
Dodici personaggi per dodici storie: una più appassionante dell'altra, una più cruda dell'altra. Così si apre questo romanzo d'esordio in cui, come in un girotondo, Susy (intrepida ragazza di una certa età) è la moglie di Carlo (un playboy disarmato), che è padre di Leonardo (un uomo che sembra triste, e infatti lo è), che è in cura da Paola (un abile psicologa, purtroppo innamorata di lui), madre di Camilla (la ragazzina alla quale non manca niente) e di Gianmaria (la promessa del calcio) nonché moglie di Edoardo (un ingegnere che funziona) che, a sua volta, ha un'amante, Rebecca (la donna sola), ex fidanzata di Andrea (un uomo pentito), convivente di Irina (una gran bella ragazza), ex amica di Peppe (un uomo ricco che suda tanto), sposato da anni con Gloria (la brava moglie). Un libro vero e amaro che, con occhio lucido e senza pregiudizi, descrive vite apparentemente slegate ma in realtà vicine. Dalle vicende dei protagonisti, il cui ritratto è sempre completato e a volte addirittura ribaltato da quello successivo, a sottolineare l'incomunicabilità e la solitudine del tempo presente, emerge una visione cupa e quasi cinica della vita, anche se a venir fuori, alla fine, è l'idea che "nonostante tutto" ci possa ancora essere speranza e addirittura amore.
Il cuore di Anna non e' chiuso da sbarre e lucchetti, non si ripiega su se stesso in una tragica solitudine. si rifugia nelle poche cose che le sono rimaste e che le danno sicurezza. Un'incrollabile forza, uno spirito che si e' piegato ma non spezzato, una donna che ricomincia anche dai propri errori e va avanti con fierezza perche' non si accontentera' piu' di mezze misure nella sua vita, anche a costo di restare sola. Poi d'un tratto qualcosa riprende a vivere, come la pianta che rinasce dalla devastazione di un incendio. La voglia di vivere e il desiderio di ritrovare l'antica linfa che scorreva nelle vene e la piacevole sensazione di sentire il cuore che batte, da' inizio ad una nuova vita, ad un nuovo sogno e ad una nuova speranza che riaccende una luce ormai fioca. Una vita spezzata riprende il viatico che la porta alla possibile scoperta della bellezza e della gioia.
Da dove arriva la voce di Zeta? Apparentemente dal luogo più inabitabile e muto: la malattia, in quel punto estremo che toglie possibilità, respiro, futuro. Ma è solo apparenza: questa voce proviene dal nucleo più irriducibile e infuocato della vita. Che non tace, non cessa di guardare e amare. E anzi, comincia qualcosa: a scrivere. È fragile l'equilibrio che genera queste pagine. Per Zeta qualsiasi gesto ora è enorme, la fatica non solo fisica è in ogni momento fatale. E i ricordi sono uno squarcio lacerante nella memoria di una vita tenacemente irregolare: la nascita fuori dal matrimonio della "bambina più amata del mondo", l'infanzia sotto le bombe, Venezia splendida e meschina, il primo disastro sentimentale e poi Roma becera e vitale, l'esperienza della psicanalisi, l'avventura del femminismo, il cammino della malattia. E sempre la coriacea e gentile difesa della propria individualità, l'irrisione delle tribù e delle cliniche cui ha rifiutato di appartenere. Così la storia della sua vita scorre laterale, vissuta intensamente ma mai accettata, come non fosse mai meritevole di piena identificazione. Con una lingua nitida, feroce, mai retorica, attraversata da una vena di sarcasmo che non concede nulla alla pietas, questo romanzo d'esordio scritto a settant'anni affronta il più evitato degli argomenti: la sofferenza. Mai, lungo queste pagine, si può dimenticare che l'autrice è malata, gravemente. Però basta uno spiraglio della finestra in cucina a far entrare un platano o un merlo.
Alberto Vigevani è stato un poeta, un romanziere e un bibliofilo. E queste tre determinazioni si incontrano e si mescolano in questo libro. Vigevani narra, in un unico lungo racconto, diviso per quadri, la sua avventurosa vita di cacciatore di libri rari. E sono immagini di fresco e divertito umorismo, movimentate dalla tensione dell'attesa, dal gusto della conquista, di grande tenerezza per i suoi anni, i suoi incontri, i suoi mari del Sud e le sue giungle di carta e di inchiostro.
Romanzo storico ambientato al tempo delle scorrerie saracene sulle coste italiane prima della battaglia di Lepanto. Il punto di vista originale da cui parte il racconto è quello di un cristiano catturato e reso schiavo dai saraceni e per opportunità convertitosi all'islam. Con dovizia di particolari e situazioni avvincenti davanti agli occhi del lettore scorre la vita concreta dei prigionieri rapiti dai musulmani così come avveniva in quei tempi nei territori dominati dalla mezzaluna. Tutto attraverso il racconto del protagonista che, di nuovo catturato in battaglia ma stavolta dai Genovesi cristiani deve difendersi in un processo per essere riammesso alla comunione della Chiesa cattolica.
Lou Bertignac ha tredici anni: la sua famiglia, dalla depressione della madre, vive in un silenzio opprimente, mentre a scuola le sue grandi capacità l'hanno portata in una classe avanzata, piena di studenti più grandi che non hanno nulla a che spartire con lei. Nolwen, diciannovenne, ha un passato che non può essere raccontato, e vive ora alla stazione di Austerlitz, evitando il contatto con chiunque. Due ragazze totalmente sole, completamente diverse ma destinate, in qualche modo, a riconoscersi fra la folla parigina. Un'amicizia che nascerà lentamente ma che arriverà a cambiare il mondo delle due protagoniste. La vicenda, drammatica, di due vite destinate a intrecciarsi e, se non a salvarsi, almeno a trovare nuove speranze.
Sullo sfondo di una Haiti progressivamente oscurata dalla dittatura militare, l'amore, la follia, le competizioni familiari e le gelosie si insinuano nelle menti e nelle famiglie come le uniche possibilità di fuga, riscatto o sogno. In una famiglia, tre sorelle - Claire, Félicia e Annette - si fanno travolgere dalla passione per uno stesso uomo. In un'altra, la figlia modello, anima bella e idealista, è costretta a prostituirsi in cambio della salvaguardia dei propri cari dalla violenza dei militari. In un'altra ancora, Renè si chiude in casa con due amici, Andrè e suo fratello Jacques, a bere e a rievocare il passato. Si disegna così un quadro di amore, gelosia, morte e follia, che è un grido di rivolta contro l'ordine sociale e sessuale.
Sono tanti gli invitati alle nozze di Henri Delamare e Lise e tutti orgogliosi di esserci. Chi non farebbe carte false per essere al matrimonio di Henri Delamare: una di quelle fortune senza origine, geneticamente trasmesse da sempre. Tra i camerieri in livrea bianca e gli invitati, agghindati con lo sfarzo eccessivo della borghesia di provincia, Lise, col suo abito bianco, spicca come un'adolescente. Sam schiva gli sguardi, supera la fila delle felicitazioni, le si avvicina e, mentre Henri Delamare è impegnato a dar fondo alle sue spacconerie in noiose conversazioni, la prende per mano, la trascina nel parco immerso nel buio. Il bicchiere in mano, impegnata a non rovesciare il vino sul vestito da sposa, Lise sussurra: "Io sono sposata, Sam, non si deve", e poi: "Sono tua sorella, Sam, lasciami", e intanto ride sempre più forte, e gli prende la testa tra le mani e gli si avvicina, la bocca protesa. Tutto è nato come per caso, per scherzo, per noia. Lise e Sam erano accovacciati sul davanzale d'una finestra, lo sguardo fisso negli occhi l'uno dell'altra, in silenzio, quando Lise a un certo punto ha detto: "Ora o mai più, Sam, è la nostra occasione". La nostra occasione... l'occasione per lasciarsi alle spalle una vita in cui non c'è alcuna possibilità di lasciare traccia di sé. L'occasione per spacciarsi per fratello e sorella e sposare Henri, l'ineffabile Henri, pieno di quattrini e stupidità. L'occasione per organizzare poi il rapimento e mettere le mani su un mucchio di quattrini...
"Il mio nome è Fabro e di mio padre so solamente che era maniscalco e che non aveva un filo di fantasia." Così si apre l'epopea di Fabro, uomo semplice e forte, capace di rialzarsi e ricominciare nonostante i colpi che la vita non risparmia. Fabro nasce in una stalla ai piedi delle montagne un mattino di novembre del 1925 scaldato dal fieno e dal respiro di quattro mucche, perché "ci sono cose che, se sei povero, non cambiano mai". La sua infanzia trascorre serena tra i boschi e i picchi delle Dolomiti e alla scuola elementare incontra Rina, una bambina timida con un sorriso che solo lui sa accendere, un sorriso capace di scaldare gli inverni più freddi. La vita va avanti, dà e toglie, generosa e spietata, finché Fabro scopre la musica. Se ne stava nascosta in un vecchio armonium, nella chiesa di Tai di Cadore. La melodia che esce vibrando dallo strumento è il respiro del bosco, il vento che accarezza rami, e lo pervade d'incanto. Poi arriva la guerra e Fabro deve lasciare casa per andare in bottega a Cibiana, il mitfico paese delle chiavi. Qui viene iniziato a segreti di un mestiere antico e affascinante. La musica però non smette di aspettarlo. C'è un organo nella chiesa del paese che il parroco suona durante la messa. Una sera Fabro si siede sullo sgabello, guarda fuori dalla finestra e inizia a suonare, sono le sue montagne a suggerirgli la melodia, lui solamente le ascolta e le copia...
Il libro racconta la vita privata e politica dell'imperatore romano del quarto secolo, nipote di Costantino, che durante gli anni del suo regno tentò, invano, di soffocare la diffusione del cristianesimo e di restaurare il culto degli dei, passando alla storia, per questo, come l'"Apostata". Il romanzo di Vidal comincia diciassette anni dopo la morte di Giuliano e prende le mosse dalla corrispondenza tra due amici filosofi che non esitano a farcire con osservazioni malevole, pettegolezzi e maliziose digressioni il diario dell'imperatore, destinato a diventare la sua autobiografia. Nelle pagine di Giuliano troviamo la rappresentazione di un conflitto politico e religioso in cui già si profila il declino dell'Impero Romano; ma nei tratti del controverso imperatore troviamo, soprattutto, il sentimento di un'epoca.
Firenze, dicembre 1967. L'Alluvione è passata da poco più di un anno, lasciando a sua memoria una spessa riga nera sui muri dei palazzi, ma la vita in città ha ripreso a scorrere con i ritmi di sempre. Il commissario Bordelli è appesantito dai rimorsi di una faccenda non lontana nel tempo e dal desiderio struggente di una donna che ha perduto. Il ricordo di sua madre, scomparsa ormai da diversi anni, lo avvolge di dolce malinconia. Nel freddo di dicembre, in una villa sulle colline, un uomo molto ricco e benvoluto da tutti viene ucciso con un fioretto, e l'assassino non lascia nessuna traccia. Alle prese con questo difficile caso, Bordelli cercherà di scovare un minimo indizio che possa metterlo sulla buona strada per inchiodare il colpevole, ma nel frattempo si troverà a vivere situazioni del tutto inaspettate... e a dominare ogni cosa saranno i fantasmi del passato.