
Non è amabilmente consolatore, il mondo di Landolfi, né amichevole, né tantomeno compiacente. Estraneo, piuttosto, luminosamente torbido e degradato. E, come in questa raccolta di racconti del 1975 – l'ultima sua –, più che mai urtante, percorso com'è da un eros luttuoso e sogghignante, da orride agnizioni, da avvilenti confessioni, da personaggi oltraggiati dalla vita, feriti dall'«invalicabile stridore» che li separa dagli altri, torturati da un'animale e irrimediabile tristezza. Sicché ogni racconto cela una sorpresa che ha su di noi lo stesso effetto di «un'unghia che stride contro un vetro, o d'una carezza contropelo» (I. Calvino): ci fa rabbrividire, e subito vorremmo scacciarla. Invano: incapsulata in una lingua tanto inconsueta quanto secca, lucida ed esatta, ogni immagine torna a riaffacciarsi, come una piccola testa malevola. Il fatto è che per Landolfi, uccisa ogni speranza, dobbiamo accontentarci «di gioie ambigue, torte e per giunta fuggevoli». Non c'è altra via di scampo, se non, estremo rimedio, un «genosuicidio» capace di liberarci da una «abominosa storia».
Tra il 1830 e il 1840, il romanticismo tedesco è al suo apice. Personalità brillanti come Robert Schumann e la pianista Clara Wieck Schumann incarnano le glorie e gli eccessi di quest'epoca. Robert, allievo del padre di Clara, la prende in sposa. Diciassette anni dopo, e dopo 8 figli, Clara fugge con Brahms, mentre Robert muore solo e abbandonato, all'età di 46 anni, in un manicomio. Landis racconta questa storia d'amore e di autodistruzione seguendo un rigoroso ordine cronologico e dando voce ai numerosi personaggi che ne furono protagonisti o semplicemente vi assistettero.
Tra il 1830 e il 1840, il romanticismo tedesco è al suo apice. Personalità brillanti come Robert Schumann e la pianista Clara Wieck Schumann incarnano le glorie e gli eccessi di quest'epoca. Robert, allievo del padre di Clara, la prende in sposa. Diciassette anni dopo, e dopo 8 figli, Clara fugge con Brahms, mentre Robert muore solo e abbandonato, all'età di 46 anni, in un manicomio. Landis racconta questa storia d'amore e di autodistruzione seguendo un rigoroso ordine cronologico e dando voce ai numerosi personaggi che ne furono protagonisti o semplicemente vi assistettero.
Belma Goralija è andata via improvvisamente. Non ho avuto il tempo di incontrarla nella sua casa o al caffè, come avevo pensato. Neppure ho avuto il tempo di tornare a Sarajevo, dove viveva. Complice la pandemia che ha cancellato il biglietto aereo che avevo acquistato due anni fa. Ora rimpiango questo tempo perduto da parte mia e mi sconvolge il tempo vorace della natura umana, in cui scorrono i nostri giorni. Non potremo incontrarci, parlare, ascoltare. Non potrò più scrivere quello che avrei potuto scrivere. Allora io e chiunque altro può chiedere: che fare del tempo che rimane? Proprio quel tempo, il nostro tempo che ci rimane da vivere. Prima era il tempo di correre, di scrivere, ogni giorno. Di raccontare agli altri quello che la vita quotidiana dischiudeva. Oggi mi sembra il tempo di afferrare i ricordi di chi abbiamo incontrato, perché hanno qualcosa o forse tanto da insegnare. Questo verbo mi sembra bellissimo. Il tempo che rimane è attraversato dai loro volti, dalle loro storie, da quello che ci hanno insegnato. L'indice del libro saranno le lettere dei loro nomi.
"Armi di famiglia" inizia con un biglietto, quello che i Vento, storici produttori di armi, ricevono da Olivia, la figlia più piccola. È un invito a tutti i membri della famiglia a riunirsi a casa. Così, per la prima volta dopo anni, si ritrovano... Viviana, la madre: amministratore delegato, che gestisce le questioni affettive come fossero comunicati aziendali. Vittoria, la primogenita: conduttrice TV, con due figli in sovrappeso e una vita che si misura in numero di spettatori. Virginia, direttore marketing ossessionata dalle strategie: "Se il tizio di Brescia delle pompe funebri distribuisce anelli a forma di bara, non vedo perché non dovremmo farlo anche noi con i fucili". Viola, doppiatrice: è davanti alla scelta più complicata per una donna. E Giacomo, il padre, che consuma le giornate nel silenzio del suo laboratorio. Tutti hanno un obiettivo: tenere nascosto qualcosa. Perché Olivia è l'unica a tardare? Perché al suo posto si presenta Elio, un giovane che si stabilisce in casa pilotando le dinamiche familiari? Francesca Lancini torna con un nuovo romanzo: un ritratto di famiglia in un Nord di restrizioni emotive, fra insulti travestiti da complimenti e sguardi impietosi che sembrano porre un'unica domanda: esiste forse qualcosa di più comico dell'infelicità?
A quarant'anni, Roger Yount può dirsi un privilegiato, lavora ai piani alti della City, vive nel lusso, e ha fatto quel che si dice un bel matrimonio. Il super-bonus su cui conta (roba da un milione di sterline) può anche sembrare un'esagerazione, ma tra seconde case, bambinaie, costosi fine settimana comincia a essere quasi una necessità. Smitty è l'ultimo bad boy dell'arte contemporanea, un simpatico mascalzone e artista concettuale che ama le provocazioni, cercando di mantenersi in equilibrio tra successo e anonimato. Una celebrità senza volto, ciò che è forse la sua opera d'arte più riuscita. Ha una nonna, Petunia Howe, che lo adora, un'arzilla vecchietta di ottant'anni che difende intrepida la sua proprietà e la sua indipendenza. Freddy Kamo è il nuovo prodigio del calcio mondiale, un giovane e già viziatissimo africano catapultato dalla sua capanna nel Senegal in uno dei più lussuosi appartamenti di Pepys Road. Ma ci sono anche i Kamal, i pachistani del negozio all'angolo, teatro di una guerra in famiglia fra integrazione e tradizione. E Quentina, l'ausiliaria del traffico che semina il panico nelle vie dei ricchi dopo aver messo a punto un lucroso sistema per arrotondare lo stipendio. E Zbigniew, l'immigrato polacco che sta restaurando casa Yount, dove lo chiamano Bogdan perché il suo nome è troppo difficile da pronunciare. Che cosa hanno in comune tutti costoro? Pepys Road, la strada in cui abitano o lavorano, l'esclusiva via di Londra che da popolare è diventata trendy, ambita dalle nuove classi...
Tarquin Winot è un inglese molto snob, un esteta innamorato di se stesso e della buona cucina francese, ed è proprio questa passione che lo porta a collegare ogni evento della sua vita al più terreno e sublime dei piaceri umani: il cibo. Tra un menù e l'altro ci prende per mano e ci conduce nel suo 'viaggio dei sensi' da un albergo della brumosa Portsmouth a una casetta della solare Provenza. Un viaggio durante il quale impareremo a condividerne l'incomparabile attenzione per quanti ha incontrato nel corso della sua vita e per gli ambienti che ha amato. Ma chi è veramente Tarquin Winot? Un brillante erudito? Un innocuo gaudente o un maniaco omicida?
Quel maledetto giorno di settembre Rosanna Lambertucci intuisce che Alberto ha un problema molto serio e che non c'è nemmeno un minuto da perdere, nemmeno il tempo di aspettare l'ambulanza. Dopo poco arriverà la diagnosi: emorragia cerebrale. Ciò che Rosanna non può intuire è che la via crucis dell'ex marito non finirà lì... Durerà ancora due lunghi e durissimi anni, ma si rivelerà un'esperienza totalizzante di condivisione e tenerezza senza fine. In quel lungo periodo di malattia, come per miracolo, tutte le distanze fra i due scompariranno. Le parole che erano mancate nel loro matrimonio e soprattutto all'epoca della separazione, vent'anni prima, troveranno finalmente uno spazio di condivisione inaspettato e profondissimo. "E sono corsa da te" è il racconto vero e appassionante di una vicenda che, pur con il suo enorme carico di fatica e dolore, parla di amore e speranza. L'autrice di questo libro ha sospeso ogni impegno lavorativo per accudire, giorno dopo giorno, una delle persone più importanti della sua vita. Un impegno non dovuto, non scontato, che l'ha ripagata con una moneta spirituale di inestimabile valore. Fanno così centinaia di migliaia di persone che, in silenzio, lottando contro mille difficoltà, dedicano una parte della loro esistenza a sostenere un padre, una madre, un marito, una moglie, un compagno, un figlio. Questo libro si rivolge a loro perché contiene anche una serie di suggerimenti utili a chi si ritrova in quella situazione...
In un mondo e in una città, Parigi, sconvolti dalla delinquenza, Keller ha una sola missione: riportare la giustizia. Dopo aver perduto la moglie e la figlia dentro un incredibile incubo di violenza, Keller è riuscito a sopravvivere ed è diventato "il giudice". La polizia lo segue da lontano, i politici vogliono usarlo per i loro tornaconti, la stampa lo adora, ma Keller non cerca né l'adorazione delle folle né un facile consenso, e soprattutto non cerca vendette. Vuole solo giustizia, senza nessuna pietà per chi commette il male. Soltanto il destino di una ragazzina che finisce sulla sua strada potrà mettere in discussione la sua fermezza, allontanando per un momento i demoni che lo tormentano.
La struggente storia d'amore fra un gentiluomo francese e una ragazza procidana che l'autore conosce durante il suo primo soggiorno napoletano, nel 1811. Lamartine ha ventun anni e resta colpito dalla bellezza del golfo di Napoli e in particolare dell'isola di Procida. Il libro è anche un'accorata rievocazione del tempo della giovinezza. Lamartine parla di sé, delle sue giovanili passioni politiche e letterarie, delle finalità dell'arte romantica, e nello stesso tempo descrive luoghi e situazioni legate alla vita dei pescatori. Ne ammira la semplicità, e s'innamora di una giovane fanciulla dagli occhi neri e dalle lunghe trecce: Graziella. Lei, figlia di pescatori, corrisponde quel tenero amore che ben presto viene interrotto dalla partenza improvvisa di lui per la Francia. Alphonse lascia la sua amata con una promessa: tornerà presto, ma non mantiene la promessa e lei, nella vana attesa, si ammala. Prima di morire, la giovane spedisce al suo amato una lettera contenente una treccia dei suoi capelli. Alphonse conserverà per tutta la vita quella lettera e quella treccia, insieme al ricordo di quell'amore che non riuscirà più a trovare in nessun'altra donna. Da Graziella sono stati tratti diversi film e uno sceneggiato televisivo, nel 1961, con, fra gli altri, Corrado Pani e Luca Ronconi. Il libro è anche stato oggetto di diversi adattamenti teatrali e musicali. Moltissime le edizioni italiane. Prefazione 'La vita e le opere' e apparati a cura di Caterina D'Agostino.
Teddy è un adolescente inquieto che vive nell'apparente tepore della provincia americana, dove ogni passione sembra acquattarsi nell'ombra. Una madre molto protettiva, un padre sempre lontano per ragioni di lavoro. Un giorno, Teddy, in compagnia di due fratelli suoi amici, carica la pistola del padre e si allontana per un solo istante. Quanto basta perché parta un colpo, che uccide uno dei ragazzi. Un banale benché tragico incidente, e la vita di Teddy e della comunità è sconvolta. Si rincorrono voci sulla sua colpevolezza la polizia inizia le indagini, la madre lo convince a negare tutto, finché un gruppo di giovani fanatici, ipernazionalisti, l'American Youth, amanti delle armi da fuoco, contatta Teddy e lo coinvolge nelle sue attività pseudopolitiche. È solo l'inizio di una incredibile avventura, che porterà il giovane protagonista a conoscere il senso della ribellione, l'amore per una ragazza, il tortuoso e necessario viaggio verso l'età adulta.

