "nulla hanno da invidiare al bar di Guerre Stellari" e creano un microcosmo dove si riflettono tutti i pregi e i difetti dell'umanità. Popola il racconto una giostra di personaggi strani, buffi, a volte ridicoli ma anche molto realistici, pieni di paure, piccole e grandi manie, problemi quotidiani ed esistenziali. Come Lucio e Albe, due cassaintegrati che giocano la stessa partita a biliardo da anni senza mai arrivare a una fine, barando di continuo sul punteggio per far durare la partita in eterno; Giulianone che racconta di essere stato rapito dagli Ufo; Gigi il barista, detto anche Gigipidia perché sa non quasi tutto ma proprio tutto; l'ipocondriaco Ansia, detto anche Malattie Imbarazzanti; i tre fratelli Chiappa, orchi buoni che sfruttano i loro muscoli facendo i traslocatori sulle colline dietro le Cinque Terre. E infine Gino, impiegato statale con moglie e figli, protagonista di un avventuroso viaggio che lo porta da La Spezia fino in America, mentre gli amici dal bar seguono e commentano in diretta le sue rocambolesche avventure.
Dopo le prime prove letterarie, ancora di gusto tardo-romantico e scapigliato, a partire dalla novella "Nedda" Verga introduce una nuova maniera narrativa volta a rappresentare con realismo asciutto e crudo temi e personaggi ispirati alla natia Sicilia. Tale rinnovamento si consoliderà, con maggior rigore ed esiti sempre più convincenti, nella stesura delle raccolte da lui via via pubblicate e qui integralmente riunite: "Vita dei campi", "Novelle rusticane", "Per le vie", "Vagabondaggio", "I ricordi del capitano D'Arce" e "Don Candeloro e C". La durezza della vita quotidiana delle classi più indigenti, spesso in balìa di un fato cieco e incomprensibile, è fra i motivi ricorrenti di tutte le sue opere fra cui "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo".
Questo volume comprende integralmente le prime, più celebri raccolte di Giovanni Verga, dagli esperimenti iniziali alle novelle siciliane (Vita dei campi e Novelle rusticane) e milanesi (Per le vie). Ogni racconto si regge sull'invenzione di situazioni e personaggi memorabili, scolpiti con uno stile teso e incisivo, in grado di cogliere la problematica sociale dell'ambiente contadino e cittadino, così come il fondo tragico della condizione umana. L'esauriente apparato di note mira non solo a corredare il testo delle necessarie esplicazioni storico-linguistiche, ma a porre in luce i passaggi cruciali dell'operazione narrativa, a suggerire le interpretazioni dei significati fondamentali. Va ad arricchire il volume una antologia della critica. Introduzione di Vincenzo Consolo.
Delle novelle verghiane lo scrittore Massimo Bontempelli ha detto: "La brevità estrema di Verga è fatta soprattutto di soppressione d'alcuni tratti del racconto. Non esistono più le zone di passaggio. La sicurezza con la quale esse sono state recise, al punto esatto, è spaventosa; sono tagli improvvisi e netti, che riempiono di coltellate tutta la narrazione". Le "coltellate" inferte dal Verga al tessuto compatto del narrare tradizionale sono aperture sulla realtà, rappresentano i varchi attraverso i quali la chiamata stentorea dei simboli giunge direttamente alla coscienza.

